[Slam Dunk] Our life is gonna change (35)

Feb 01, 2015 17:37

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L'automobile scura si fermò di fronte al vialetto dell'antica villa Sakuragi, attendendo che i suoi passeggeri scendessero, prima di ripartire e posteggiare sul retro della grande casa. Hanamichi e Kaede uscirono per primi dalla vettura e il rosso aiutò poi l'anziana donna a scendere a sua volta.
Lei gli sorrise gentilmente, posando una mano su quella tesa del rosso. Si poggiò poi a lui e insieme entrarono in casa.
All'ingresso si tolsero le scarpe, sistemandole all'interno dell'apposito mobiletto, camminando poi scalzi fino alla sala da pranzo nella quale la donna chiese di attendere il suo arrivo.
I due ragazzi si inginocchiarono accanto al basso tavolino e Hanamichi osservò l'arredamento della stanza: non era cambiata dall'ultima volta che ci era stato, l'aspetto era sempre così serioso e ordinato che riusciva a farlo sentire fuori posto, nonostante, a differenza delle passate occasioni, stavolta era stato cordialmente invitato a far visita.

Kaede, accanto a lui, scrutava il suo viso leggermente corrucciato e serio e gli prese una mano, nascosta sotto il tavolo, per infondergli coraggio. Hanamichi si volse a guardarlo e sorrise, intrecciando le dita con quelle sottili del compagno.
Non ebbe il tempo di dire nulla che la porta scorrevole si aprì, rivelando la figura dalle nonna che portava con sé un vassoio. Hanamichi fece per alzarsi e aiutarla, ma lei, con un sorriso, lo invitò a stare comodo. Si sedette all'altro lato del tavolo, davanti ai giovani, e diede a ciascuno una tazza di terracotta nella quale versò del tè caldo, offrendo loro anche dei biscotti.
Hanamichi ringraziò imbarazzato, cominciando a sorseggiare piano il liquido chiaro.

Per diversi istanti, nella stanza regnò il silenzio assoluto, interrotto solo dal movimento delle tazze che venivano posate sul tavolo, unite allo scrocchiare discreto dei biscotti che i due ragazzi assaggiarono.
Kaede, poi, strinse con una leggera pressione la mano di Hanamichi e il ragazzo, dopo un sospiro, prese la parola: "Nonna..." attirò l'attenzione della donna che alzò su di lui uno sguardo serio. "Ecco, non è un caso che proprio oggi ci siamo incontrati al cimitero... puoi credermi o no, ma mi manda papà" disse e la donna schiuse un attimo le labbra sorpresa, prima di sorridere.

Hanamichi non comprese e lei spiegò: "Ti credo" disse semplicemente.

"Mh" il rosso lasciò andare la mano di Kaede e le portò entrambe a stringere la piccola tazza calda, cercando di fare ordine nei propri pensieri.

"Ho fatto dei sogni, ultimamente e mi sono ricordato che, tra qualche mese, sarà l'anniversario della sua scomparsa” esordì. “Il secondo" aggiunse, scandendo piano le parole. "Tempo fa ho trovato in casa una scatola con gli effetti personali di papà, ma non me la sono sentita di aprirla, fino a questo momento" spiegò ancora, prendendo tempo. "Al suo interno c'era una lettera e un libretto di assegni" buttò fuori, tornando a guardarla, sciogliendosi dall'incanto con il quale il liquido bronzeo aveva fino a quel momento intrappolato il suo sguardo. "Non sono qui per parlare di soldi: quello che dissi allora, lo penso tuttora, ma sono qui per cercare la verità. Io vorrei sapere se quello che mio padre ha scritto è vero, se tu sei sempre e comunque rimasta in contatto con lui e se tenevi almeno un po' a me e alla mamma" chiese, infine, senza smettere di guardarla, ma senza alcuna accusa, né nelle sue parole, né nel suo sguardo. Non voleva che si sentisse incolpata di qualcosa che non aveva commesso, e le sue parole non avevano un'inflessione cattiva.

