Ultimamente non riesco a scrivere sul blog.
Ok, il tempo in questo mese è stato tiranno più che mai, e infatti sto pagando pegno stando a letto con la febbre, però è anche vero che negli ultimi giorni ho provato più volte ad aprire la casella senza, però, che mi venisse l'istinto di scriverci dentro nulla.
E sì che a questo blog tengo un sacco, e di cose da dire ne avrei a bizzeffe.
Tipo: ieri pomeriggio ho visto un pezzetto di
Urlo con James Franco, e nonostante tutto l'amore del mondo per la Beat generation, per Ginsberg, per Franco anche se lo trovo sopravvalutato (buona volontà non è sinonimo di talento), per Jon Hamm (ricordate lo strafigo in ammollo?) che ormai temo reciterà per sempre in abiti anni Cinquanta non mi è piaciuto.
E non perché fosse brutto (buona volontà è sempre qualcosa da premiare), ma perché semplicemente non si capiva cosa fosse: un momento c'è James Franco che recita para para un'intervista a Ginsberg (e allora perché non fare direttamente un documentario montando i filmati dell'epoca?), il momento dopo c'è James Franco che recita "Urlo" (questo, magari, si poteva tenere nel documentario), poi parte la sequenza onirica in cui "Urlo" è illustrata con animazioni basate su disegni originali di Ginsberg (bello, ma poteva essere un corto); infine parte la sequenza sul processo, che è l'unica parte realmente "cinematografica" di questo fritto misto.
Perché, appunto, più che un film a me è sembrato un fritto misto.
Non del tutto negativo, ma molto, molto confuso.
Nella rece che vi ho linkato si giocano la carta "è tutto volutamente così perché richiama la poetica di Ginsberg" ma andassero a rivenderla a qualcun altro perché io non ci casco.
Io quella roba l'ho letta a diciassette anni, la differenza la capisco benissimo.
Comunque James Franco è bravo, sopravvalutato ma bravo, ci mette impegno, anima, si vede che ha amato il ruolo con tutto se stesso.
Continuo a sostenere che è un po' sopravvalutato, ma lavora sodo e non se la tira.
Poi.
Poi ci sarebbe da raccontare di giovedì pomeriggio, quando in presa a una crisi di nervi dovuta a un sacco di cose che non sto qui ad elencarvi per non fare l'ennesimo post lucchettato ho deciso che non c'era affatto un valido motivo per non prendere il treno prima, farmi un giro in centro e poi tornare all'ovile (cioè al lavoro).
Ho così rifatto buona parte del tour borgiano (la serie di Tom Fontana è una droga, ha il suo bel numero di cazzate e in generale io e lui vediamo Cesare in modi diametralmente opposti, ma rispetto a quella della Showtime è fatta benissimo, rispetta timeline e caratterizzazioni psicologiche dei personaggi e approfondisce abbastanza bene il contesto storico), e in generale ho rivisto con piacere un sacco di cose che mi hanno tirata su di morale.
Per dirne una: il Teatro Valle occupato, dove si respirava un bel clima anche se mi son potuta fermare proprio poco.
Per dirne un'altra: Piazza Navona.
Per dire l'ultima, la più importante: la "Madonna del Pellegrino" di Caravaggio, che mi ha un po' ripagata della delusione per non poter andare a vedere la
mostra di Milano su Artemisia Gentileschi.
La Giuditta
che tanto amo valorizzata da una scenografia di Emma Dante, che tanto stimo.
Mi tocca confidare nelle feste di Natale, ma non è detto perché giusto ieri mi è arrivata una proposta per un viaggio da fare in primavera alla quale, sinceramente, non vorrei rinunciare.
Ma forse è meglio non parlarne ancora, perché la sfiga è in agguato e quest'anno sta picchiando durissimo.
Meglio non provocare.