[FFX] Riflusso sulla grandezza... + Tu mare, io gesti, [HP] Rivolo d'aria..., [LM] Riso, shabu shabu

Aug 03, 2011 19:46

Fandom: Final Fantasy X
Titolo: Riflusso sulla grandezza eterna della pietra
Rating: verde
Conto Parole: 260
Personaggi/Pairing: Yuna
Avvertimenti: nessuno
Prompt: "sentirsi vulnerabile è un piacere del tutto nuovo" (usare la seconda persona nel drabble) (squadra 5)
Disclaimer: non sono miei e non mi appartengono, io sono solo la pazza che ha pensato fosse divertente scriverci sopra.

Il riflusso delle onde sulla riva è lo stesso della tua infanzia: lento e regolare, da sempre sottofondo della vita placida della tua isola e così diverso dal cacofonico flusso umano che ti culla dalle strade di Bevelle mentre sorvegli, tra la riservatezza della vostra storia, le vite e i sonni, finalmente tranquilli, delle genti di Spira e ti fai più forte e grande delle statue dei tuoi predecessori.
Hai corso molto su quella spiaggia, in un passato molto vicino al sogno, ma oggi ti limiti a chiudere gli occhi, seguendo come in una memoria il garrito di un gabbiano che fende l'aria mobile. Quelle statue giacciono ancora nei templi, rievocate ormai nel tranquillo e inesorabile oblio popolare, ma troneggianti sui pavimenti lisi e sulle carte menzognere appartenenti ad un culto millenario che tu, allora piccola e forte, non credevi di poter capire veramente.
Il gabbiano si allontana, seguendo il limitare del lido e defilandosi nel mare aperto, mentre tu sorridi perché, se ora tutto di quest'isola ti sembra immenso e deliziosamente immobile, forse col tempo ti farai perfino troppo forte e troppo grande per poter rinunciare a questi giorni di serena quotidianità perché, finalmente anche per te, sentirsi vulnerabile è, e sarà. veramente un piacere del tutto nuovo.
E così, nel tiepido calore di quell'ora tarda, ispiri profondamente l'odore di salsedine ed erba fresca, mentre un anziano pescatore ti passa accanto silenzioso, trascinando la sua rete sulla morbida sabbia che ti si infila tra le dita, così gentilmente ignaro della Grande Invocatrice ferma al tramonto di fronte al mare di Besaide.

Note dell'Autore:  parte di questa cosa deriva da un'idea messami in testa da una fiction di crimsontriforce (se non erro "Il sole non tramonta", ma potrei sbagliarmi).

Fandom: Final Fantasy X
Titolo: Tu mare, io gesti
Rating: verde
Conto Parole: 223
Personaggi/Pairing: Brother, Tidus, Rikku
Avvertimenti: nessuno
Prompt: Scrivere una drabble in cui ci sia un personaggio che non mastica bene l'italiano. [Italiano, seconda Prova]
Note dell'Autore: presente a inizio gioco quando Tidus finisce sulla nave Albhed? Ecco, avete capito quando si svolge 'sta cosa.
Disclaimer: non sono miei e non mi appartengono, io sono solo la pazza che ha pensato fosse divertente scriverci sopra.

