[Dainoo] "Sore ga bokura da" zutto zutto zutto

May 22, 2012 11:54

Titolo: “Sore ga bokura da” zutto zutto zutto (“That is us” always, forever and ever) [Doko ni demo aru uta - Ninomiya Kazunari]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Arioka Daiki, Inoo Kei, Yamada Ryosuke
Pairing: Dainoo
Prompt: E so che indietro mai più si ritorna
Genere: AU, angst
Rating: nc-17
Warning: slash
Conteggio parole: 2.345 (fiumidiparole wordcount)
Note: la storia inoltre è scritta per il set Roberta con il prompt: #2. Mano @ mmom_italia e per la terza settimana del BadWrong Weeks con il prompt incest indetto da maridichallenge.
Note alla storia: In questo universo alternativo Arioka Daiki è più grande di Inoo Kei di un anno.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella: Misc Mosaic


Kei e Daiki avevano sempre avuto un rapporto particolarmente stretto per essere due fratelli. Essendo un bambino molto responsabile, fin da piccolo, Daiki aveva avuto il compito di badare al suo fratellino. E se fosse stato come i suoi compagni di scuola, Daiki avrebbe trovato irritante e seccante quel ruolo, ma lui non era come tutti gli altri, Daiki stravedeva per il fratello più piccolo.
Daiki voleva un mondo di bene a Kei, lui era il suo tesoro più prezioso, la persona più importante della sua vita; Kei era tutto per Daiki e lui si era ripromesso di proteggerlo sempre.
Amava quando gli gironzolava intorno, quando lo cercava per ogni minima sciocchezza, rendendolo partecipe di quello che gli accadeva durante il giorno. Si sentiva bene quando lo chiamava Dai-chan e gli mormorava che lui era il fratello migliore del mondo e che gli voleva bene; quando stavano insieme si rinchiudevano in quel piccolo mondo dal quale escludevano tutto il resto.
Era così che avevano sempre fatto e Daiki era convinto che sarebbe stato così per sempre, perché quell’equilibrio che avevano creato lui e Kei nessuno avrebbe mai potuto destabilizzarlo, mai nessuno avrebbe intaccato quel legame particolare.
Purtroppo però, le sue convinzioni erano venute a mancare, una volta che Kei era diventato grande, una volta che Kei era entrato alle superiori, le sue stesse scuole superiori, e si era fatto dei nuovi amici.
Apparentemente, nulla nel loro rapporto era cambiato, il fratello minore continuava a dimostrargli il suo affetto senza vergognarsi, come quando si incrociavano per i corridoi e Kei gli correva incontro e lo abbracciava, non perdendo occasione di presentarlo con un certo orgoglio e vanto a chi ancora non aveva avuto l’onore di conoscerlo. Kei lo aspettava fuori dalla scuola per rientrare a casa insieme e, a volte, quando non era particolarmente in vena di stare insieme ai suoi compagni, andava da lui durante la pausa pranzo e sgattaiolavano sul terrazzo, per avere un po’ di tranquillità dove ricreavano quell’universo che apparteneva solo a loro.
Da diverso tempo, però, Daiki aveva notato che qualcosa di fondo era cambiato nel suo fratellino; spesso gli diceva di precederlo a casa perché aveva delle commissioni da fare e non voleva che lui facesse tardi o trascurasse lo studio per lui, altre volte, quando riceveva dei messaggi sul cellulare, lo scopriva a sorridere da solo e ridacchiare o arrossiva e, se erano nel bel mezzo di qualche discorso, balbettava, perdendo il filo, chiedendogli di scusarlo.
Daiki era sempre stato consapevole che un giorno, però, tutto quello sarebbe successo; inevitabilmente, anche se non ci voleva pensare, Kei si sarebbe allontanato, perché anche se teneva a lui, non era abbastanza, non per lo meno quanto il bene che Daiki provava nei suoi confronti.
“Kei, lo sai che ti amo, vero?” gli ripeteva spesso Daiki quando, ancora, sebbene avessero ormai ognuno la propria stanza e non fossero più degli adolescenti, Kei sgattaiolava nel buio della notte nella camera del più grande e si infilava nel suo letto per dormire insieme.
