[Axis Power Hetalia] Piège Aigre-doux (2 di 2) pt2

Aug 10, 2009 16:48



Titolo: Piège Aigre-doux

Titolo del Capitolo: Piège

Fandom: Axis Power Hetalia

Personaggio/Coppia: Francia, Monaco (Francis Bonnefoy, OC del Principato di Monaco) [Presenti e nominati: Cina, Russia, OC!Charlotte, OC!Marianne]

Rating: Rosso

Avvertimenti: Lemon, Yaoi, Oneshot

Parti: 2 di 2

Note: 1. Il personaggio di Monaco appartiene a Persychan che mi ha affidato il compito di scrivere questa lemon XD

2. Anche il personaggio di Charlotte appartiene a Persychan e avrete modo di conoscerla meglio in un’altra oneshot che la padrona ha preparato.

3. Nessun background storico.

4. Non betata. Ogni correzione mi sarà utile.


{ Piège Aigre-doux ~

- Piège (pt2) -

Riuscirono a trovarla quasi subito, infondo non erano molti i luoghi in cui creare una cabina che corrispondesse alle strane esigenze di Francia in così poco tempo, cosa che la donna aveva tentato di fare, e quando questa vide Monaco, gli andò subito incontro preoccupata.

" Monsieur. Come state? Avete bisogno di qualcosa?", domandò con tono apprensivo.

" Sto meglio, Charlotte. E l’unica cosa di cui ho bisogno è che tu mi sostituisca all'inaugurazione.", rispose lui con voce calma, donandole un leggero quanto invisibile sorriso, cercando in quel modo di farla rilassare. Ci riuscì solo in parte, stupendosi quando la sua assistente nascose la bocca dietro una mano per soffocare un singhiozzo, cosa che riuscì, al contrario, a far preoccupare il Principato.

" Charlotte?", lei scosse la testa in risposta, imponendosi coraggiosamente di non piangere - avrebbe rovinato il trucco - donandogli però un luminoso sorriso.

" Sarà fatto.", poi si rivolse a Francis, che aveva atteso pazientemente. " Temo di non essere riuscita ad adempire al vostro desiderio, Monsieur."

" Nulla.", lasciò correre Francia. " Non era veramente necessario."

La giovane assentì guardando di nuovo Monaco e, dandosi una veloce sistemata all’abito e ai capelli, si rivolse a lui parlandogli con un sicuro ed entusiasta italiano: " Sono così felice per te."

Il Principato rimase stupito da quelle parole - era raro che parlasse in italiano ed era ancor più unico il fatto che gli desse del tu - ma forse anche Charlotte aveva visto in lui un qualcosa di nuovo. Un qualcosa di bello che andava festeggiato a modo suo, senza gesti tanto eclatanti.

La osservò allontanarsi e si voltò verso il francese che, neanche a farlo apposta, stava incanto a guardare il sedere della sua assistente.

“ Monaco...”

“ Non dirlo!”

“ ... ti piacciono le cose a tre?”

Il Principato lo afferrò per la giacca, portandolo dentro la cabina.

“ Puoi farti chiunque, Francis. Chiunque. Ma tieni le mani lontane da Charlotte. Intesi?”, chiuse la porta a chiave, per poi venirci subito spinto e bloccato contro.

“ La ragazza è solo tua?”, sussurrò Francia, leccandogli l’orecchio.

“ Sì e no. Lei è come una sorella per me.”, socchiuse gli occhi. “ È la persona più importante che ho al mondo...”

“ Capito. Terrò le mani lontane dalle sottane di Charlotte per metterle nei tuoi pantaloni.”, e, come per confermare le sue parole, infilò veloce l’arto negli eleganti calzoni abito scuro del giovane. Lo sentì mugugnare in risposta e, compiaciuto, strinse le dita attorno al membro compresso nei boxer.

“ Francis…”, sospirando, il Principato si abbandonò con le braccia sulla porta, tentando di sorreggersi. Anche se il francese lo teneva, temeva che le gambe l’avrebbero abbandonato.

“ Dimmi, mon rossignol.”, la lingua dell’uomo serpeggiò all’interno del suo orecchio e rabbrividì nel sentire poi il fresco alito nella pelle bagnata.

“ C’è... c’è il letto.”, mugolò.

“ Il letto c’è anche dopo. Ora c’è la porta...”, gli baciò il collo. “ ... il pavimento... il tavolo... la doccia...”