Non appena avesse rivisto Auron, lo avrebbe almeno preso a pugni: svegliarsi sul ponte di una nave in mezzo al nulla con dei fucili puntati contro era veramente una delle cose peggiori che gli fossero mai capitate, e questo era dire tutto. Tidus trattenne il fiato, sperando semplicemente che la società pagasse in fretta la cifra chiesta da quei pazzi per liberarlo.
« Caynlhres! » ordinò il ragazzo coperto da tatuaggi, mentre la ragazza uscita con lui lo aiutava ad alzarsi e lo tastava. Che diamine si aspettavano di trovare?!
Avrebbe voluto veramente chiederlo, non sapeva come, avrebbe veramente voluto, peccato che quel ragazzo avesse cominciato a gesticolare e bofonchiare qualcosa in qualsiasi assurda lingua parlasse. Ma si aspettava veramente capisse qualcosa oltre alle poche parole corrette come 'mare' e 'tu'? E che diamine avrebbe dovuto farci con gli occhialini che gli porgeva?
La ragazza dietro di lui aumentò la presa sul suo avambraccio e Tidus sperò solamente non lo spezzasse altrimenti avrebbe potuto dire addio alla finale di domenica. « Fyed »* si precipitò a dire, appena i suoi compagni puntarono i fucili. « Ha detto che puoi rimanere, se ti rendi utile » concluse lentamente, quasi parlasse con un bambino.
Be', fortunatamente qualcuno lo capiva su quella nave e almeno quel branco di svitati non sembrava intenzionato a lanciarlo in pasto a quella bestia marina.

* « Perquisiscilo! »
« Aspettate ».

Fandom: Harry Potter
Titolo: Rivolo d'aria fra capanne di rovine.
Rating: verde
Conto Parole: 500 (basta, non sapevo più cosa limare XD)
Personaggi/Pairing: Severus/Harry
Avvertimenti: relazione adulto/minore, preslash, death
Prompt: Scrivere una drabble che contenga le parole "Machiavellico" e "Boccaccesco" e che finisca con un anticlimax. [Italiano, terza Prova] , 'Fine' per la BDT
Disclaimer: non sono miei e non mi appartengono, io sono solo la pazza che ha pensato fosse divertente scriverci sopra.
Tema musicale: Knockin' on Heaven's door, rigorosamente di Bob Dylan
Tabella: qui

C'erano stati anni in cui l'aria fra quelle pietre profumava di pioggia e zucche mature abbandonate sotto l'ultimo tiepido sole autunnale, anni in cui l'abbaiare furioso di un cane accompagnava i rumori della foresta e un rivolo di fumo profumato di biscotti usciva dal comignolo di un capanno da caccia, spesso misto a risate allegre e ubriache.
Erano stati anni strani quelli, anni in cui gli occhi azzurri di un uomo Machiavellico sepolto in una torre parevano perennemente sorridere oltre una montatura a mezzaluna, senza il reale bisogno di un punto focale, rivolti com'erano a quel bene sociale superiore per cui tutto era sacrificabile. Eppure questo non basta, perché nemmeno in quel tempo la semplicità era comune e quelle iridi alle volte si scostavano dal bene per ancorarsi all'unico essere terribilmente terreno che aveva dovuto rinchiudere in una grotta, pur di preservarlo.
Ebbene sì, gli ultimi anni di quella alta torre furono strani, ma insoliti furono anche i tempi nei profondi sotterranei dove un probabile intreccio boccaccesco fra un Menzognero e un Figlio, troppo simile alla propria madre, non si rivelò mai. Troppe regole a dividerli, sostengono i più romantici, troppa solitudine o semplicemente mancanza del tempo opportuno, ribattono i pratici, ma alla gran parte della gente pare che una guerra sia un motivo più che valido per non abbandonarsi al decorso degli eventi.
Il Machiavellico fu il primo ad andarsene. Non era una sera tranquilla, non avrebbe mai potuto esserlo, ma quegli occhi azzurri parevano finalmente aver trovato un punto focale in quell'essere troppo terreno ed umano per essere il bene superiore.
Sì, c'erano stati anni in cui l'aria fra quelle pietre profumava di pioggia e zucche mature, ma negli ultimi mesi quell'odore scomparve, sostituito dall'acre olezzo del sudore, del sangue e della polvere.
Nessuno ricorda chi lanciò il primo incantesimo, ma tutti ricordano gli ultimi istanti, le parole che misero fine all'esistenza di un'istituzione millenaria e ad una paura decennale. Fra quei lampi anche il Menzognero se ne andò, cercando per l'ultima volta gli occhi verdi della madre e del Figlio che non aveva mai dimenticato.
Oggi che quel capanno è crollato, nessun cane abbaia fra quei prati e l'aria scorre lenta e grave fra le rovine, accarezzando le pietre candide delle lapidi, priva di qualsivoglia profumo. Nemmeno le poche persone venute a visitare quel sito ricordano come apparisse nei tempi gloriosi e mesta quella folla nera si raduna intorno all'ennesima lapide. Dopo il Machiavellico e il Menzognero, anche il Figlio ha raccolto quanto restava di sé e se n'è andato senza troppo rumore, con la tranquillità che solo la vecchiaia e una vita nella tiepida sicurezza familiare possono dare.
Quel capanno è ormai crollato e l'abbaiare del cane è ormai un sogno, ma qualcuno può giurare di aver sentito invocare con nostalgia il nome del Figlio, mentre una figura, troppo simile al Menzognero, si avvicinava alla lapide.
Ed è nell'abbandono delle rovine che quel nome muta in un dire, un canto, un sussurro nostalgico di quanto è stato, di quanto mai sarà.

