Titolo: Shine like golden fields
Fandom: Game of Thrones
Pairing: Jaime/Cersei
Rating: arancione
Avvertimenti: het, Modern!AU, incest
Shine like golden fields
A scuola si parlava di loro già il primo giorno, ma a questo erano entrambi abituati: non si è figli di una famiglia ricca e famosa senza che se ne faccia un poco di gossip o la casata non è sufficientemente importante perché se ne parli. Se poi si considerava che i due assieme sembravano usciti da un film hollywoodiano, di spunti per chiacchierare ce n’erano quanti si voleva.
Tywin Lannister possedeva un capitale invidiabile, più banche che parenti si diceva, e gli altri studenti si sbizzarrivano ad immaginare quale radioso futuro attendesse i loro compagni: la maggior parte suggeriva che Jaime avrebbe affiancato il padre negli affari di famiglia, per proseguire sulle sue orme. Chi lo conosceva meglio replicava che piuttosto che seguire le orme genitoriali come un cucciolo sperduto avrebbe preferito fare il barbone, ma vista la sua lingua tagliente avrebbe potuto perfettamente fare l’avvocato, oppure gettarsi su una qualsiasi professione ad alto reddito, giusto per potersi costruire un nome per conto suo. Chi conosceva anche Tywin Lannister si rendeva conto che il primogenito avrebbe avuto seri problemi a sfuggire alle grinfie paterne e che probabilmente il suo futuro era già stato costruito nei minimi dettagli.
Del suo futuro, in realtà, Jaime era quello che si preoccupava di meno: un solo pensiero gli stava a cuore ed era quello di poter restare accanto a sua sorella, ovunque ella fosse. Cersei, ambiziosa come pochi, aveva in mente quello che voleva ed era pronta a prendere le misure necessarie e al suo caro fratellino non restava che seguirla, come sempre; e li divertiva vedere come tutti gli occhi fossero puntati su di lui, quando invece era lei a tenere il timone. Forse era perché le più interessate a questi stupidi discorsi sul futuro e la carriera erano le ragazze, mentre i maschi si limitavano a fissare la gemella Lannister con la bocca aperta ed un’espressione poco intelligente.
Erano comunque chiacchiere che tenevano occupata la gente, e a loro andava bene così. Più si concentravano su quelle frivolezze e meno avrebbero prestato attenzione a ciò che la loro morale puritana avrebbe definito sconvolgente e scandaloso; come il fatto che, appena rincasati, lontani dalla servitù e col padre in viaggio per lavoro, Jaime si affrettava a prendere la sorella per la vita, a sollevarla, le sue agili gambe che gli stringevano i fianchi mentre lui la faceva girare, ridendo e ricoprendole il collo di baci.
< Sei splendida.> confessò col fiato corto mentre osservava la pelle pallida di lei in risalto contro quella cascata di capelli biondi, un reggiseno candido terribilmente complicato da sganciare ed il ventre piatto che spuntava da un paio di jeans un po’ meno attillati di quanto non voleva la moda, ma che le stavano meravigliosamente.
Il sole splendeva e filtrava attraverso le grandi vetrate e le tende leggermente tirate che li proteggevano dagli occhi indiscreti del mondo; una luce quasi estiva, viva e splendente trasformava le loro chiome in colate d’oro e disegnava strane ombre scontrandosi sugli accentuati zigomi di lei, sulle clavicole ben evidenti e le costole appena accennate sotto la pelle. Lui non aveva ancora un corpo adulto, ma stava crescendo e si vedeva: la sua schiena era già più possente, i muscoli sempre più scolpiti e Cersei amava aggrapparsi alle sue spalle e farsi sollevare. Riusciva ancora, nonostante la differenza di peso, a sbilanciarlo in modo tale da farlo crollare sul materasso e prima che lui potesse protestare o cambiare posizione le sue mani esploravano il suo petto, i denti lasciavano piccoli morsi lungo le braccia e sui fianchi e la risata argentina di lei scioglieva in lui qualsiasi istinto a liberarsi di quella stretta così piacevole.
< Siamo splendidi.> lo corresse lei prima di lasciargli un leggero bacio sul naso.
< Nostro padre quando tornerà?>
< Non prima di sabato… ed oggi è solo martedì.> ghignò lei scompigliandogli i capelli dello stesso identico colore dorato dei suoi.
< Ottimo.>
Era una fortuna aver convinto i domestici a non occuparsi più di rifare loro i letti, in questo modo dovevano dare molte meno spiegazioni sul perché cambiassero così spesso le lenzuola, in particolare quando il loro beneamato genitore non era in casa. Quel martedì profumavano di fresco ed erano ancora lisce ed intatte sino a quando Jaime non si lasciò cadere a peso morto su di loro, sua sorella sopra, intenta ad eliminare quei pochi indumenti fastidiosi ancora indossati fino a farsi strada per scendere col viso e mordergli l’osso del bacino, costringendolo ad arcuare la schiena.
Quando si lasciò scivolare su di lui ed intraprese un movimento lento e calcolato dovette premergli una mano sulla bocca perché non gli sfuggisse un’imprecazione troppo rumorosa; rise di fronte alla sua espressione indispettita e scosse la chioma bionda accelerando leggermente il ritmo.
< Nostro padre non c’è, ma i domestici hanno le orecchie. Non vorrai farci scoprire, no?>
No, non lo voleva affatto. D’altronde, come gli aveva ricordato, era solo martedì e sarebbe stato un vero peccato sprecare dei giorni gentilmente offerti; la baciò con trasporto e, invertendo posizione, lasciò alle spalle ogni preoccupazione per affondare nel momento.