“ Mh... voglio reggermi in piedi domani...”, ribatté, nascondendo un sorrisetto divertito.

“ Impossibile.”, gli abbassò veloce i pantaloni e l’intimo e subito, la mano, tornò a chiudersi sull’erezione: causando un gemito al Principato e smorzando ogni ribattuta. Le dita percorsero, curiose, la lunghezza del membro, saggiandone la crescente consistenza e le pulsanti, vene che vibravano alle sue attenzioni, accompagnate dai lussuriosi mugugni che violavano le labbra socchiuse; con il pollice andò a massaggiare lento la punta, sentendo le prime gocce di liquido preorgasmico bagnarlo.

“ Non vorrai venire subito, mon rossignol.”, ghignò malizioso.

“ N-no...”, nascose il capo tra le braccia, gemendo ancora.

“ Non permetterò che accada prima del previsto.”, l’altra mano scese in una carezza sulla schiena coperta dalla camicia. “ Anche a costo di vederti piangere dalla frustrazione.”, maliziose due dita si insinuarono nelle natiche di Monaco che, stupito da quell’intrusione si tese inarcandosi ed andando, inconsciamente, incontro alla mano che seviziava il suo membro. Gemette ancora il nome del francese sentendo le gambe tremare quasi violentemente. Era tutto troppo veloce, Francis aveva ragione: se continuava in quel modo sarebbe subito venuto e non voleva che accadesse. Sarebbe stato oltremodo vergognoso perché lui non era assolutamente un verginello alla prima esperienza - anzi: era parecchio esperto nel suo piccolo -, certo, gli altri amanti non erano assolutamente come Francia, le cui carezze avrebbero mandato alle stelle chiunque, ma doveva resistere e far durare quel momento il più a lungo possibile. Aveva aspettato così tanto per avere quel tipo di attenzione da parte dell’uomo che doveva essere tutto perfetto.

“ F-francis...”, gemette nel tentativo di chiamarlo e, stringendo i pugni, si impose di ignorare per qualche momento pollice e l’indice che stuzzicavano la sua erezione e le dita che entravano e uscivano dal suo corpo. “ F-fermati...”, non sapeva quanto la sua richiesta sarebbe stata ascoltata e quando sentì le carezze arrestarsi lentamente, si ritrovò a sorridere sollevato.

“ Che succede?”, domandò Francia, sporgendosi per guardare il Principato in viso.

“ Niente. Solo...”, con uno scatto - che gli causò anche un lamento frustrato per la mancanza del corpo dell’amante - invertì le posizioni, mandando l’uomo a sbattere di schiena contro la porta. “ Solo che voglio divertirmi anch’io.”, dichiarò, slacciandogli i chiari pantaloni.

" Accomodati pure, mon rossignol.", concesse Francia lasciandosi andare contro l'uscio con un sorriso. " Ma vedi di presentarti prima, c'è qualcuno là sotto che vorrebbe conoscerti.", insinuò malizioso mentre i calzoni scivolavano giù verso le caviglie, liberando un poco l'erezione ancora celata dentro i boxer.

Monaco non rispose a quel chiaro invito ma, con decisione, andò a stringere la mano attorno al membro, sorridendo per il sussulto che riuscì a causare nell'amante.

" Piacere."

" Come siamo spiritosi.", commentò, slacciandosi la cravatta e la camicia per aiutarlo nel suo lavoro. Il Principato si lasciò sfuggire un leggero sorriso e, piegando le ginocchia, si abbassò fino a trovarsi all'altezza dell'erezione di Francis, compressa dentro i boxer neri e, senza imbarazzo - chiudendo però gli occhi -, iniziò a leccarla da sopra la stoffa, beandosi del brivido che scosse il corpo del francese. Lo sentì mugugnare e tendersi, le vene ed il sangue pulsavano quasi violenti sotto la sua lingua, che percorreva la dolorosa eccitazione ancora rinchiusa ma, sinceramente, non era sua intenzione liberarla. Non ancora almeno.

Socchiuse gli occhi e puntandoli sul viso di Francis, si concentrò sulle sue espressioni: le iridi azzurre erano celate sotto le palpebre, le labbra piegate in una smorfia di piacere erano socchiuse in gemiti e sospiri ed il suo viso, sudato, si era tinto di una piacevole colorazione rosata. Si sentì riempire il petto d'orgoglio e, spinto da quel sentimento, donò dei leggeri morsi attraverso la stoffa che fecero sussultare l'uomo.

