Crepuscolaria - 13 -

Dec 15, 2008 15:44




IL GRUPPO (5)

Marino si occupò dell'ultimo turno di guardia, ingollando una pastiglia di antidolorifico per allontanare il mal di testa che tornava a martellarlo. Portandosi nel locale principale del pub osservò che era spuntata l'alba, anche se si trattava di un giorno piovoso, cupo e ben poco tranquillizzante, rispetto alla notte appena trascorsa. In giro non si vedeva ancora nessuno, nemmeno un cane o un gatto. Anche la televisione del locale dava solo segnale vuoto, effetto neve. L'avevano lasciate accesa per tutta notte a volume azzerato, ma non c'era nessun canale che trasmetteva.
Livio lo raggiunse poco dopo, il capotto stropicciato, gli occhi cerchiati di stanchezza. - Niente?
Marino scosse il capo. - Niente. Siamo ancora soli.
- Ho messo su del caffè, in cucina. Non ne ho trovato molto, ma basterà per tutti. Lei... tu stai bene?
- Posso sopportare il dolore, finchè mi durano questi. - Mostrò il flacone di medicinali. - Piuttosto, tua moglie si è data una calmata? Ieri mi sembrava prossima a un esaurimento nervoso. Comprensibile, ma non l'aiuterebbe molto.
- Sara è così sempre: ha poca pazienza e tende a comandare. Ma sarà l'ultima di noi a esaurirsi, credimi.
Marino evitò domande imbarazzanti. Era evidente che tra i due le cose funzionavano poco. Un momento dopo si sentì la caffettiera borbottare e Livio sparì in cucina. Gli altri si stavano svegliando in quel momento, stiracchiandosi sui divanetti usati a mo' di letto.
Fece per raggiungerli, quando un'immagine al limite del suo campo visivo lo fece voltare. La televisione, appoggiata dietro al bancone e voltata verso la loro stanza, stava trasmettendo qualcosa. Fremendo si lanciò verso il telecomando per alzare il volume. Iraida si accorse dei movimenti convulsi di Marino e lo raggiunse. Sul video scorrevano le immagini di due donne che parlavano, sedute in un appartamento in stile americano. Finalmente Marino riuscì a dare volume.
Le due discutevano in tono civettuolo e si sentivano delle risate preregistrate, come accadeva spesso nelle vecchie sit-com. Però parlavano in una lingua che non era né italiano né inglese. Anche il logo dell'emittente era sconosciuto.
- Ma che cazzo... - mormorò Marino, stupito.
- Russo - rispose Iraida. - Questo è russo!
La trasmissione durò meno di trenta secondi, quindi lo schermo tornò a proporre solo effetto neve. Marino tentò più volte di sintonizzare la TV su un'altra frequenza, ma non trovò nulla, solo canali vuoti. Imprecando scagliò il telecomando a terra.
- Cosa succede? - Sara sbucò dall'altra stanza, perplessa.
Iraida le spiegò tutto, senza però riuscire a darle un'interpretazione di quanto accaduto. Come mai lì si prendeva unicamente un'emittente russa, e solo per pochi secondi?
- Potremmo star qui a fare supposizioni fino all'infinito - sentenziò Livio, scoraggiato ma con buon senso pratico.
- E allora cosa proponi? - gli chiese Sara con la consueta asprezza.
- Cercheremo un modo per uscire dalla città. Ci sono molte altre strade, oltre a questa bloccata dal muro. Proviamo ad andare a nord o a est, dalla parte opposta rispetto a dove ci troviamo ora.
- Ricordi il nome delle vie? - chiese Tom.
- Io non sono di Milano, anche se conosco la città...
- Io invece faccio la taxista e dovrei conoscere questo posto a memoria, mentre fatico a ricordare anche solo un nome specifico, anche se ho in mente i vari percorsi possibili, in linea di massima.
Dopo l'affermazione di Iraida nessuno ebbe nulla da replicare. Tom mostrò un'espressione soddisfatta, come se avesse appena ricevuto una conferma della sua teoria.
- L'importante è provare a fare qualcosa. - Marino cominciava a temere il momento in cui le sue condizioni sarebbero peggiorate. - Dove suggerite di andare?
- A nord - rispose Sara, precedendo Iraida. - Non ho intenzione di attraversare tutta la città per uscire dall'altra parte.
- Bene, allora tutti in macchina, si parte subito, prima che la pioggia aumenti d'intensità.
Non se lo fecero dire un'altra volta, salendo in auto e portandosi appresso le poche scorte trovate nel pub: sacchetti di patatine e arachidi tostate, qualche bottiglia di bibite (e il Bourbon di Tom), un paio di barrette energetiche pescate in un cassetto dietro il bancone.
Il corso era ancora deserto, spettrale, con la pioggia che lo bagnava. Le luci stradali si erano spente automaticamente. Lo risalirono in senso opposto, questa volta a velocità limitata, per guardarsi intorno.
Non percorsero più di un paio di chilometri quando da qualche parte nel silenzio cittadino si udì lo strillo continuato di una sirena simile a quella usata in occasione dei bombardamenti aerei o degli incendi più pericolosi.
- Dov'è, dov'è? - chiese Livio, agitandosi.
- Alla nostra destra, un isolato più in là. - Tom aveva un ottimo udito, esercitato sui campi da battaglia. Raramente si sbagliava.
- Potrebbero essere i soccorsi - ipotizzò Iraida, speranzosa.
- O una trappola.
Le parole di Sara gettarono nello sconforto e nell'indecisione i cinque. Alla fine, inaspettatamente, fu Livio a prendere una decisione: - Abbiamo l'obbligo morale di andare a vedere. E se ci fossero altri, come noi, bisognosi d'aiuto?
- Va bene, può darsi che tu abbia ragione - concordò Iraida. - Ma questa volta agiremo con cautela. Ci avvicineremo alla fonte di questo allarme solo dopo aver verificato che non ci siano “frati” in giro. Tutti d'accordo?
A turno, annuirono, anche se nessuno sembrava entusiasta all'idea. Del resto c'era poco altro da fare.
Il taxi deviò verso la direzione da cui la sirena lacerava il silenzio assoluto della città.  
- - - - -

I capitoli precedenti: Crepuscolaria

crepuscolaria, fantahorror, romanzo a puntate, fantascienza, horror, scrittura

Previous post Next post
Up