“Certo, Dai-chan. Anche io ti amo” gli ripeteva Kei, abbracciandolo, con già gli occhi chiusi e la mente sull’orlo del sogno.
E Daiki si limitava a sorridere e sospirare appena, stringendo a sé il corpo di Kei, non più bambino, ma un ragazzo che stava diventando sempre più un uomo, crogiolandosi in quella mera bugia in silenzio.
Avrebbe taciuto i propri sentimenti per Kei, perché non voleva che l’altro soffrisse, non voleva che si allontanasse da lui per paura, perché il Dai-chan che l’aveva sempre protetto e che stravedeva per lui, aveva iniziato a provare nel suo cuore sentimenti sbagliati, che un fratello non avrebbe dovuto provare.
Daiki aveva cercato di ignorare, di nascondere e sopire in un angolino del suo cuore quell’amore troppo grande per Kei e finché la situazione tra loro era rimasta su una linea ben confinata, era stato anche facile, ma quando il più grande aveva sentito che qualcosa stava cambiando in Kei, e i loro sentimenti stavano prendendo direzioni diverse, aveva avuto paura; paura di quello che provava, paura di quello che avrebbe potuto fare se Kei si fosse allontanato del tutto, come sentiva che stava succedendo.
Quando rientrò in casa quel pomeriggio era convinto che sarebbe stato da solo, i loro genitori erano partiti per lavoro e Kei gli aveva detto che sarebbe uscito con degli amici, quindi, una volta rincasato, era andato dritto in camera sua: aveva bisogno di quiete e tranquillità per pensare e riordinarsi le idee.
Mise una mano alla porta, scoprendola socchiusa mentre dei gemiti provenivano dall’interno.
Sbirciò dentro e vide Kei disteso sul proprio letto, con i pantaloni e i boxer abbassati sui fianchi e la sua mano che si muoveva con lentezza sul sesso eretto. Kei ansimava, un braccio piegato sotto il cuscino, voltando di tanto in tanto il viso, affondandolo contro la federa, inspirando pesantemente, stringendo la presa su di sé.
Daiki sbarrò gli occhi, affascinato da quella scena, sentendo il cuore accelerare i battiti.
Cosa stava facendo Kei? Ma soprattutto, perché lo faceva là, nel suo letto e non era invece nella propria camera?
Un gemito più alto degli altri, lo riportò a concentrarsi su Kei, sul materasso che molleggiava sotto i movimenti sempre più veloci del bacino che si sollevava, rincorrendo la propria mano che stringeva con forza il sesso; scivolava con maggiore trasporto dalla punta alla base, in un crescendo di gemiti quando sfiorava la punta e poi ridiscendeva, fino a che le sensazioni presero il sopravvento e iniziò a toccarsi in modo incontrollato, velocemente, per raggiungere al più presto l’orgasmo.
Venne nella propria mano Kei, chiamando il nome del fratello, nel momento in cui lo sperma scivolò tra le sue dita.
Daiki, nel sentire il proprio nome mormorato con talmente tanto trasporto da quella voce roca ansimante, spinse la porta, palesando la sua presenza, senza attendere che l’altro riprendesse un minimo di controllo.
Sentendo quel rumore, Kei si mise immediatamente a sedere, tirandosi su i pantaloni, lasciandoli sbottonati, portando le gambe fuori dal letto.
“Dai-chan!” lo chiamò con la voce ancora affannata e il viso rosso.
Daiki lo trovò incredibilmente sensuale ed eccitante e questo non fece bene alla sua già precaria condizione fisica: sentiva il cavallo dei pantaloni tirare dolorosamente e il fiato farsi sempre più rado.
“Mi avevi detto che andavi a studiare in biblioteca!” affermò Kei, cercando una via di fuga da quegli occhi che lo sondavano, mentre Daiki avanzava verso di lui.
La camera era pregna dell’odore della pelle del più piccolo, era come se Kei e l’aria fossero divenuti un tutt’uno e Daiki se ne sentiva inebriato.
“E tu mi avevi detto che uscivi in centro” replicò, con voce bassa, leggermente gutturale.
“Sì, sì, ma ecco… non mi sono sentito tanto bene e sono rincasato e… mi spiace essere entrato in camera tua senza permesso, Dai-chan” si scusò, cercando le pantofole con i piedi, volendo lasciare all’altro la sua privacy, quando si sentì riprendere.