" Mon rossignol...", lo chiamò, mugolando, con il nomignolo che gli aveva donato. Solo nei suoi sogni aveva sentito quella voce chiamarlo in quel modo, solo quando giaceva tra le braccia di Morfeo gli era concesso assaporarla e, finalmente, poteva veramente sentirla penetrare nelle sue orecchie. E non era un'illusione.

L'alone umido nei boxer del francese si allargò lentamente e il Principato sentì sulla lingua le prime gocce del sapore dell'amante; le mani di Francis andarono a stringersi attorno ai suoi capelli, scompigliandoli, in un tremito. Ancora una volta sentì la voce dell’uomo chiamarlo roco e continuò con più energia a donare lunghe e lente lappare su quella stoffa sempre più scura e stretta. E Monaco ringraziò mentalmente il fatto di essere inginocchiato, più cresceva l’eccitazione di Francia più la sua lo imitava, diventando oltremodo dolorosa: se fosse stato in piedi sarebbe sicuramente crollato per terra.

“ Dio...”, gemette Francis tirando indietro il capo, ma il Principato neanche riuscì ad esultare che si sentì allontanare ed alzò di nuovo lo sguardo sul viso dell’uomo, che ricambiò l’occhiata.

“ Eri vicino...”

“ Se non mi interrompevi magari...”, commentò, mentre il francese lo faceva alzare per attirarlo a sé in un abbraccio. Le loro labbra si scontrarono in un breve bacio al quale Monaco si abbandonò.

“ Ho altri progetti... te l’ho detto.”, e con dolcezza spinse il Principato, vestito solo con la fine ed elegante camicia semi sbottonata, all’interno della stanza, fino a quando non andarono a scontrarsi su un tavolo. Afferrando al volo l’idea di Francis, Monaco, si sedette su di esso, riattirando a sé l’amante, cingendogli le spalle con le braccia e baciandolo ancora, lascivamente. Bloccò ogni suo possibile movimento di fuga allacciandogli le gambe attorno alla vita, mugugnando quando i loro bacini entrarono in contatto.

“ Ah...”, si staccò dalla bocca di Francia che, a quella reazione, ghignò.

“ Ti piace?”, domandò ironico, spingendosi ancora contro il Principato che gemette in risposta. “ Penso di sì.”, constatò leccandosi le labbra e sciogliendo, placidamente, l’abbraccio dell’altro che lo guardò confuso.

“ C-che fai?”, lo lasciò fare, seguendolo mentre si sedeva sulla sedia davanti a lui. Le gambe leggermente divaricate con l’erezione che, umida, svettava nella stoffa che poco prima leccava.

Francis sorrise ancora, tranquillo e malizioso.

“ Masturbati.”, dichiarò.

“ C-cosa?”, sussultò.

L’uomo si sistemò i capelli, che si attaccavano alla fronte sudata.

“ Voglio vederti mentre vieni.”, lo guardò dritto negli occhi ed il Principato, sentendosi avvampare, si morse le labbra, distogliendo lo sguardo. Sentì chiaramente le iridi azzurre di Francis percorrerlo e studiarlo, in una impaziente attesa. Voleva una risposta da Monaco, possibilmente affermativa, e questo non era sicuro di volerla dare: era imbarazzante e non aveva mai fatto una cosa del genere. Non davanti a qualcuno, almeno.

“ Non p-penso sia un-”

" Guardami negli occhi.", la voce di Francia bloccò il suo rifiuto - che era certo sarebbe stato molto blando - e il giovane rialzò lo guardo.

Francis si carezzava il mento irsuto e le sue labbra erano piegate in un sorriso malizioso che aveva un qualcosa di malignamente rassicurante.

" Ascoltami e basta... e non smettere di guardarmi."

" Oui..."

" Apri la camicia.", ubbidì senza neanche pensarci, mantenendo il contatto visivo con il francese e, facendo passare i pochi bottoni che ancora tenevano chiuso l'indumento attraverso le loro asole, questi venne aperto. " Lascialo pure così... ora allarga le gambe."