La donna lo osservò per diversi secondi prima di rispondere: "Sì, quello che ha detto tuo padre è vero: io sono sempre rimasta in contatto con lui e soffro molto per tutto il male che ho fatto a te e tua madre."

Hanamichi avrebbe voluto intervenire, ma lei non glielo permise, continuando: "Consentimi di spiegare, Hanamichi. Sono stata costretta ad agire in questo modo con voi. Non credo sia una giustificazione il mio comportamento, ma il mio status e quello di mio marito impongono delle regole razionali a cui il cuore non può in alcun modo sovrastare. Dei miei tre figli, Hidetoshi è sempre stato particolare come bambino, fin dai primi anni di vita. Era diverso dai suoi fratelli, forse perché era il più piccolo e magari ha risentito di meno dell'importanza della nostra casata, questo non saprei dirlo. Aveva un carattere vivace e nonostante la ligia educazione che gli abbiamo impartito, così come ai suoi fratelli, non ha avuto su di lui lo stesso risultato che con gli altri miei figli. Un'altra cosa che forse non sai è che io e tuo nonno siamo cugini di secondo grado" rivelò e Hanamichi si sorprese, nessuno gli aveva mai raccontato quella verità.
"Al tempo i matrimoni di questo tipo erano permessi, erano la regola e per evitare che il nome di un potente casato si disperdesse e si mischiasse con altri tutto restava in famiglia. Sono stata fortunata, perché io ho imparato ad amare mio marito, dimenticandomi quasi del nostro legame così stretto, ma questo tipo di relazioni, come forse saprai, possono portare dei problemi a livello generazionale, agli eredi legittimi" lasciò il discorso in sospeso per guardare Hanamichi che, facendole intendere che aveva compreso il suo discorso fino a questo punto, parlò: "Papà... la sua malattia..."

"Esatto. Purtroppo tuo padre è nato con quella malformazione al cuore, ma che ai tempi, sebbene curabile con i giusti trattamenti, non avevano scoperto e quando si è deciso di intervenire era ormai troppo tardi" la donna abbassò lo sguardo, prima di continuare, adesso veniva la parte più difficile di tutto il discorso. "Quando tuo padre andò via di casa, per mio marito fu uno shock. Lui non avrebbe rispettato la tradizione di famiglia: voleva studiare in una scuola pubblica e vivere come i ragazzi normali, non gli importava dei privilegi di cui il suo cognome godeva, lui, più di qualsiasi altra cosa, amava la vita e per quella sua vita si è sempre battuto. Mio marito non l'ha mai perdonato per questo e gli ha tolto tutto..." disse con un sospiro triste, prendendosi qualche minuto per pensare.
"È andato via di casa per afferrare quella libertà che tanto amava e ha conosciuto tua madre. Hidetoshi, però, ha ancora una volta disobbedito alle parole del padre presentando la sua deliziosa moglie alla famiglia, voleva che fosse accettata, non chiedeva altro. Soprattutto, voleva che fosse accettato il suo bambino. Tuo padre è stato il primo a mettere su famiglia e a darmi un nipotino. Io ero così felice, ma tuo nonno si impuntò e se anche Hidetoshi continuava a venirci a trovare, lui restava chiuso nel suo rancore, prendendo la cosa come un affronto personale."

Hanamichi chinò il capo e i suoi occhi si intristirono, Kaede allungò nuovamente la mano, stavolta non nascondendosi, stringendo le loro dita che rimasero intrecciate sul tavolo. La signora Sakuragi li osservò e, con un leggero sorriso triste, continuò il suo racconto.

