Siiiii!! Non so quanti di voi ne saranno felici, ma ho ritrovato Peter e Company, che avevo perso, quindi posso finalmente riprendere il diario! Mi spiace davvero tanto per l'accaduto ma spero che questo capitolo sia di vostro gradimento e che mi perdoniate.
Inoltre vorrei come sempre invitarvi a segnalarmi tutti gli errori che vedete (sia nella narrazione, sia nella battitura) in modo che li possa correggere. L'ho riletto fin troppe volte, quindi sono sicura che mi sia scappato qualcosa!! :D
Se poi fate caso alle foto, ci sono alcune imperfezioni, ma ci ho messo 4 giorni a scattarle, ho veramente dato tutto quello che avevo, quindi mi spiace per eventuali errori ma ve le beccate così!
Quindi si può ripartire con la storia, anche se fa quasi ridere da dire, il prossimo capitolo arriverà sul forum oggi o domani (max) quindi dopo mesi che non aggiornavo ora metterò praticamente un capitolo dopo l'altro... xD
Sono curiosissima di sapere cosa ne pensate!!!!
S.
2 ANNI PRIMA - TAHOMA, WASHINGTON
- WOFF, WOFF! -
Il raspare del cane sulla porta era chiaramente udibile dal piano di sotto.
- BAU, ARF, WOFF, BAU! -
- MANTIVO DANNAZIONE STAI ZITTO!!! -
Gli strepiti irati del ragazzo raggiunsero il salotto, dov'era riunito il resto della famiglia, e un tenero sorriso apparve sulle labbra di Trudy.
- Si è svegliato. - Affermò Olive sorridendo di rimando a Trudy.
Qualche minuto dopo, uno scapigliato Nathaniel apparve sulla soglia della sala, seguito fedelmente da un grosso cane scodinzolante.
L'animale, con la lingua di fuori, non smetteva un attimo di lanciare occhiate adoranti al ragazzo, che insonnolito si grattava la testa.
Quando Olive vide Nathaniel, per un secondo sgranò gli occhi, prima di ricomporsi in quella che poteva essere una faccia da poker con i fiocchi; ma sicuramente allo zio non era sfuggito il viso sfregiato di Nathaniel.
- Nat, è passato papà a trovarci. - Disse Trudy soffiandogli un bacino.
Anche se apparentemente tentava di sembrare naturale, era molto preoccupata per il nipote; quei tagli sul viso non erano certo ignorabili...
- L'avevo immaginato. - Rispose lui, con un grosso sbadiglio e la voce impastata di sonno. - Cosa c'è per colazione? - Aggiunse sedendosi malamente sulla seggiola opposta a quella di suo padre.
Quest'ultimo osservava ad occhi stretti ogni movimento del figlio, e ancora non aveva aperto bocca. Olive, da parte sua, osservava suo zio impaziente del verdetto, che non si fece attendere molto.
- Ti sei appena alzato e dai già ordini? Bella la vita eh... - Grugnì l'uomo, dopo un'interminabile scambio di sguardi di fuoco con Nathaniel.
- E ti pareva che non cominciava! - Sbottò il giovane roteando gli occhi al cielo, seccato.
- Ty smettila! - Lo ammonì Trudy puntandogli un dito contro. - Amore mio, ora ti preparo le uova e il tofu che ti piacciono tanto. - Aggiunse mielosamente carezzando delicatamente la testa del suo nipotino.
Nathaniel si aprì in un sorriso infantile e le fece un mezzo occhiolino; si voltò poi verso il cagnone, che stava appoggiato nel suo grembo e cominciò a fargli dei versetti e a coccolarlo. Il cane era al settimo cielo per tutte quelle attenzioni.
- Allora Nat, hai fatto baldoria ieri sera? hai una brutta cera... - Sentenziò Tyno guardingo sistemandosi rumorosamente sulla sedia.
Nathaniel lanciò ad Olive, appoggiata al muro di fianco a lui, uno sguardo scocciato, al quale lei rispose con un'alzata di spalle.
- Cos'è quello sguardo??! Quando metterai una buona volta la testa a posto invece di andare a fare a botte per divertirti??!!! - Sbottò Tyno improvvisamente.