Deglutì e, bloccando una sicura lamentela, si ritrovò ad ubbidire, mentre una parte di sé urlava all'imbarazzo e l'altra, ipnotizzata dalle parole e dagli occhi di Francia, si metteva totalmente alla mercé dell’amante: mettendo in mostra la sua intimità mandando al diavolo il pudore.

Continuò a guardarlo, aspettando un altro ordine e trattenne un gemito nel sentirlo, con calcolata calma, pronunciare un: " Toccati."

Tremò e violentandosi per non distogliere lo sguardo, portò la mano sul suo membro nudo ed eretto che, al suo insicuro tocco, gli mandò lungo brivido nella spina dorsale che esplose dalle sue labbra in un mugugno.

“ Francis...”

“ Toccati.”, ripeté l’uomo e il Principato strinse le dita attorno alla sua eccitazione, iniziando a massaggiarla con lunghe carezze. Gemette piano e socchiuse gli occhi, imponendosi di non fermarsi. Doveva continuare. La mano salì fino alla punta umida e la calò, veloce, fino alla base, tendendosi ed inarcando la schiena.

“ Ah...”, tentò di soffocare il gemito ma ripeté il gesto, sentiva ancora le iridi dell’uomo guardarlo liquide e vogliose, imbarazzanti ma eccitanti, e continuò a toccarsi aumentando la velocità, quasi con necessità.

“ Hai fretta di venire?”, domandò Francis, facendolo sussultare.

“ N-no.”, mormorò con il fiato corto.

“ Allora rallenta...”, ghignò e Monaco sentì le guance andargli a fuoco, andando a mordersi ancora le labbra, torturandole.

“ Francis... io...”

L’uomo divenne serio.

“ Ti senti a disagio?”, il giovane annuì debolmente.

“ Allora vedrò di darti il buon esempio.”, e riprendendo a sorridere, la mano del francese scese lungo il petto e il ventre, per poi andare ad infilarsi dentro i boxer. Gemette piano ed iniziò, senza smettere di guardare il Principato, a masturbarsi. Con la gola secca, Monaco, lo osservò tremando ai versi di piacere del francese, vedeva la mano muoversi sotto la stoffa e sentiva la sua lussuria bruciare insieme a quegli occhi color del cielo.

“ Francis... smettila…”, mugugnò. Era dannatamente eccitante.

Maledizione, non voleva venire solo guardandolo, né toccandosi lui.

“ Mh...”

Scese dal tavolo e, con necessità, andò a bloccarlo.

“ Le tue mani devono stare sopra di me.”, ringhiò, sedendosi sopra Francia e baciandolo quasi con rabbia, questo rispose, stringendolo a sé, e si staccarono solo quando sentirono il fiato mancare; ancora legati da un fine filo di saliva, si scambiarono un’occhiata irritata ed eccitata.

“ Mi rovini i giochi.”

“ Maniaco.”

“ Ti piaccio per questo...”, gli carezzò la schiena, facendolo tremare.

“ Non è vero... non mi piaci per quello.”, mormorò.

“ Lo so.”, lo baciò a stampo e lo prese in braccio dolcemente. “ Lo so.”, ripeté.

“ Ora che combini?”, chiese esasperato, sapeva che sarebbe andato incontro a tante stranezze facendo sesso con Francis ma viverle di persona era diverso.

“ Ho capito che ti piacciono le cose tradizionali, mon rossignol.”, lo adagiò sul letto. “ E visto che sono magnanimo, sarò per te tradizionale.”

Le guance di Monaco si tinsero leggermente di rosso e distolse lo sguardo mentre l’uomo finiva di spogliarsi, sentendosi tremendamente stupido, ma quando le labbra di Francia si posarono sul suo collo, e il corpo nudo si distese sopra il suo, ogni sentimento sparì per lasciar spazio a un brivido. La camicia gli venne sfilata via con delicatezza dalle mani del francese, seguendo un cammino quasi immaginario, si spostarono sui fianchi carezzandolo, la bocca scese invece sul petto in una scia umida soffermandosi su un capezzolo che venne stretto tra i denti con dolcezza.

Gemette e si spinse contro Francis, assecondandolo, affondando con le mani nei suoi capelli. Umidi e morbidi si attaccarono alle sue dita ma neanche se ne rese conto troppo occupato nel sentire il viaggio della bocca del francese continuare sul ventre, lambendo le quasi invisibili cicatrici che incontrava, ed ignorare, in modo quasi frustrante, l’erezione del Principato.

