Titolo: Un San Valentino particolare
Fandom: RPS
Beta:
ellepiParing: Massimiliano Neri/Roberto Bolle
Genere: commedia, romantico
Rating: R
Warnings: slash, *quasi*scena di sesso descrittiva
Disclaimer: non sono miei e non mi appartengono in nessuna parte di loro, no *sigh*
Note: dedicata con tutto il cuore a
ellepi e
sourcream_onion, che si sono divertite come delle pazze a plottare con me questa follia, mi hanno sostenuta e infine non mi hanno mandata a cagare durante la lettura in anteprima <3 . Ci sono una serie di rimandi che credo coglieranno solo loro, ma per quello che ho potuto, ho messo delle note finali nel caso in cui qualcosa non sia comprensibile. Per tutto il resto vi suggerisco di andare a leggervi le loro storie su questi due fanciulli dolci, scemi e sexy da morire. Una loro fic vale più di mie mille spiegazioni *annuisce seria*.
Ah, ultimo ma non ultimo: non è un caso che, anche se è la causa di tutta questa fic, la partita venga nominata molto poco e soprattutto senza pronostici XD. L’ho scritta prima e durante la partita, quindi mi sono cucita la bocca e ho creduto nel mio Napoli<3. Ciuccio fai tu! <3 (temo che quest’ultima vocazione la capiranno solo i napoletani... e chi ha visto un tale video XD) .
Max aveva pensato a come organizzare la serata per almeno un mese, da quando Roberto lo aveva avvisato che sarebbe sceso a Napoli per la messa in scena di Giselle. Sarebbe rimasto tutto Febbraio, ma avrebbero avuto poche occasioni per stare insieme a causa degli impegni lavorativi dell’altro, per questo Roberto era sceso in anticipo rispetto al resto della compagnia; per questo e perché era San Valentino.
Aveva fatto davvero i salti mortali per esserci quel giorno, per poter festeggiare insieme a lui, quindi Max non poteva assolutamente fallire.
Con questi pensieri sistemò per bene la scatola sulle lenzuola, poggiandovi sopra un bocciolo di rosa appena schiuso. Ne lisciò un petalo e fece lo stesso con uno zigomo del bellissimo uomo che gli occupava il letto e il cuore, prima di raddrizzarsi e stirare con la mano un’invisibile piega sul suo maglioncino chiaro di cashmere.
Sospirò infilandosi il giaccone e uscendo di casa per dirigersi senza voglia al ristorante. San Valentino per il Kukai significava il pienone e mille cose che, puntualmente, andavano storte all’ultimo minuto, e lui aveva ben altri progetti per quella sera, grazie tante. Doveva assolutamente prevenire ogni sorta di contrattempo, così da non essere disturbato mentre aveva da fare.
Stava parlando con Monica, dicendole che non aveva bisogno che tenesse libera una delle stanze private per lui, quella sera, e che sarebbero rimasti a casa - perché più sicuro per Roberto - quando il suo telefonino cominciò a squillare. E mentre Monica lo guardava incerta e poi sgranava gli occhi per la comprensione, richiamandolo con un -Massimiliano!- lui si allontanava, rispondendo alla chiamata.
-Buongiorno, dolcezza.-
Ci fu un attimo di silenzio dall’altro lato della comunicazione, poi la voce esitante di Roberto gli rispose con un -Ciao.- quasi timido. Max sorrise e se lo immaginò tutto rannicchiato nel letto, con le coperte fin sotto il mento e un broncetto sulle labbra per essersi svegliato da solo, e con una scatola e una rosa al posto del suo fidanzato.
-Hai già aperto la scatola?-
-Uhm... no.-
Uscì nell’aria fresca di Napoli immaginandoselo mettersi a sedere al centro del suo letto e guardare incuriosito e sospettoso quella scatola di cartone a forma di cuore con una scritta argentata a ricoprirne il coperchio. Lo sentì respirare e muoversi, e seppe che l’aveva finalmente aperta quando ogni altro suono tacque. Lo vide con gli occhi della mente osservare il contenuto, passare dalle sfogliatelle al succo di frutta, alla scatolina di Baci Perugina.
-Il caffè è in cucina, devi sono accendere il fornello sotto la moka.-
-Uhm.-
Max ridacchiò, camminando con calma, e si passò il telefonino nell’altra mano.
