“Che cosa?” - mi rivolsi a Jacob pochi istanti dopo la sua affermazione, perplesso e quasi dispiaciuto dalla rivelazione.
“Ma Eric senti, di che cazzo ti sei fatto stasera? Capisco l’emozione per la vincita dell’appalto, ma ancora non sei milionario, devi disegnare e far cucire 20 abiti prima!” - evidentemente per lui parlare di prostitute era una cosa abitudinaria, dava proprio per scontato il fatto che mi scioccasse che una ventenne si prostituisse.
“No è che.. scusa ma quanti anni ha?” - continuai con le mie domande inutili e anche fuori luogo, visto che probabilmente non avrei più rivisto quella ragazza prima dello spettacolo.
“Ahhh Eric, Eric, ogni volta che ti vedo sei sempre meno colto in fatto di donne eh? Prima lasci mia sorella e poi mi chiedi l’età di una puttana..” - non ricordavo che O’Connor fosse diventato così volgare, ma tralasciai.
“Tua sorella mi ha tradito” - precisai - “e non ti sto chiedendo l’età di Roxanne perché voglio portarmela a letto, ma bensì perché sembra una ragazzina!” - ero irritato, non sopportavo che mi parlasse della mia ex moglie, avevo sofferto tanto per lei, e lui lo sapeva. Maledizione se lo sapeva!
“Ti ha tradito perché tu la trascuravi per il tuo lavoro, siamo sinceri Eric, tu hai amato sempre e solo i tuoi disegni, le tue bozze, solo dopo loro arrivava Helena. E lo sai bene” - non aveva tutti i torti, si, adoravo il mio lavoro sopra ogni cosa, ma questo bastava per giustificare un tradimento? Un tradimento durato e nascostomi per degli anni interi, fino a quando..
“Ah per favore Jacob!” - urlai facendo voltare gli altri ospiti del teatro che, nei fine settimana, faceva anche da ristorante alle persone più agiate e viziate della città - “si è fatta mettere incinta dal commesso che aveva il negozio di fronte alla nostra villa!” - lanciai il tovagliolo sul tavolo - “Cosa avrei dovuto fare, perdonarla e accogliere quel bastardello in casa mia?” - ero indiavolato e O’Connor sapeva bene quanto diventavo rude e malvagio se venivano toccati argomenti e affetti a me cari.
“Eric io non sto dicendo che..” - sibilava appena, cercando di tranquillizzarmi.
“Ecco allora non dire. Per l’appunto.” - risposi mettendo fine alla discussione.
Passarono pochi interminabili minuti di silenzio, nei quali, appoggiato beatamente allo schienale della comodissima sedia del teatro, mi misi a scrutare le persone che, di fronte a noi, erano in procinto di andare via, probabilmente la sala era stata interamente prenotata da Dantòn per le 22.00 di quella sera.
In piedi, appoggiata alla parete, una bambina. Il vestito rosa di seta e pizzo le avvolgeva l’esile figura, la fascia bianca in vita intonava perfettamente con le scarpe e con la sua carnagione ambrata.
Di fianco a lei una donna sulla trentina, forse la madre della bambina visto il colore della pelle che le contraddistingueva nel gruppo. Portava un tailleur bianco, un maglioncino nero in cachemire elegantemente portato sulle spalle.
Insieme a loro due uomini sulla quarantina, composti ed assolutamente raffinati.
Probabilmente una cena d’affari la loro, pensai, mentre con gli occhi delineavo i profili dei loro vestiti, cercando di riuscire a capire da chi fossero stati disegnati.
“Vedo che vi siete già accomodati, bene, chiedo di portare gli antipasti allora.” - la voce di Dantòn mi riportò alla realtà, soprattutto quando vidi avvicinarsi Roxanne.
Si sedette di fronte a me, impeccabile e garbata come non mai, mi persi a fissarla per un piccolo momento ma senza passare inosservato, purtroppo.
“Non gradite l’antipasto Eric?” - mi chiese sottovoce, evitando di disturbare colui che evidentemente era il suo ‘capo’ al quale era squillato il cellulare.
“No no, figuriamoci, è squisito” - risposi compiaciuto prendendo un’altra fetta di prosciutto crudo.
“Ne sono lieta, ma devo informarvi che questo è niente, rispetto a ciò che vi attende come dessert” - sorrise maliziosa mentre io impallidii per la seconda volta nel giro di una manciata di minuti.
“Mmh, il de-ssert certo” - balbettai schiarendomi la gola.
Mangiai l’affettato senza masticarlo, ero imbarazzato e leggermente innervosito da quell’affermazione, forse se non avessi saputo chi, cosa lei fosse, sarebbe stato diverso, ma dal momento che lo sapevo non potevo non distruggermi la testa.
A quale dessert si riferiva? Non ero mai stato malizioso e stupido come quella sera, probabilmente stavo semplicemente prendendo un abbaglio, una donna così non sarebbe mai venuta a letto con me, ed io di certo non ci sarei andato a titolo gratuito, solo per del sesso.
“Vi ho innervosito Eric” - la sua voce mi fece sobbalzare, non sapevo come comportarmi per cui scelsi la via più facile, quella dell’indifferenza. Finsi di essere all’oscuro di tutto.
“Tutt’altro, la vostra voce è un soave suono per le mie orecchie” - le sorrisi e lei ricambiò lusingata.
“Mi fa piacere, spero di potervi ringraziare per i vostri complimenti più tardi” - ammiccò, sempre sottovoce, nonostante Dantòn avesse chiuso il telefono e fosse seduto a 20 centimetri da lei.
Ma l’uomo fingeva indifferenza, parlando allegramente con i suo soci.
“Il dessert, giusto?” - posai gli occhi sui suoi - “.. spero sia stato fatto interamente dalle vostre mani” - dissi indicando il suo palmo appoggiato al tavolo.
“Non preoccupatevi Eric. Nessun uomo si è mai lamentato di ciò che le mie mani hanno offerto.” - ribattè seria stavolta, quasi dovesse convincermi della sua bravura.
Dopo quella frase mi convinsi totalmente che Jacob mi aveva detto il vero, non che avessi chissà quali dubbi a riguardo.
Lei faceva sesso con gli uomini.
Lei faceva sesso con tutti gli uomini ricchi. Probabilmente con quelli che Dantòn le raccomandava.
Ed io, probabilmente ero uno dei prescelti.
“Posso chiedervi quanti anni avete, Roxanne?” - non riuscivo a capacitarmi di quella domanda, ne del mio comportamento, l’indifferenza che mi ero prestabilito di mantenere si era trasformata in curiosità.
“Voi potete tutto Eric. Venticinque, compiuti pochi giorni fa, il 18 febbraio” - dopo tutto, non era poi così piccola come credevo - “è un problema?” - chiese dopo un attimo di esitazione.
Beh, in realtà, il problema, non era precisamente quello. Il problema era che io non sarei andato a letto con una puttanella. Per quanto invitante ed esperta potesse essere.