“ Temo che Charlotte non abbia portato alcun lubrificante.”, commentò, baciando l’interno di una coscia.

“ C-cosa?”, riportato alla realtà dalla voce di Francia si sollevò appena, certo di non aver sentito bene ed avvampò nel vederlo chino tra le sue gambe.

“ Ne userò uno naturale, mon rossignol.”, ghignò e, sollevandogli i fianchi con entrambe le mani iniziò a carezzargli l’orifizio anale con la lingua, costringendo Monaco disteso in un semigrido tra il piacere e lo stupore. Si tappò la bocca con la mano, soffocando i versi troppo alti che iniziarono, indecentemente, a salirgli dalla gola. Chiuse gli occhi, e scosse il capo, sconvolto dalle violente scosse che iniziarono ad attraversarlo riversandosi sul suo membro.

“ A-ah...”, non resistette oltre e, privo di decenza, afferrò la sua erezione con una mano, iniziando a carezzarla con velocità cercando di raggiungere il sollievo tanto agognato, assecondando con il bacino non solo le sue dita che percorrevano febbrili la sua lunghezza, ma anche la lingua di Francis che, umida e ruvida, lo penetrava allargandolo. Venne poco dopo, inarcandosi ancora fino a sentire il capo affondare nel morbido cuscino ed i muscoli gridare per lo sforzo.

Ricadde all’indietro e, ansimando, chiuse gli occhi.

“ Vedo che ti sei dato da fare...”, mormorò Francia, stendendosi ancora su Monaco che, indebolito per l’orgasmo appena provato, non rispose. “ Ora tocca a me.”, e, lentamente, tenendogli le gambe allargate e leggermente sollevate, iniziò a penetrarlo.

Un leggero verso di dolore proruppe dalle labbra del Principato ma, stringendo i pugni e i denti, si sforzò nel tentativo di accogliere l’eccitazione pulsante dell’amante. Era calda e umida e si faceva strada dentro il suo corpo con calma, senza fretta: sentiva in quel gesto il timore di Francis di ferirlo e si ritrovò a sorridere debolmente.

“ Va tutto bene...”, lo rassicurò l’uomo.

“ L-lo so...”

Le labbra di Francia si posarono sui suoi occhi chiusi.

“ Allora perché piangi?”, insinuò con un lieve, addentrandosi ancora dentro Monaco.

“ N-non sto piangendo.”, ribatté, stringendogli le spalle con mani tremanti. Sinceramente neanche si era reso conto delle lacrime che stava versando e non sapeva se ricondurle al dolore - che lentamente diventava un’ombra alle attenzioni del francese - o alla gioia dell’unirsi finalmente alla persona che amava.

“ D’accord, mon rossignol.”, acconsentì Francis con un sorriso, lasciandogli dei lievi baci sulle guance e sulle labbra. Spinse ancora e si concentrò sulle reazioni del giovane, piano si stava rilassando e i primi mugolii iniziarono ad abbandonare la dolce bocca rosata. Attento al dolore che avrebbe potuto causargli, penetrò completamente nel Principato, imponendosi poi di stare totalmente fermo. Lo sentì gridare ma, per suo sollievo, era piacere e lo lesse anche nel viso del giovane, scarlatto e imperlato di sudore.

Gli donò un baciò e, senza più freni, iniziò a spingere con vigore nel corpo di Monaco, uscendo quasi completamente per poi riaffondarvi. Il Principato urlò ancora, perdendo l’innaturale controllo che lo caratterizzava e, stringendo ulteriormente a sé l’amante, boccheggiò cercando si riprendere fiato, senza però riuscirci, complici le successive spinte che lo privarono del respiro; mentre la rinata eccitazione si sfregava ad ogni affondo nei loro stomaci.

Rochi i gemiti del francese violarono le sue orecchie, sorde a tutto, anche alle sue grida, capaci ormai di sentire solo la voce di Francis.

Si strinse a lui, come a volersi fondere, e quando sentì il caldo seme di Francia riversarsi dentro il suo corpo, venne a sua volta per la seconda volta.

Mai era riuscito a venire per due volte consecutive e mai aveva provato tale piacere con altri amanti, semplici doppioni del suo vero desiderio e, ansimando, si ritrovò ancora a versare salate lacrime, quelle che per anni si era rifiutato di lasciar scorrere e che, solo dopo alcuni dolorosi sogni lo coglievano; ed infine, cullato da un silenzioso Francis, cadde in un pacifico sonno tra le braccia che aveva sempre amato.