-C’è tutto vero? Non ho dimenticato nulla, spero.-
-Beh, sì, c’è tutto... se il tuo intento è farmi diventare una balena obesa e farmi dire addio al mio lavoro.-
Massimiliano rise forte e allegro, sentendo il cuore pieno di una gioia autentica e semplice.
-Non sia mai che io attenti a quell’opera d’arte che è il tuo corpo, sciù sciù.-
-A proposito...- Max sorrise, leggendovi dietro A proposito di quella strana lingua che parli, e non ebbe bisogno di sentire la domanda.
-Sei la mia vita.-
Sentì un singhiozzo di sorpresa trattenuta dall’altra parte del telefono e poi la voce incerta di Roberto che chiedeva: -Cosa?-
-Sei la mia vita. È quello che c’è scritto sulla scatola.-
-Ah.-
Si mordicchiò le labbra, fermo davanti al portone di casa, con la mano già chiusa attorno al mazzo di chiavi, in attesa di un cenno di Roberto. Aveva imparato che per stare con lui doveva dargli il tempo di assimilare e metabolizzare le cose, anche quelle stupide come una romantica dichiarazione d’amore come quella. Ma aveva imparato anche che, lasciandogli spazio, Roberto riusciva a fare un passetto alla volta più rapidamente.
-Quando torni?-
-Sto entrando adesso nel palazzo.-
***
Roberto uscì dalla cabina armadio vestito di tutto punto.
Okay, non sarebbero andati da nessuna parte - per fortuna, si sentiva di aggiungere lui - ma era pur sempre San Valentino e, conoscendo Max, avrebbero festeggiato tra loro con una cenetta leggera e un’intera serata tra le braccia l’uno dell’altro.
Sorrise al proprio riflesso nello specchio e si aggiustò il colletto della sua perfetta camicia bianca su un paio di pantaloni neri dal taglio classico, pregustandosi già la delizia con cui avrebbe cenato e il puro piacere di potersi godere qualche ora di assoluto relax rimanendo racchiuso tra le braccia di quell’uomo meraviglioso, che sapeva esattamente come farlo sentire perfettamente protetto dal resto del mondo.
Per questo quando lo vide seduto tranquillamente sul divano a guardare la tivù, corrucciò le sopracciglia. Non sentiva neanche un qualche profumo provenire dalla cucina, mentre lui si era concesso un lungo bagno proprio per non essere d’intralcio all’altro durante la preparazione della cena, così inclinò la testa ancora più confuso.
Lo raggiunse da dietro e si chinò ad abbracciargli il collo, vedendosi rispondere subito con un sorriso. Le braccia di Max salirono per tirarlo giù e chiedere un bacio sulle labbra, a cui lui fece seguire uno sulla fronte, poi i suoi occhi si fermarono nei propri e si illuminarono.
-Vieni davanti e fatti guardare.-
Roberto sbuffò fintamente scocciato, ma fece il giro del divano e lasciò che lo sguardo di Massimiliano indugiasse sul suo corpo; girò su se stesso e finì con un inchino, facendo ridere l’altro, prima di accettare la mano offertagli e raggiungerlo sui cuscini. Si lasciò circondare le spalle con un braccio e infilare una mano tra i capelli sulla nuca, mentre rispondeva al tenero bacio che Max gli aveva dato.
-Sei bellissimo, lo sai?-
Roberto sorrise guardandolo con gli occhi socchiusi e le ciglia che fremevano, una mano salita ad accarezzargli una guancia sbarbata di fresco.
-Era quello il mio intento.-
Massimiliano ridacchiò con le labbra poggiate contro la sua tempia e lo strinse ancora un po’, circondandogli lo stomaco con l’altro braccio. Roberto sospirò e si accomodò per bene contro il suo petto, giochicchiando con l’orlo del suo maglioncino prima di sollevarlo e infilargli le dita al di sotto, in cerca della sua pelle calda.
-Oh, ehi. Hai le mani ghiacciate.- sussultò Max, contraendo i muscoli dell’addome sotto il suo tocco -Vuoi che alzi il riscaldamento?-
-Mmmh, no. A che ora si mangia?-
Max rise di nuovo e lasciò ciondolare la testa all’indietro; Roberto alzò gli occhi su di lui e osservò il suo pomo d’Adamo salire e scendere mentre quello gli rispondeva.
