Dopo ben cinque giorni di mare e una settimana di completo cazzeggio (davvero, il mio gatto ha fatto più movimento di me) ritorno a fare qualcosa di costruttivo(?). Incredibilmente, non mi è passata la voglia di scrivere Pull Me Under! Buone vacanze a tutti quelli che partono^^
Titolo: Pull Me Under
Fandom: Original
Rating: G
Conteggio parole: 1108
Disclaimer: Mio! Miei! Tutto mio! Anche se grandemente ispirato a Metal Gear Solid…
Note: 1- La frase in corsivo è una citazione della Naturalis Historia di Plinio il Vecchio. La versione completa: Affinché ogni cosa sembri essere stata creata per soddisfare i bisogni materiali dell’uomo, si mescolano i sapori e si induce ad armonizzare i gusti; si tenta addirittura di mescolare le regioni della terra e del cielo: per un tipo di cibo ci si rivolge all’India; per un altro all’Egitto, a Creta e ad ogni singola regione:neppure di fronte ai veleni arretra la vita civile, pur di divorare ogni cosa.
Nelle calde notti d’estate
Quando le rose erano tutte rosse
James Honeyman lavorava
Nel piccolo capanno del giardino.
Wystan Hugh Auden, James Honeyman
Astor Baüer divideva la sua vita in prima e dopo. Prima che una grossa berlina nera parcheggiasse nei pressi di un caffè in centro a New York, e dopo quel momento.
Per i suoi sedici anni la madre di Astor gli regalò un computer. Se suo figlio fosse stato un altro genere di ragazzo forse gli avrebbe comprato un’auto sportiva, o organizzato un viaggio in California. Ma Astor era Astor, e il computer, un Macintosh, lo rese felicissimo.
Era un ragazzo brillante e suo padre avrebbe voluto vederlo laureare in economia al Columbia Union College, come lui; ma Astor, un po’ per sincero interesse e un po’ per spirito di ribellione, aveva scelto il Courant Institute of Mathematical and Computer Sciences di New York, per studiare informatica, materia che di lì a poco avrebbe dominato ampi spazi della vita di miliardi di persone.
All’Università aveva conosciuto Berry. Bertrand Russel non era una persona gradevole: aveva un fisico robusto e un naso porcino che dovevano essergli valsi anni di battute e cattiverie. Forse questo aveva sviluppato il suo feroce sarcasmo e gli aveva dipinto in faccia il ghigno di disprezzo di qualcuno che ormai ha capito che con il suo cervello può realizzare qualunque cosa. Si interessava di attualità ed economia e prima di passare a informatica aveva fatto due anni di Legge. Astor, che passava tutto il suo tempo seppellito da algoritmi complessi e leggi di programmazione, era convinto che fosse un genio.
Berry nutriva un profondo, viscerale disgusto per il ‘Sistema’ (misto tuttavia a un discreto lassismo), e non ne faceva mistero. Dopo un paio d’anni di conoscenza, Astor era in grado di prevedere le tirate dell’amico solo dal modo in cui stringeva gli occhi per un attimo quando qualcosa lo indignava.
-Capisci? Erodono a poco a poco la nostra privacy e la nostra libertà di movimento, mentre ci terrorizzano con la ‘nuova ondata di criminalità’!
-Che importano i rischi per la salute? Non sono dimostrati scientificamente! A loro non importa che di aprire i traffici e lucrare sui nostri polmoni…E’ il bilanciamento dei valori, il relativismo dei valori: è la democrazia! Neppure di fronte ai veleni arretra la vita civile, pur di divorare ogni cosa.
-Il coinvolgimento del Pentagono nelle operazioni Lampo e Tempesta è inutile e contrario a ogni principio delle Nazioni Unite! E il fatto che nessuno pagherà per questo, a livello internazionale, intendo, è a dir poco vergognoso…
Entrambi si erano diplomati lo stesso anno. Astor aveva ricevuto un’affettuosa lettera da sua madre, che si era trasferita a Santa Barbara, e una formale telefonata da suo padre; l’uomo, nel corso dei suoi quattro anni di college, nella sua percezione si era gradualmente trasformato da eroe un po’ distante che si prende cura della sua famiglia a meschino uomo d’affari che si preoccupa del mondo e delle persone vicine solo in relazione ai profitti della propria società.