La trappola più dolce e amara nella quale fosse mai caduto.

Si destò lentamente, avvertendo sul viso le leggere carezze dei raggi solari.

Il che era molto strano visto che era solito tenere le finestre chiuse la mattina presto - rientrava sempre tardi dalle feste e dai suoi appuntamenti e in quel modo non rischiava di svegliarsi prima del tempo senza aver recuperato importanti ore di sonno - e inoltre sapeva che Charlotte non avrebbe mai fatto nulla del genere: non avrebbe mai commesso un simile errore.

Mugugnando, quindi, riaprì debolmente gli occhi, iniziando a riacquistare il controllo del suo corpo e notando subito altre cose alquanto strane. Non solo non si trovava nel suo letto e nella sua camera, ma era anche nudo.

“ Ma che-”

“ Bonjour, mon rossignol.”

Puntò lo sguardo, sussultando, sulla finestra che dava al porto di Montecarlo, sulla quale, seduto, stava Francia vestito solo con un fine accappatoio. I capelli brillavano alla luce dell’alba, mossi delicatamente dalla brezza del mare.

“ Francis...”, in un lampo si ricordò quel che era successo la notte prima e trovò impossibile non accennare un lieve sorriso, lasciando che gli zigomi si arrossassero appena.

“ Dormito bene?”

“ Abbastanza. solitamente però mi sveglio più tardi.”

“ Fa male alla pelle dormire troppo. Poi, l’alba di Montecarlo è molto bella e romantica.”, volse lo sguardo alla città che, lenta, si svegliava.

“ Siamo ancora sulla nave, vero?”, chiese, alzandosi e coprendo le sue nudità con il lenzuolo.

“ Oui. Tranquillo, ho rassicurato Charlotte e le ho promesso che, prima o poi, ti avrei riportato indietro.”

Alcune cose stonavano in quella frase, si avvicinò quindi all’uomo, legandosi meglio il drappo in vita.
“ Rassicurato Charlotte?”, ripeté inarcando un sopracciglio.

“ È passata a trovarci.”, spiegò Francis. “ Non è rimasta traumatizzata, eravamo coperti.”

“ Mh...”, come spiegazione poteva anche andare bene. “ D’accordo.”, si allontanò di nuovo.

“ Dove fuggi, Monaco?”, borbottò Francia divertito, allungando la mano per attirarlo a sé. “ E levati questo lenzuolo. Ho già visto abbastanza bene come sei fatto: non puoi nascondermi nulla.”, tentò di sciogliere il nodo.

“ Scordatelo. Ora vado a farmi una doccia e poi vado a lavoro.”, gli facevano piacere quelle attenzioni mattutine, ma il dovere era il dovere e già la sera prima era venuto meno ai suoi obblighi.

“ Ho detto a Charlotte che ti avrei riportato... prima o poi.”, ghignò, tenendolo stretto, andando con le labbra a baciargli il petto, lasciandoci dei visibili segni rossi.

Il Principato sospirò e carezzò placido i capelli biondi di Francia poi, in un lieve lampo di crudeltà, glieli strinse con più forza: costringendolo a staccarsi tirando indietro il capo. Lo sentì lamentarsi e questo gli causò un leggero ghigno malizioso.

“ Sono solito occupare le mie ore notturne in questo modo.”, sussurrò piegandosi in avanti fino a sfiorargli le labbra con il respiro. “ Ma... per te... posso fare un’eccezione.”, lo baciò piano, allentando la presa sui capelli. Era pur sempre stato cresciuto da quel dannato francese e da lui aveva preso alcune interessanti doti.

“ Qu’honneur.”, commentò il Francis con un sorrisetto, rivedendo negli occhi del giovane quella luce che in infanzia l’aveva caratterizzato.

“ Ma è solo per oggi.”, precisò Monaco, sedendosi sulle gambe dell’uomo. “ Poi dovrai aspettare il tuo turno come tutti gli altri.”

Mentiva, lui ci sarebbe sempre stato per Francia ma... almeno in quel modo aveva le redini del gioco e sarebbe stato lui a far cadere nella sua trappola il francese la prossima volta.

* FINE *

!original character, !fanfiction

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