Titolo: The Wardrobe
Autore: Castiel Who
Genere: Erotico
Personaggi: Meriadoc Brandybuck, Peregrin Took
Pairing: Merry/Pippin
Rating: NC17
Avvertimenti: Slash, Lemon
Note: Scritta per il p0rn fest 5 indetto da fanfic_italia e dedicata con tanto affetto a
rhoot «Sicuro che sia una buona idea? » Domandò Pippin indugiando con la schiena contro l’ampia anta dell’armadio in noce. Merry, chiudendo la porta con una doppia mandata di chiave, alzò gli occhi al cielo spazientito.
«Sì Pip, ne sono sicuro. » Rispose, iniziando a sbottonarsi il panciotto e avvicinandosi all’altro. Il giovane Took lo guardava con un misto di desiderio e timore di venire scoperti, ma, nonostante questo, ben conscio che il suo spirito ben poco disciplinato avrebbe vinto sul buonsenso.
«Ma... » Lo scorrere delle parole venne interrotto del dito di Merry, prontamente posato sulle sue labbra. Per un secondo accarezzò l’idea di poterlo leccare, allora sì, che ogni volontà se ne sarebbe bellamente andata a fare una gita a Collevento, o comunque, leghe e leghe lontana da lui.
«Niente ma, ne abbiamo già parlato, » Merry poteva avvertire il leggero tremore sotto il polpastrello, sentore di una qualche resistenza da parte dell’altro. «E non ho alcuna intenzione di aspettare oltre. » Sussurrò, sorridendo.
Senza rispondere a una precisa volontà di Pippin, le mani si mossero verso la maniglia dell’armadio, poi lo aprirono aprirlo, facendo finire lo Hobbit a contatto con il cugino, ormai vicinissimo a lui. Merry lo afferrò per un fianco, strattonandolo a sé abbastanza da poter sentire le braghe farsi più gonfie contro la sua coscia.
«Merry... » Gemette debolmente in avvertimento, mostrandosi completamente vinto, non che il biondo avesse veramente bisogno di ulteriori incitamenti. L’interpellato ghignò vittorioso.
«Non vuoi finire l’opera? » Domandò accennando all’indumento aperto che aspettava solo di essere sfilato, seguito dalla camicia. Prese le mani del cugino e le portò al petto, completamente distese. Lasciò che sentisse il battito del cuore leggermente accelerato, pronto per raggiungere ritmi ben più critici, e scrutò gli occhi dalle pupille vagamente dilatate, che fissavano proprio il punto in cui era localizzato il suo cuore. «Pip. »
Peregrin alzò lo sguardo, poi baciò le labbra di Merry, a pochi centimetri dalle sue. Il gesto venne ripagato con entusiasmo, il più grande lo sollevò fra le proprie braccia, conducendolo fra i vestiti ripiegati e quelli appesi nell’armadio. Per degli umani sarebbe potuto essere uno spazio angusto, ma per i due Hobbit era il meglio che potessero chiedere.
Atterrare fra le coperte più invernali fu come cadere su una nuvola, Pippin chiuse gli occhi, mentre Meriadoc si occupava di togliergli di dosso tutto ciò che era possibile togliere, per poi arrampicarsi in quel morbido e caldo angolo di mondo.
Il castano lo accolse su di lui con entusiasmo, ogni pensiero razionale aveva ceduto il posto a quell’infida lussuria che lo corrodeva ogni qualvolta che l’altro Hobbit era troppo vicino. Merry si piegò su di lui, spinse i fianchi verso il basso, facendolo sussultare e prendere l’iniziativa di sbottonargli le braghe, sfilandogli, allo stesso tempo, le bretelle dalle spalle.
«Finalmente riconosco il mio Pippin. » Commentò con orgoglio. Si mosse lentamente, afferrandosi al suo torace, i pollici premuti volutamente sui capezzoli duri e indolenziti. Sotto i palmi, sentì i polmoni espandersi in respiri profondi e veloci.