- Tyno, non sono affaracci tuoi quello che faccio o non faccio! - Rispose Nathaniel in un ringhio. Mantivo cominciò ad abbaiare e si allontanò dal ragazzo. Olive preoccupata dalla piega che stava prendendo la discussione si interpose in mezzo ai 2 cercando di pacificare la situazione.
- Dai zio, non è successo niente, sono solo 2 graffietti... - Disse a voce alta indicando il viso mutilato del cugino. - Sicuramente sarà caduto mentre aiutava il nonno! - Aggiunse cercando di risultare credibile con se stessa e quindi di convincere Tyno.
Non aveva, però, speranze; purtroppo per lei, suo zio era troppo furbo per capire che Nathaniel non si sarebbe mai fatto male aiutando Benthor. Soprattutto, Nathaniel non avrebbe mai aiutato Benthor.
- Sono tuo padre, quindi non chiamarmi Tyno, e non rispondermi in questo modo!! - Sbraitò l'uomo, ignorando completamente Olive e alzandosi dalla sedia con un dito puntato verso il figlio. Mantivo cominciò ad abbaiare e ringhiare sempre più forte.
- Hai qualche altro ordine da impartire, Tyno? - Grugnì Nathaniel in tono di sfida.
Il viso di Tyno aveva acquistato una sfumatura violetta, e tondo com'era assomigliava pericolosamente a un peperone; si avvicinò minacciosamente a Nathaniel, che per essere al pari con lui si alzò anch'esso.
Olive a braccia alzate tentava di contenere la situazione, che però sembrava ormai essere incontenibile; mentre Mantivo, cieco di paura era corso con la coda tra le gambe nell'altra stanza.
- Ma ti, ragazzino chi ti credi di essere? Fai tanto il grande uomo vissuto, ma guardati allo specchio! Non hai voluto finire la scuola, perché, santo Dio, tu eri troppo intelligente per quei poveri diavoli, il lavoro non lo hai trovato in 3 anni che ti sei piazzato qui a carico dei tuoi nonni! E' troppo comoda la vita così, ma la realtà è che sei un fallito, e io non posso credere di aver cresciuto una tale disgrazia! -
Il viso di Nathaniel si trasfigurò nella stessa smorfia di odio del padre, il tempo in cui si faceva mettere i piedi in testa da lui era finito da un pezzo, e Tyno non l'aveva ancora capito.
- Ma tu che cosa ne sai della mia vita??!! Ti senti un Dio solo perché hai il tuo bel negozietto?! Beh, sappi che qui nessuno ha chiesto i tuoi preziosi consigli, quindi risparmiameli! - Disse sputacchiando dappertutto.
- Credi di sapere già tutto, ed è sempre stato così, ma sei solo un ragazzino troppo viziato e immaturo. La tua superbia ti ha fatto perdere Vera, l'unica cosa giusta della tua vita, e tu non hai ancora imparato la lezione!!! - Abbaiò a pieni polmoni Tyno, superando la voce del figlio.
Nathaniel diete uno spintone ad Olive, ancora pericolosamente in mezzo ai 2, e si pose ad un palmo di naso dal padre, di parecchi centimentri più basso di lui, ma comunque minaccioso e autoritario.
Ormai le loro urla si confondevano l'una nell'altra, e Olive rassegnata si sedette sul bracciolo del divano osservando una scena che ormai si ripeteva ogni volta quei 2 si trovassero nella stessa stanza.
Sospirò guardando verso la porta della cucina, a momenti sarebbe tornata Trudy e avrebbe sedato il tutto, ma a quale prezzo? Se poi la volta successiva sarebbe ricominciato tutto da capo?
Come chiamata dal Divino, Trudy apparve in sala attirata dalle urla isteriche dei suoi 2 familiari, e dopo un attimo di incertezza si interpose tra di loro con determinazione.
Trudy era alta un metro e 40, forse poco più, ma nel momento in cui arrivò lei, i 2 si allontanarono immediatamente l'uno dall'altro, senza però smettere di inveirsi contro. Ma bastò un "ora basta" tuonato dalla vecchia signora per zittire i 2 omoni, grandi e grossi.
