Titolo: Happy birthday, Mr. President
Personaggi: Matt Bomer, Simon Hall, pargoli tesori (Kit, Walker ed Henry)
Rating: Verde
Avvisi: One-shot, slash
Note: Per festeggiare il compleanno di Matt, sperando che a scrivere cagate mi passi quel blocco ormai perenne che c'ho D:
Il titolo è preso dall'omonima 'canzone' (reprise, poi) di Marilyn Monroe: la prima cosa che mi è venuta in mente cercando un qualcosa legato al Buon compleanno. Buon compleanno, Matt, te lo meriti tutto :D
Era rientrato nella suite con uno sbadiglio che gli occupava tre quarti del viso; considerando che girava come una trottola da quella mattina alle cinque correndo da una parte all’altra del set, si meravigliava di non essere ancora crollato a terra privo di sensi, in effetti.
Per un momento guardò la sedia vicino alla porta con desiderio, ma poi con un piede mise fine agli spifferi che entravano da fuori e si scaricò le braccia da copioni vari e borse, sospirando e lasciando cadere le spalle, distrutto. Pensò a togliersi le lenti a contatto, prima di sistemare il casino che aveva lasciato all’ingresso, e solo una volta tornato indietro con un peso in più sul naso si accorse dello striscione appeso all’arcata che dava sulla piccola cucina.
Buon compleanno
Cazzo, il suo compleanno. Aveva promesso a Simon che sarebbe stato a casa per festeggiare con i bambini e si era dimenticato. Aveva dimenticato anche il suo stesso compleanno, ma quello era un dettaglio. Merda.
Rimase a guardare il cartellone malinconicamente buio ed appena appena storto. Sorrise pensando a Kit e Walker che litigavano per appenderlo mentre Simon cercava di evitare che si picchiassero facendolo infine appendere ad Henry e zittendoli tutti. Li vedeva mentre come lui inclinavano la testa per vederlo dritto, ed il sorriso si spense.
Che razza di padre era uno che rompeva una promessa fatta ai suoi bambini solo perché doveva lavorare?
Sospirò ancora, lasciando le scarpe al loro posto e sistemando i copioni sul tavolino da caffè. Appese la borsa e fu allora che la vide.
Nel bel mezzo del tavolo di legno massiccio in soggiorno torreggiava una torta di compleanno con tanto di candeline ancora accese. Mozziconi, ormai, chissà da quante ore erano impegnate a brillare in sua attesa: immaginava la glassa resa immangiabile dalle grosse chiazze di cera. Colpa sua per ogni cosa. Colpa sua.
Lo sguardo gli cadde sulla poltrona subito accanto all’enorme finestra che dava su New York: la vista della città gli era preclusa dalle tende chiuse, ma quella che gli si proponeva era anche migliore. Simon era semi-sdraiato là con la bocca socchiusa e la testa abbandonata sullo schienale reclinabile. Sul tavolino accanto c’era il suo inseparabile cellulare, mentre per terra accanto al suo braccio steso le orecchie erano impegnate a prendere possesso delle pagine del libro che stava leggendo e che doveva essergli caduto una volta assopitosi.
Si guardò attorno in cerca di una coperta, sorridendo tristemente a quella vista ma preoccupandosi solo di non far prendere freddo all’altro. Mentre gli stendeva lentamente la coperta sulle gambe, Simon aprì appena gli occhi, accogliendolo con un sorriso ed uno sbadiglio subito dopo.
“Ehi.” Ricambiò accarezzandogli appena il viso in punta di dita.
“Ehi. Buon compleanno.” Simon si sporse verso il cellulare e ne accese lo schermo. “Anche se ormai non vale più, vista l’ora.”
Matt ritornò dritto, lanciando lo sguardo altrove per evitare la delusione che vi avrebbe di certo trovato in quello di Simon. “Mi dispiace.”
L’altro ripiegò la coperta e si alzò andandogli vicino. Gli prese una mano e lo portò davanti alla torta, ridendo piano per lo strato spesso di cera che ormai si era solidificato sul primo strato. “Almeno spegni le candeline.” Intrecciò le dita con le sue. “L’hanno fatta i bambini.”
Simon sbadigliò apertamente, lasciando ricadere la testa sulla sua spalla mentre gli dava qualche secondo per trovare il desiderio giusto da esprimere.
“Vorrei passare ogni compleanno con voi.” Matt spense le candeline in un colpo solo, e dopo aver lasciato un bacio triste sulla fronte di Simon se lo trascinò dietro in camera da letto. Cercando di non ribaltarsi sotto il fuoco incrociato di sbadigli, riuscirono finalmente ad infilarsi entrambi sotto le coperte; come sempre Matt si avvicinò per rubare un po’ di calore al compagno.
“Mi dispiace.” Gli sussurrò tra i capelli, ricevendo in cambio un bacio stanco sul mento.
“Non ti preoccupare, festeggiamo questo weekend con i bambini e non se ne parla più. Ho sistemato i tuoi appuntamenti, hai sabato e domenica liberi. In cambio dovrai correre lunedì…”
“Non è un problema, è routine. Grazie. Mi dispiace.”
“L’hai già detto.” Un altro bacio all’angolo della bocca. “Ora dormi, sei stanco e sai che gli angoli della bocca ti si piegano all’ingiù. Non sei attraente, potresti infrangere molti cuori.”
Matt rise piano, pregando che il weekend arrivasse in fretta.