Sette minuti in paradiso

Jun 26, 2012 23:54





Sette minuti in paradiso.

Il ballo in maschera degli ex studenti della Primrose Academy era uno degli eventi mondani più importanti della città di Berryfield e, a meno di non voler diventare l'oggetto delle chiacchiere cittadine per almeno tutto il mese successivo, nessuno si sarebbe mai sognato di mancare.

Era un evento al quale erano invitati gli studenti che avevano lasciato la Primrose Academy l'anno precedente, ed era l'occasione per tutte le famiglie della buona società di Berryfield di mostrare agli altri concittadini come i propri rampolli in poco tempo fossero avviati verso la strada del successo dopo solo due semestri di college.

Un anno era successo che Beth Starcowitz - figlia di un diplomatico polacco del quale nessuno riusciva a pronunciare correttamente il cognome - non aveva potuto partecipare al ballo perché costretta a letto dall'influenza, la sua famiglia aveva dovuto smentire pubblicamente e sul giornale locale il fatto che fosse l'amante di chissà chi e aspettasse un figlio da lui.

Dunque, saltare il ballo non era un'opzione lontanamente considerabile, nemmeno se per tutti gli anni del liceo ci si era limitati a fare tappezzeria e a fare il possibile per essere ignorati.

Nei giorni precedenti al grande evento, si poteva rilevare un gran traffico di mezzi verso Berryfield, considerato che, per qualche giorno, tutti tornavano a casa anche se adesso abitavano dall'altra parte della nazione. I negozi di alta moda - ma anche le sarte che lavoravano in proprio producendo abiti fatti a mano e garantendo l'unicità di ogni pezzo - facevano affari d'oro perché nessuno voleva sfigurare e fra le ragazze, anche fra le amiche strettissime, c'era la gara a chi si sarebbe vestita più elegante.

Qualcuno una volta aveva osservato che più che un ballo, sembrava di avere a che fare con una guerra combattuta a suon di abiti, accessori, spazzole e scarpe. E, a conti fatti, non aveva tutti i torti.

***

Ned Stark si sarebbe volentieri tagliato un braccio piuttosto che andare al ballo in maschera della Primrose Academy.

Aveva passato gli ultimi trecentotrentasette giorni - sì, li aveva contati uno per uno i giorni passati dal diploma e da quando finalmente era potuto scappare via da quella scuola di folli - alla ricerca della scusa perfetta che avrebbe sciorinato a sua madre il giorno in cui questa gli avesse detto che era arrivato l'invito per il ballo.

Ma con sua madre non sarebbe stata sufficiente nemmeno la peste bubbonica come giustificazione. Sua madre, o meglio i suoi genitori, erano un cliché vivente: l'ex capitano della squadra di football della scuola - adesso diventato abbastanza rotondetto e con una calvizie incipiente - insieme alla capochearleader, realizzatasi poi come moglie e madre di famiglia.

Sarebbe stato più che scontato immaginare che la combinazione genetica di due DNA del genere avrebbe dato vita a qualcosa di veramente esplosivo. Mendel e tutti gli altri sostenitori dell'ereditarietà dei caratteri avrebbero avuto un bel daffare per spiegare come Ned fosse invece totalmente l'opposto di ciò che erano stati i suoi genitori in gioventù.

Ned, come potrebbe anche suggerire un banale gioco di parole, era un nerd.

Un nerd della peggior specie, fra l'altro.

Lo esaltava chiamarsi come il capostipite della famiglia Stark in Game Of Thrones, anche se con lui non aveva nulla in comune.

Non aveva il suo carisma, non aveva la sua intelligenza, non era a capo di nessuna famiglia nobiliare - anche se quando giocava a D&D con quei quattro secchioni che gli davano manforte era quello che riusciva ad inventarsi le ruolate più assurde e ricche di dettagli fantasiosi - e, soprattutto, non aveva una donna al suo fianco.

Ma, come ogni clichet che si rispetti, Ned era innamorato.

Di Cassie Faberry, la ragazza più bella di tutta la scuola, la quale, in quattro anni di scuola, non si era mai resa conto della sua esistenza.

No, rivederla non sarebbe stata di certo una buona idea.

Non dopo quello che era successo.

Il peggior ricordo della sua vita che, ne era certo, in qualche modo sarebbe riaffiorato al ballo.

È facile dunque immaginare come Ned non avesse alcuna voglia di lasciare il suo college sperduto fra le montagne americane - Harward sarebbe stata troppo mainstream per uno come lui, anche se in realtà aveva vinto una borsa di studio per frequentarla - e tornare a casa per il Ballo della Primrose Academy.

