Title: ‘Don't tell us how it ends ('Cause we're the ones who wrote the end)’
Author:
jen_jmPairing: Thiago Motta/Diego Milito (seh, avete letto bene ._.)
Rating: R-ish
Category: slash
Word count: circa 1,000
Warnings: pr0n, vaghissimo fluff
Disclaimer: se mi appartenessero-- meglio che non finisca questa frase. Non sono miei. Ma un giorno lo saranno.
Author’s Notes: Titolo preso in prestito ai The Academy Is... - Ci tengo a precisare che è tutta colpa di
el_defe e la storia è per lui, come ringraziamento per aver scritto per me di gente che detesta. <3
Scritta per il p0rn fest @
fanfic_italia con il prompt RPF Calcio Diego Milito/Thiago Motta, campioni del mondo - Valida anche per il prompt 26. "The right to be ridiculous is something I hold dear" della Maritombola di
maridichallenge.
Summary: “Giuro, se la cosa non mi desse i brividi, ti chiamerei ‘mamma’.”
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“Ho caldo,” si lamenta Thiago voltandosi a pancia in su sul letto. “Diego, ho caldo.”
“Piantala, sembri quella pubblicità idiota del tè freddo,” sbuffa Diego senza cercare di nascondere il piccolo sorriso che li incurva le labbra. “E comunque no, non accendiamo il climatizzatore, altrimenti quando usciamo ci prendiamo--”
“Quanto sei noioso,” lo interrompe Thiago alzandosi a sedere. “Giuro, se la cosa non mi desse i brividi, ti chiamerei ‘mamma’.”
“Fallo e giuro che ti soffoco nel sonno,” lo minaccia Diego, lanciandogli un’occhiata torva. “Anzi, ti sveglio e poi ti soffoco.”
Thiago ride piano, con un accenno di esasperazione, e lo guarda in silenzio, seduto sul bordo del letto. Diego incontra il suo sguardo diversi secondi dopo, incuriosito da quell’inaspettato momento di quiete; il ronzio del minibar è l’unico suono nella stanza, e sono troppo in alto perché il chiasso della strada possa raggiungerli.
Quando non ne può più di quel silenzio e del sorriso stampato sulla faccia di Thiago, l’argentino scote il capo e mormora un timoroso “Cosa?”
Thiago esita solo per un attimo, poi gli si getta letteralmente addosso, bloccandolo sul letto con il suo peso. La rivista che Diego stava leggendo finisce a terra, ma lui nemmeno lo nota, perché adesso quel sorriso è a pochi centimetri dal suo volto e inevitabilmente contagia anche lui. “Siamo campioni del mondo,” gli mormora Thiago contro la guancia, con lo stesso tono entusiasta che userebbe un bambino alla sua prima volta a Gardaland.
“Me ne sono accorto,” ribatte Diego divertito, e le sue mani si muovono quasi per conto loro, andando ad infilarsi sotto la maglietta di Thiago. “Ti è tornata voglia di festeggiare? Gli altri saranno ancora in giro, è presto per l’aereo.”
“Stavo pensando ad un festeggiamento un po’ più privato,” gli fa notare Thiago, e un momento dopo le sue labbra si chiudono sul collo di Diego.
“Ma non avevi caldo?”
“Diego, sei un rompicoglioni,” sbuffa fuori Thiago ridendo e si solleva a sufficienza per guardarlo in faccia. “Ma uno di quelli monumentali.”
Questa volta è Diego a ridere, ma smette non appena le labbra di Thiago si chiudono sulle sue e quello che segue è una protesta appena accennata, che si affievolisce fino a scomparire quando il bacino del ragazzo si spinge contro il suo. Nel momento esatto in cui decide che sì, un festeggiamento privato non è poi così male, qualcuno bussa della loro camera - e a giudicare dal motivetto improvvisato, non può essere che una persona. Per un attimo Diego si fa prendere dal panico quando si volta verso la porta e vede la maniglia muoversi; recupera quasi tutti i dieci anni di vita persi quando in realtà non si apre.