“Daiki.”
“Cosa?”
“Chiamami Daiki. Fallo di nuovo” disse, avvicinandosi ancora di più, inginocchiandosi davanti a lui, posandogli le mani sulle cosce per impedirgli di alzarsi.
“Dai-chan, io…”
“No, no Kei, ti prego, chiamami come hai fatto prima” chiese ancora.
Kei chiuse gli occhi, respirando velocemente, imbarazzato.
“No, ecco… io prima…”
Daiki si sollevò di scatto, posandogli le labbra sulla bocca, baciandolo con urgenza; lo fece cadere disteso sul materasso montandogli cavalcioni e spingendo in fuori la lingua, cercando quella di Kei.
Il più piccolo non ci mise molto a cedere, sollevando le braccia e circondando il collo del più grande, attirandolo verso di sé, schiudendo completamente le labbra, catturando quelle del fratello.
Daiki lo lasciò andare solo per spostarsi a baciare il collo, mentre le mani erano scivolate sotto i vestiti, spogliandolo di nuovo dei pantaloni, lasciandolo in breve nudo sopra il proprio letto. Si sollevò da lui, guardando con desiderio quel corpo nuovamente eccitato, mentre si spogliava a sua volta. Quella pelle lattea che troppe notti aveva potuto sfiorare solo nei suoi sogni e che adesso gli si offriva senza remora alcuna, anzi lo chiamava e gli chiedeva di farla sua.
Daiki si sistemò sul corpo di Kei, allargandogli le gambe, sistemandosi tra esse e portando una mano alla sua bocca chiedendogli di leccarle, mentre discendeva sulla sua erezione, prendendogliela in bocca. Sentì Kei gemere e stringergli il polso, mentre la lingua scivolava tra le falangi bagnandole abbondantemente, muovendosi allo stesso ritmo con cui Daiki si abbassava su di lui.
Il più grande lo liberò troppo presto di quella dolce tortura e Kei gemette di disappunto, allargando ancora di più le gambe, sollevando il bacino e permettendo a Daiki di spostarsi sulla sua apertura, dove infilò facilmente, prima un dito, poi un altro.
“Kei… lo chiamò, fermandosi un momento a guardarlo. “Non è la prima volta, vero?” gli chiese, con un tono che ricercava una semplice conferma.
Il più piccolo si morse un labbro e scosse il capo.
“No” disse.
Daiki sentì una fitta al petto a quella scoperta, non era un ingenuo, sapeva che Kei aveva trovato qualcuno di più importante di lui, non era così sciocco da non capirlo, da non comprendere quegli atteggiamenti, ma non aveva mai realmente pensato al fatto che potesse aver avuto quel genere di esperienze, nella propria mente, Daiki lo immaginava suo e di nessun altro.
Annuì, spingendo anche un terzo dito, vedendo il volto di Kei piegarsi in una smorfia di fastidio più accentuata, ma mutando presto quando Daiki iniziò a muoverle dentro di lui, stimolandolo, facendogli provare immediatamente piacere da quell’intrusione.
Kei si aggrappò alle spalle del fratello quando si posizionò contro di lui con il proprio sesso e iniziò a spingere, in modo lento ma senza fermarsi, penetrandolo completamente.
“Daiki.”
Kei gemette il suo nome, così come aveva fatto prima mentre l’orgasmo lo coglieva e Daiki ne fu affascinato; sentirlo pronunciare il suo nome completo lo faceva sentire bene, era diversa la sensazione che provava quando invece l’altro usava il solito e familiare diminutivo.
“Ancora Kei… chiamami ancora” lo pregò, mentre spingeva dentro di lui, usciva e affondava, inarcando la schiena, stringendogli l’erezione dura nella mano e costringendolo a venire per primo, prima di raggiungere anche lui il piacere in quel corpo caldo.
Ricadde al suo fianco, sentendo Kei raggomitolarsi contro di lui e cercare un abbraccio. Contatto che Daiki non gli negò, lo attirò contro di sé, facendo in modo che gli posasse il capo sul petto per riposare.
Kei chiuse gli occhi, iniziando a passare una mano sul petto del più grande, fermandosi e iniziando a piangere silenziosamente. Daiki sentì la pelle inumidirsi e si scostò per osservare il fratello in viso, sollevandosi a sedere, imitato da Kei, prendendogli poi il volto tra le mani, asciugandogli le lacrime con i pollici.
