Titolo: Black Ink
Fandom: RPS -Arashi
Coppia: Ohno Satoshi/Ninomiya Kazunari
Rating: PG
Genere: AU, fluff
Conteggio parole: 400, 4 drabble da 100 parole l’una (FdP word-counter)
Avvertimenti: slash
Discalimer: gli Arashi non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Note: la storia è stata scritta seguendo il prompt per una community. Solo che mi sono accorta solo dopo che non era esattamente questo che veniva chiesto di fare e siccome non mi andava di cestinarla, anche perché ho combattuto non poco per farle diventare tutte drabble, specie l’ultima, la posto così, a sé stante, a random.
A Nino non piaceva andare a scuola, anzi, lo odiava.
Nella sua classe veniva sempre lasciato da solo, nessuno gli voleva parlare o fare i compiti insieme a lui.
Le maestre erano severe e lo guardavano con rimprovero; solo perché era diverso dagli altri e non riusciva a usare la mano destra per scrivere.
Veniva sempre rimproverato di avere una brutta grafia e di fare i kanji tutti storti, e per quel motivo gli venivano assegnati compiti extra dopo la scuola per esercitarsi sulla scrittura, con una penna rigorosamente di colore nero per evidenziare le imperfezioni ed errori di sbavatura.
*
Quando Ninomiya aveva iniziato a frequentare le scuole medie, in quel nuovo istituto, nessuno si era mai permesso di dirgli niente riguardo il suo modo di scrivere o fargli osservazioni perché preferiva usare la penna blu e non quella nera. Non appena qualcuno gli si avvicinava, bastava uno sguardo a farli desistere da qualunque tentativo di socializzazione, ma a Kazunari poco importava, lui non aveva bisogno di amici.
Continuava a detestare la scuola, spesso saltava le lezioni e alle interrogazioni riusciva a raggiungere il minimo indispensabile per poter passare l’anno, non perché fosse stupido, ma perché non gli interessava.
*
Quel pomeriggio era stato spedito nella classe di punizione, per essersi addormentato in classe: il giorno prima era andato a letto tardi per finire un gioco.
E adesso doveva rifare il compito.
Nel banco vicino c’era un altro ragazzo, più grande di lui, che disegnava.
“Come mai sei qui?” lo sentì chiedergli piano, per non farsi sentire dal professore che li sorvegliava.
“Dormivo” rispose soltanto Nino, scuotendo per aria la penna.
“Anche io” sorrise il ragazzo, tendendogli la propria biro. “Usa la mia.”
Nino la prese e tornò al proprio compito.
“Oh!”
“Che c’è, non scrive?”
“No è… è nera…”
“Mi dispiace, ho solo quella.”
“Non fa niente… grazie” mormorò.
*
“Oh-chan!” gridò Nino dalla cucina. “Questa penna non funziona!”
“Usane un’altra!” gli rispose Ohno dal bagno.
“Non ce n’è!” urlò ancora, irritato, Kazunari.
Satoshi si asciugò il viso, raggiungendo il suo ragazzo che armeggiava con la tazza dove tenevano penne e matite e provandone diverse su un foglio.
“Tieni, usa questa!” gli sussurrò all’orecchio, stringendolo da dietro, tendendogliene una.
Nino allungò una mano sul calendario disegnando un cerchio nero sulla data corrente; Ohno sorrise. Strinse la mano con cui Nino teneva la penna e guidò il suo pugno, scrivendo insieme a lui le loro iniziali.
“Buon anniversario!” mormorò facendogli voltare il viso per baciarlo