-Dai, è presto, sono solo le otto e mezza!-
-Ah, giusto. Dimenticavo che qui si cena a un quarto a mezzanotte.-
L’altro uomo scoppiò a ridere e poi lo atterrò sul divano, fingendosi oltraggiato con le parole, mentre gli occhi s’illuminavano per il divertimento e il gioco.
-Ehi! Guarda che se continui così potrei anche lasciarti digiuno per tutta la sera.-
Roberto ridacchiò, circondandogli il collo con le sue braccia, invitandolo così a stendersi su di lui.
-Ma davvero?-
-Davvero. Anzi, potrei addirittura obbligarti a mangiare solo alimenti ipercalorici, sai?-
Era uno scherzo, Roberto lo sapeva, ma questo non impedì al suo corpo d’irrigidirsi per la minaccia, per quanto scherzosa potesse sembrare alle orecchie di Max. Per fortuna sua, però, riuscì a recuperare rapidamente il sorriso e la rilassatezza dei suoi muscoli, per poi stringere la presa sul corpo del suo uomo e allargare le gambe in un invito più che esplicito.
-Saresti un pessimo fidanzato, lo sai?- lo rimproverò con un brontolio infantile che fece ridere l’altro, prima di agganciargli una gamba al fianco e strofinargli il tallone contro il sedere -E non c’è proprio nulla che io possa fare per farti cambiare idea?-
Il sorriso malizioso di Max gli fece pregustare una sessione di sesso bollente, ma tutto svanì l’istante dopo, quando la testa del suo ragazzo si voltò di scatto e puntò il televisore dal quale proveniva l’inizio di telecronaca di una partita di calcio. Massimiliano sembrò combattuto dal rimanere lì, su di lui, e l’alzarsi e accomodarsi per bene sul divano. Solo una cosa era sicura,persino per Roberto: Max voleva guardare la partita. Era chiaro e lampante, e persino Max se ne rese conto e abbassò gli occhi quando incontrò il sopracciglio questionante di Roberto.
-Ehm... è uno scontro epico.- provò ad argomentare, facendogli un sorrisino di scuse e alzandosi da lui, conscio che rimanere in quella posizione poteva essere sfavorevole ai fini del convincimento -È Napoli-Inter, dai, dovrebbe interessare anche te, no?-
-Ma... è San Valentino!-
-E se guardassimo la partita assieme e poi dopo festeggiassimo San Valentino?-
Roberto sbuffò e ritornò a sedersi, guardando con astio prima lui e poi la tivù, tornando però sempre su Max e cercando di fulminarlo con lo sguardo.
Massimiliano esitò di nuovo con il sorriso, poi provò ad aprire un braccio e invitarlo ad accomodarsi come prima per guardare con lui la partita. Roberto lo accontentò con l’ennesimo sbuffo e un visino per nulla soddisfatto dell’andazzo della serata.
Così si ritrovò steso sul divano, racchiuso nell’abbraccio del suo fidanzato e senza scarpe a guardare la partita svogliatamente, più interessato però alle linee delle sue gambe piuttosto che a ventidue uomini adulti che rincorrevano una palla. Fossero stati almeno guardabili... o più nudi. Decisamente preferiva sciogliersi i muscoli delle gambe con qualche esercizio, nonostante i pantaloni ad intralciarlo, ma diavolo, lui era quello che faceva spaccate orizzontali con i jeans stretti!
Si concentrò sul proprio perfetto collo del piede, le dita piegate e i muscoli completamente tesi, passandosi una mano sul polpaccio duro, seguendo con i polpastrelli il muscolo contratto. Piegò la gamba verso l’interno e la ridistese lentamente, facendo un fouetté, e accompagnò il movimento con le braccia, come se si stesse preparando a una serie di pirouette; si godette la tensione dei muscoli tipica dell’attimo precedente al movimento e poi sospirò, rilassandosi ed abbassando gamba e braccia quando uno scossone di Max lo spintonò in avanti.
