Cogliendo frutti - Oneshot

Dec 26, 2011 22:58

Titolo: Cogliendo frutti
Fandom: RPF My Chemical Romance
Rating: Rosso
Genere: Female! (sìììì, sono pazza!), erotico
Note: Lemon, femslash, AU, oneshot
Personaggi: Female!Frank Iero, Female!Gerard Way
Note: Tutturutu... No, ancora non ho la camicia di forza, ma sono sicura che presto verranno a mettermela, non temete. Eh sì, ho scritto una femslash. Una femslash su personaggi maschili. Ce n’è di gente psicopatica a questo mondo, eh?*Si indica*
Vaaaaaaaa beh, comunque, scritta per il p0rnfest#5 e per la tabellina del bingo_italia per il prompt Sogno, ecco a voi questa fic senza nessunissimo senso, yeeeeee! Enjoy it!
E se vedete Frank o Gee ditegli che non sono stata io.

<< Frankie, cosa faiiiiiiiiiii...?! >>



Cogliendo frutti

Gee si detestava. Detestava il suo corpo bianchissimo, del colore della luna più pallida, quei chili di troppo sempre sui fianchi o le cosce, detestava i suoi capelli neri e lisci come petrolio, senza nemmeno una piega, e quei suoi occhi che non si capiva mai di che cazzo di colore fossero.
Detestava anche le tette che non aveva, che facevano sì che ogni vestito che indossasse andasse ad evidenziare il suo ventre rotondo piuttosto che qualsiasi altra cosa. Detestava la sua pigrizia e la sua indolenza, il suo modo di essere troppo introversa per la sua età, obbligandola a starsene in disparte anche al party liceale più devastante di tutto il quinto anno, una casa trasbordante di ragazzi semiubriachi che si sarebbero scopati persino il frigorifero e il tubo del gas in sequenza.
Ormai era notte fonda, la musica a palla faceva vibrare i pavimenti, dappertutto si sentivano urla femminili e maschili, gemiti qua e là, risate sguaiate, gente che urlava in preda al delirio etilico, e probabilmente Bert si era trovato un’altra tizia a cui palpare il culo.
Lei invece cosa faceva? Si era rintanata in una stanza da letto, non sapeva assolutamente di chi fosse, sdraiata a fissare un soffitto del tutto indifferente. Era scappata dalle grinfie del quarterback della squadra perché non le andava granché di limonare con una sottospecie di spugna gravida di birra da due soldi, gin e altro, anche se col senno di poi sarebbe dovuta rimanere.
Almeno non si sarebbe sentita per l’ennesima volta la sfigata della scuola che era in grado di andare in bianco in una serata come quella. E lei che avrebbe voluto concludere il liceo in grande stile...
<< Gee! >> Si accorse di una voce che chiamava il suo nome. Alzò la testa ricadendo in quella schifosa realtà << Gee, dove sei?! >>
Era Frankie.
<< Sono qui... >> Non urlò né si fece particolarmente sentire, ma Frankie la udì lo stesso, chissà come. Spalancò la porta con quel suo fare decisamente poco discreto, illuminandosi con un sorriso quando la vide.
Frankie, al contrario di lei, era bellissima. Anzi.
Era una figa da paura.
Frankie era bassa, un piccolo scricciolo tutta nervi ed energia, i capelli di un castano scuro, mossi, che volteggiavano ad ogni passo fino a sfiorarle le spalle esili ma muscolose, ben fatte. Aveva un fisico invidiabile, il fatto che non stesse mai ferma si poteva intravedere in tutti i nervi in bellamostra nelle sue gambe, nel suo ventre o nei suoi bicipiti, era una sportiva senza praticare sport.
E poi - che cazzo - le sue tette. Frankie aveva delle tette enormi. Gee aveva perso il conto di quante volte gliele aveva invidiate.
<< Che fai qui tutta sola? >> le chiese sbattendo la porta e gettandosi sul materasso, sconquassandolo.
<< Mi deprimo. >>
<< Oh, l’avevo capito! >> squittì << Perché ti deprimi? >>
Gee la guardò. Frankie indossava una canottiera azzurra che sarebbe apparsa normalissima, se solo non fosse stata lei ad indossarla. Il seno era perfettamente sferico e armonioso, e assieme ad un sederino sodo e gli occhi da cerbiatto la rendevano la matricola più arrapante di tutto il liceo.
Gee alzò gli occhi al cielo, ricadendo sconsolata sul cuscino che odorava di lavanda. Persino le novelline che ancora puzzavano di latte erano più sexy di lei.
<< Che c’è? >> insisté Frankie << Che è successo? Hai parlato con Andreas? >>
Ancora peggio. Andreas era il ragazzo per cui Gee aveva una cotta allucinante da tre anni.
<< Sì... >>
<< Oh! >> La ragazza di mise in ginocchio accanto a lei, con un sorriso eccitato << Che ti ha detto?! >>