Trecentotrentasette giorni non erano stati sufficienti per inventarsi una scusa decente, quindi eccolo far ritorno a casa con la coda fra le gambe, immediatamente soffocato dall'abbraccio di sua madre che si preoccupava di quanto fosse dimagrito e dalle domande di suo padre su come fossero le ragazze del college della Barriera - Ned aveva ribattezzato così il posto in cui era andato a studiare, sentendosi figo e coraggioso come Jon Snow alle prese con i Bruti quando aveva deciso di partire.

- Tesoro, oggi pomeriggio andiamo a dare un'occhiata in giro per il vestito! - gli annunciò la madre con un tono che non ammetteva repliche mentre stavano cenando.

Ned era testardo, anche se non era mai riuscito ad imporsi con la donna nemmeno per ciò che riguardava il colore delle mutande - per la cronaca portava dei tristissimi slip bianchi e doveva ringraziare la buonasorte di non essere costretto ai pois rossi. Ned era testardo, appunto, e dunque decise di provare ad opporsi per l'ennesima volta, anche se sapeva che non l'avrebbe avuta vinta tanto facilmente.

- Mamma, non ho voglia di andare al ballo, come ti ho detto al telefono. Sono tornato solo per vedere te e papà.

- Tesoro, devi andarci. Vuoi dare da parlare per un mese agli spocchiosi del club di golf di tuo padre?

- Ma io...

- Cosa ti costa? Si tratta solo di poche ore. Vuoi perdere la battaglia arrendendoti ancora prima di combatterla.

Sua madre era una stronza.

Chiunque avesse pensato che le capochearleader fossero delle teste vuote, non aveva mai avuto a che fare con lei.

Una delle sue caratteristiche principali - quella per cui Ned la detestava a volte - era capire subito con chi aveva a che fare e combatterlo con le sue stesse armi.

Una metafora sulla battaglia, pescata da qualche fantasy medievale del quale non conosceva nemmeno il titolo, non poteva che solleticare il suo ego e farlo capitolare nel giro di pochi minuti.

- D'accordo. Ma ci vado solo per farti contenta.

- Bravissimo, amore. Vedrai che ti divertirai.

Ned Stark era il suo nome e come un orgoglioso Ned Stark si sarebbe comportato.

Al massimo sarebbe morto in battaglia.

Come un vero eroe.

***

Per quanto potesse sembrare impossibile, nemmeno Cassie Faberry era entusiasta di partecipare al ballo in maschera degli ex studenti.

E sì che era stata la reginetta del Prom dell'anno precedente, era ancora ammirata e popolare fra tutte le ragazze che erano rimaste alla Primrose Academy dopo la sua dipartita per il college.

Come la madre di Ned, Cassie era stata la capocherleader innamorata del quaterback di football, bionda con gli occhi azzurri e un sorriso da favola.

Per lei si prospettava un ritorno trionfale alla Primrose Academy, ma Cassie era certa che rivedere il suo ex ragazzo fedifrago, Robert McKeane, avrebbe reso la serata un disastro su tutti i fronti.

Si erano lasciati due settimane dopo il diploma, quando Cassie aveva scoperto Robert a Letto con Katrina, la sua migliore amica. Dopo questo increscioso evento, aveva anticipato di quasi due mesi la sua partenza per New York, giurando che non avrebbe mai più rimesso piede a Berryfield, altrimenti avrebbe ucciso Robert con le sue stesse mani.

Nonostante dunque avesse motivi più che sufficienti per non voler andare al ballo in maschera, c'era una ragione per la quale non se lo sarebbe assolutamente potuta perdere.

Rivedere lui.

Non aveva un nome, quel ragazzo timido e sensibile con cui aveva parlato l'anno precedente al Prom, solo loro due in un'aula vuota del primo piano, poco prima di essere incoronata reginetta e di perderlo di vista in mezzo alla calca della palestra della scuola, adibita per l'occasione a sala da ballo.

Cassie non sapeva nemmeno l'esatto motivo per il quale durante l'inverno avesse sognato per ben tre volte di rivederlo, non era certo un ragazzo così interessante, solo... Beh, era rimasto ad ascoltarla mentre gli raccontava i suoi problemi esistenziali mentre giocavano a Sette minuti in Paradiso - la versione rivisitata da Robert, effettivamente - e non aveva riso nemmeno una volta.