“Ma vi siete chiusi dentro?” chiede Deki con un cenno di incredulità nella voce.
“Secondo te?” sbotta Diego senza pensarci troppo e il suo tono irritato per lo spavento appena preso fa scoppiare a ridere Thiago.
“Dai, donnette paranoiche, abbiamo un aereo da prendere,” li esorta Deki, per poi allontanarsi lungo il corridoio, probabilmente per avvisare gli altri.
Thiago approfitta di quel momento di distrazione per infilare la mano tra di loro e oltre l’elastico dei pantaloni di Diego, che lo guarda incredulo e scuote il capo. “Non abbiamo tempo.”
Thiago alza gli occhi al cielo e lo ignora, iniziando ad accarezzarlo lentamente e, per evitare altre proteste, riprende a baciarlo. Diego cerca di spingerlo via, ma la sua opposizione dura all’incirca dieci secondi, poi le sue mani si spostano dalle spalle di Thiago, scendendo fino ad afferrargli i fianchi. I passi di Deki che attraversa nuovamente il corridoio vengono completamente ignorati questa volta ed entrambi si limitano a cercare di non lasciarsi sfuggire alcun suono.
Diego impreca mentalmente quando quel proposito si rivela a tutti gli effetti fantascientifico e lui è costretto a interrompere il bacio e a mordersi il labbro per trattenersi. Lancia un’occhiata furtiva alla porta, ma riporta subito lo sguardo sul viso di Thiago a pochi centimetri dal suo e le sue labbra si piegano in un sorriso.
“Che c’è?” gli mormora Thiago contro il mento, incuriosito, e si muove più velocemente non appena nota che i movimenti del bacino di Diego si fanno più forti e irregolari.
“Niente,” Diego scuote il capo e chiude gli occhi, abbandonandosi sul letto ormai mezzo sfatto. Nel momento in cui viene, le sue dita stringono i fianchi di Thiago così forte da lasciare dei piccoli segni rossi, e si lascia sfuggire un unico gemito, che immediatamente cerca di soffocare contro la spalla del ragazzo.
Thiago gli lascia pochi secondi per riprendere fiato, poi gli bacia la fronte e si rialza, ignorando l’impulso di fregarsene dell’aereo e andare fino in fondo. “Alza quel sedere campione del mondo, che siamo in ritardo.”
“E per colpa di chi?” brontola Diego mentre si rialza in piedi. “Devo pure cambiarmi,” borbotta mentre recupera il bagaglio a mano e si fionda in bagno. Quando esce, pochi minuti dopo, cerca incrocia lo sguardo di Thiago, un po’ incerto. “Ma tu non--”
“C’è tempo in aereo,” suggerisce lui con un sorrisetto.
“No,” Diego dichiara categorico, scuotendo energicamente il capo. “Con Benitez intorno? Nemmeno se avessi segnato otto gol nella finale. O trovato la cura per il raffreddore. O vinto il Nobel.”
“Vedi che sei davvero un po’ rompicoglioni?” Thiago alza gli occhi al cielo e lo spinge delicatamente contro il muro, ma sta ancora sorridendo.
“Anche tu hai i tuoi momenti, eh,” gli fa notare l’altro con un pizzico di divertimento. Un attimo dopo scoppia a ridere e appoggia la fronte alla spalla di Thiago, tirandoselo vicino. “C’è sempre l’aeroporto, però,” aggiunge sotto voce, voltando il capo quanto basta per baciargli il collo.
Thiago annuisce e rimane in silenzio per diversi secondi, prima di piegare la testa di lato e lasciarsi scappare un piccolo sospiro. “Diego.”
“Mh?”
“Ho caldo,” ammette Thiago tirandosi un attimo indietro per incontrare il suo sguardo.
Diego lo fissa incredulo per qualche istante, poi lo spinge all’indietro verso la porta e scoppia a ridere, esasperato. “Andiamo, idiota, ci aspettano.”
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A/N: IDEK. E' la prima e ultima volta che li scrivo. Lo spero.