Oct 28, 2009 11:10
Stare senza la Rosa mi fa male sul serio.
E’ come se le emozioni non trovassero sfogo, in un certo senso.
Eppure sono pochi giorni. A volte mi domando che diavolo mi succederà se in futuro… quando in futuro… forse. Magari. Boh.
Modalità Michael: abbattere i pensieri sul nascere e calciarli ai margini estremi della consapevolezza. Un casino.
Perché se ne formano continuamente di nuovi - mi pare di avere nel cervello una coltura di virus.
E mi stupisco di quanto possano ancora destabilizzarti le certezze che ritrovi quasi per caso, ad ogni angolo di strada. Alla fine sono *certezze* - voglio dire, dovrebbero esser roba acquisita, ormai.
Accettata analizzata digerita. Macchè.
Continuo a guardare quel filmato fotogramma per fotogramma e poi tutto insieme e poi in fermo immagine e poi da capo.
Da capo.
E mi accorgo di quanto il mio approccio alle cose sia ancora profondamente *fisico*. Di quanto le emozioni colpiscano lo stomaco, più che la mente. E di quanto bisogno io abbia di *vedere* e *ascoltare* e *toccare*, oltre che di *sentire*.
Mi viene anche da ridere, se ci penso.
Perché è quasi buffo che in quel filmato sia comparsa una sola persona, insieme a Federico, e che nei due millisecondi scarsi in cui sono stati vicini lui sia riuscito a *toccare* quell’uomo praticamente *sempre*. Non so se ha senso.
Se ha senso che siano anche queste cose, a farti sentire un poeta parte di te, oltre la sua poesia.
Come forse non ha senso che io mi sia improvvisamente innamorata del mio neo - neo che ho odiato con tutta l’anima da quando avevo dieci anni fino a due giorni fa - solo perché mi sono accorta che ce l’aveva anche lui. Nella stessa esatta posizione.
E’ assurdo.
Eppure sarebbe altrettanto assurdo negare che la mia percezione di un autore passa anche da lì. Dal suo essere *uomo*, prima che poeta. O forse dalla meraviglia di scoprire i due aspetti intrecciati insieme. Dallo *stupore* - che mai diventa abitudine - e dal sentire il cuore che accelera fin quasi a far male.
Non so.
Continuo a sbattere le ciglia di fronte allo schermo, quando Roh commenta il mio entusiasmo con una compostezza e un’impassibilità tipicamente *albertiane*.
Non che mi senta disturbata, da questo. Anzi. Se non ci fosse lei a frenarmi un po’, probabilmente darei fuori di testa. Già Ale voleva chiamare la neuro, quando ho trovato quel video. *rolls*
Ma fa un effetto stranissimo. E più ci provo, a guardare le cose nella sua ottica, più mi accorgo che per me è *impossibile*. La verità è che vorrei riuscire ad essere più elegante. Più gatto e meno cane, ecco. Ma il punto non è neanche questo, comunque.
Il punto è che per me Lorca è fatto di carne e sangue, oltre che di parole. Ne ho una percezione così nitida che potrei quasi *toccarlo*. E mi domando quanto si senta nella Rosa, questa nostra diversità.
Se si senta.
Perché la cosa strana è che lei sostiene di non avere una percezione granchè *fisica* dei personaggi, eppure io ricevo immagini molto definite quando leggo quel che scrive.
Molto più definite di quelle che riesco a disegnare io, mi sembra.
E’ un paradosso.
E sono incuriosita da questo suo modo di vivere la realtà come se avessi fra le mani un complicatissimo rompicapo di cui non trovo soluzione.
Non si tratta di voler diventare come lei - non è questo.
Ma darei qualunque cosa per riuscire a vedere con i suoi occhi - e con la sua mente. E con il suo corpo. Riuscire ad avere una percezione esatta della sua realtà.
Calarmi nel suo mondo.
E’ come un film affascinante che ti fa piangere, e ti fa ridere, e ti fa star bene e ti fa star male. Ma che sta in alto, sullo schermo, e che non puoi vivere in prima persona.
Un ologramma.
E io ne voglio di più. E’ inutile.
Voglio mutare in ali i miei remi. Mi frega poco se perfino Guccini chiamava tutto questo *il folle volo*.
Forse, in effetti, le Colonne d’Ercole stanno lì per esser superate. O forse è una stronzata, e finirò per alzare bandiera bianca.
Per adesso, in ogni caso, c’è alta marea.
E alta marea significa luna piena.
Una prospettiva interessante, non c’è che dire…
lorca,
paranoie,
roh