*Autore: margherota
*Titolo: Pensieri molesti durante una semplice colazione inglese
*Fandom: Axis Powers Hetalia
*Personaggi: Arthur Kirkland (Uk), Feliciano Vargas (Nord Italia), l'assurda presenza molesta di Francis Bonnefoy (Francia) in mezzo
*Genere: Fluff, Sentimentale, Erotico
*Avvertimenti: What if...?, Shonen ai, Lime, Raccolta
*Rating: Arancione
*Prompt: Cose non dette - Cianfrusaglie Scapigliate
*Note: Drabble sempre scritte per sfida con Prof e sempre a lei dedicate, legate a "Le labbra di Arthur" e "Dolce risveglio".
Dunque, per una lettura più chiara. La prima, la terza e la quinta drabble sono riferite alla colazione, la seconda e la quarta a momenti intimi passati durante la notte tra Arthur e Feliciano *brillbrill*
"Oggi ho dormito qui da Arthur e ci siamo fatti un sacco di coccole!"
Questo, più o meno, è quello che Feliciano vorrebbe dire, quasi urlare, nel pieno del suo entusiasmo, magari anche sbracciandosi per rimarcare la felicità e l'allegria che lo sta animando, o forse solo perché è una bella giornata e si vedono i raggi del sole che penetrano, pigri, dalla finestra elegante della stanza.
Arthur ha una bella casa - ordinata e spaziosa, luminosa in ogni stanza - e questo non può che mettergli semplice allegria addosso.
Anche Francis, che gli sorride dall'altro lato del tavolo, mentre con delicatezza beve il suo tè mattutino, non fa che renderlo ancora più festante. L'ha sentito lui per primo - non più di un'oretta fa - entrare in casa Kirkland, e gli è corso incontro gridando a più non posso.
-Fratellone! Fratellone!-
Francis si è stupito alquanto, l'ha visto così perplesso in viso prima di abbracciarlo stretto che non può essere davvero altrimenti. Ma ora no, ora è tranquillo, gli sorride e annuisce, ascoltando tutto quello che ha da dirgli.
E Feliciano ha molte cose da dirgli - troppe, in realtà - che si dimentica per qualche istante della cosa più importante di tutte e comincia a parlare della pasta e di suo fratello Lovino, senza badare al contesto e senza dare troppo peso al fatto che oltre la camicia lunga che sta indossando non ha proprio altro addosso.
Francis è lì, e gli sorride: basta questo per renderlo felice.
Feliciano pensa anche che potrebbe sorridere anche Arthur, tra una fetta di bacon e l'altra, invece di restare tutto immusonito nel suo angolo. Forse, però, è chiedere troppo - d'altronde l'ha già visto contento quella notte, in altri ambiti, per cui non si lamenta e continua a parlare.
"Mi piace, Arthur. Mi piace tanto."
Lo voleva davvero dire, Feliciano, probabilmente continuando a ripeterlo all'infinito, finché le mani di Arthur fossero rimaste sopra il suo corpo a toccarlo, accarezzarlo, stringerlo come mai nessuno aveva osato fare.
Rispetto a quello di tutti gli altri, c'era qualcosa di diverso nel suo desiderio - Feliciano l'aveva percepito, se non distintamente almeno a livello inconscio - che lo spingeva tra le sue braccia e tra le sue gambe. E forse era semplice fame, e forse era semplice curiosità per quel rapporto così singolare e imprevisto che si era creato fra loro.
No, Feliciano non aveva dato la colpa all'alcool, anche se Arthur puzzava ancora di rhum in maniera inqualificabile.
Aveva anche tentato di dirgli cose dolci, sulle labbra e contro la pelle: la pelle di Arthur era buona, specie quella sotto il mento e lungo il petto, dove era anche più calda.
I gesti di Arthur, però, erano ruvidi, e sempre gli avevano bloccato le parole a metà. Che fosse paura o semplice imbarazzo, Feliciano non l'avrebbe saputo mai dire.
Però quello sì, che gli stava piacendo tanto lo sapeva dire - l'avrebbe anche urlato, in verità.
Peccato che la bocca di Arthur aveva raggiunto l'interno delle sue gambe e lì si era fissata, cominciando a farlo sentire più caldo e più molle.
In mezzo ai gemiti sconnessi, si dimenticò persino di ringraziarlo.
"Ora vi ammazzo entrambi e faccio una strage, lo giuro"
Arthur stringe convulsamente la propria tazzina da tè, cercando di rimanere il più controllato possibile - certo che con la vocetta irritante di quell'italiano idiota nelle orecchie era davvero difficile rimanere concentrato.
Si accorge, troppo tardi, di aver dimenticato lo zucchero, e con un gesto più brusco del dovuto abbassa la tazza e quasi la scontra con il piattino di porcellana.
Né Feliciano né Francis paiono dargli retta, neanche in quel frangente.
