Today.

Feb 12, 2013 19:10

Titolo: Today
Fandom: Jrock: NEGA, Kpop: BIGBANG.
Personaggi/Pairing: Jin, Jiyong  || JiyongJin
Rating: Rosso.
Conteggio Parole: 2607
Avvertimenti:  oral, slash, crack!paring, I don't know what the fuck I'm writing,
Note: Buon compleanno, onee-sama ♥ Un po' in ritardo, lo so, ma se fare gli auguri in anticipo porta male, fargli in ritardo dovrebbe portare bene, no?
Passo alla fanfiction che è meglio. Premetto che... non so. All'inizio ho cercato di dare un senso al tutto, ma poi mi sono persa per strada, credo. Diciamo che ultimamente non riesco a fare fanfiction con un senso logico. E per questi due non solo, ma non dico nulla perché spoilererei, anche se già l'assenza di una certa parola negli avvertimenti sia qui sia in Tonight la dice lunga. Devo essere sincera, secondo me Tonight è venuta meglio, forse perché va a toccare sentimenti che sono più profondi, ma avevo detto che avrei scritto una smut e questa è anche una smut. Non smuttosa al massimo, ma quella parte è più approfondita qui che in Tonight. Credo. L'ho già detto che non ho più idea di ciò che scrivo? Sì. Bene. Avrei voluto staccare la parte introduttiva, ma da sola era troppo breve e non aveva senso. Quindi... perché non levarla? Perché poi come lo spiego un crack paring così, eh? Che poi non è il solo. La YuTae, accennata, è sempre in mezzo. Quei due sono il canon nella mia testa, arrendetevi tutti. E... sì, Jin qui è la puttanaggine, venuta a salvare un Jiyong in crisi. Seriamente, cosa sto scrivendo? Davvero, io non voglio rappresentarlo così, sono le mie dita a farlo.

Due tizi incappucciati, le cui felpe sono un ammucchio di colori, almeno la mia lo è, quella di Youngbae molto meno, all’interno di un negozio di dischi.
Una cosa davvero normale, non c’è che dire. E siamo molto normali noi due, che abbiamo avuto questa geniale idea. Tutto questo per Youngbae. Non mi troverei ma qui se non fosse per lui e per questa sua recente fissazione di conoscere il pianista - non è solo quello, ma credo che gli interessi principalmente per questa ragione - di una band giapponese. E dato che oggi avevano un instore event qui e che Youngbae è riuscito a fare amicizia con il proprietario, ha la possibilità di parlarci in privato, senza attirare l’attenzione di fan di un gruppo o dell’altro o, peggio, di entrambi.
E giustamente mi ha chiesto di accompagnarlo. Mi domando davvero cosa c’entro io con tutta questa faccenda, ma Youngbae mi ha detto semplicemente “Vieni. Non te ne pentirai.” ed io mi fido di lui. Non mi ha lasciato toccare i maxi-single ed i mini-album su cui ha messo mano, li tratta come reliquie, quindi non ho proprio idea di chi mi troverò davanti, né di che musica facciano.
Il proprietario ci chiama e ci conduce verso il magazzino. Giustamente, non potevamo toglierci i cappucci davanti a tutti. Intravedo due figure all’interno e più mi avvicino più le differenze diventano evidenti. Uno dei due è basso, l’altro è alto ed ha delle braccia estremamente fini, uno ha i capelli scoloriti, di un colore che non capisco se sia bianco o biondo chiaro, l’altro castani. E nel momento in cui Youngbae si toglie il cappuccio, quest’ultimo ha una reazione, un’espressione, che assocerei solo a chi viene ai nostri concerti.
“Calmo.” Sussurra tra i denti l’altro ragazzo, ma quei due si stanno guardando e scuotendo le mani come… non saprei. So solo che Youngbae può reggere, ma al giapponese magro temo gli si staccherà il braccio. Mi levo il cappuccio e stringo anch’io le sue mani. Le presentazioni sono veloci, dato che lui ci conosce, a quanto ho capito dal suo giapponese è un nostro fan; mentre Youngbae conosce lui e gli dà a malapena il tempo di presentarsi che inizia a parlare solo con lui e fatico davvero a capirli. Sembrano parlare due lingue strane che assomigliano lontanamente al giapponese.
