È tutto vero

Jan 30, 2013 22:33

(Questo post va qui perché sì.)

A un certo punto ho alzato gli occhi per guardare, dopo tanto che non mi capitava, quella particolare luce che ha il tramonto a Roma, e il modo in cui accarezza gli edifici, quando ho sentito Macci stringermi il braccio e ridere.
"È tutto vero", ha più o meno detto con quella sua voce dolcissima che era esattamente quella che immaginavo, ed è quello che stavo pensando anch'io.
È tutto vero.
Macci, che è davvero bellissima, che è davvero fantastica, che ha davvero lo scudo di Capitan America e la placchetta con Magneto e la frase "Peace was never an option".
La mostra di Doisneau, che è stata molto più di quel che immaginavo, anche solo per l'ironia, lo sguardo giocoso, l'umanità stranissima di una Parigi che, per una volta, non mi è sembrata poi troppo lontana dalla Roma popolana del neorealismo (e di certi racconti familiari).
La serie sul negozio, con le facce allibite degli avventori di fronte al quadro di una donna nuda prese dall'interno della vetrina sono state un po' lo spirito della giornata.
Il giro nella libreria Arion, che devo ancora capire come sia stata inserita nell'elenco delle dieci più belle al mondo, un po' per i gradini infami, un po' perché è l'unico posto di Roma dove son capace di perdermi, un po' perché nel reparto home-video avevano The Amazing Spiderman. Ecco, da Shakespeare & Co. dubito che vendano The Amazing Spiderman
O Prometheus.
Fare battute dal vero sulla beltade di Fassbender ("Più Michael per tutti" scriverà giustamente Macci sulla cartolina).
E poi ecco, l'idea della cartolina, il libro su Dalì che ho realizzato cosa fosse davvero cosa fosse solo sul treno, quasi a casa, quando ho messo a fuoco che quello che stava raccontando il primo incontro era Lorca.
È stato tutto vero ed è stato bello, vedere per la milionesima volta i soliti posti ma con accanto una persona a cui vuoi bene e che finalmente hai conosciuto di persona, una persona che ti fermi a Campoleone col treno e sai che quei palazzi son gli stessi che ha visto lei e che vedrà quando tornerà a casa e sembrano, per questo, avere più senso di quanti non ne abbiano avuto in questi anni.
Sedersi ai banchi di San Paolo entro le mura e far cadere i foglietti e carezzare i breviari e chiedersi se si può dire Ommioddio in chiesa, anche se è una chiesa protestante. Anche se il mio rapporto con le chiese ha ben poco di devoto.
Appiccicarsi al vetro della teca dietro cui è conservato il testamento di Marco Polo.
Scoprire che Macci non beve caffé e ammettere di esserne un pochino dipendenti.
Il mio taccuino e il suo quaderno con gli appunti dei progetti scrittori che verranno.
Il terrore di Macci per la stilografica.
I libri che avremmo comprato se solo se.
Pensare che la prossima volta al binario non ti saluterai, ma la trascinerai dentro e te la porterai a casa.
Cose così, cose belle e cose vere, frammenti che sto buttando a caso in questo post mentre lotto col sonno.
Il respiro che si mozza davanti a Picasso che ritocca Vogue, come nemmeno di fronte a Bunuel, Simon De Beauvoir, Orson Wells o Christian Dior.
Le frasi di Doisneau, di cui un giorno leggerò gli scritti.
E l'entusiasmo di Macci che scaldava tutto.

una stanza tutta per sé, memorabilia, vacanze romane, dediche, mostre ed eventi, happy go lucky

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