Ecco, una cosa che Gee non le invidiava era la beata ingenuità. Si passò una mano sulla faccia, e solo dopo di rese conto che si era sbavata il trucco. ‘Fanculo mondo.
<< Cosa vuoi che mi abbia detto? >> sospirò avvilita << Che gli sono simpatica ma non sono il suo genere... Story of my life. >> commentò con una nota di acida diplomazia.
Frankie emise un versetto rattristato, adagiandosi sulla sua pancia soffice, osservandola con quegli occhioni iridescenti che incantavano persino i professori.
<< Mi dispiace... Ma se non ti vuole vuol dire che non ti merita, non capisce che sei una persona fantastica. >>
La delusione era ancora cocente, ma Gee le fu grata per quelle parole. Frankie sapeva sempre dire qualcosa di dolce per alleggerire gli urti inferti alla sua anima.
<< Dovrei farmi suora. Almeno sarei sposata col Signore e pace fatta. >>
<< Lascia stare, il Signore è piuttosto geloso delle sue donne. >> replicò Frankie con un sorrisino, strisciando e mettendosi in una posizione un po’ più comoda << Vedrai che basta aspettare. Adesso i ragazzi sono tutti idioti, cresceranno... >>
<< Strano, detto da te! >> rise Gee, facendole notare che ben quattro anni le separavano, era praticamente una ragazzina.
<< Beh, io sono matura! >> sbottò fintamente piccata, mettendosi cavalcioni su di lei << Anzi, sono già stata colta! >>
<< Certo, certo... >>
<< Non ci credi? >>
Gee non riuscì a trattenere una risata, così Frankie si abbassò fino a sfiorare il suo viso, con un broncio adorabile.
<< Certo che ci credo. >> rispose con un tono molto poco convincente.
Frankie non le diede il tempo di essere più scettica di così, chiudendo le sue labbra con un bacio.
Un bacio.
Frankie la stava baciando?
Si divisero dopo pochissimo, una manciata di secondi, sembrava quasi che non fosse nemmeno successo.
Gee sbatté le palpebre più volte, chiedendosi se gli effluvi dell’alcol trasmessi dalla gola di Bert non stessero sortendo quello strano effetto onirico.
Invece Frankie sorrise. Le fece quel sorriso allo zucchero, quel sorriso morbido come i petali di un fiore, quel sorriso che faceva battere il cuore tre volte più forte.
Che stava succedendo?
<< Ah... >> Gee tentò di dire qualcosa, ma la sua parlantina, solitamente continua e inesauribile, si era inceppata. Frankie colse quell’occasione al volo, facendo scorrere una mano lungo il lenzuolo accanto a loro.
<< Sai Gee... >> I ciuffi dei suoi capelli le solleticavano il viso mentre la fissava. Mentre sentiva le sue dita accarezzarle il ginocchio nudo << Se Andreas non ti vuole non è detto che tu non ti debba divertire. >>
Credette di aver capito male. Credette di fraintendere, di essere soltanto una maliziosa, di doversi vergognare della propria mente infima e monotematica.
Invece no. Era realtà.
Era realtà tanto quanto la calda mano di Frankie che le risaliva la coscia fino ad infilarsi sotto la sua minigonna per andare ad intaccare le mutandine, facendole sbottare un’esclamazione sorpresa.
<< Frankie! >> sibilò, più per lo stupore che per altro << Che cazzo fai?! >>
Un altro bacio fu la risposta. Un bacio profondo, umido, un bacio che fu più eloquente di qualsiasi possibile parola, la lingua di Gee si ritrovò in balia di una serie di movimenti languidi, ripetuti, tremò leggermente per il solletico al palato che si rivelò inaspettatamente gradevole, cercò di chiudere le gambe ma il corpo di Frankie glielo impediva, continuando tra l’altro a muovere quelle dannate dita sulla stoffa della sua biancheria intima in una maniera che le stava provocando un disperato languore al bassoventre.
Gee era impietrita. Ok, era effettivamente sconvolta, era la prima volta che le veniva infilata la lingua in bocca da un’altra ragazza, ma quello era il meno. Il fatto era che la suddetta ragazza era Frankie.
Cazzo, era la migliore amica di sua sorella, era la peste che le saltava sul letto la domenica mattina per dispetto, era quella che le lasciava i post-it colorati nell’armadietto armadietto, era quella che a Natale e per il compleanno le regalava peluches e smalti di tutti i colori più improponibili!
Gee ansimò nella sua bocca quando Frankie trovò il modo di socchiuderle le labbra. Quelle labbra.
Ci fu un attimo di stasi senza nome, senza direzione, poi la più grande trovò la forza di scollarsi e arrossire fino alla punta dei capelli.
<< FRANKIE, che cazzo ti viene in mente?! >>
<< Ti colgo! >>