- E' mai possibile che ogni volta è la stessa storia?! - Imperiò la nonna battendo un piede per terra.
Nat agitò il braccio in un gesto di stizza e si allontanò da suo padre con un ringhio, mentre Tyno incrociò le braccia con disappunto.
- In casa mia regole mie! TU - Tuonò indicando in nipote. - Fila in cucina a mangiare la tua colazione che devi crescere! -
Tyno fece una smorfia e si dimenò sul posto a quelle parole, ma Trudy ne aveva anche per lui.
- E tu... - Disse a voce bassa indicandolo con l'indice e guardandolo nello stesso modo in cui lui guardava Nathaniel. - Siediti qui che dobbiamo farci una bella chiacchierata. -
Come suo figlio, anche Trudy quando si alterava diventava tutta rossa in faccia!
Nathaniel si buttò sullo sgabello della cucina e in un'impeto di rabbia tirò un pugno al bancone, facendo saltare il piatto pieno di uova e bacon di tofu. Odiava suo padre, lo odiava con tutto se stesso, e se non fosse stato per i suoi nonni a cui voleva sinceramente bene e per Olive avrebbe mollato tutto in un secondo per non doverlo mai più rivedere.
Perso in pensieri omicidi, si ficcò un'uovo in bocca tutto intero e lo masticò con rabbia. Olive entrò in cucina con uno sguardo triste.
- Ehy... - Sussurrò, poggiandogli una mano sul braccio con fare materno.
Con la bocca piena Nathaniel cominciò a lamentarsi animatamente di suo padre, sottolineando il fatto che lo odiava. Olive fece un sorrisino e si accomodò sullo sgabello di fianco al suo.
- Ti prego, so già che lo odi e tutto, ma almeno manda giù prima di parlare! - Disse facendo finta di pulirsi la faccia dagli sputi di lui.
Nathaniel sembrò riacquistare un bagliore di buonumore, e le lanciò uno sguardo malandrino, per poi riprendere a mangiare con gusto.
- Nat... - Bisbigliò Olive, tutt'a un tratto preoccupata. Il ragazzo senza neanche guardarla aveva già capito cosa lei stava per dire, e sapeva che non poteva averla vinta questa volta, tergiversare, cambiare argomento o mentire non erano opzioni praticabili, Olive non avrebbe accettato nulla se non la verità.
- Mi dici cosa ti è successo? -
Nathaniel non aveva il coraggio di alzare gli occhi per incrociare i suoi, continuò a mangiare in silenzio mentre lei sospirava e gli carezzava il braccio conciliatoria.
Ormai era da un po' che lei aveva capito cosa realmente faceva quando spariva per ore senza dire niente a nessuno, ma non gli aveva mai detto nulla, per questo le voleva ancora più bene. Lei lo capiva, capiva quanto lui ne avesse bisogno, e gli stava lo stesso vicino, anche se si preoccupava come i nonni.
Ma era proprio per loro che lui faceva di tutto, se lo sentiva, che la ruota della fortuna stava per girare verso di lui, e non poteva lasciarla scappare.
La voce di Tyno rimbombava nella piccola cucina troppo silenziosa, Nathaniel e Olive si trovarono ad ascoltare una nuova ramanzina di Tyno, formato monologo questa volta.
- ... Immaturo! ... -
- ... Ha la testa più dura di un mattone, non c'è verso di fargli capire!! ... -
- ... La colpa è anche vostra, voi lo viziate troppo! Guarda come si permette di rispondermi!! ... -
- ... A lavorare in miniera deve andare! Così vedi poi come comincia ad apprezzare quello che tutti fanno per lui!! ... -
A quest'ultima frase Nathaniel si alzò livido e andò di gran carriera in sala, dove Tyno stava ancora imperversando con Trudy, che però scuoteva la testa contrariata.
Suo padre lo guardò corrucciato, aspettando che dicesse qualcosa, ma Nathaniel ne aveva le scatole piene di lui e di quella dannata situazione!
Si morse il pugno con tanta forza da farsi uscire il sangue, ma non ci badò, era solo un'altro dolore che si sovrapponeva a quelli che aveva già.
