Mi prendo un momento per delirare un po' su questa storia.
Il risultato finale ... non mi soddisfa. Proprio per niente, ma al momento non posso rimettere mano alle cose che non mi vanno bene. Non ne ho la forza mentale XD
Ho abbozzato la trama 15 anni fa. Avevo 17 anni, ero riuscita a entrare al conservatorio per canto, facevo avanti e indietro tra verona e mantova 3 volte a settimana, avendo pure ore buche nei pomeriggi in cui andavo. La trama è nata li. Mentre sedevo sulle panche fuori dalle aule del conservatorio aspettando il mio turno. Le prime bozze di scene sono ante su quaderni di scuola, alcune sul retro di qualche aria XD
Ho impiegato due anni per delineare il carattere di ogni personaggio. Ma tredici anni fa le avevo. Date di nascita, gusti, colori preferiti. Tutte cose che pian piano in questi anni mi sono diventate fin troppo familiari. Sono cresciuta con loro. Io anche invecchiata XD (loro no XD). Adesso li lascerò riposare un pochino. Loro e me. Per poterli riprendere in mano quando sarà il momento, e sistemare tutto, dagli errori di battitura (che ho spudoratamente lasciato XD) alle frasi o scene che non mi convincono (troppe), a certi pensieri lasciati a metà perchè in quel momento capivo perfettamente cosa il personaggio di turno volesse dire, ma effettivamente non si capisce.
Qualcuno ha letto, tanti no, grazie comunque XD
E' ora di salutare Damy, Al, Chris, Ally, Jamie, Alec, Carol (e le povere comparse senza nome XD). Ci si rivedrà (è una minaccia e lo sanno!).
Chissà chi saranno le prossime povere vittime (e se verranno scritte un pelo meno peggio?)?
GENERE: angst (ma si, facciamo la sborona)
RATING: nc-17
WARNING: yaoi
NOTE: Storia e personaggi originali
GIA' POSTATI:
Uno Due Tre Quattro Cinque Sei Sette Otto Nove Dieci Undici Dodici Tredici Quattordici Quindici Sedici Diciassette Diciotto Diciannove Venti Ventuno Ventidue Ventitre Damian si trovò a dover correre sulla scala mobile che dagli arrivi all’aeroporto di Narita portava al ritiro bagagli. La fila all’immigrazione era stata infinita, e come se non bastasse, la ragazza che gli aveva controllato i documenti e preso le impronte aveva avuto un mezzo attacco di panico, trattandosi di lui. Quindi le sue due valigie erano rimaste a girare sul nastro trasportatore, sole ed abbandonate, ed ora due zelanti omini le stavano caricando su u carrello per portarle via …
<< Un momento! Sono le mie!>> si trovò a gridare nella hall ormai deserta. I due si girarono, stupendosi nel trovarsi davanti un enorme straniero con gli occhi azzurri, intabarrato in una sciarpa enorme, con un cappello, per tentare di non farsi riconoscere.
Fece vedere ai due il proprio biglietto aereo, quelli controllarono il numero di riferimento delle valigie e, inchinandosi un numero infinito di volte, glie le consegnarono. Damian tirò un sospiro di sollievo ed accese il cellulare, mandando una mail ad Allison, che l’avrebbe raggiunto di li a pochi giorni per l’inizio delle riprese di un nuovo film.
<< E adesso, a noi due Tokyo! >> esclamò, spingendo il carrello con le valigie verso gli ultimi controlli.
Uscito dall’aeroporto e sistemato su un taxi per raggiungere il proprio hotel, iniziò a guardare il paesaggio esterno. La campagna che pian piano veniva inglobata dalla zona industriale, l’infittirsi delle abitazioni, ed i palazzi sempre più alti. E mentre guardava quel paesaggio, vi si sentì un tutt’uno. Erano passati dieci anni d quando suo fratello si era ucciso. All’inizio si era sentito completamente svuotato. Christopher era finito tra le braccia di James, e lui si era trovato di colpo senza nessuna possibilità con il ragazzo di cui era innamorato, e senza il proprio migliore amico. Aveva accettato la cosa, comunque. Ma si preoccupava per Christopher. Se ne preoccupava troppo. Ed avevano litigato. Christopher gli aveva urlato contro che non era suo fratello, e che doveva smetterla di trattarlo come tale. Damian non era riuscito a far altro che chiedergli scusa, ma Christopher l’aveva allontanato del tutto,dicendo che non ce la faceva più.
Si era sentito di nuovo vuoto. Nel suo cuore non c’era più la voglia di andare avanti, di nuovo. Abituato fin da piccolo a recitare, aveva recitato ogni giorno, per non far preoccupare Allison. Pian piano, però, aveva capito di nuovo che voleva andare avanti. La voglia di vivere era aumentata, un pochino ogni giorno.
Aveva accettato di lavorare in una produzione estera. In Giappone. L’aveva sognato, ma per un certo periodo aveva dimenticato anche quello. Aveva smesso di studiare, per un po’. Poi però si era reiscritto a lingue orientali, laureandosi in poco tempo. Desideroso di capire come poter andare avanti, di capire cosa gli passasse effettivamente per la testa, aveva studiato anche psicologia.
Ed ora era li. Non aveva idea di che adulto fosse diventato.
Ma ora avrebbe iniziato a scoprirlo.