[Leggende arturiane] Kids these days
Fandom: Leggende arturiane (molto generico)
Titolo: Kids these days
Challenge: Cigolio
Rating: PG
Conteggio parole: 200 (W)
Personaggi: Mordred, Galahad
Pairing: Galahad/Mordred
Avvertimenti: Slash.
Le assi del pavimento gracchiano e scricchiolano sotto il passo ingenuo là fuori, oltre la porta della sua stanza. Dentro, lui legge, con un piccolo lume, accomodato su una vecchia sedia, le vesti scosse appena dagli sbuffi mandati della finestra sovrastante.
Le voci in ogni dove malignano sul demone che gli si agiterebbe in corpo, ma è la quiete il suo regno; la silenziosa solitudine crea lo spazio ed il tempo delle sue giornate. Eppure, quel ticchettio di piedi nudi sul legno continua ad innervosirlo, ad attirare la sua attenzione con brutale innocenza.
Il pavimento cigola e mugola ancora, e forse i piedini bianchi nel corridoio, impazienti, si scambiano l’un l’altro il peso del corpo che sorreggono, alternandosi in piccoli saltelli che persino un sordo udirebbe come fossero clangore di armi, nel silenzioso buio della tarda sera.
“So che sei lì.”
Una sentenza, una condanna, il rosso della vergogna sul visetto dietro la porta; e poi un sospiro in chiusura.
“Avanti. Entra.”
Un obbligo o una libera scelta, questo non glielo chiarirà.
Però sorride quando, sospinta con un leggero tocco, la sua porta si schiude e cigola - anche lei, ora?! - e lui entra. Un bambino innocente quanto capriccioso.
“... Galahad.”
Titolo: Kids these days
Challenge: Cigolio
Rating: PG
Conteggio parole: 200 (W)
Personaggi: Mordred, Galahad
Pairing: Galahad/Mordred
Avvertimenti: Slash.
Le assi del pavimento gracchiano e scricchiolano sotto il passo ingenuo là fuori, oltre la porta della sua stanza. Dentro, lui legge, con un piccolo lume, accomodato su una vecchia sedia, le vesti scosse appena dagli sbuffi mandati della finestra sovrastante.
Le voci in ogni dove malignano sul demone che gli si agiterebbe in corpo, ma è la quiete il suo regno; la silenziosa solitudine crea lo spazio ed il tempo delle sue giornate. Eppure, quel ticchettio di piedi nudi sul legno continua ad innervosirlo, ad attirare la sua attenzione con brutale innocenza.
Il pavimento cigola e mugola ancora, e forse i piedini bianchi nel corridoio, impazienti, si scambiano l’un l’altro il peso del corpo che sorreggono, alternandosi in piccoli saltelli che persino un sordo udirebbe come fossero clangore di armi, nel silenzioso buio della tarda sera.
“So che sei lì.”
Una sentenza, una condanna, il rosso della vergogna sul visetto dietro la porta; e poi un sospiro in chiusura.
“Avanti. Entra.”
Un obbligo o una libera scelta, questo non glielo chiarirà.
Però sorride quando, sospinta con un leggero tocco, la sua porta si schiude e cigola - anche lei, ora?! - e lui entra. Un bambino innocente quanto capriccioso.
“... Galahad.”