Voltò il capo all’indietro verso l’uomo su cui era appoggiato e sospirò silenzioso. E pensare che di solito gli bastava solo accennare qualche passo di danza che Massimiliano gli saltava addosso con un’erezione granitica tra le gambe, infischiandosene dei suoi esercizi di riscaldamento e di dove li stesse facendo. In quel momento invece l’unica cosa che sembrava interessargli era la telecronaca di un esaltato napoletano, sicuramente, e la causa di quella follia dilagante.
-Si può sapere cosa ci trovi di tanto appassionante?- sbottò alla fine, dopo l’ennesimo sussulto dell’uomo che gli faceva da sostegno. Sussulto che, per inciso, lo aveva sbalzato in avanti in modo poco piacevole.
-Ma come? È... il Napoli!-
-Non credevo ti piacesse il calcio.-
Il suo borbottio si mescolò allo sbuffo divertito di Max che se lo riprese tra le braccia e gli posò un bacino tra i capelli.
-Non mi piace, infatti. La verità è che sto guardando la partita solo nella speranza che Balotelli e Santon dell’Inter limonino in mezzo al campo.-spiegò il padrone di casa, indicandogli lo schermo piatto ad alta definizione. Roberto si voltò lentamente verso di lui, sottolineando così il silenzio sbigottito calato tra loro, e gli mollò un pugno al centro del petto, piantandogli poi una gomitata nelle costole.
-Dio, quanto sei cretino!- sbottò di nuovo -E pure pervertito! Sono praticamente dei bambini!-
Massimiliano cercò di sottrarsi ridendo e tenendolo fermo, bloccandolo nuovamente tra le sue braccia. Rimasero per qualche minuto in silenzio, Roberto a fingere di stare cercando di liberarsi e Max a mantenere blanda la presa per non lasciare segni sul corpo.
-Ma dai, sono maggiorenni. Entrambi.- rispose l’altro, divertito -Tu non ci faresti niente?-
Roberto rivolse lo sguardo al teleschermo, inclinando la testa e trovando facilmente la figura decisamente appetibile del numero quarantacinque dell’Inter. Per un attimo si chiese cosa sarebbe successo se avesse risposto di sì, ma poi alzò di nuovo gli occhi su Max e lo vide concentrato ancora su quella stupida partita, e brontolò un -Una volta era con me che volevi fare qualcosa!-
Max lo guardò sorpreso e poi sorrise, chinandosi sul suo viso, il pollice ad accarezzargli dolcemente il labbro imbronciato.
Roberto chiuse gli occhi però quando lo vide sporgersi verso di lui, e gli succhiò le labbra, schiudendo le sue per accoglierlo morbidamente, infilandogli le dita tra i suoi capelli corti. L’incanto però durò pochi istanti di pura felicità, poi Roberto si sentì nuovamente sbalzato via, mentre la voce di Max sciorinava una sequela irripetibile di maliparole in dialetto.
Espirò con forza, tenendo gli occhi chiusi, e si alzò dal divano.
-Dove vai?- gli chiese Max con gli occhi però sempre fissi sullo schermo.
-In bagno.- si limitò a rispondere, lui, uscendo dalla stanza e inoltrandosi nel corridoi buio.
Fu in quel momento che gli venne un’idea per rivoltare la serata in suo favore.
Massimiliano rimase seduto sul divano, completamente dimentico di stare facendo, appena qualche istante prima, qualcosa di molto più piacevole che sbraitare contro il guardalinee che, per ovvie ragioni, non poteva sentirlo. Non si preoccupò di nulla che non fosse l’arbitro e le sue scelte discutibili, almeno fino a quando poté vederlo.
Nell’esatto momento, però, in cui lo schermo -insieme al resto della casa - si oscurò, lui gemette sofferente, allungandosi con il busto verso il punto esatto in cui un attimo prima Quagliarella partiva per un’azione che si preannunciava spettacolare. Si guardò attorno spaesato, quasi cercasse di decidere cosa fare; alla fine si alzò dal divano e raggiunse l’uscita più vicina a lui e al contatore vicino l’ingresso, quella che passava per la cucina.
Abbassò la maniglia e corrucciò le sopracciglia quando si rese conto che era chiusa dall’esterno, così, confuso, raggiunse l’altra, quella che dava sul corridoio. Una volta lì, le sue sopracciglia si sollevarono sorprese osservando una serie di lumicini illuminargli la strada verso l’altra parte dell’appartamento.