Pippin strattonò l’indumento di cui si stava occupando, portando il cavallo oltre le ginocchia, poi via, fuori dal guardaroba, facendoli finire da qualche parte sul pavimento. «Ti prego, Merry! Ho bisogno di... » Gemette con un filo di voce.
«Di cosa? » Gli accarezzò i capelli castani con particolare tenerezza e sorridendo incoraggiante. «Voglio sentirtelo dire. » Più che come desiderio, suonò come una minaccia: non sarebbe andato fino in fondo prima di aver sentito le suppliche che si aspettava.
Peregrin raccolse le parole e, per un attimo, le trasformò in azioni: toccandogli il rigido membro con fare languido. «Te... » Sospirò come se se si fosse liberato da un macigno sullo stomaco.
«Ma io sono proprio qui, fra le tue braccia. » Ribatté Merry con un battito di ciglia e un’innocenza talmente fasulla che non avrebbe potuto ingannare nemmeno un completo imbecille. La mano rimasta a torturagli il capezzolo si distese ampliamente e accarezzò la pelle con movimenti lenti, scivolando pian piano verso il basso, rallentando solo in prossimità dell’ombelico.
Il giovane Took tremò, in preda ai brividi in previsione e in ricordo a cosa il compagno era capace di fare con le proprie mani. «Non resisterò ancora a lungo, se continui così. Ti prego Merry, penetrami! » Lo supplicò, trattenendosi dall’urlare mordendosi subito la lingua, per paura di poter essere udito da orecchie indesiderate in giro per l’abitazione.
Meriadoc lo afferrò saldamente e iniziò a occuparsi di lui con movimenti decisi, le dita stringevano maggiormente in prossimità della punta delicata, inumidendosi di un liquido caldo e incolore. Quando quelle stesse dita raggiunsero la stretta apertura, il corpo di Pippin fu scosso da una scarica elettrica che lo fece gioire dal più profondo di sé. Lubrificato dal prodotto della sua stessa eccitazione spalmato con cura, allargò le gambe alla massima estensione concessa dalle pareti in legno, pronto.
Un dito si insinuò dentro lentamente, burlandosi dei muscoli contratti che opponevano resistenza alla sua presenza. Pippin spalancò gli occhi e si alzò abbastanza da poter sfiorare le labbra leggermente aperte per la concentrazione. Accarezzò una guancia arrossata del biondo, trascinandolo a sé in baci ben più bramosi e bagnati. «Sono pronto, non indugiare oltre. » La voce era uscita arrochita per lo sforzo di non urlare.
Merry annuì, sfilò il dito e si posizionò meglio, prima di iniziare a spingersi in Pippin con spinte inizialmente leggere, poi più forti, perdendo il conto e il senso del tempo che passava. Non vi era più la stanza, e nemmeno quell’armadio pieno di indumenti e coperte: il mondo girava intorno a loro e loro soltanto.
Pippin strusciò il bacino senza smettere di gemere, aggrappandosi alle cosce del cugino con le unghie, incurante del dolore che avrebbe potuto provocargli. Il suo corpo era caldo e stretto, muoversi in lui richiedeva ulteriori spinte, di uscire e di rientrare, più energicamente di prima. Afferrò le spalle di Merry con uno scatto repentino e lo costrinse a piegarsi nuovamente su di lui, per essere baciato con foga, in una posizione che poteva esser tutto all’infuori di naturale. Riuscire a eseguirla provocò un picco di piacere misto al dolore provocato dai muscoli in tensione, e Meriadoc venne in lui, riempiendolo piacevolmente.
Non occorse molto altro tempo perché il più giovane riversasse il proprio caldo seme nello spazio fra i loro ventri. Sospirò appagato, nella sua bocca. «Non male, qui. Dovremmo nasconderci nell’armadio più spesso. » Annunciò con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
Fine.