Quella era la conferma del suo completo rincoglionimento adolescenziale.
<< Non sono lesbica! >> precisò avvampando ancora di più.
<< Perché, io sì? >>
<< Frankie, cosa faiiiiiiiiiii...?! >>
Frankie aveva continuato a ridere nascondendosi nel suo collo, senza dimenticare l’intimo bocciolo che ormai aveva preso di mira.
<< Fra... aaaaaankieeeeee... >>
La giovane ebbe la brillante idea di tapparle la bocca di nuovo, o intuiva che quella cosa non sarebbe mai divenuta romantica.
Gee era tesa, imbarazzatissima e non sapeva cosa fare, fremeva soltanto al contatto con la pelle di Frankie, sempre calda, sempre liscia, profumata come una pesca.
E i suoi movimenti. I suoi movimenti dentro di lei.
Frankie non aveva unghie lunghe, aveva dei polpastrelli affusolati e un po’ ruvidi per via dello sfregamento con le corde della chitarra, ma leggerissimi e invitanti, la stavano titillando con delicatezza, lentamente e rapidamente insieme, il dito medio che piano, inesorabilmente, stava raggiungendo la zona più erogena che avesse mai avuto.
Gemette in un sospiro quando Frankie le toccò il clitoride, frustata da una violenta sensazione di piacere dilagante, si aggrappò alle sue spalle, allargando meccanicamente le cosce e spingendo il bacino verso l’alto.
La lingua di Frankie le solcò lo zigomo sinistro mentre portava avanti quel gioco vellutato, saffico e bagnato, il corpo di Gee era piacevolmente bollente e carnoso, accogliente e pulsante come un cuore, il profumo francese che aveva sui polsi aleggiava nell’aria come un effluvio afrodisiaco, Frankie chiuse gli occhi lasciando trasportare dal suo ansimare scoordinato, dal suo odore stupendamente femminile, dalla morbidezza della sua intimità, scatenarono un’orda incontrollata di estrogeni che la fecero sentire maledettamente incompleta, ansiosa, disperatamente vogliosa.
Adagio, senza quasi che nessuna delle due se ne rendesse pienamente conto, le mani di Gee scesero. Scesero sul corpicino di Frankie, saggiò i suoi fianchi lisci, la sua schiena contratta, palpò i suoi seni pieni compressi contro il suo petto, quel contatto stretto faceva un po’ male, ma ne valeva la pena.
Eccome se ne valeva.
Le loro lingue si intrecciarono ancora, turgide e voluttuose, si accarezzarono e s’incontrarono in un gioco, abbandonandosi e tornando a masturbarsi fino a che la temperatura non si fece sempre più calda. E le sue dita.
<< Frankie... >> Gee disegnò cinque lunghi righi rossastri sulla pelle sensibile della sua coscia per giungere alla natica sotto la gonnellina a pieghe, che ormai si era sollevata fin quasi alla vita, scoprendo con una certa dose di soddisfazione che la ragazza indossava un perizoma praticamente inesistente. Ricalcò la linea rotonda del sedere, bloccandosi di tanto in tanto per ingoiare un fiotto di piacere che le risaliva il diaframma per poi diramarsi all’infinito nelle sue vene.
Incominciarono a sfregarsi l’una contro l’altra come animali, Frankie respirava con la bocca aperta, di un meraviglioso rosa scuro come una fiore appena schiuso, strusciandosi contro il ginocchio che Gee aveva così gentilmente inarcato; il suo polso si sforzava di non subire troppe oscillazioni involontarie, scivolava su e giù seguendo un ritmo immaginario incalzante, crescente, pretenzioso. Le dolci carezze di Gee che nel frattempo le sfiorava i glutei non la aiutarono a mantenere il controllo di sé, miagolò supplichevole con la vista ridotta ad un ammasso di stelle dorate e argento, solo lontanamente si accorse di Gee che stava pronunciando il suo nome in una nenia infinita, ripetendolo ancora e ancora, fino allo sfinimento.
Gee lanciò un urletto afferrandola per i fianchi, e Frankie gliene fu immensamente grata: si abbandonò a quell’altalenante movimento di bacino fino a che l’orgasmo non la raggiunse in tutto il suo fulgore, facendola letteralmente sciogliere sulla ragazza con cui aveva appena avuto un amplesso.
La più giovane letteralmente crollò su Gee, abbracciandola teneramente, i capelli spettinati e un’espressione di pura estasi a incorniciarle il volto.
Ci volle loro qualche minuto prima di riprendersi completamente, o almeno per recuperare una respirazione normale.
<< Frankie... >> mormorò Gee, tentando inutilmente di risistemarsi la gonna macchiata di scuro in più punti.
<< Mh...? >>
<< La prossima volta che mi cogli... avvertimi prima. >>

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