Rimase fermo nel bel mezzo del corridoio incerto sulla strada da prendere: dare le spalle alle lucine e raggiungere il contatore, così da continuare a vedere la partita, o seguire il sentiero illuminato e finire la serata tra le gambe dell’uomo bellissimo e sexy che aveva messo in secondo piano per troppo tempo, a quanto pareva? Calcio o sesso? Napoli o Roberto?
Con un sospiro in parte sconsolato, ma un sorrisino a increspargli le labbra, Max diede le spalle all’ingresso del suo appartamento e camminò tra le lucine, sfilandosi il maglioncino strada facendo e lasciandolo cadere appena fuori dalla camera.
Si fermò ai piedi del letto e guardò alla luce della luna il corpo gloriosamente nudo disteso sulle sue lenzuola: Roberto lo guardò malizioso e sorridente, mordicchiandosi appena il labbro inferiore e spostando un piede di lato per aprirgli le gambe davanti agli occhi. Massimiliano sentì la gola seccarglisi in un istante e la mente gli si sgomberò di qualunque altro pensiero che non fosse l’uomo che gli aveva rubato il cuore e incantato l’uccello con un appuntamento disastroso e una notte di sesso infuocato.
Si sbottonò i jeans e li lasciò scivolare fino a terra, fuoriuscendone con rapidità prima di salire sul letto e gattonare tra le gambe di Roberto, del suo Roberto.
-Mi sto perdendo la fine della partita. Mi dovrai ripagare adeguatamente.- gli sussurrò sulle labbra con un sorriso giocoso, vedendosi rispondere con altrettanta voglia di divertirsi dalle labbra dell’altro.
-Beh, io qualche idea ce l’ho...-
Max chiuse gli occhi e lo baciò dolcemente, stendendosi e sentendolo stringersi contro di lui, le dita che si infilavano tra i suoi capelli per trattenerlo e inclinargli la testa in un bacio appassionato.
Le mani si attardarono sui fianchi stretti del suo uomo, scivolandogli sulle natiche sode e infine sulle cosce per guidarle attorno al proprio bacino, mentre continuavano a baciarsi profondamente, succhiandosi le labbra e mordicchiandosele l’un l’altro con dolcezza.
Max scivolò con la bocca sul suo zigomo per un bacio e un morso blando, sentendolo sussultare e gemere, stringendosi di più a lui quando fece lo stesso sul collo candido.
-Max...- lo sentì sospirare, inarcandosi con il petto glabro contro le sue labbra, le mani che se lo tiravano addosso e lo spingevano verso il basso, come se non sapesse esattamente cosa volesse.
-Aspetta...- gemette Roberto, mentre lui scendeva ancora sul suo corpo, tratteggiando con la lingua una strada dalle labbra al ventre.
-Asp...- Roberto singhiozzò, mordendosi le labbra e inarcandosi verso la sua bocca, quando lo prese tra le labbra con un sospiro soddisfatto e lo invitò gentilmente ad allargare le gambe per lui; lo succhiò una lunga e lenta volta, risalendo verso il glande con la lingua e ce l’arrotolò attorno, prima di allargare di nuovo le labbra e ingoiarlo ancora. Con le mani intanto aveva recuperato il tubetto di lubrificante da sotto il letto, dove l’aveva spedito quello stesso pomeriggio nella foga del momento, e si unse due dita, spingendogliele con decisione tra le natiche contratte.
-Non... aspetta!- Roberto lo tirò su e lo fissò con gli zigomi arrossati e il fiatone. Max alzò lo sguardo davvero stupito della sorprendente ritrosia manifestata da Roberto, ma poi si riprese subito quando l’altro continuò -Non senti anche tu puzza di bruciato?-
Massimiliano lo guardò confuso, poi sgranò gli occhi quando l’odore e lo sfrigolio di qualcosa che prendeva fuoco raggiunsero i suoi sensi.
Note finali:
sciù sciù: a Napoli sono delle caramelline zuccherate. Qui il termine va quindi inteso come zucchero/dolcezza, un vezzeggiativo come un altro per il nostro rigido ballerino del cuore XDD
Kukai: per chi non lo sapesse - anche se non credo esista ancora qualcuno che non lo sa - questo è il nome del ristorante giapponese di proprietà dei fratelli Neri, ubicato anche a poca distanza dal Teatro San Carlo.