La sua rabbia cresce, ma Arthur non sa se è per la vergogna o per la mancanza di considerazione che quei due gli riservano così sfacciatamente.
Quando il francese è entrato in casa sua, si è sentito letteralmente morire dentro. Ha avuto anche la tentazione di fingersi malato, di non farsi trovare - nascondersi in qualche armadio o persino sotto il letto - ma Feliciano, con un semplice balzo, ha frantumato i suoi progetti in un lampo e l'ha inchiodato alla realtà.
E la cosa peggiore di tutte è che Francis, dopo aver compreso, ha sorriso a entrambi e non ha detto nulla in proposito. Perché Arthur sa, sa perfettamente che la cosa è così palese ed evidente che persino uno scemo potrebbe intuirla, ma sa che se il francese non ha ancora detto nulla non è tanto per riguardo nei confronti di Feliciano, quanto piuttosto - e qui si fondano e si concentrano i suoi più tetri sospetti - perché vuole usare questa carta per un'altra occasione in cui poi lo getterà nella vergogna più totale, affondandolo senza pietà.
Prende un altro pezzo di bacon dal piatto, mangiandolo rumorosamente.
Certo che però la cosa che più gli dà fastidio in quel momento è una sola, e probabilmente solo per questo manderebbe fuori a calci entrambi i suoi davvero poco, poco graditi ospiti.
Feliciano, nonostante tutto, sta sorridendo a Francis soltanto.
"Mi piace, Feliciano. Mi piace tanto."
C'era stato un attimo in cui avrebbe voluto dirlo, Arthur, magari sussurrandolo contro di lui - contro la pelle dolcissima e rossa e calda di Feliciano, che tremava a ogni suo tocco ed era qualcosa di meraviglioso.
Nessuno dei due era inesperto di quel genere di cose: la Storia l'avevano vissuta entrambi, in ambiti diversi, con diverse compagnie, ma non erano stupidi né inetti.
Forse Feliciano era ingenuo, forse lui stesso si lasciava sorprendere troppo facilmente, ma tutto quello era stato abbastanza sconvolgente da impedirgli di cercare troppo una ragione che lo specificasse nel dettaglio.
Lo aveva portato, di peso e spingendolo quasi, a casa sua - l'aveva preso lì, inchiodandolo sul letto e baciandolo ovunque, togliendogli i vestiti di dosso con una certa foga.
L'aveva visto sorridere, l'aveva sentito gemere e rispondere ai suoi tocchi - e se fosse stato commosso da quella sua partecipazione così spontanea e naturale non avrebbe davvero mai saputo dirlo, non solo per il rifiuto della coscienza.
Un attimo, si era fermato, sopra il suo ombelico e la sua pancia che tremava tutta di piacere, e andava su e giù toccandogli il mento ritmicamente. Lo aveva anche baciato lì, ma non si era mosso prima di averlo guardato in viso e aver scoperto nei suoi occhi un tale languore emotivo.
"Mi piace, Feliciano. Mi piace tanto"
Poi però era sceso tra le sue gambe - aiutato da quel residuo d'alcool che ancora aveva nelle vene e che girava, frenetico - e lì era rimasto più a lungo. Dimenticando ogni parola.
Francis è felice di vedere Feliciano tanto allegro, assolutamente sì. Da qualche tempo è troppo occupato per andare a trovare come si deve il suo delizioso fratellino, e certo la cosa gli dispiace sul serio. Però, trovarlo tanto bene, pieno di cose da dirgli - la maggior parte inutili e trascurabili, ma non è questo il punto - gli fa sicuramente molto piacere.
Certo che non si aspettava proprio di trovare il suddetto delizioso fratellino in casa Kirkland: si è diretto lì, quella mattina, con il solo intento di infastidire il vicino, giusto per scacciare la noia in qualche modo. Aver visto l'italiano che gli è corso incontro, accogliendolo come il padrone di casa, lo ha lasciato a dir poco sorpreso.
E no, non ha sfoggiato uno dei suoi soliti ghigni di vittoria - se l'è risparmiato, solamente per rispetto della felicità di Feliciano e per la sua allegria - ma ha pensato fin troppo chiaramente alle parole da dire ai suoi amici alla prima occasione, giusto per spettegolare allegramente su strane abitudini inglesi.
Sa che questo gli costerà dolore, e sa anche che in questo momento Arthur sta meditando vendetta preventiva, ma niente è cambiato rispetto alla normalità: Gilbert e Antonio verranno informati sui fatti al più presto.
Quindi sorride a Feliciano, annuendo all'ultima cosa che lui ha detto con tranquillità e serenità.
Intanto, è disposto persino a bere quell'acqua sporca che Arthur si ostina a chiamare tè: è talmente gioioso che neanche si accorge che manca lo zucchero.
"Ho trovato Feliciano semi nudo in casa Kirkland, ed era così evidente quello che era successo che nessuno di noi ne ha parlato per tutta la mattina."