Nell'ultimo post (
http://www.livejournal.com/users/ilduca/116028.html),
prima ancora delle vacanze estive, parlavo della mancata "spedizione"
in bosco. Dopo le vacanze, ai primi di settembre, si è verificato
l'agognato evento. Chi pensa che l'arco sia uno sport poco faticoso,
deve immdiatamente ricredersi, almeno per quanto riguarda il tiro
istintivo in percorsi naturali. Tanto più quanto i percorsi si
sviluppano su dislivelli non indifferenti. Insomma, è stata una
sgobbata massacrante, su e giù per i pendii per circa 4 ore.
Bello però, massacrante ma divertente. In seguito sono tornato per
altre due volte, sempre col maestro ed un altro tizio, che ho scoperto
essere un ingegnere di origini catanesi, che va a genio al maestro
(piuttosto selettivo nel scegliere chi lo accompagna in queste battute).
Come al solito, ho avuto una certa discontinuità al tiro, per cui
alterno bei tiri a padellate clamorose, confermando che la (mancanza
di) concentrazione è il mio punto debole.
Ultimamente si va a tirare in palestra, sulla distanza, piuttosto
breve, di 18 m. Nell'ultimo allenamento, ho sperimentato quella che
definisco "arcieria creativa":
il tiro boomerang, con la freccia che ritorna indietro a chi l'ha scagliata;
il tiro a retromarcia, che colpisce il retro del bersaglio.
Non chiedetemi come ho fatto, non lo so, ma l'ho fatto. Una freccia
fuori bersaglio ha rimbalzato non so dove ed è ritornata a pochi metri
da me, un altra ha rimbalzato contro il muro e si è piantata nel retro
del bersaglio, non con la punta, ma con la cocca.
Queste cose non accadrebbero se si colpisse il bersaglio, ma per ora va così.