Chiedo scusa, chiedo veramente tanto scusa. XD (Anche per la lunghezza ;_;! Vedetela come una raccolta di drabbles, ecco.) --
Passare tutto il giorno a fissare il tuo ragazzo con occhioni languidi può diventare maledettamente frustrante, soprattutto quando, anche se lui dovesse mai cogliere i tuoi niente affatto sottili suggerimenti, non ci sarebbe in ogni caso alcun modo di attuarli.
Come quella volta, sul loro piccolo tour bus, affossati nei sedili in fondo come ogni bravo ragazzino figo nelle gite del liceo, quando vogliono stare lontani dai professori. Quella volta in cui Kento aveva passato buona parte della giornata a fissare Fuuma con languore e desiderio - “Kento-kun, sei arrabbiato con Fuuma-kun?”- quella volta in cui il loro duetto sul palco era stato, se possibile, ancora più sconveniente del loro solito. Quella volta, come tante altre, in cui Kento si era accostato a lui, appoggiandosi alla sua spalla, sfiorando con le labbra quel neo sul collo di Fuuma che tanto gli piaceva, facendo quasi le fusa. “Nakajima, finiscila, staccati. I tuoi figli ci stanno guardando.” Un sospiro, un broncio e Kento era finito di nuovo al proprio posto, con le braccia incrociate. “Non sono mica figli soltanto miei.”
O come quell'altra volta, quando Kento aveva passato, di nuovo, gran parte della giornata ad osservare Fuuma con languore e lieve sconforto, - “Kento-kun, Fuuma-kun continua a farti arrabbiare?” - e a cui non sembrava nemmeno vero di essere finalmente senza bambini intorno. Non aveva nemmeno fatto in tempo a socchiudere gli occhi, beandosi del sorrisetto malizioso del più giovane, che chiudeva la porta della loro stanza d'albergo dietro di sé. Non aveva quasi fatto in tempo a stringersi contro il suo petto, sospirando al tocco delle mani di Fuuma sui propri fianchi, chiudendo del tutto gli occhi mentre si avvicinava alle sue labbra. E no, proprio in quel momento, evidentemente, la porta della loro stanza d'albergo aveva deciso di aprirsi - ma non l'avevano chiusa come si deve? - facendo entrare i tre piccoli del gruppo. Shori li aveva guardati, con un'espressione indecifrabile sul volto, Sou aveva alzato un sopracciglio e Marius stava, come al solito, appeso al braccio di quest'ultimo, con un'espressione sconvolta. “Marius ha avuto un incubo. Quando è appena sveglio parla solo tedesco. Io mica lo so, il tedesco.” Shori aveva alzato le spalle dopo la propria frase, guardando Kento, lui, chiaramente, aveva la soluzione per tutto. “Ma nemmeno io lo so, il tedesco...” “Vergogna, che madre sei!” E Fuuma se la rideva, svaccato sul letto come se niente fosse, a leggere un fumetto.
O come quell'altra volta ancora, quando Kento aveva passato l'intera lezione di danza - e l'intera giornata che l'aveva preceduta - a guardare Fuuma con languore e decisa disperazione - “Kento-kun, tu e Fuuma-kun dovete smetterla di litigare!” - ed era giunto ormai a quella fase della propria vita in cui era convinto di aver quasi raggiunto il Nirvana. Non che la cosa gli facesse piacere, non aveva mai avuto la vocazione del santo. O non avrebbe fatto l'idol. E quando, finalmente, aveva notato Fuuma sfilarsi la felpa e gettarla ai propri piedi, dirigendosi verso la doccia, non ci aveva veramente pensato due volte prima di imitarlo. Il più giovane si era messo a ridere, fermandogli i polsi e aggredendolo con un bacio sulle labbra, non che l'aggressione non fosse più che benaccetta. Kento si era già sciolto tra le sue braccia, sfiorandogli le spalle e sospingendolo con impazienza in direzione della doccia, poco distante, nonostante non fossero ancora completamente svestiti. E meno male.
“Sou! Sou! Kento-kun e Fuuma-kun hanno fatto la pace!”
“...adesso gliela spieghi tu ai tuoi figli la storia delle api e dei fiorellini finocchi.” Un sospiro, un broncio. “Non sono mica soltanto figli miei.”
