Titolo: Chiedi e ti sarà dato.
Autrice:
izzieanneBeta :
eowie Fandom: Robin Hood (BBC)
Rating: PG
Pairing: Allan/Will (molto lieve), con accenni ancora più leggeri di Robin/Will e Gisborne/Allan.
Conteggio parole: OneShot, ottocentoventinove parole (829 W)
Note: Scritta per
eowie, che mi ha detto che cosa voleva, che coppie inserire e mi ha anche fornito un bellissimo prompt: "I'm not angry, I'm just disappointed" (direttamente importato da una canzone degli Arctic Monkeys).
Spoiler su gran parte della Seconda Serie. Altre note, alla fine della storia.
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono; ahimè, non vengo pagata per tutto questo e no, non dico che queste cose siano successe davvero.
Will ha capito tutto ciò che Much vuole dire ben prima che lui finisca di urlare.
Ha un piccolo flash, leggero, su una tentata fuga avvenuta qualche tempo fa; una fuga nella quale è stato anche coinvolto (per poi pentirsene e sì, Will si pente ancora adesso) e che pare essere importante anche per questa causa.
C’è un traditore nel campo, e Will sa chi è ancor prima che Much abbia terminato di parlare - terminato di accusarlo (accusare lui, poi, pare quasi assurdo. Will non pensa di aver mai tradito Robin dopo quella volta).
È per questo che si volta subito verso Allan. Si volta e lo fissa, non tanto per accusarlo di tradimento - anche se è certo della sua colpevolezza - ma per dirgli che è colpa sua, se lo considerano un traditore.
C’è anche un po’ di delusione, nel suo sguardo: un po’ di delusione e di quella muta accusa che non può nascondere a sé stesso. Preferirebbe chiedergli “Sei tu?”, ma le parole gli muoiono in gola.
Comunque, sa bene che Allan risponderebbe con una bugia.
«Chiedi e ti sarà dato.»
Gli viene in mente questo, quando Allan domanda “Perché guardi me?”.
Gli viene in mente che potrebbe direttamente chiedergli questo, ma non lo fa - non solo per la bugia, ma anche perché sa che finirebbe per crederci, qualunque essa sia.
Finirebbe per crederci e, come sempre, cadere in quella sua trappola di bugie.
Così sputa ancora le sue accuse, ancora su quella fuga, ancora su quella volta in cui ha finito per seguirlo.
E una volta terminato vorrebbe toccarlo, picchiarlo, offenderlo per tutto quello che sta succedendo (perché non dovrebbe fidarsi di lui, ma finisce sempre per farlo, qualsiasi cosa dica. E non vorrebbe); allunga le mani, ma il suo gesto è così nervoso che quasi lo aggredisce davvero.
Ne riesce una leggerissima baruffa, che John blocca subito.
Will non sente di essere davvero arrabbiato con Allan: lo è più con se stesso. Sta permettendo a troppe cose sbagliate di avere il sopravvento, ultimamente.
Non ha nemmeno la vera prova che sia stato davvero l’altro a tradirli! Potrebbe esser stato qualcun altro, magari… magari, sì.
Will non sa di chi fidarsi in quel momento.
E la situazione non gli piace, nemmeno un po’, anche perché in genere ama dire la verità - sono poche, le volte in cui si è trovato bene in una situazione decisamente torbida.
Sono poche le volte in cui è stato a proprio agio con un uomo dello Sceriffo.
*
Per qualche ragione, pare che Robin si fidi di lui. Si fida di lui tanto da rivelargli il suo piano - che Will comprende, ma solo per metà. Gli manca la parte finale, quella che gli riveli perché l’altro lo stia informando di questo.
Ma non chiede.
Non chiede perché di Robin si fida anche lui, e perché sente che oramai deve seguirlo ad ogni costo. Ogni costo, anche ascoltare un piano che non comprende in tutte le sue sfumature.
Anche per questo motivo lascia che Robin lo picchi. Si lascia colpire così forte da cadere per terra, e quando Robin si china su di lui, per sussurrargli ricordati, al campo, al tramonto, Will sente che può anche ritenersi soddisfatto.
Farà quel che Robin gli ha chiesto, e tornerà al campo all’ora stabilita.
*
Quando torna, Much crede ancora che il traditore sia lui. È Robin a tranquillizzarlo subito, ad ammettere che era una farsa.
A confermare i sospetti di Will.
“Era Allan.”
Era Allan. E Will aveva ragione.
Ma li perdona, li perdona tutti, li perdona per aver pensato di ucciderlo, per aver creduto che fosse un traditore, per tutto quanto.
Lui li perdona e così spera che la sua macchia scompaia, per sempre: oramai non c’è più una nessuna ragione al mondo che faccia pensare che lui sia colpevole.
*
Alla fine, riesce quasi ad accettarlo. Riesce a farsene una ragione, a suo modo, ma cerca sempre qualcosa con la quale distrarsi, qualcosa che lo prenda del tutto e lo assorba, facendogli dimenticare che errori stava commettendo (e che ha commesso).
Costruisce, quindi, e riesce ad inventare sempre più ingegnose scappatoie, sempre più metodi interessanti per aiutare Robin.
Si concentra su Robin, quindi, e sulla missione che hanno.
Ma quando poi sono fuori dal castello, pronti per entrare come musicisti, ed Allan passa di fronte a loro, Will non può fare a meno di voltarsi, guardarlo, scrutarlo.
La sua occhiata dura un attimo, ma gli basta per capire che non c’è niente da fare.
E dopo, quando Allan rivela di essere l’Uomo di Gisborne, Will sente di aver definitivamente perso le speranze.
Come tutti, non riesce a credere a quanto visto. E non può fare a meno di chiederlo:
“Avete visto che cosa indossava?”
«Chiedi e ti sarà dato, Will.»
Perché sei certo che Allan indossava gli abiti di Gisborne, la prova visibile che ciò che dice è vero: è un Uomo di Gisborne, adesso.
E tu, per costrizione d’animo, odi Gisborne.
Note Finali:
Probabilmente molti di voi troveranno delle incongruenze quando Robin picchia Will per far credere al resto della gang che il traditore sia lui.
Delle incongruenze perché in realtà Robin voleva intendere ben altro che “mi fido di te” o “aiutami”… ma dato che questa fic è dal punto di vista di Will mi pareva troppo pretenzioso mettere le cose così come sono andate, e ho quindi storpiato un po’ la cosa intendendo come Will la vedeva.
Certo, poi aveva una visione molto simile della verità, ma non è comunque un preveggente {mentre Djack sì}.
Questa fic non avrebbe mai visto la luce senza la
eowie, quindi ringraziatela tutti! ♥