Fandom: Marvel comics
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Logan non aveva mai avuto una vita facile.
Certo, era nato in una famiglia ricca e a parte i suoi frequenti problemi di salute aveva avuto un’infanzia abbastanza tranquilla.
Poi per colpa di quello stronzo del suo fratellastro Dog le cose erano andate a puttane.
Se non fosse stato per Rose, all’epoca la sua bambinaia e poi primo amore, sarebbe probabilmente stato ucciso la notte in cui la sua vita era stata completamente stravolta.
Il giardiniere, suo padre biologico, aveva ucciso l’uomo che James aveva sempre chiamato padre, poi lui era stato accecato dalla rabbia e dal dolore e lo aveva ucciso con i suoi artigli d’osso. Per questo sua madre l’aveva rinnegato e si era suicidata e suo nonno aveva ordinato a Rose di portare James il più lontano possibile da lui.
Se Rose lo avesse visto come un mostro e lo avesse abbandonato a sé stesso probabilmente sarebbe stato ucciso o sarebbe morto di stenti.
A volte, nei suoi periodi peggiori, desiderava che fosse andata così, o meglio ancora se non fosse mai nato.
Ogni volta che era costretto a sopportare la morte di qualcuno che amava, specialmente se per mano sua, desiderava la morte con tutte le sue forze.
E ci aveva provato, eccome se ci aveva provato.
Aveva passato anni, in più momenti diversi della sua vita, a portare avanti comportamenti autolesionisti nella vana speranza che prima o poi qualcosa avrebbe funzionato e avrebbe messo fine alla sua vita piena di dolore.
Anni a nutrirsi solo di alcol e noccioline nei pub gli avevano insegnato che l’unico effetto che potesse mai raggiungere fosse una breve sbronza.
Anni di risse gli avevano fatto realizzare che non importava quanti calci e pugni prendesse, quante coltellate gli venissero inflitte o quante pallottole gli entrassero in corpo, il suo fattore rigenerante si rifiutava ostinatamente di lasciarlo morire.
Era stato avvelenato, infettato con i virus più potenti in circolazione, bruciato vivo, sbudellato, gli avevano fatto esplodere granate a talmente poca distanza da fargli sciogliere la pelle, lo avevano sottoposto a radiazioni tali da fargli evaporare la carne dalle ossa… tutto inutile.
L’ultima volta avevano addirittura provato a spedire la sua anima all’Inferno per farlo torturare da Lucifero per l’eternità, mentre dei demoni possedevano il suo corpo e lo consumavano da dentro. Gli X-Men avevano provato a utilizzare un piano per sopprimerlo che a quanto pare avevano testato ripetutamente nella Stanza del Pericolo. E indovinate un po’? Avevano fallito.
Poi va beh, Logan aveva preso Lucifero a calci in culo e si era ripreso il suo corpo, vendicandosi di chi gli aveva fatto quel pessimo scherzo.
Logan aveva anche provato a sfinirsi, unendosi a non ricordava nemmeno più quanti gruppi di supereroi, passando giorno e notte a combattere, dormendo pochissimo e mangiando ancora meno, sopravvivendo praticamente a birra bevuta a litri il sabato sera, ogni settimana in una parte diversa del mondo.
Aveva cercato di distruggersi per punirsi di ogni brutta cosa che aveva fatto, ogni persona che aveva ucciso o mutilato o ferito, ogni bambino che aveva lasciato orfano, cercando una redenzione che non avrebbe mai ammesso di volere, un perdono che era certo non avrebbe mai ricevuto.
E ora che persino l’unica persona che lo reputava un uomo e non un animale, l’unica luce di speranza nella sua vita di oscurità se n’era andata, ucciso per un presunto bene superiore, era ricaduto nel baratro dell’autolesionismo.
Per questo in quel momento si trovava nell’ennesimo pub della serata, a bere senza limiti, da solo.
Sapeva che non sarebbe riuscito ad annegare tutti quei pensieri negativi, anzi, ma che altro poteva fare? Chiunque lui amasse prima o poi sarebbe morto, mentre lui era costretto a continuare a vivere.
In molti desideravano l’immortalità e Logan gliel’avrebbe ceduta più che volentieri se avesse potuto. Per lui non si trattava che di una maledizione contro cui stava lottando da molte vite.