Feb 20, 2010 01:28
Spettacolare: l'aggettivo giusto per definire questo film è già contenuto nel titolo.
Lo spettacolo dell'ambiguità del potere, del suo oscillare perenne tra Bene (poco) e Male (molto), della solitudine a cui porta coloro che vi si votano come ad una religione
Le vicende giudiziare di Giulio Andreotti sono raccontate a partire dall'apice del suo potere politico, la formazione del suo settimo governo.
La pellicola è contemporaneamente una ricostruzione fedele e oggettiva delle vicende politiche del nostro paese e un ritratto "surrealista" di uno dei più importanti politici d'Italia, il cui nome è indissolubilmente legato alle pagine più buie della storia del secondo dopoguerra, dal rapimento di Aldo Moro alle stragi di Capaci e Via D'Amelio.
Toni Servillo è semplicemente perfetto nell'incarnare, con la sua staticità e la voce monocorde, il Divo Giulio, non imitazione del reale Andreotti, ma sua trasfigurazione simbolica, proiezione dell'immaginario popolare.
Un ritratto le cui pennellate sono costituite dal racconto di aneddoti e da citazioni, vere o presunte, attribuite a persone vicine ad Andreotti, da De Gasperi a Moro stesso, dal "nemico" Cossiga a Eugenio Scalfari.
Un ritratto che si fa arte pura nella fotografia, nell'uso della colonna sonora e nel montaggio, curati nel più piccolo dettaglio, talmente insoliti per il nostro panorama cinematografico da far sembrare questo film quasi un'istallazione d'arte contemporanea.
E la scena del presunto bacio con Riina meriterebbe, da sola, una recensione a parte.
"Il Divo" è un incubo a occhi aperti la cui visione diviene quasi obbligatoria per capire i nostri tempi.
Recuperatelo, è caldamente consigliato.
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