Poi i sette minuti erano finiti ed erano stati interrotti esattamente nel momento in cui Cassie stava per chiedergli il nome.

Tutto sommato, il ballo in maschera poteva essere l'occasione giusta per rivederlo e stavolta Cassie si era ripromessa di non lasciarlo andare via. Certo, non sarebbe stato facile, ma chissà, poteva sempre sperare nel destino.

***

Ned non avrebbe mai potuto dimenticare la serata del Prom.

Ennesima festa alla quale era andato solo per far piacere ai suoi che, da ex Re e Reginetta del ballo scolastico, avrebbero voluto che un simile onore toccasse al figlio, anche se quest'ultimo non aveva mai mostrato il benché minimo interesse per la cosa.

Se ne stava per i fatti suoi, facendo una passeggiata nei corridoi deserti della scuola - sembrava di stare in un film dell'orrore, c'erano solo le luci d'emergenza accese e in lontananza si sentiva la musica dalla palestra - con un bicchiere di punch in mano e con tutta l'intenzione di rifugiarsi in bagno nell'attesa che quel dannato Prom finisse.

Cosa ci trovavano le sue compagne di classe in quella pagliacciata Dio solo lo sapeva: Ned ne aveva viste alcune conciate come carri allegorici, con improbabili vestiti pieni di paillettes e piume, infagottate dentro strani arnesi - bustini ottocenteschi - che, invece di nascondere i chili di troppo, li mettevano ancor più in evidenza.

Tutte lì a cercare di farsi notare, alla ricerca di qualche fotografia o di qualche ricordo speciale, di un modo per dire che anche loro c'erano.

Era successo che per caso aveva incrociato la combriccola di Robert McKeane, con le oche fidanzate al seguito.

- Guardate, c'è Ned il Nerd! - lo aveva additato subito lui, ancor prima che riuscisse a cambiare direzione e a tornare indietro.

Robert, contrariamente a Ned, era un energumeno alto due metri, e già solo dall'aspetto fisico incuteva timore. Ned aveva sempre pensato che somigliasse ad uno scimmione, anche per via del suo modo di parlare e di camminare.

Aveva deglutito rumorosamente, e aveva emesso uno strano suono.

- Non ce l'hai la lingua, Ned?

- S-sì.

Si erano tutti messi a ridere, meno Cassie, che stava un po' in disparte e lo fissava senza alcuna espressione particolare.

- Ti va di giocare con noi? Stavamo appunto pensando di ammazzare la noia, sai...

Ned sapeva che i loro giochi sarebbero stati tutto meno che tranquilli, così ancora una volta aveva cercato di svignarsela, ma due amici di Robert l'avevano trattenuto per le spalle.

- Tu. Giochi. Con. Noi.

Gli avevano spiegato brevemente le regole.

- Hai presente sette minuti in paradiso? Ecco, tu adesso entri lì, al buio, e poi noi sorteggiamo qualcuno da mandarti per sette minuti. Potresti trovare l'amore della tua vita, chissà. - concluse Robert con un ghigno che non prometteva nulla di buono.

Ned aveva involontariamente guardato verso Cassie, ma nessuno se ne era accorto.

L'avevano chiuso praticamente a forza dentro la prima aula vuota di fronte a loro, senza che potesse opporsi e per circa tre o quattro minuti Ned li aveva sentiti parlottare, cogliendo smozzichi di frase come “Lo facciamo nero!” “Ma non sarebbe leale!” “Beh, le regole le abbiamo un tantino cambiate”.

La situazione non era granché rassicurante, tanto che per un attimo Ned aveva persino valutato l'ipotesi di scappare dalla finestra.

Poi la porta si era aperta, lasciando entrare uno spiraglio di luce e richiudendosi subito dopo.

- Ehi?

- C-chi sei?

- Sono, io Cassie. Tranquillo, sono riuscita a convincerli a non farti niente di male!

La sua voce era dolce e rassicurante e per un attimo il cuore di Ned aveva saltato qualche battito.

- Non ti conosco. Sei dell'ultimo anno?

- Sì. - logico, una come lei non stava certo a rendersi conto dell'esistenza di uno come lui.

Ned si era avvicinato all'interruttore della luce e aveva fatto per accenderlo, ma lei l'aveva fermato.

- No, no. Restiamo così, per favore.

Dopo qualche altra domanda di circostanza, Cassie aveva iniziato a parlare a ruota libera, come se si conoscessero da sempre, forse rassicurata dal fatto che non si stessero guardando negli occhi.