Guardo l’altro ragazzo. Ho il vago sospetto che a lui non piacciamo, o che non voglia avere a che fare con noi. Mi appoggio accanto a lui però, perché si ha una bella visuale di quelli che, dal somigliare a due fan, sono passati ad avere gli occhi sbrilluccicanti mentre si osservano. Sinceramente non so che pensare, ma inizio a sentirmi di troppo e credo anche il ragazzo - sinceramente non so stabilire la sua età - accanto a me, dato che si è messo a guardare il soffitto. Ed io il suo naso storto, anche se sto cercando di non farmi notare.

Io… non sono il tipo di persona che si ubriaca spesso. Davvero. Di solito, solo alle feste bevo un po’ troppo. Ma stasera dev’essere scattato qualcosa nel mio cervello che mi ha spinto a farlo, anche se non so bene cosa, però credo sia collegato al fatto che mi sentivo malissimo anche quando stavo bene. Ho voglia di lasciarmi andare, di abbandonarmi, anche se per una notte sola. Ho bisogno di cedere, di fermarmi un momento come G-Dragon, e di andare un po’ avanti come Jiyong. Inizio a barcollare e sto quasi per cadere a terra, ma tento di tirarmi su e cado all’indietro, su qualcuno che mi prende poco prima che sbatta la testa contro il cemento.
Mi sembra di sentire un “ancora tu?” borbottato ed apro gli occhi. È il ragazzo col naso storto di oggi. Bene, fantastico. Faccio per dirgli che sto bene e che mi può lasciare, ma nel momento in cui tento di alzare la testa sono costretto ad abbassarla di nuovo. La sento fisicamente pesante. Riesco ad alzare lo sguardo su di lui e noto che ha una busta in una mano ed indossa un cappotto che lo copre fino alle cosce, di un colore che non riesco a capire se sia blu o nero, ma che mi auguro non si macchi troppo nel caso finisca per vomitarci sopra.
Mi aiuta ad alzarmi e mi guarda. Ricambio il suo sguardo e non appena tento di muovermi gli piombo addosso. E noto che effettivamente tra me e lui ci sono una ventina di centimetri di differenza. Sorrido appena. Che nano…
“Chiama i tuoi amici e fatti venire a prendere. Sei ubriaco da far schifo.”
“No.” Rido. Non mi va di farmi vedere così. Non voglio fare nulla per questa situazione, ad essere sincero. Non voglio mostrare a nessuno il mio “io” attuale. È stato un puro caso che l’abbia visto lui, ma non è un problema perché non mi sembra il tipo da parlarne. E poi non so perché l’abbraccio. Colpa dell’alcool.
“Sei schifosamente ubriaco, sì. Torna in hotel, qui fra poco non sarà sicuro.”
“Portamici tu…” tento di fare una voce acuta, ma non appena ho finito di parlare, inizio a tossire. Lo guardo scuotere la testa e sistemarmi il cappuccio; mi guida verso una macchina piccola ed un po’ rovinata. L’interno non è proprio il massimo, un po’ disordinato ma pulito. Cado sui sedili posteriori e chiudo gli occhi. Lui appoggia la sua busta davanti. Sembra non volermela far toccare. Strano. Biascico il nome dell’hotel e sento quasi uno sguardo di leggero disprezzo addosso, ma lo ignoro. Osservo come guida e noto che è rigido in modo impressionante, oltre che totalmente concentrato sulla strada, come se avesse una paura matta che capiti qualcosa. Non posso dargli torto, è un rischio, ma lui è davvero troppo teso: rischia che quello diventi un problema.
Ma io non dovrei pensare a questo. Specie considerando che non appena ha svoltato ho sentito un conato di vomito e mi sono dovuto portare la mano alla bocca. Non mi preoccupa tanto come potrei ridurre la sua macchina - gliene potrei comprare una nuova oltre che fargli lavare e sistemare questa - ma non vorrei finire semicoscente nel mio stesso vomito.
Il mio sguardo cade di nuovo sulla busta… non so che ci sia dentro e voglio scoprirlo. Cosa può nascondere un ragazzo così? Approfitto della sua concentrazione diretta solo alla strada e la prendo, nascondendomela sotto la felpa. Il contenuto è piccolo, non si nota nemmeno che ce l’ho sotto, ma penso la guarderò poco prima di arrivare.
Riapro gli occhi solo quando la macchina si ferma. Non mi ero accorto di essermi addormentato, ma il modo in cui questa macchina geme sotto la sua guida è bastato a svegliarmi. Mi sento la testa così pesante da non riuscire ad alzarmi, ma quando lui inizia a cercare di tirarmi su decido di collaborare. Dopo che entriamo in hotel, mi appoggio a lui e biascico qualche direzione da prendere quando serve. Mi porta fino in camera e mi fa appoggiare sul letto.
