Capitolo 8: Abitudini

Apr 15, 2012 17:07



Questo capitolo l'ho modificato un pochino, so che magari avevo fatto girare la voce che in questo capitolo sarebbe apparso il padre di Nathaniel, ma alla fine ho preferito dedicargli un capitolo completo e non solo un momento come inizialmente avevo programmato. Proprio per questo anche il prossimo capitolo sarà di Peter, per la massima gioia dei fan di Nat xD
Se notate dei casini nella narrazione sappiate che ... è voluto!! xD No scherzo, non l'ho riletto proprio, quindi se notate qualcosa fatemelo sapere, sono sicura che ci siano dei tempi verbali andati!
Spero tanto che questo capitolo vi piaccia e non vedo l'ora di leggere i vostri commenti!
Tanti baci
S.






Peter si appoggiò due dita sul collo cercando con il respiro di rallentare i battiti. Erano le 11:57 di sera, e come sempre lui non riusciva a prendere sonno. Il suo cuore andava troppo su di giri, e nel momento in cui si sdraiava nel letto i pensieri vagavano troppo a briglia sciolta. Aveva ancora bisogno di qualche momento per calmarsi.

Ormai quello era diventato il suo mantra se non voleva rischiare un attacco cardiaco durante la notte.
Guardò il cellulare sconsolato, aveva provato a chiamare Nathaniel, ma lui lo aveva staccato; anche quello faceva parte del suo rituale obbligatorio, voleva sapere come era andata la giornata del gemello, ma soprattutto voleva raccontagli la sua e ricevere rassicurazioni; rassicurazioni che però non arrivavano mai e da qualche giorno Nahtaniel staccava il cellulare ogni sera… Che fosse un modo per evitarlo? Che ci trovasse gusto nel lasciarlo disperato e perso?

Lui e Cindy non avevano mai messo una linea fissa a causa delle bollette troppo care, e ora Peter se ne pentiva, se non fosse riuscito a contattare in fretta Nathaniel sentiva che sarebbe letteralmente esploso; Nathaniel era preparato sulla vita che stava vivendo, era lui quello lasciato a se stesso, non era giusto!
Il ragazzo sbuffò e si guardò di nuovo allo specchio; quasi come se fossero stati chiamati da qualcuno, la sua mente venne inondata di tutti quegli episodi vissuti quella settimana per cui Nathaniel aveva colpa di non essere stato preciso… Erano proprio il tipo di pensieri che lui voleva evitare a tutti i costi.



*



- Nathaniel sei già tornato? - Gli disse incerta Trudy entrando in cucina.
- Tornato? - Chiese Peter spaesato. Dove sarebbe dovuto andare? Dove sarebbe dovuto essere?



Sicuramente Nathaniel aveva fatto apposta a non dirgli nulla e ora lui aveva perso un impegno fondamentale per la famiglia Sutherland!!
Maledisse quel ragazzo che doveva essere il suo gemello per la sua superficialità, aveva imparato ormai a memoria le misere 5 pagine del suo block notes che racchiudevano la sua intera vita; ma anche scorrendole disperatamente con la mente non v’era alcun riferimento di dove dovesse trovarsi alle 7:30 di Domenica mattina.
La sua mano sinistra cominciò a contrarsi spasmodicamente; ora il fatto che Nathaniel proprio quella mattina non avesse risposto al telefono sembrava di vitale importanza.



- Non sei andato a correre stamattina? - Rispose la nonna noncurante, osservando il lavoro ai fornelli del nipote.
Il sollievo di Peter fu tale che quasi gli vennero le lacrime agli occhi, doveva veramente smetterla di pensare sempre il peggio di ogni parola che gli veniva rivolta.
- No nonna. - Rispose sorridendo. - Sto preparando la colazione, ero indeciso su cosa cucinare, quindi sto facendo una torta salata… - Aggiunse garbato sperando in un suo riconoscimento.
Trudy si voltò verso di lui con gli occhi sbarrati. Mosse la bocca ma non riuscì ad articolare nessuna parola di senso compiuto.
Peter la osservava con un sorriso imbecille stampato in faccia. Infine dopo uno sconcertamento infinito Trudy finalmente parlò.
- Err... Nat... Cucinato... Tu?... - Replicò guardando dappertutto, tranne che il suo interlocutore. La nonna si schiarì la gola rumorosamente. - Amore mio, hai davvero cucinato tu? -



- Certo nonnina! - Esclamò Peter ringalluzzendosi. Non era riuscito a dormire bene nel letto di Nathaniel; soprattutto per colpa della puzza nella sua camera a cui non riusciva ad abituarsi e che nonostante tutti i suoi stratagemmi non se ne voleva andare; quindi all'alba era sceso e aveva dato una pulita qui e là in cucina; si era cucinato e mangiato in pratica mezzo Kilo di pancetta affumicata per poi cancellare accuratamente le sue tracce e infine aveva cominciato a preparare una torta e qualche altra cosa per il resto della famiglia; le ricette che gli aveva insegnato Cindy si stavano rivelando molto utili.
- Per ringraziarti di tutto, mi sono permesso di preparare qualcosina, spero sia di tuo gradimento! - Esclamò ancora Peter, sempre più fiero di se stesso.