Il giorno in cui il prima si sarebbe trasformato in dopo, Berry e Astor si concedevano un paio di cocktail durante le loro pause pranzo in un caffè nella zona degli affari.
Si erano mantenuti in contatto dopo gli studi nonostante entrambi lavorassero già, per due multinazionali che Astor, eufemisticamente, definiva ‘non proprio campioni nell’osservanza dei più alti valori della società civile’. Berry, reso ancora più acido del solito dai due martini che aveva bevuto, fissava con scherno i grattacieli d’uffici che li circondavano scuotendo la testa: il sistema non poteva essere cambiato, non con tutte quelle formichine nelle loro teche di cristallo che facevano il loro dovere, battendo sui tasti ad occhi chiusi. Astor, dal canto suo, valutava in che modo avrebbe potuto lasciare il suo lavoro noioso e privo di ogni creatività senza tornare a dipendere da suo padre.
Erano nella migliore disposizione d’animo possibile per ascoltare la proposta che sarebbe stata fatta loro.
La berlina nera accostò al marciapiede e ripartì non appena il suo passeggero chiuse la portiera e si avviò ai tavolini del dehors abbottonandosi la giacca. Astor aveva già gli occhi su di lui per puro caso, perché la macchina si era fermata sotto il suo sguardo e rimase sorpreso nel vedere che l’uomo in completo si dirigeva verso di loro. Berry aveva ancora il naso per aria e lo abbassò sul nuovo venuto solo quando questi si accostò al loro tavolo e si dichiarò ‘entusiasta di conoscere Mr Russel e Mr Baüer, finalmente.’
Mr Gripe, era il suo nome, disse di essere un conoscente di un loro ex professore e dimostrò di sapere molto su di loro: aveva letto le loro tesi e tutte le loro pubblicazioni ed era rimasto colpito dai loro lavori. Aveva una questione da esporre, ma il tempo a sua disposizione era poco: sarebbe rimasto in città solo fino all’ indomani. Che ne pensavano di fargli compagnia a cena? Astor, solitamente impacciato con le persone, ma messo a proprio agio dai complimenti al suo lavoro, accettò di buon grado per entrambi. Berry era pensieroso e scrutò a lungo Gripe prima di fare anche lui cenno di sì.
A cena, in un elegante ristorante sull’ottava, Gripe espose in termini piuttosto vaghi la sua proposta: la sua società voleva che loro due, probabilmente le menti più promettenti degli ultimi anni in campo informatico, creassero, lavorando in maniera discreta ed esclusiva per il suo gruppo, un programma, totalmente nuovo e inattaccabile, che potesse essere applicato ai più diversi sistemi.
Berry ne parve entusiasta, scoppiò a ridere e levò il bicchiere all’indirizzo di Gripe.
Astor invece era perplesso. -Ah, e cosa dovrebbe fare, questo programma?
Berry, che aveva già tutto perfettamente chiaro, sbuffò. Gripe bevve un sorso di vino prima di rispondere noncurante. -Distruggere sistemi, è ovvio.
Chiese loro di pensarci su; prima di andarsene scrisse su un foglietto che poi rimise nel taschino una cifra che avrebbe dovuto coprire le loro spese mensili mentre si applicavano al progetto, e che impedì loro di chiudere occhio, quella notte.
Al mattino successivo, Berry lo chiamò alle otto, sbraitando di andare da lui subito. Quando Astor arrivò, Berry gli buttò tra le mani una busta marrone. -L’ho trovata questa mattina nella mia casella postale alla stazione.- spiegò. Astor lo fissò, ponderando se chiedergli chi sapeva della sua casella postale, perché lui, ad esempio, non ne aveva idea. Ma la curiosità ebbe il sopravvento e lacerò in fretta la busta. Quello che contieneva, richieste un po’ più precise ma ancora incomplete e dati di partenza per il progetto, gli fece illuminare gli occhi. Sarebbe stata una sfida. Non vedeva l’ora di cominciare.