“Bagno…” biascico, porgendogli le mani come se fossi un bambino. Quando mi tira su l’abbraccio un po’, per poi indicargli la porta del bagno con la mano. Mi lascia fare, forse è abituato ad avere a che fare con gli ubriachi, ed anzi, mi tiene persino la testa mentre rimetto tutto l’alcool ingerito in quelle ultime ore. Mi sembra d’essere rimasto in quella posizione con lui accanto per delle ore ma finalmente finisco e mi lascio andare sul suo petto.
“Grazie.” La mia voce è roca, irriconoscibile. Domani sarà un’ottima giornata, sì.
“Di niente.” Mi porta di nuovo sul letto e stavolta mi ci accascio, sprofondando la testa nel cuscino. Lo guardo andare verso le finestre ed aprirle. Entra un po’ d’aria fredda che mi fa riacquistare un po’ di conoscenza. Mi sporgo un minimo, anche se ho ancora la nausea, e osservo la sua espressione mentre guarda fuori dalla finestra. Credo sia affascinato dall’altezza.
“È la prima volta che entri in una camera così in alto?”
“Già.”
Chiude la finestra. L’aria si è cambiata e la puzza di vomito non invade più anche il resto della stanza, ma penso che il bagno sia ancora inagibile. Lo guardo e lui ricambia il mio sguardo.
Non posso fare a meno di notare come sia diverso anche rispetto a poco fa. Il suo sguardo è più dolce, non avevo notato che avesse degli occhi così belli, e come se non bastasse - mi sembra strano solo pensarlo - sta sorridendo.
“Non sorridi spesso.”
“Non con gli sconosciuti.”
“Sono salito di livello?” rido, ma mi porto subito una mano alla testa. Mi sento come se qualcosa me la stesse aprendo.
“Può essere. Cose del genere di solito non le faccio facilmente. Ringrazia che Yu vi adori.”
“Gli manderò i miei ringraziamenti tramite Youngbae.” Socchiudo gli occhi e gli faccio cenno di sedersi vicino a me. Stranamente lo fa e, un po’ per soddisfare questa voglia di lasciarmi andare, un po’ per curiosità riguardo la sua reazione, appoggio la testa sulle sue cosce. Lo sento sbuffare e sento la sua mano tra i miei capelli.
“Hai mai voglia di lasciarti andare?”
“Era quello che stavo andando a fare, ma non per finire come te ora.”
Apro gli occhi ed osservo il suo sorriso, tentando poi di scuotere la testa. Di nuovo, il mal di testa mi tormenta non appena la muovo.
“Non miravo esattamente a finire così…” Sfioro con il naso la cerniera del suo cappotto e mi accorgo solo in quel momento che lo indossa ancora. “Non stai morendo di caldo?”
Per un momento, uno solo, sono sicuro che sia imbarazzato. Si scosta un po’ e si abbassa la cerniera, mentre io seguo con lo sguardo le scritte che appaiono. Sorry girls, I suck dick. Mi viene da ridere ma mi trattengo, principalmente per il mio mal di testa ed, un po’, anche per il mio imbarazzo.
“Non me lo sarei mai aspettato… non sembri il tipo da lasciarsi andare in quel senso.”
“Non fraintendere ora… non vado con chi mi capita.”
“Verresti con me?”
Mi guarda incredulo ed io scoppio a ridere.
“Sei ancora ubriaco.”
“No… è solo che…” chiudo gli occhi, cercando un modo adatto per dirlo “Di solito, non posso. C’è sempre il rischio che qualcuno lo venga a scoprire, e se accadesse sarebbe un disastro. Ma per una volta ho di fronte a me una persona che può andare e va cercare quello che io non posso cercare… e a cui io per stasera l’ho impedito.”
“Sei ancora ubriaco, sì.”
“Non mi importa. Voglio lasciarmi andare per una sera che posso farlo…” sospiro e mi tiro su, passando le braccia intorno al suo collo. Lo guardo negli occhi ed appoggio le labbra sulle sue, cercando di far scivolare la lingua fra di esse. Quando le schiude, forse solo per farmi contento e farmi staccare da lui, mi stringo di più a lui e lo bacio come vorrei, senza dargli tregua fino a quando non mi spinge un po’ per staccarsi da me ed ansima alla ricerca d’aria. Lo spingo sul materasso e, quando mi chino, sento qualcosa uscire da sotto la felpa. Guardo la busta con un misto di senso di colpa e stupore.
“… hai visto che c’è dentro?”