- MANTIVO VIENI QUI! - Gridò, quindi, irato. Il cane forse impaurito dal suo tono di voce, praticamente si materializzò accanto a lui.
A fatica il ragazzo si accovacciò accanto all'animale e gli mise il guinzaglio.
- Vieni amore mio, andiamocene via da questo postaccio. - Gli disse dolcemente ma con un retrogusto amaro.
- Fino a prova contraria, il cane è mio Nat! Finché continui a vivere sulle spalle dei tuoi nonni, non puoi dire di avere qualcosa di tuo! - Gli urlò dietro Tyno, mentre Nathaniel saliva in camera sua a cambiarsi.
- TYNO! - Lo ammonì Trudy severamente.
Nathaniel ri-scese soffocando un gemito di dolore, gli faceva male anche il petto oltre al viso, sperava di non avere costole incrinate. Tyno non doveva assolutamente notarlo, se no avrebbe cominciato a dire qualcosa pure su quello.
- Andiamo amore mio, lasciamo il "tuo" padrone a piangere con sua madre. - Latrò Nathaniel grattando il muso del cane la cui paura aveva lasciato il posto all'impazienza di uscire.
- Ehy tu - Esclamò imperiosa Trudy - Le regole di questa casa valgono anche per te. -
- Scusa nonnina, porto fuori il cane, torno dopo!- Tubò il ragazzo scoccandole un bacione sulla guancia.
La donna diventò tutta rossa e guardò suo nipote con puro amore.
- Chiedi a Olive se vuole venire. - Gli disse carezzandolo delicatamente.
Tyno sbuffò sonoramente, ma lo ignorarono tutti.
- Pulce? - Le domandò Nathaniel ammiccando, mentre Mantivo lo leccava da capo a piedi.
Lei fece un mezzo sorriso e soffiò un bacino al cane. - No, no, vai pure Nat, ho altro da fare. - Rispose avviandosi verso la sua camera al piano di sopra.
- Prendi esempio da tua cugina! Che è molto più matura di te! - Tyno gli urò dietro mentre lui usciva dal portone. Questa volta fu il turno di Nathaniel di sbuffare, si sbattè la porta alle spalle in modo da infastidire ancora di più Tyno.
Mentre si allontanava lo sentì cominciare a lamentarsi con Trudy, e fu doppiamente contento di essere uscito.
Mentre guardava Mantivo correre spensierato per il prato non potè fare a meno di invidiarlo un pochino; lui era libero e non aveva preoccupazioni di nessun tipo finché aveva a sua cuccia e la ciotola del cibo piena.
Mentre per lui, la vita stessa era un preoccupazione, poi per suo padre qualsiasi cosa facesse non andava mai bene niente e quindi la sua frustrazione non faceva che aumentare dentro di lui.
Con un gesto di stizza Nathaniel strappò un ciuffo d'erba e lo lanciò in aria.
Mantivo abbaiando estatico corse a perdifiato verso di lui e tentò con la bocca di afferrare i fili d'era che volteggiavano nell'aria trascinati dal vento.
Nathaniel si sdraiò, e guardò il cielo limpido facendo dei respiri profondi; il suo nervosismo non accennava a passare e il suo corpo tonico era attraversato alternativamente da scariche fastidiose. Inoltre gli faceva male il petto e il viso per la disavventura che aveva avuto la sera prima.
Il dolore e il suo stato d'animo gli portarono alla mente l'unica cosa che in quei momenti, in quel momento, lo avrebbe fatto stare meglio.
Era bastato pensarlo perché il pensiero occupasse interamente la sua mente, il formicolio familiare e piacevole che lo attraversava ogni volta, il cuore che accelerava i suoi battiti...
Nathaniel voleva annegare in quelle sensazioni, tentava debolmente di scacciarle, pensare ad altro, agli occhi di Olive che lo guardavano imploranti, ai nonni, a Mantivo che correva felice intorno a lui e che gli voleva bene incondizionatamente e senza un motivo preciso; ma la verità era che non poteva opporsi.
Quello era l'unico modo che gli permetteva di sentirsi vivo.