“Kei, che c’è? Cos’hai?”
Il più piccolo scosse il capo, abbracciandolo e iniziando a singhiozzare più forte.
“Mi dispiace” mormorò diverse volte.
Daiki lo cullò, passandogli una mano sulla schiena, poi lo prese per le spalle, per farsi spiegare.
“Kei.”
“Mi dispiace, Dai-chan, io… io non sono riuscito a fermarmi. Ho cercato di cancellare questi sentimenti che sono sbagliati… tu sei mio fratello e io non dovrei provare queste cose. Noi non dovevamo farlo” gli disse con tono di voce sempre più esasperato, disperato, realizzando completamente cosa avevano fatto. “È sbagliato” annuì.
Daiki gli prese di nuovo il volto tra le mani, posandogli un bacio sulle labbra.
“No, Kei… non dire così.”
L’altro si scostò da lui, voltando il viso da una parte, asciugandosi le lacrime con il braccio.
“Kei, io ti amo… te l’ho sempre detto. Ma credevo che tu mi volessi bene solo come a un fratello. Credevo di essere io quello sbagliato. Non ti ho mai detto niente perché credevo che ti saresti allontanato e…” scosse il capo, vedendo che Kei non sembrava convinto. “Non ti devi preoccupare, perché non lo diremo a nessuno. Mamma e papà non lo sapranno mai.”
“Non sono mamma e papà il problema, Daiki. Non solo. Io sto con qualcuno” confessò.
Daiki lo guardò.
“Lo sapevo” annuì il più grande e Kei lo guardò spalancando gli occhi. “Non è stato difficile da capire” gli disse Daiki, ricordando come si fosse sentito escluso e messo da parte quando Kei aveva iniziato a uscire più spesso senza di lui, estraniandosi in quel mondo tutto suo, da solo.
Kei lo scostò da sé, come se il suo tocco scottasse.
“Ho tradito Kota” mormorò. “L’ho tradito. Con mio fratello, capisci.”
Daiki lo guardò indeciso, riusciva a immaginare come si sentisse, ma adesso non potevano tornare indietro, cancellare tutto quello con un colpo di spugna, eliminare quei sentimenti, era impossibile.
“Questa situazione è insostenibile… e io ora come farò a dirglielo, io non lo merito. Sono una persona gretta Daiki, ho accettato le sue attenzioni perché così credevo di dimenticarti, perché volevo soffocare questi sentimenti e, alla fine, non ne sono stato in grado, non è cambiato niente e l’ho solo usato per il mio mero egoismo. Perché credevo di non poterti avere e mi sono accontentato del suo amore. Perché ogni volta che stavo con lui immaginavo si essere con te e adesso l’ho tradito. Non solo gli ho sempre mentito, adesso sono caduto veramente in basso” si recriminò.
Daiki ascoltò quello sfogo e lo prese di nuovo per le spalle, stringendolo contro di sé, affondandogli una mano nei capelli.
“Lo so, lo so, Kei… ma non possiamo più tornare indietro ora, non è possibile, è vero, ma sai una cosa? Non mi interessa niente, né del tuo ragazzo, né di mamma e papà, né di nessun altro. Io voglio solo te e finché anche tu vorrai stare con me, farò tutto il possibile per renderti felice” assicurò, stringendolo maggiormente a sé, sentendo il pianto di Kei scemare lentamente e le sue mani tornare sulla sua schiena, aggrappandosi a lui.
Gli ci sarebbe voluto del tempo, lo sapeva, non era una situazione semplice la loro, ma come aveva detto a Kei non gli importava degli altri e come era sempre stato sarebbero andati avanti insieme. Come si era sempre ripromesso, niente sarebbe mai riuscito a dividerli.

genere: oneshot, hey! say! jump: inoo kei, comm: diecielode, warning: incest, tabella: misc mosaic, hey! say! jump: arioka daiki, pairing: dainoo, genere: erotico, genere: angst, fanfiction: hey! say! jump, challenge: badwrong weeks, rpf, genere: au, comm: mmom_italia, warning: slash, set roberta

Previous post Next post
Up