Titolo: Bah.
Personaggi: Gabriel e Nicholas, ma come nelle altre shot sarebbe come dire Tizio e Caio, nessuno li conosce nessuno sa di loro. Eppure sono i miei uomini, qui, nella mia testa *abbraccia*
Rating: Verde
Note: Come sempre ultimamente questi due bambocci *ama* sono la mia valvola di sfogo e quindi si ritrovano nelle situazioni più disparate e disperate, ma ormai mi ci sono affezionata, abbiate pazienza *^*
Oh, giusto, per la serie: liberiamo pc e quaderno e pubblichiamo tutte le stronzate che troviamo, sarà la prima di una lunga serie, oggi, chiedo scusa anticipatamente per gli orrori che vi ritroverete involontariamente sulla pagina.
Quando era bambino suo padre aveva abituato lui e sua sorella ad una delle sue abitudini: nei weekend d'inverno aspettava che terminasse la cena ed il freddo cominciasse a soffiare dagli spifferi della finestra, per poi mettersi ai fornelli e presentare loro due grosse tazze di cioccolata calda con tanto di soffici marshmallows che galleggiavano sulla cima come grossi e tozzi iceberg colorati.
Lui ed Emma sedevano a tavola con il padre e parlavano principalmente di sciocchezze per sciogliere i nodi della settimana.
Avevano continuato fino ai suoi 16 anni, l'anno in cui suo padre era morto.
Era stata una delle abitudini che aveva amato di più in vita sua. Forse l'unica, in effetti.
Ed era quello il motivo per cui cercava di rendere omaggio alla memoria di suo padre più volte che poteva, stringendosi sul divano nel plaid con la tazza tra le mani ed un film in tv.
Ma le volte migliori era quando, rincasando distrutto da una giornata intera all'ospedale, rientrava a casa ed ai fornelli trovava invece Gabriel. Stazionava là mescolando la cioccolata in polvere nel pentolino, la tuta da casa, gli occhiali enormi da nerd ed i capelli che puntavano da tutte le parti tranne dove dovevano, mentre gli ultimi residui di gel cercavano di tenere unite le ciocche.
Gli veniva spontaneo sorridere, mentre si dirigeva in camera e indossava il pigiama, pensando già a quale film guardare quella sera. Quando tornava in cucina Gabriel era là, semplicemente perfetto nella sua bastardaggine, che sorseggiava da una delle due tazze che teneva tra le mani, porgendogli l'altra.
Lo seguiva poi in salotto e, mentre lui si sistemava sul divano e stendeva la coperta, Nicholas si posizionava davanti alla vetrinetta dei dvd, partendo come solito a leggerli in ordine alfabetico.
Gabriel non era tipo da coccole, ma quando finiva la cioccolata lasciava la tazza sul tavolino e lo stringeva tra le braccia. Gli posava il mento sulla testa e cominciava a sbadigliare, respirandogli tra i capelli. Era capitato più di una volta che si addormentasse così, distrutto dalla giornata allo studio. Ed ogni singola volta, quando Nicholas riusciva ad arrivare alla fine del film senza addormentarsi lui stesso, provava puro terrore anche solo a fare una singola mossa per paura di svegliarlo.
Quando puntualmente riusciva a liberarsi e riordinare senza che Gabriel nemmeno si muovesse, si perdeva qualche minuto a fissarlo. Era bello, semplicemente.
Alla fine si costringeva a svegliarlo, lo prendeva per mano e se lo tirava dietro fino in camera da letto, mentre lui dal canto suo era ancora mezzo addormentato e si impegnava solamente ad evitare le pareti. Spegneva le luci di stanza in stanza, finendo per lasciare accesa solo quella della lampada sul suo comodino perché gli disegnava il profilo in una magnifica luce aranciata. Inutile dire che tempo di arrivare a letto e mettersi sotto le coperte che Gabriel era di nuovo profondamente addormentato: pancia sotto, viso rivolto verso di lui e mani sotto al cuscino.
Spegneva anche l'ultima luce e con ancora il sapore della cioccolata in bocca gli si rannicchiava contro, mentre un braccio scendeva a stringerlo nel buio.