[Soccerdom] ~ A moment, a love, a dream, a laugh, a kiss, a cry, our rights, our wrongs.

Oct 03, 2010 00:14

Titolo: A moment, a love, a dream, a laugh, a kiss, a cry, our rights, our wrongs.
Fandom: RPF - AC Milan.
Personaggi/Pairing: Leonardo Nascimento de Araújo.
Rating: G.
Genere: Introspettivo, Self-centered.
Word Count: 805.
Disclaimer: Non solo non è mio, non è nemmeno più nostro.
Note: Per miss_hale . Perché le voglio un bene totale e mi è mancata, e se lo merita, e a volte mi sembra di fare così poco per lei, in confronto a quanto lei fa per me.





A moment, a love, a dream, a laugh, a kiss, a cry, our rights, our wrongs.

Sebbene le ore non rimangano appigliate ai suoi vestiti, così come i giorni non si stanziano sotto il suo letto aspettando il suo consenso per susseguirsi l'uno all'altro, a volte ha come l'impressione di portarsi addosso il peso di mesi mai vissuti, le delusioni di anni non suoi.
Se ne rende conto tra un pasto e l'altro, sempre più spesso, mentre sfoglia riviste o guarda partite; muove gli occhi sulle pagine o sullo schermo e segue quei colori col fiato corto, deglutendo di tanto in tanto e sorseggiando un po' d'acqua. Non sono origini abbandonate, le sue, non è un vecchio amore non più ricambiato. È come dare un bacio al buio, senza fiatare, per poi scomparire dietro l'angolo non appena le luci si riaccendono.
Segue da lontano gli infortuni, gli allenamenti, le corse, le sconfitte e le vittorie, quei grigi pareggi e quegli sguardi impenetrabili a fine partita, sempre gli stessi. Segue passo per passo un percorso che non è più il suo.
Per questo a volte la schiena fa più male del dovuto - il peso di mesi mai vissuti, le delusioni di anni non suoi - e gli occhi brillano come davanti a uno Stadio gremito stipato nel suo salotto; giù per la gola la saliva sembra sempre troppo poca, e se il tempo passa come passano gli incarichi e le ottime annate, lei non passa mai.

Arrivare al termine della giornata conservando tra le mani la voglia di afferrare altro che non sia un mazzo di chiavi per aprire la porta di casa e buttarcisi dentro - e magari addormentarsi sul divano, o sul letto intonso - è più che frustrante. Le notti d'inizio autunno lo riportano un po' indietro; a quelle albe stranianti, ai pomeriggi frenetici e a quelle progettazioni di schemi che non erano mai abbastanza efficaci o convincenti, sulle quali ci rimuginava su le notti perché quella era la sua squadra e l'avrebbe allenata, Dio, l'avrebbe allenata. Ancora adesso gli capita di sognarseli di notte, quei benedetti schemi.
Poggia le chiavi sul mobiletto dell'ingresso, allentandosi un po' la cravatta e accendendo la luce.
Forse, mentre aspetta che torni Anna dal lavoro, si guarderà un bel film.

Restare, spesso, è qualcosa per il quale non necessita permesso alcuno.
- Verrai a trovarci, qualche volta? - Il sorriso di Luca era morbido, un po' infantile, mentre gli occhi inspiegabilmente brillavano di consapevolezza sconcertante. - Non lo so. Forse. - Aveva sorriso a sua volta, guardandolo e sospirando piano. - Deve passare un po' di tempo prima che possa-- prima che mi senta di tornare qui. -
Luca lo aveva guardato con attenzione, poi aveva scrollato le spalle. - Quando vuoi, io non mi muovo di qui. - Lui gli aveva dato un buffetto sulla guancia, velando il suo sorriso di una malinconia palpabile. - Nemmeno io, in fondo -
Luca aveva alzato lo sguardo su di lui, deglutendo e assumendo quell'espressione un po' persa che usciva fuori nei momenti meno opportuni, quelli in cui era maledettamente difficile riuscire a non prestargli tutta l'attenzione del mondo. - Buona fortuna, Mister. -
Avrebbe voluto sorridergli ancora, ma dargli le spalle e cominciare a camminare in quel momento gli era sembrata la cosa più facile da fare. Per non affrontare altro.
A volte parte, dopo, ma per restare non sempre c'è bisogno di-- restare effettivamente.
Lui, in fondo, è sempre restato.

Amare in realtà non è che gli venga così naturale.
L'amore è qualcosa che comporta un certo sforzo, sempre e comunque, a prescindere dall'immensa gioia che riesca a portare con sé.
- Ti amo. -
Lo aveva detto pianissimo, con gli occhi chiusi, sentendo la pioggia aumentare e schiantarsi a terra. Non aveva labbra da baciare né un corpo da abbracciare, solo il suo Stadio vuoto e un mal di gola tremendo, come se al pronunciare quelle due parole la sua stessa voce lo avesse ferito dall'interno, lacerandolo.
Non si sentiva per niente sereno, non aveva idea di cosa fosse un sorriso e di come metterlo in mostra. Faceva freddo.
Amare è difficile. Non l'ha mai fatto con totale serenità, mai, nemmeno quando si era sentito legato a quel vincolo quasi come avesse donato metà del suo sangue per esso. L'amore diventa tiepido man mano che le facce si sovrappongono, l'amore si raffredda come si raffredda ogni cosa e ogni cosa passa. L'amore è incostante.
Faceva freddo ma era rimasto.
Per questo a volte sente male ovunque, come se lo sforzo fosse fisico, come se fosse inciso sulla sua pelle quel sentimento disperato.
Ma l'amore, il suo amore, è un po' come la sabbia che si bagna e si riasciuga, si bagna e si riasciuga. Il suo amore un po' salato e un po' agre, resta.

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