Trudy aveva occhi e bocca spalancati e lo fissava attonita. Al ché a Peter era cominciata di nuovo a salire l'ansia... Rideva nervosamente e si agitava sul posto pensando freneticamente a cosa poteva aver sbagliato quella volta.
Porchetta, sembrava sbagliare sempre qualcosa, qualsiasi cosa facesse!! Il sudore aveva cominciato ad imperlargli la fronte, e balbettando qualcosa Peter tentava di uscire da quella situazione pericolosa.
Improvvisamente gli era venuta l’illuminazione: Nathaniel di certo non parlava così!!!! Probabilmente non conosceva vocaboli come “gradimento” o “grazie”.

- Nonna! - Disse con un tono di voce più gutturale, e schiarendosi la gola. - Volevo dire... cazzo, ho preparato la colazione per voi... - La parola "vecchi" che doveva essere il finale perfetto di una frase alla Nathaniel gli morì in gola.
Non c'era niente da fare, parlare in questa maniera scurrile lo rendeva più nervoso e impacciato che mai. E soprattutto il suo tono non gli sembrava da “duro” ma solo ridicolo.
Lo sguardo di Trudy era impagabile.



Peter sospirò guardandosi allo specchio. Impersonare un personaggio come Nathaniel era sembrato facile all’inizio, ma si stava rivelando più complicato del previsto.
Provò ad assumere diverse pose autoritarie e strafottenti, ma aveva bisogno di più allenamento, non era abbastanza sicuro di se e le sue pose apparivano sempre con una nota sbagliata.
Si dedicò quindi ad allenare il suo occhiolino, l’ultima volta che lo aveva fatto sarebbe voluto sparire dalla faccia della terra per la reazione che aveva causato.



*



- Naaaaaaaaat! - Urlò Olive a pieni polmoni, correndo nella stanza e buttandoglisi letteralmente addosso.
Stringeva qualcosa nella mano.
Peter che viveva ormai con i nervi a fior di pelle a quella manifestazione d’affetto così esagerata aveva emesso un’urlo stridulo e acuto.
A quel rumore Olive si scostò da lui e lo guardò con un sorriso sbeffeggiatore; mentre il volto di Peter mutò in una maschera agghiacciata. - E quell’urletto che era?! - Disse trattenendo a stento le risa.
Cominciò a punzecchiarlo con le dita mentre lui non sapeva se ridere o piangere della situazione imbarazzante in cui si trovava. - Naty è una femminuccia, Naty è una femminucciaaaa! - Lo canzonava lei continuando a punzecchiarlo e a scompigliargli i capelli come ad un bambino.
- No… No… - Tentava di ribattere lui debolmente, soffriva tantissimo il solletico e stava lacrimando dal ridere.
- Allora hai sempre finto di non soffrire il solletico eh!!!! - Disse lei fintamente minacciosa. - Ora te la farò pagare per tutto!! - Aggiuse imitando una perfetta risata malvagia.



Peter rideva ormai senza controllo, aveva le lacrime agli occhi e non riusciva a liberarsi dalla presa di lei. Dopo un po’ di suppliche di lui lei si fermò e si sistemò meglio a cavalcioni.
- Comunque ero venuta nella tua stanza per dirti una cosa importantissima! - Disse quasi squittendo. Tutta felice cominciò a fare una specie di danza sopra di lui.
Peter cominciava ad agitarsi un pochino.
- Guarda qui! - Dichiarò Olive prendendo un giornale dal pavimento e mostrandolo febbrilmente al cugino. - Guarda, guarda, GUARDA! -
Peter senza occhiali fece fatica a mettere a fuoco, ma poi scorse al lato del giornale proprio in prima pagina un’articolo:
“E’ la resa dei conti per Ian McShaw?
Tra meno di una settimana è previsto il lancio del nuovo libro di Ian McShaw, questa volta l’investigatore senza macchia e senza paura, si cimenterà nell’impresa di una vita, lo scontro finale con la sua nemesi; il terribile Prep E. Retic che con la sua malsana intelligenza da ben 4 libri sta disseminando il terrore nella città di Seattle... ”.



- Ti rendi conto Nat???? Ora sapremo come va avanti! Spero tanto che non muoia e che questo non sia l’ultimo libro, Ian è talmente sexy! - Esclamò lei con enfasi abbracciando il giornale con un verso.
Peter quasi non la sentì parlare, l’unica cosa che gli rimbombava nella mente era la parola “Prep E. Retic”…
Il suo sguardo si annebbiò per l’odio fulmineo che provò per Kevin; quell’infame aveva dato un anagramma del suo nome al super cattivo della sua schifosa collana di libri.
Sbuffò sonoramente e tentò di togliersi Olive da dosso. - Quei libri sono scontati e banali, tutti potrebbero scrivere una storiella su un detective che risolve i casi… Ci ha, guarda caso, già pensato Arthur Conan Doyle, con il suo Sherlock Holmes! - Esclamò acido Peter senza riuscire a trattenersi.
Kevin riusciva a perseguitarlo anche distante 1000 Km, pazzesco!