(Anche per la lunghezza ;_;! Vedetela come una raccolta di drabbles, ecco.)
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Passare tutto il giorno a fissare il tuo ragazzo con occhioni languidi può diventare maledettamente frustrante, soprattutto quando, anche se lui dovesse mai cogliere i tuoi niente affatto sottili suggerimenti, non ci sarebbe in ogni caso alcun modo di attuarli.
Come quella volta, sul loro piccolo tour bus, affossati nei sedili in fondo come ogni bravo ragazzino figo nelle gite del liceo, quando vogliono stare lontani dai professori.
Quella volta in cui Kento aveva passato buona parte della giornata a fissare Fuuma con languore e desiderio - “Kento-kun, sei arrabbiato con Fuuma-kun?”- quella volta in cui il loro duetto sul palco era stato, se possibile, ancora più sconveniente del loro solito.
Quella volta, come tante altre, in cui Kento si era accostato a lui, appoggiandosi alla sua spalla, sfiorando con le labbra quel neo sul collo di Fuuma che tanto gli piaceva, facendo quasi le fusa.
“Nakajima, finiscila, staccati. I tuoi figli ci stanno guardando.”
Un sospiro, un broncio e Kento era finito di nuovo al proprio posto, con le braccia incrociate.
“Non sono mica figli soltanto miei.”
O come quell'altra volta, quando Kento aveva passato, di nuovo, gran parte della giornata ad osservare Fuuma con languore e lieve sconforto, - “Kento-kun, Fuuma-kun continua a farti arrabbiare?” - e a cui non sembrava nemmeno vero di essere finalmente senza bambini intorno.
Non aveva nemmeno fatto in tempo a socchiudere gli occhi, beandosi del sorrisetto malizioso del più giovane, che chiudeva la porta della loro stanza d'albergo dietro di sé.
Non aveva quasi fatto in tempo a stringersi contro il suo petto, sospirando al tocco delle mani di Fuuma sui propri fianchi, chiudendo del tutto gli occhi mentre si avvicinava alle sue labbra.
E no, proprio in quel momento, evidentemente, la porta della loro stanza d'albergo aveva deciso di aprirsi - ma non l'avevano chiusa come si deve? - facendo entrare i tre piccoli del gruppo.
Shori li aveva guardati, con un'espressione indecifrabile sul volto, Sou aveva alzato un sopracciglio e Marius stava, come al solito, appeso al braccio di quest'ultimo, con un'espressione sconvolta.
“Marius ha avuto un incubo. Quando è appena sveglio parla solo tedesco. Io mica lo so, il tedesco.”
Shori aveva alzato le spalle dopo la propria frase, guardando Kento, lui, chiaramente, aveva la soluzione per tutto.
“Ma nemmeno io lo so, il tedesco...”
“Vergogna, che madre sei!”
E Fuuma se la rideva, svaccato sul letto come se niente fosse, a leggere un fumetto.
O come quell'altra volta ancora, quando Kento aveva passato l'intera lezione di danza - e l'intera giornata che l'aveva preceduta - a guardare Fuuma con languore e decisa disperazione - “Kento-kun, tu e Fuuma-kun dovete smetterla di litigare!” - ed era giunto ormai a quella fase della propria vita in cui era convinto di aver quasi raggiunto il Nirvana.
Non che la cosa gli facesse piacere, non aveva mai avuto la vocazione del santo. O non avrebbe fatto l'idol.
E quando, finalmente, aveva notato Fuuma sfilarsi la felpa e gettarla ai propri piedi, dirigendosi verso la doccia, non ci aveva veramente pensato due volte prima di imitarlo.
Il più giovane si era messo a ridere, fermandogli i polsi e aggredendolo con un bacio sulle labbra, non che l'aggressione non fosse più che benaccetta.
Kento si era già sciolto tra le sue braccia, sfiorandogli le spalle e sospingendolo con impazienza in direzione della doccia, poco distante, nonostante non fossero ancora completamente svestiti.
E meno male.
“Sou! Sou! Kento-kun e Fuuma-kun hanno fatto la pace!”
“...adesso gliela spieghi tu ai tuoi figli la storia delle api e dei fiorellini finocchi.”
Un sospiro, un broncio.
“Non sono mica soltanto figli miei.”
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E' bellissima ç___ç<3
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