Babbo Natale ti manda le sue scuse, ma ha trovato traffico sul Raccordo prima e sulla Pontina poi, per cui ci ha messo un po' di più a recapitarmi il raccontino da postarti come regalo...
Ok, non è vero, l'ho scritto io con l'ausilio di una canzone bellissima e, secondo me, molto adatta a Gabriel,
L'uomo col megafono di Daniele Silvestri.
Probabilmente sono andata tantissimo OOC, per cui più che fare gli auguri mi sa che mi conviene chiedere scusa...
In un articolo non si può mettere dentro tutto, purtroppo.
E ciò che si è costretti a lasciare fuori è la parte più importante, quella delle emozioni che si imprimono sulla pelle come cicatrici.
Questa cosa ha sempre fatto impazzire Gabriel, spingendolo ad elaborare nel corso degli anni le più disparate strategie per aggirare l'ostacolo.
Perché se è vero che un articolo è solo una finestra da dove sbirciare cosa accade nel mondo, è anche vero che deve essere abbastanza grande da permettere al lettore di farsi prendere dalla voglia di uscire e andare a vedere coi propri occhi.
Per questo Gabriel ha scritto sempre ogni articolo come se stesse pronunciando un discorso in una piazza.
Limitandosi a dare informazioni, certo, ma gridandole a squarciagola affinché fosse impossibile non fermarsi ad ascoltare.
Non mostrando le cicatrici, ma lasciandone intuire l'esistenza.
Spiegando il dolore e l'orrore.
Scrivere un articolo non serve a cambiare il mondo, infatti, se prima non riesce a cambiare la testa di chi legge.
Se non lo si costringere in qualche modo a seguire il percorso che ha portato il giornalista a scrivere quelle parole.
In un articolo non si può scrivere tutto, ma inesorabilmente si tende a mettere un po' di se stessi.
Il che è un altro ostacolo da superare, perché ci sono parti di noi stessi che, invece, dovrebbero rimanere al sicuro.
Fare da scrigno ai ricordi.
Ethan, ad esempio.
Pare infilarsi da solo, nei pezzi.
Pare guidare la mano, i ragionamenti, la scelta delle foto e perfino l'impaginazione stessa del giornale.
Ethan è un dolore privato e un valore aggiunto.
La forza con cui Gabriel ha aggirato gli ostacoli e cambiato, spesso e volentieri, la testa dei suoi lettori.
La voce che gli ha suggerito i discorsi.
Ethan sapeva, cosa doveva andare in un articolo e cosa no.
E come ogni vero giornalista non glielo ha insegnato a parole, ma costringendolo a seguire il suo percorso.
A inseguirlo per non perderne le tracce.
Dentro se stesso, prima ancora che nel mondo.