Note dell'autore: cinque punti stima a chi riconosce l'anticlimax finale. Sì, solo cinque perché è dannatamente semplice.
˙ıloɔsɐd ıuuɐʌoıƃ ıp ,ɐɹǝs ɐıɯ ɐl, ɐp oʇʇɐɹʇ è 'ǝnbunɯoɔ
px ǝʇɐılƃoɹqɯı ǝ ǝʇǝdɐs ol uou (2
ǝʇɐıɔunuıɹ ǝ ǝʇǝdɐs ol uou (1
:àʇılıqıssod ǝnp olos ǝʇǝʌɐ oʇsǝnb opuǝƃƃǝl ǝʇɐʇs ǝs
Non ho voluto citare i nomi perché... boh, perché semplicemente così mi andavai.. Un mero esercizio, insomma, visto che alla storia poco porta come innovazione.

Fandom: Love Mode
Titolo: Riso, shabu shabu, coperte e fusa
Rating: verde
Conto Parole: 213
Personaggi/Pairing: Naoya, Reiji
Avvertimenti: shonen-ai
Prompt: Scrivere una drabble su un manga o anime o fumetto che abbia su EFP meno di 10 fic (squadra 2)
Note dell'Autore: questo manga è ottimo per piccole scenette diabetiche ♥
Disclaimer: non sono miei e non mi appartengono, io sono solo la pazza che ha pensato fosse divertente scriverci sopra.

Il silenzio nell'appartamento era avvolgente come una fitta cortina e Reiji si mosse con calma nel soggiorno, aiutato solo dalle luminarie della strada. Sul tavolo una ciotola di riso, un piatto di carne e una piccola pentola per lo shabu shabu si stagliavano contro il profilo dei grattacieli cittadini, imponenti oltre la porta a vetri del terrazzo, mentre una figura dormiva tranquilla sul divano, sorvegliata da un felino decisamente rumoroso. Non che avesse sperato di trovarlo sveglio, l'indomani avrebbe dovuto essere a scuola, ma era quasi una settimana che, presi da troppi impegni, non riuscivano a parlarsi.
Il pendolo della sala batté tre rintocchi. Ancora una volta aveva promesso a Naoya che sarebbe rientrato presto quella sera, ma per l'ennesima serata aveva dovuto ritardare la chiusura del Blue Boy, pur di accontentare due clienti particolarmente esigenti.
L'uomo sospirò al ricordo delle pretese di quei due, lasciandosi poi cadere su una sedia, mentre il gatto balzava giù dallo schienale bianco per strofinarsi contro le sue caviglie in un concerto improvvisato di fusa.
“Sei tornato.”
Reiji distolse lo sguardo dalla schiena tigrata del piccolo felino. Gli occhi assonnati e lucidi di Naoya erano fissi su di lui, mentre il ragazzo usciva lentamente dal suo tranquillo e caldo sonno.
Be', almeno stanotte non avrebbe dormito solo.

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