Deliziamoci un pò noi femminucce ora!! :P

May 20, 2008 21:18



Mi svegliai all’una passata in quell’enorme letto che per una notte non era stato scalfito dall’amore..se amore quello si potesse definire.
Ero solo, solo per modo di dire poiché a farmi compagnia c’era un grande, grandissimo mal di testa. Non ero abituato a bere così tanto e nemmeno a fare l’alba nelle mie rare uscite di gruppo, così ecco che in un baleno tutti i miei 35 anni si fecero sentire, prepotentemente.
Mi alzai dal letto barcollando, strofinando forte gli occhi per mettere a fuoco la stanza e trovare i miei abiti, mia figlia era sicuramente preoccupata per me, mi ero comportato da vero incosciente ed ero sicuro che una volta arrivato a casa mi sarebbe toccata una bella ramanzina.


Già, mia figlia Serena.
Io ed Helena l’avevamo adottata in Italia - quando aveva già 13 anni compiuti - e quando seppe del tradimento di mia moglie volle venire a stare con me, in verità però ci vedevamo troppo poco dal momento che io ero sempre impegnato con il mio lavoro e lei con la scuola e gli amici, avevamo un rapporto ordinario, lei aveva i suoi spazi io i miei, lei rispettava le regole della mia casa io le davo piena fiducia e non me ne ero mai pentito.
Dopo tutto avere un padre così giovane “faceva figo” come si usava dire nel loro gergo giovanile, ovviamente tutti sapevano che non ero il suo vero padre e ciò mi aveva sempre permesso di instaurare un ottimo rapporto con il suo gruppo di amici.
Da poco era entrata in una famosissima università a numero chiuso che decise volontariamente di lasciare per seguirmi in Francia dove avrebbe trovato un equivalente corso di studi per potersi laureare e realizzare il suo sogno di diventare Chirurgo.


Riuscii a malapena a trovare l’uscita di quella specie di camera segreta e mi precipitai fuori dal teatro prima che qualcuno potesse vedermi e di conseguenza fermarmi, ne avevo avuto fin troppo di chiacchiere, quello che volevo era solo una doccia e un bel caffè forte accompagnato da due aspirine.
Quando arrivai nella via di casa mia, Serena era sulla porta pronta ad aggredirmi per averla lasciata sola tutta la notte senza nemmeno avvisare.
“Hai 19 anni, non dirmi che hai avuto paura!” - la anticipai prima ancora che potesse socchiudere le labbra per parlare.
“Eric, non ho avuto paura per me, ho avuto paura per te, insomma accidenti mi dici che esci per una riunione di lavoro e rientri il giorno dopo alle due e mezzo? Mi pare un po’ eccessivo non credi.. oh ma.. un momento” - la sua espressione e il suo tono, dapprima arrabbiati si trasformarono in un eco malizioso e poco rassicurante - “a quanto pare Danton non era un maschio come hai voluto farmi credere! A meno che non porta il rossetto!” - concluse sghignazzando mentre mi accarezzava il colletto della camicia.


“Eddai Sere, posso avere un po’ di privacy? Io mica vengo a controllarti i vestiti quando capita a te di rientrare alle sei del mattino, su spostati ho bisogno di una doccia.. e anche di un bel caffè!” - entrai a casa lasciando cadere i vestiti dove veniva meglio per infilarmi direttamente in bagno.
“Sei un vero disordinato papà!” - la sentii urlare attraverso la porta - “e sei anche in punizione. Hai sentito? Stasera cenerai con me, pizza e film senza fiatare!”.
E cosi feci. Per tutto il resto della giornata acconsentii a tutte le richieste di mia figlia, dal massaggio che volle farmi a piedi passando per l’ennesimo film di Orlando Bloom e finendo con la pizza famiglia con patatine, prosciutto cotto e camembert.


Continuai a rilassarmi per un bel po’ di tempo, fino a quando quattro giorni dopo la chiusura del contratto e quindi di quella bizzarra serata al teatro ricevetti una telefonata della segretaria di Danton che mi dava appuntamento al giorno dopo per una colazione d’affari nella caffetteria Tiffany.
“Fantastico” - pensai - “finalmente una riunione all’aria aperta.. o almeno in un luogo pubblico che non credo nasconda stanze secondarie con loschi scopi”.


Arrivato lì rimasi sorpreso nel vedere che al tavolo riservato era presente solo Roxanne, sapevo che era la vice direttrice dell’imminente spettacolo ma non pensavo che potesse occuparsi addirittura da sola degli affari miliardari che riguardavano il suo capo, o amico, o datore di lavoro o qualsiasi altro nome potesse definirlo.
“Buongiorno Eric” - esordì sorridente. Elegantemente abbigliata come sempre mi fece cenno di sedermi accanto a lei con quella classe che mai mi era capitato di vedere in una donna così giovane.
“Buongiorno a voi Roxanne, a cosa devo quest’incontro?” - chiesi formale, senza sbilanciarmi ne fare riferimento ai nostri precedenti insieme.
Per tutta risposta lei scoppiò a ridere - “Ti prego non essere così glaciale Eric, mi metti paura quando fai il burbero”.
La fissai per pochi istanti e poi l’accompagnai con un debole sorriso imbarazzato - “No è che non sapevo come comportarmi, insomma..” - fui sincero - “non volevo osare troppo”.


“E’ tutto a posto” - mi sfiorò la mano facendomi rabbrividire - “Non voglio che tu ti metta in suggestione per ciò che sai, Eric davvero. Cerca di essermi amico se puoi, o semplicemente collega di lavoro se credi ti renda le cose più facili ma soprattutto cerca di capire che per me è un lavoro come un altro, non mi interessa ciò che dice la gente per cui non preoccuparti di fare una battuta fuori luogo, sono una puttana, non abbiamo da girarci intorno” - di nuovo quella sensazione fulminante che avvertii poche sere prima in quella camera da letto.
Il suo modo di essere così schietta mi stupiva e spaventava allo stesso tempo e non potevo non ammettere che ne ero affascinato.
Nonostante il suo modo di vivere completamente sballato e fuori dalle mie idee, nonostante Roxanne fosse sicuramente l’ultima donna che avrei presentato a mia figlia, il tempo passato con lei diventava sempre di più un dolce piacere.

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