Non sembra né arrabbiato né infastidito, anzi, mi sembra quasi che sorrida, anche se forse è più un ghigno malizioso. Scuoto la testa e lui rovescia la busta, mostrandomene il contenuto. A catturare il mio sguardo sono le parole with extra lube e, poco dopo, ultra fine.
Sto ancora sbattendo le palpebre quando mi fa sdraiare. È abbastanza attento, probabilmente è preoccupato per il mio mal di testa.
“Ne deduco che ti ho convinto.”
“Sembra di sì.”
Si sdraia accanto a me e ci baciamo ancora, mentre mi accarezza ovunque, senza farsi troppi problemi. Mi apre la felpa e si china a baciarmi il collo e la clavicola, io faccio scivolare una mano sotto la sua maglietta e con l’altra lo stringo a me. Non so quanto rimaniamo così, ma so che quando mi leva la felpa ed inizia a muovere le mani sulla maglietta ed occasionalmente sotto ho i brividi. Mi piace il modo in cui mi tocca: non è suggestionato da me, non vuole fare sesso in modo selvaggio, come se fossimo animali, facendomi eccitare semplicemente toccandomi come farebbero molti; ed anche il modo in cui bacia è diverso, sono baci dal ritmo alternante, ma che comunque riescono a farmi sentire desiderato, quando si stacca per respirare mi rimane vicino, tanto che sento il suo respiro arrivare sulle mie labbra bagnate di saliva.
Tutto questo è molto più eccitante di qualsiasi altra cosa.
È un modo di abbandonarsi dolce, non selvaggio, che mi fa sentire una libertà che non credo d’aver mai provato. Mi sento totalmente libero in questi momenti, mentre lui mi leva quella maglietta e si leva la sua, e lascia aderire i nostri corpi. Non muove una gamba tra le mie e nemmeno io lo faccio: siamo entrambi eccitati senza bisogno di ricorrere a cose simili. Non so se è anche l’alcool a farmi sentire così, ma sono convinto di no.
Continuiamo ad accarezzarci e baciarci fino a quando non finisco per gemere contro le sue labbra, mentre cerco qualcosa a cui stringermi. Lo guardo e so di aver fatto scattare qualcosa in lui. Mi bacia sul petto e sento il bottone dei pantaloni venire aperto, si sistema tra le mie gambe ed abbassa la zip e poi i pantaloni.
Sentire le sue labbra e la sua lingua sulla stoffa dei miei boxer mi fa inarcare e, quando lo guardo, noto che è soddisfatto della mia reazione. Lo fa con una lentezza tale che quasi mi esaspera. Prende la scatolina e tira fuori un preservativo, scostando finalmente quella dannata stoffa.
Forse non avrei dovuto sentirmi così sollevato in quel momento, ma non potevo immaginare che la sua bocca e la sua lingua mi avrebbero dato piacere in un modo simile, né che avrei disperatamente cercato qualcosa a cui stringermi, o che non sarei stato il solo a gemere. Improvvisamente, però, sento quei gemiti affievolirsi, come se ci fosse qualcosa che pian piano li stia bloccando, mentre provo un piacere talmente forte da farmi urlare. Cerco di contenermi e vedere cosa sta facendo.
Di nuovo, forse non avrei dovuto. Perché quella vista, non solo vedere che non era più semplicemente nella sua bocca, ma verso la sua gola, ma anche la sua espressione, il modo in cui suoi occhi erano chiusi; mi ha fatto avere l’orgasmo più bello della mia vita.
Il più bello, sì, e l’unico orgasmo che ho avuto troppo presto.
Ed è solo quando il mio battito si regolarizza, quando lo sento sdraiarsi di nuovo accanto a me, che realizzo che nei momenti precedenti non ero G-Dragon, ma non ero nemmeno il solito Jiyong. Ero semplicemente qualcuno che si abbandonava ad un senso di beatitudine e libertà, dovuto dal sesso, sì, ma da un sesso non selvaggio, non da “botta e via”. È un sesso che mi ha spinto per qualche momento a fottermene davvero del mondo, come avrei sempre voluto. Qualcosa che riguardava solo noi due in modo intimo, come un accordo privato che garantiva queste sensazioni ad entrambi, perché - ne sono sicuro - lui si è sentito tanto libero quanto mi sono sentito io. Se è questo quello che lui intende per “lasciarsi andare”, allora voglio che si lasci ancora andare con me, così che mi possa sentire ancora così. Non solo oggi, ma se anche fosse… mi sta bene, perché oggi non mi importa di nulla, nemmeno del futuro.

paring: g-dragon x jin, fandom: bigbang, fandom: nega

Previous post Next post
Up