Titolo: Harucchan
Fandom: Free!
Rating: Rosso
Pairing: MakoHaru
Genere: PWP, introspettivo
Disclaimer: I personaggi, l'ambientazione e blabla appartengono esclusivamente alla casa di produzione, la sottoscritta li ha presi in prestito esclusivamente allo scopo di cazzeggio.
Summary: Haru lo lecca piano, Makoto, perché è Makoto e Haru piace farlo venire lentamente, studiare la sua espressione nei minimi dettagli per imprimersela nella testa.
NDA: Scritta per la Free! Notte Bianca di
free_perlatrama, prompt
lalalasonounagifpornolalala di
ladyaika.
Haru lo lecca piano, Makoto, perché è Makoto e Haru piace farlo venire lentamente, studiare la sua espressione nei minimi dettagli per imprimersela nella testa.
"Haru-Ch...an" ansima Makoto e Haru scende più giù. Il fatto è che per Haru il sesso è qualcosa di meccanico, l'unico posto in cui Haru possa sentirsi davvero libero è l'acqua, però l'acqua, il nuoto, non è Makoto, il rossore sulle sue guance, i gemiti soffocati sul cuscino.
Makoto.
Makoto è stato il suo primo amico, il suo vicino di casa. Chi è Makoto? Una persona buona, Haru lo descriverebbe così, perché è esattamente ciò che è Makoto. Leale, coraggioso, semplice. Makoto gli è stato vicino sempre ed è un po' per quello che ad Haru piace succhiarglielo, vedere il piacere passare sul suo volto.
"Makoto." mormora, piano, al suo orecchio, il sapore di sperma sulle labbra. "Sei bello." ed è vero.
Lo dice così, guardandolo negli occhi, quelli che Makoto spalanca piano perché Haru riesce sempre a prenderlo alla sprovvista. Haru non mente, Haru quando vuole qualcosa la prende, quando pensa qualcosa lo dice. Haru è il ragazzo che se vuole fare un tuffo, sentire l'acqua contro la pelle, esce da scuola e se ne va.
Ed è per quello che Makoto lo ama.
Haru si passa il pollice sulle labbra. Lui se la ricorda ancora quella volta nello spogliatoio e sa che nemmeno Makoto ha dimenticato, è stato quel giorno che Haru si è innamorato del mondo di Makoto di pronunciare il suo nome ("Haru-Ch...an), di quella sensazione di potere nel sapere che Makoto l'avrebbe sempre amato, in qualunque caso.
"Sei bello." ripete, pensieroso. "Quando vieni."
Si appoggia al petto di Makoto e chiude gli occhi, ha sonno, le dita di Makoto gli accarezzano i capelli per poi sfiorare l'elastico dei boxer e Haru lo lascia fare.
Makoto ha le dita lunghe, affusolate, come quelle di un pianista. A Makoto piace accarezzarlo, farlo venire con calma, prendersi cura di lui (con quelle dita).
Haru socchiude gli occhi e soffoca un gemito perché Haru odia essere in balia di qualcun altro, anche se quel qualcuno è Makoto, però Makoto gli sorride, in quel modo che sembra dire “andrà tutto bene” e Haru si dimentica di quel dettaglio.
Makoto gli posa le labbra sul collo, preme leggermente, quasi a chiedergli il permesso, intanto le dita si fanno strada fra le sue cosce.
“Anche tu” soffia piano, nel suo orecchio “sei bello quando vieni.”
Haru tiene gli occhi chiusi, preme la schiena contro il materasso mentre l'orgasmo lo coglie alla sprovvista. Haru si chiede se Makoto ci ripensi mai, a quelle notti passate insieme, magari quando è da solo e soffoca i gemiti contro il cuscino per non farsi sentire dai fratelli minori.
Haru non ci riesce da solo a fare quelle cose perché le dita di Haru sono fredde (Haru è freddo) e le cose fredde hanno bisogno di calore.
“Haru-chan” esala Makoto, le guance un poco arrossate di chi ha paura della risposta “Resti a dormire con me?” e Haru in quel momento vorrebbe sorridere perché Makoto è sempre quel bambino che ha paura dell'oceano e del buio ed è quello a renderlo così bello.
“Sì.”
Restano abbracciati, così, tutta la notte, le dita di Makoto che gli accarezzano i capelli e improvvisamente Haru non ha più paura per domani perché sa che quando alzerà gli occhi dalla vasca ci sarà Makoto a porgergli la mano.
(E lui lo ama, in quel modo in cui solo Haru può amare).