Titolo: Gelosia. L'altra faccia dell'amore.
Fandom: RPF - Arashi
Personaggi: Ohno Satoshi/Ninomoya Kazunari
Set di temi: Set 5 - La Sirenetta
Prompt: 08. “Tra poco gli darò io qualcosa da festeggiare.”
Rating: NC-17
Genere: romantico
Conteggio parole: 1386 (
fiumidiparole wordcount)
Disclaimer: gli Arashi non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Note: il titolo è tratto da “Dizionario del diavolo” di Ambrose Bierce.
Tabella:
qui “Nino!”
Aiba si avvicinò al compagno, dandogli una pacca sulla spalla, facendogli rovesciare sulla camicia qualche goccia dello champagne che stava sorseggiando.
“Ops, scusami Nino-chan, non mi ero accorto che stavi bevendo!” si rammaricò immediatamente, prendendo un fazzoletto per aiutarlo a ripulirsi.
“Lascia stare!” gli disse un po’ brusco l’altro, prendendogli di mano la salvietta. L’amico ci rimase male, guardandolo dispiaciuto. Il più piccolo se ne accorse e si scusò a sua volta.
“Scusa, Aiba-chan, non volevo essere scortese” mormorò, cercando di sorridere, ma l’espressione tirata del suo volto non convinsero l’altro.
“Fa niente… ti ho visto qui in disparte da solo. Cos’hai?” gli domandò, osservando la sala gremita di gente, cercando di capire cosa attirasse tanto l’attenzione dell’amico e cosa, di contro, lo rendeva così nervoso.
Cercò di sovrastare il caos di voci e musica, riconoscendo i volti dei loro amici comuni: dopo il consueto spettacolo del Countdown per l’inizio del nuovo anno, era stata organizzata una festa per tutti loro, per brindare insieme e continuare a divertirsi. C’erano quasi tutti, per cui era difficile tra quella marea di persone scorgere qualcuno; Aiba sorrise, quando il suo sguardo si posò su una persona in particolare, comprendendo forse la causa dell’asocialità del più piccolo.
Ohno stava chiacchierando con un gruppetto di colleghi, con alcuni aveva stretto anche un buon rapporto di amicizia, come Matsuoka con cui era solito incontrarsi per andare a pescare. In più, a contendersi l’attenzione del Riida era arrivato anche Chinen Yuri, suo kohai e grandissimo ammiratore.
Aiba vide Nino mordere la plastica del bicchiere, prima di vuotarlo tutto d’un fiato.
Rise, posandogli una mano sulla spalla: “Dai, Nino, non fare così, non vedi? Ci stiamo divertendo tutti, questa è una festa! Perché non vieni con me…” ma l’altro non lo stava ascoltando.
“Tra poco gli darò io qualcosa da festeggiare!” lo sentì mormorare, prima di allontanarsi verso la porta e uscire dalla sala.
“Oh-oh” esclamò l’altro, “Riida, non vorrei essere nei tuoi panni” commentò a voce alta, guardando Ohno, allontanandosi poi per raggiungere gli altri.
Nino uscì dal bagno, e trovò Ohno poggiato al lavabo, lo guardò per un attimo, avvicinandosi al lavandino per sciacquarsi le mani, ignorando il compagno.
“Bella festa, vero?” domandò il più grande, rompendo il silenzio.
Nino prese un po’ di sapone.
“Fantastica!” disse sarcastico.
“Non sei stato molto di compagnia.”
“Tu, invece, abbastanza, hai compensato le mie mancanze” continuò sempre sullo stesso tono.
“Ti ho osservato e hai avuto una faccia arrabbiata per tutto il tempo!” commentò Ohno, vedendo l’altro spostarsi per asciugarsi le mani sotto l’aria calda.
“Oh, sei riuscito anche a vedere che facevo io? Io ho osservato te, mi sembravi molto preso dai tuoi amici” gli rispose, abbandonando la macchinetta che non stava decisamente svolgendo quello per cui era posta li e prendendo una salvietta dal contenitore della carta con fare seccato.
“Cos’hai?” domandò Ohno.
“Niente!” gli rispose Nino, gettando via il fazzoletto e sorpassandolo. Satoshi però lo fermò, posandogli una mano sul petto.
“Vuoi che andiamo a casa?” gli domandò Satoshi.
Nino lo osservò per un attimo: “Non ti preoccupare, posso tornare da solo, tu continua pure a divertirti con i tuoi amici” gli rispose acido, rimarcando ancora una volta la frase, muovendo un passo avanti; Ohno lo tirò indietro, spingendolo contro il marmo dl lavandino, bloccandolo con le braccia e il proprio corpo.
“Perché devi essere sempre così?” gli chiese Ohno, spingendosi contro di lui, guardandolo negli occhi con sfida.
Nino gli afferrò la nuca, stringendogli i capelli con forza.
“Mi ci porti tu, lo sai che sono geloso e ti diverte vedermi incazzato” rispose a denti stretti, cedendo poi all’impulso di baciarlo; averlo così vicino, sentire il suo profumo intenso, l’odore della sua pelle, non sapeva come potesse essere possibile, ma gli era arrivato dritto al cervello, stordendolo, più di quanto avesse fatto l’alcool che aveva ingerito per cercare di controllare le proprie emozioni mentre lo osservava ridere e parlare con altre persone.
