Recensione: L'inattesa piega degli eventi (di Enrico Brizzi)

May 14, 2008 16:42





L' inattesa piega degli eventi
di Enrico Brizzi
Baldini Castoldi Dalai editore
516 pagine, Euro 19.50

Sinossi
L'Italia fascista ha rotto in tempo l'alleanza con Hitler e anzi ne ha contrastato le mire, guadagnandosi nel 1945 un posto al tavolo dei vincitori. Dal conflitto, destinato a entrare nella memoria degli italiani come la Nostra guerra, il Duce esce trionfatore; anche Casa Savoia è eliminata dalla scena politica, e la nuova costituzione "laica e littoria" priva la Chiesa del suo ruolo sociale. Per il Paese, ora rinominato Repubblica d'Italia, sono stagioni di relativo prestigio internazionale e prosperità economica, ma la vita quotidiana ristagna, avvelenata da decenni di autoritarismo: gli oppositori veri o presunti subiscono la deportazione nelle ex colonie africane, ora dotate di una formale autonomia e promosse al rango di "Repubbliche associate". Nel 1960, quindici anni dopo l'armistizio, Benito Mussolini è un uomo di settantasette anni ormai prossimo alla fine, e i gerarchi si preparano a dare battaglia per la successione... In questo scenario si svolge il viaggio in Africa Orientale del trentenne Lorenzo Pellegrini, brillante cronista sportivo che, per un'inopportuna relazione amorosa, viene depennato dalla lista dei giornalisti accreditati per le Olimpiadi di Roma e retrocesso a un incarico inatteso: dovrà seguire le ultime giornate della Serie Africa, la lega che raduna il meglio del calcio eritreo, etiope e somalo sotto l'egida della Federcalcio di Roma.

Commento
E' da anni che non leggevo più un libro di Brizzi. Dopo gli esordi felici (ma indubbiamente legati a un'età - quella adolescenziale) l'ho perso di vista, convito chissà come mai che la sua carriera fosse indirizzata unicamente verso un genere "giovanilistico" che non amo particolarmente.
E' quindi con gran stupore che mi sono trovato davanti "L'inattesa piega degli eventi", un corposo romanzo che affronta due temi a me particolarmente cari: l'ucronia (dicesi anche "storia alternativa") e il calcio.
Penso che siano due generi molto difficili da affrontare attraverso un romanzo. Il calcio, sport "visivo" per eccellenza, vive di pathos, di azioni da riproporre mille volte in TV, di emozioni difficilmente spiegabili con parole. L'ucronia, a sua volta, è un sottogenere di nicchia della fantascienza, di cui già in passato vi ho parlato a lungo, e in cui mi sono pure cimentato. Non facile, ma terribilmente affascinante.
Brizzi tra l'altro ambienta questo suo libro nella più classica delle ucronie italiane: il fascismo sopravvissuto alla Seconda Guerra mondiale e perpetratosi fino agli anni '60.
Ebbene, il risultato è pregevole oltre ogni mia aspettativa. Brizzi dà vita a un "mondo alternativo" perfettamente credibile, ben argomentato, del tutto possibile, se Mussolini si fosse disimpegnato dalla folle alleanza con Hitler. La sua Italia fascista del 1960 è molto viva agli occhi del lettore, dettagliata, affascinante. L'idea di raccontarla partendo da due punti di vista particolari, si rivela vincente. Quali sono questi punti di vista? In primis il calcio. E quindi le repubbliche associate africane, ancora colonie dell'impero mussoliniano.
Ed è così che prendono vita le imprese delle squadre della Serie Africa, la cui vincitrice avrà l'onore di giocare a Roma in una sorta di "coppa intercontinentale" disputata dalle vincitrici dei campionati-satellite a quello italiano, più la mitica Juventus di Charles e Sivori.
Lorenzo Pellegrini, cronista sportivo inviato (per punizione, anche se alla fine si rivelerà un vero e proprio premio) a seguire la Serie Africa, scopre un mondo fatto di coloni razzisti, ma anche di giovani atleti africani dai nobili sogni e di italiani che sognano un futuro più giusto e democratico. Passando dall'Eritrea all'Etiopia conosce le squadre di calcio del regime, ma anche quelle che per prime mischiano calciatori bianchi e atleti africani. 
Il tutto con un occhio di riguardo a ciò che sta per cambiare nell'Impero, col Duce agonizzante e i possibili successori pronti a darsi battaglia per ereditare lo scettro del comando.
I personaggi narrati da Brizzi sono vivi, sfaccettati, ricchi di sfumature come da tempo non mi capitava di leggere. Ancor più di Pellegrini, disincantato e ironico giornalista bolognese, il lettore imparerà ad amare Aregai, il campione di calcio etiope, Cumani, l'ala destra che sogna una rivoluzione comunista, Kadebe, il roccioso difensore di colore che da poco ha imparato a giocare con le scarpe. Ma, perchè no, guarderà con attenzione e curiosità ai tanti "fascistissimi" italiani che in Africa si sono rifatti una vita, chi come calciatore, chi come imprenditore.
L'autore riesce anche a sfuggire alla facile demagogia, tranne che in alcuni episodi. Non ci sono quasi mai "assoluti" (personaggi assolutamente positivi o straordinariamente negativi), bensì situazioni e protagonisti equilibrati, credibili, in un certo senso riscontrabili facilmente anche nella "nostra" realtà.
"L'inattesa piega degli eventi" è un affresco corale di grande impatto emotivo, che si conclude con la cronaca del torneo "sette repubbliche" in quel di Roma, proprio mentre il Duce Benito Mussolini muore dopo 38 anni di governo incontrastato. 
Il calcio come parabola di vita, ma non solo. Lo sport come rivalsa, come strumento di libertà per chi è oppresso. Questo è solo uno dei tanti messaggi del romanzo di Brizzi, che sarà gradito (e molto, credo!) anche dai "puristi" dell'ucronia, genere che l'autore affronta con preparazione, bravura e documentando ogni sua invenzione letteraria.
Finale, per una volta, degno del resto dell'opera: vagamente malinconico e poetico.
Da leggere assolutamente e adatto a tutti i gusti. Auguro a questo romanzo tutto il successo che si merita!

Voto: 8,5

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