- C… Cosa hai detto? - Balbettò la ragazza incredula. - Come fai a conoscere Sherlock Holmes? - Chiese.
Peter si voltò di scatto e notò come le sue parole l’avessero per l’ennesima volta messo nei guai. Ovvio che Nathaniel non conoscesse un personaggio così famoso come Sherlock Holmes, e ovvio che lui, come al solito, aveva parlato troppo.
Fece un sorriso incerto e mise in moto il cervello per uscire per la milionesima volta da una situazione scomoda. Era certo che Olive potesse sentirlo macchinare dentro la sua testa.
In questo caso il problema era l’ignoranza stratosferica di Nathaniel, doveva giustificare in qualche modo quella sua conoscenza, anche se al solo pensiero di giustificare una mancanza simile gli si accapponarono i capelli.
- Ovvio che non so chi è. - Disse in tono beffardo. - Me lo hai detto tu una volta, non ricordi? - Terminò con un sorrisetto simil-strafottente e facendo un’occhiolino storto.
Lei lo guardò sospettosa per qualche minuto, nel quale Peter ebbe il tempo di disperarsi ancora di più e cominciare a sudare come un cammello.
- Tu sei strano… - Borbottò lei alla fine. - C’è sicuramente qualcosa sotto. - Aggiunse stringendo gli occhi in 2 fessure indagatrici.
La mano di Peter cominciò come di consueto a contrarsi spasmodicamente.





Non sapeva neanche lui come aveva fatto ad uscire da quella situazione quella volta, non voleva ripensarci un minuto di più o avrebbe cominciato a sudare e avrebbe mandato all’aria l’ultima mezz’ora di training autogeno che aveva fatto in bagno per calmarsi.
Piano piano, e soprattutto senza l’aiuto di quella bestia di Nathaniel, Peter stava imparando a gestire la situazione, era sempre convinto che Olive avesse capito qualcosa, ma si auto convinceva che non fosse così; ultimamente la sua mente gli stava giocando fin troppi scherzi, e questi bastavano e avanzavano senza aggiungergli ulteriori paranoie.

Uscì dal bagno chiudendosi delicatamente la porta alle spalle, tutti erano già a dormire, aveva aspettato apposta un momento favorevole per chiudersi in bagno senza essere né visto, né sentito da nessuno.
In punta di piedi tornò nella sua stanza, bloccandosi ogni volta che il legno del palché scricchiolava sotto il suo peso.



Era quasi arrivato alla sua porta, quando un rumore lo attirò; Olive era per caso sveglia? Lo aveva sentito camminare? Quel palchetto era davvero troppo rumoroso effettivamente!
Se fosse uscita dalla sua stanza come avrebbe giustificato la sua presenza in corridoio? Nathaniel cosa avrebbe fatto in quella situazione?
Il ragazzo cominciò a sudare copiosamente, porca vacca, non poteva più continuare così.

Perso nel suo labirinto mentale sentì di nuovo quel rumore; fece un passo più vicino alla porta socchiusa della camera di Olive e stavolta capì di cosa si trattava.
Olive stava piangendo. Anche se cercava di far meno rumore possibile, ora che lui si era avvicinato, i singhiozzi erano chiaramente udibili e Peter si rese conto di soffrire anche lui con lei.
Ora si sentiva uno stupido per essersi agitato per così poco, il fatto che lui non fosse nella sua stanza a mezza notte era l’ultimo pensiero di lei, cosa avrebbe dovuto fare ora? Cosa avrebbe fatto Nathaniel? Se solo avesse risposto al cellulare…



A quanto pare non era l’unico in quella casa che aspettava che tutti fossero addormentati per essere se stesso; la voglia di andare da lei e dirle che andava tutto bene era forte, come era anche forte il dispiacere che provava per quella straordinaria ragazza, che all’apparenza stava bene ma che in realtà era morta dentro.
Peter non l’aveva mai considerata da questo punto di vista, dopotutto i genitori di lei erano pur sempre morti da poco più di un’anno, era davvero strano pensare che lei l’avesse superata così bene.
Ora capiva che in realtà durante il giorno Olive fingeva costantemente.



Peter si accovacciò per terra di fianco alla sua porta, non aveva il coraggio di entrare, ma non aveva neanche la forza di allontanarsi, e rimase lì; fino a che lei non si addormentò naturalmente; senza fare il minimo rumore ma sperando che lei sapesse che lui era lì vicino.

capitolo 8, deja vu

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