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Ci sono modi e modi di recepire un film.
"I Gatti Persiani" potrebbe essere un film americano e probabilmente sarebbe la scontatissima storia di un gruppo di ragazzi che vuole fondare una band per far colpo sulle ragazze più carine alle feste e di certo non starei qui a parlarne.
"I Gatti Persiani" è un film iraniano e questo cambia tutto.
C'è qualcosa di struggente nella cinematografia iraniana, probabilmente legata al fatto che metà dei film realizzati vengono subito censurati e che per sfuggire alla censura ci si deve fare approvare la sceneggiatura, far dare le autorizzazioni a filmare e tutto si riduce ad uno sfiancante braccio di ferro a chi lascia perdere per primo.
E se il regista è tanto testardo da voler comunque raccontare ciò che ha in mente, finisce che magari è costretto ad auto-esiliarsi o viene condannato al carcere come è successo a Jafar Panahi.
Succede che "I Gatti Persiani" non sia solo la storia di due ragazzi che vogliono fondare una band musicale. È la storia di un viaggio all'interno di quell'Iran nascosto, dove suonare equivale a sognare, a sperare, a cercare la libertà. I due personaggi protagonisti ci vengono mostrati sempre in cammino e credo che questo non sia un caso.
Camminano alla ricerca dei permessi necessari a poter suonare. A poter partecipare ai festival rock europei. Perché andare a Londra equivarrebbe a volare via, a scappare da quella morsa che li costringe a rimanere in un paese così opprimente.
"I Gatti Persiani" somiglia più ad un documentario, che ad un film dotato di una storyline intesa alla maniera occidentale.
Ho letto che è stato girato in due settimane e subito sequestrato e adesso i due attori protagonisti - la ragazza dovrebbe avere la mia età - vivono a Londra, se non ho capito male in asilo politico.
Si tratta di una storia che in parte dovrebbe essere reale, perché comunque i due attori-cantanti hanno davvero una band - i Take it easy hospital - e suonano in Europa, non so dunque quanto di vero abbiano raccontato nel film.
Credo di aver amato questo film soprattutto perché i due protagonisti hanno circa la mia età. Sembra una cosa stupida, forse fa parte del processo di identificazione, chissà. O forse è che mi commuove l'idea di ragazzi come me costretti a lottare per una semplice canzone mentre a me qui basta accendere il pc, andare su Youtube e ascoltare tutto ciò che voglio.
Qui un altro estratto del film (non mi fa incorporare il video).