Gli aveva confidato molte delle sue paure, alcuni dei burrascosi litigi con Robert e la sua voglia di andare via da Berryfield.

Poi era successo il miracolo.

Ned non era mai riuscito a spiegarsi il vero motivo e per diverse settimane non era stato nemmeno sicuro che fosse successo veramente.

Aveva sentito le sue labbra posarsi sulla sua bocca, per un numero indefinito di secondi.

E, invece di ricambiare il bacio come accadeva in tutti i più sdolcinati film d'amore, Ned era rimasto lì, immobile come un baccalà, incapace di reagire, nonostante si rendesse conto che quello era forse il momento più incredibile della sua vita.

Tutto quello che gli era venuto in mente era stato che i sette minuti stavano quasi per finire e che se Robert li avesse trovati in quel modo, avrebbe potuto dire tranquillamente addio ai suoi connotato.

Cassie si era allontanata da lui proprio dieci secondi prima che entrassero tutti gli altri. Ned avrebbe voluto provare a chiederle il perché di quello strano gesto - baciare uno sconosciuto durante uno stupidissimo gioco - ma l'aveva persa di vista quasi subito, seguendo da lontano la sua incoronazione di Reginetta del ballo e subito dopo voltandosi per lasciarsi indietro quella serata e ciò che di più strano era successo.

Erano stati sette minuti.

Gli unici sette minuti in paradiso della sua vita da liceale sfigato.

***

Alla fine, eccolo lì.

La Primrose Academy non era cambiata di una virgola, nel corso dell'ultimo anno. Stesso imponente edificio finto-ottocentesco che sembrava pronto a divorarlo, stesso orrido vialetto che conduceva all'ingresso della struttura - Ned aveva sempre avuto la tentazione di attaccare sotto al portone un cartello con la scritta LASCIATE OGNI SPERANZA VOI CHE ENTRATE - e soprattutto stesse orribili marionette vestite da ex allievi e allieve con facce che Ned avrebbe voluto dimenticare per sempre.

Nonostante tutti avessero una maschera sul volto, Ned riconobbe molti dei profili di suoi ex compagni e compagne, evitando però di salutare per essere riconosciuto a sua volta. Il suo obiettivo era, ancora una volta, quello di passare anonimo.

L'idea di essere costretto a rivangare certi ricordi gli dava la nausea e, in cuor suo, mandava mille accidenti a sua madre per averlo costretto ad andare al ballo. Meglio un mese di maldicenze, piuttosto che essere costretto a certi spettacoli!

Giusto per il gusto di girare in cortile da ex studente e vedere se c'era qualche differenza, si incamminò a passi lenti, per prolungare il più possibile quella passeggiata e rimandare il momento in cui gli sarebbe toccato andare in palestra a gettarsi nella mischia danzante.

Mentre si avvicinava al campo di lacrosse, la vide: era vestita di bianco, bella e sinuosa come sempre, le spalle scoperte e i capelli biondi lievemente arricciati sulle spalle.

Era Cassie, avrebbe potuto riconoscerla a chilometri di distanza, una stupida mascherina sugli occhi non sarebbe bastata a nascondere la sua identità.

Chissà se lei invece l'avrebbe riconosciuto?

Con ogni probabilità non si ricordava per nulla di quello che era successo al ballo scolastico dell'anno precedente, ma dato che si trovava lì, tanto valeva provarci.

- Ehi... - la chiamò a mezza voce, col rischio di non essere sentito.

Lei non si voltò, così decise di riprovarci di nuovo, stavolta a voce più alta.

- Ehi...?

Cassie si voltò verso di lui e il cuore di Ned prese a battere violentemente.

- Sì?

Sarebbe stato troppo banale chiederle se si ricordasse di lui e forse il fatto di poter celare la sua identità gli sarebbe tornato utile.

- Che ci fai qui tutta sola? Non dovresti essere a ballare dentro?

- Non... non mi va per adesso. E poi scusa, potrei dire lo stesso di te, no?

Cassie gli si avvicinò.

- Bah, io sono abituato a fare tappezzeria a questo genere di cose. Non ci volevo nemmeno venire al ballo. Pensa che sono tornato apposta dalla Barriera... ehm, cioè dalle Montagne Rocciose.

- Dalla Barriera?

- Sì, no, scusa... è una cretinata. Un soprannome che ho dato al mio college!

Sì, stava decisamente facendo la figura del cretino.

- Mi piace! - esclamò lei con una risata divertita.