Sapeva che non doveva cedere alla gelosia, sapeva che non aveva nulla da temere, ma gli dava comunque fastidio.
Lo baciò, come se da questo dipendesse la propria vita, con una forza e una disperazione assolute, schiuse la bocca, prendendogli le labbra tra i denti, succhiandole e mordendole, infilando prepotente la lingua alla ricerca della sua, esigendo il controllo del bacio.
Satoshi allentò la presa su di lui e Nino ne approfittò per infilargli una mano all’interno dei pantaloni, slacciò veloce il bottone dei jeans, abbassando la cerniera, iniziando ad accarezzarlo. Lo sentì irrigidirsi velocemente nella propria mano, regolando il movimento e la stretta sul suo sesso secondo il proprio ritmo.
“Poi non dirmi che non ho ragione” ansimò sulle sue labbra, ribaltando le posizioni e facendolo poggiare con la schiena al muro, inginocchiandosi davanti a lui, prendendo in bocca il suo piacere, completamente, sentì la punta sfiorargli la gola, e gemette.
Si allontanò, massaggiandolo con le mani, leccandolo per tornare a succhiare concedendosi un momento per guardarlo: una mano arpionata al bordo del lavandino e l’altra sulla sua spalla. Sorrise, un ghigno malizioso e pericoloso allo stesso tempo.
“Kazu…” sentì Ohno chiamarlo, quando riprese a tormentarlo con la bocca, portandolo vicinissimo al limite, prima di abbandonarlo, insoddisfatto.
Si alzò di nuovo in piedi, spingendo il proprio inguine teso, ancora dolorosamente costretto dai pantaloni, contro quello del Riida. Lo baciò di nuovo con passione, infilando una mano sotto la maglia, accarezzandogli il petto, graffiandogli un fianco, spingendo le unghie nella carne, mentre gli affondava i denti nel collo e sentiva la mano del più grande infilarsi finalmente oltre la biancheria, per toccarlo.
Nino gemette contro la pelle abbronzata, spingendosi incontro a quelle lunghe dita che lo stringevano, eccitandolo lentamente. Ansimò in modo pesante, posando la fronte su quella del più grande, sussurrando con voce roca: “Satoshi, mi dispiace, non ce la faccio. Ho troppa voglia.” Ohno gli chiuse la bocca con la sua, mentre gli abbassava la biancheria e i jeans quel tanto che bastava a liberare la sua eccitazione, levandoseli a sua volta. Nino lo fece allora voltare e chinare in avanti, mentre iniziava a fregarsi su di lui. Aprì l’acqua, bagnandosi le dita e cercando di prepararlo un minimo, infilò prima un dito, poi un secondo, abbassandosi sulla sua schiena, per parlargli direttamente all’orecchio: “Volevo punirti, ma non sono un completo stronzo” mormorò, sorridendo sensualmente, mordendogli il padiglione, e sfilando le dita per sostituirle con la punta del proprio sesso. Osservò il volto di Satoshi riflesso nello specchio, incontrando il suo sguardo: si chinò completamente su di lui, posandogli una mano sulla guancia per farlo voltare verso di sé e poterlo baciare, mentre lo penetrava con decisione, sentendolo irrigidirsi.
Kazunari portò la mano libera di nuovo sul sesso del compagno, riprendendo a massaggiarlo sentendolo sciogliersi velocemente nella sua stretta. Con un ansimo, Satoshi posò la fronte contro la rubinetteria fredda, riprendendo il controllo, mentre il più piccolo continuava a muoversi in lui con decisione inarcando la schiena e stringendogli i fianchi, raggiungendo l’orgasmo.
Ninomiya strinse a sé il corpo di Ohno, sollevandosi poi e uscendo da lui, per permettergli di assumere una posizione più comoda.
Dopo essersi ripuliti con alcune salviette si rivestirono e Nino tornò a poggiarsi contro Ohno, abbracciandolo e lasciandosi stringere a sua volta.
“Ti sei calmato?” gli domandò Ohno a voce bassa, accarezzandogli la testa. Ninomiya non rispose subito, nascondendo il volto contro il suo collo.
“Non volevo farti male” si scusò.
“Non me ne hai fatto” lo rassicurò Satoshi.
“Lo so che non ho motivo di preoccuparmi, ma…” fu indeciso se continuare o meno il discorso, non voleva sembrargli patetico.
“Ma?”
Nino si sollevò per guardarlo e Ohno gli prese le mani nelle sue, baciandogli le labbra.
“Kazu?”
“Noi non abbiamo le stesse passioni e quando ti vedo con loro sei così rilassato, è stupido, ma mi sento in qualche modo messo da parte.”
“Come sei scemo” lo prese in giro Ohno. “Io sto con te e mi piace che abbiamo interessi differenti. Se non fosse così, dubito che tu per primo vorresti stare con me o sbaglio?” gli domandò sorridendo.
Nino ci rifletté un attimo poi annuì, in effetti il loro rapporto era equilibrato anche per quello, perché avevano due personalità completamente diverse, ma nonostante questo stavano bene e non potevano fare a meno l’uno dell’altro.
“Andiamo a casa?” propose Ohno, intrecciando una mano con la sua e Nino annuì.
“Andiamo a casa!”