Fu facile iniziare a spiegarle dei romanzi di Martin, di quanto gli piacessero e di quanto negli anni si fosse appassionato al fantasìy perché gli permetteva di sfuggire alla realtà quando questa non gli piaceva. Omise soltanto il dettaglio di chiamarsi casualmente come uno dei personaggi principali.

Cassie non dava segno di riconoscerlo, ma lo ascoltava interessata, cosa che lo stupì parecchio, visto che prima d'ora i suoi discorsi da nerd esaltato non avevano mai attirato l'attenzione di nessuno.

- Cosa ci fai al ballo se non vuoi ballare? - le chiese Ned ad un certo punto.

- Beh, ecco. È una cosa stupida.

- Giuro che non riderò. Tu non hai riso per la cosa di Games of Thrones.

- Okay. Hai presente quando pensi di aver incontrato una persona che non vorresti lasciare andare per nulla al mondo? Quando pensi che basta davvero pochissimo perché qualcuno lasci qualcosa nel tuo cuore?

La storia che seguì, quasi lo fece cadere a terra dallo stupore.

- L'anno scorso, al ballo di fine anno, ho giocato a Sette Minuti in Paradiso con un tizio che nemmeno conoscevo solo perché altrimenti Robert e i suoi amici avevano intenzione di pestarlo per divertirsi un po'. E beh... Sono stati solo sette minuti e poi non sono più riuscita a rivederlo. E stranamente ho pensato a lui diverse volte, durante quest'anno. Sono venuta qui dicendomi che magari avrei potuto rivederlo.

Ned si schiarì la voce.

- Perché... perché non vai dentro a cercarlo?

- Perché ho paura. Sai, potrebbero essere stati solo sette minuti, se fossero stati di più magari non sarebbe stato tutto così perfetto. Ho come la sensazione di rovinare tutto, preferisco rimanere aggrappata al sogno di rivederlo.

Doveva farsi avanti.

Doveva per forza.

In qualunque modo fossero andate le cose successivamente, adesso Ned aveva l'occasione giusta in pugno, una di quelle che il destino ti mette in mano una sola volta nella vita.

- Non penso, sai? Preferiresti davvero restare col dubbio? E se magari le cose sarebbero dovute andare bene?

Non aveva il coraggio di togliersi per primo la maschera e spiegare a Cassie come stavano le cose. La vedeva persa nel ricordo di ciò che era successo l'anno precedente e aveva il terrore di rovinare tutto.

- Perché mi hai raccontato questa storia?

- Perché il modo in cui ci siamo visti stasera mi ha ricordato come sono andate le cose un anno fa. Anzi, mi ricordi un po' lui.

Il cuore continuava a battergli sempre più forte.
Poteva farcela. Forse.
Doveva solo togliersi quella maschera.
- Ti ricordi anche del nostro bacio? - chiese d'impulso.
- Del nostro... Oddio. No. Non posso essere stata così stupida da...
Ned le prese una mano e si tolse la maschera che gli copriva il volto.
- Sei tu! Oddio, mi dispiace, avrei dovuto rendermene conto subito. Che imbarazzo!
Tirò un sospiro di sollievo nell'essere stato riconosciuto, visto che credeva che sarebbe finita male anche stavolta.
- Perché mi hai baciato? Nemmeno mi conoscevi!
- È stata la prima volta che facevo una cosa del genere. Baciare uno sconosciuto... non mi era mai passato per la testa, devo ammetterlo. Ma tu non... tu eri diverso. Mi sembrava di conoscerti da sempre, mi hai lasciato parlare e non mi hai detto nemmeno per un attimo che le cose che ti dicevo erano stupide. E poi non so nemmeno il tuo nome. Mi dispiace.
- Mi chiamo Ned. - rispose semplicemente lui.
Come avrebbe potuto trovarla stupida? Cassie probabilmente non aveva la più pallida idea che lui sarebbe rimasto ore anche ad ascoltarla fare l'elenco della spesa.
In fondo il ballo degli ex studenti non era poi così male.
- Mi dispiace non averti più rivisto, poi.
- Dispiace anche a me.
Se non avesse avuto la certezza di rovinare davvero tutto, l'avrebbe baciata, stavolta senza tirarsi indietro.Ma era meglio non correre, Ned preferiva seguire il suo istinto in queste cose.
- Ned? - la voce di Cassie era dolce, mentre pronunciava il suo nome.

- Sì?

Lo prese per mano.

- Questa volta non ti lascerò andare.

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