"Fui io a chiedere a Hidetoshi di non tornare più da noi: ogni volta vedevo il volto di tua madre sfinito dalla tristezza, schiacciata dal senso di colpa perché le parole che le rivolgevamo la facevano sentire l'unica responsabile. Spesso, quando restavano da noi per la notte, sentivo Hidetoshi rassicurarla, mentre piangeva, che non fosse colpa sua, che lei era la cosa più bella che gli potesse mai capitare nella vita e aveva ragione. Ogni volta mi si stringeva il cuore nel sentire le lacrime silenziose di Minako e la voce affranta del mio figliolo. Non potevo sopportarlo e mi sentivo impotente per non poterli aiutare, perché ero costretta a fingere” fece una pausa e continuò: “Mi rammarico per il modo in cui ho permesso che i nostri rapporti si interrompessero, per la prima volta avevo visto mio figlio felice e noi lo stavamo ancora una volta distruggendo. Non siete stati tu e tua madre a causare la morte di Hidetoshi, il suo male al cuore andava via via peggiorando negli ultimi anni, e noi, la mia famiglia ha contribuito al suo dolore. Siamo noi gli unici responsabili di quanto è successo" concluse, abbassando il capo, gli occhi lucidi.

Hanamichi capì il suo disagio interiore e sentì di dover dire qualcosa: "No... non è così... indubbiamente abbiamo sofferto e quello che è stato non si può cancellare, ma non devi sentirti responsabile. Papà so che non rimpiange nulla di quello che è stata la sua vita e per lui è stato importante sapere che, nonostante tutto il resto della sua famiglia non avesse gioito con lui e sia stato egoista, tu sia rimasta dalla sua parte. E per questo anche io devo ringraziarti, perché almeno lui se n'è andato sapendo di essere amato" cercò di rincuorarla.

La donna sorrise e si asciugò una lacrima con il dorso della mano, sussurrando un piccolo grazie.

Hanamichi le sorrise e allungò la mano libera per prendere quella morbida e sottile della donna. Poi, parlò: "Ho provato davvero tanto rancore per il modo in cui, anche nel giorno del suo funerale, siamo stati trattati. E quel triste giorno fosse stato solo l'ennesima scusa per darci addosso... ho odiato tutti voi per il poco rispetto verso mio padre che nonostante tutto chiedeva solo un po' di comprensione dalla sua famiglia. Questo non posso negarlo, ma il sollievo che ho provato nel sapere che non era comunque da solo è stato grande e tu sei stata veramente molto forte per aver continuato ad amare mio padre..."

"In casa non sanno e sono una vigliacca, me ne rendo conto, però..."

"No" la interruppe Hanamichi, stringendole la mano, "non lo sei... a me non importa. Quello che hai fatto per papà, per me e per la mamma... hai voluto proteggerla ed è giusto che continui così, perché se hanno trattato in quel modo un figlio e un fratello... non si fermeranno di fronte a niente se sapessero di noi" disse amaro, ma era la verità ed entrambi lo sapevano.

La donna annuì e Hanamichi si avvicinò a lei, inginocchiandosi al suo fianco, per stringerla in un abbraccio. L'anziana si abbandonò contro di lui e Kaede si alzò, uscendo fuori nel cortile per lasciare loro un momento di pace, sentendosi finalmente sollevato, adesso che Hanamichi era finalmente riuscito a capire e a calmare i fantasmi del suo passato.
Rimasero stretti in quel piccolo nido chiarificatore, in silenzio: le espressioni sui loro visi ora serene e distese.
Hanamichi si sedette accanto a lei e le raccontò della sua nuova vita, dei progressi di Minako, raccontandole qualche aneddoto che fece sorridere la donna che, finalmente, sentiva in quella casa la risata vera e spontanea del nipote.

"Adesso, dobbiamo andare..." disse Hanamichi, guardando fuori e vedendo il cielo cominciare a oscurarsi.

"Non volete restare?" chiese la nonna, intristendosi un poco per quella breve visita.

Avrebbe voluto stare di più con il suo amato e ritrovato nipote.

"No... è meglio che non ci trovino qui al loro rientro e tu devi avere il tempo di calmarti..." le sorrise.

La nonna ricambiò e gli carezzò una guancia con la mano un po' ruvida per l'età, ma al contempo morbida.

"Sei uguale a come era tuo padre da giovane e diverrai davvero un uomo bellissimo, Hanamichi" gli disse sincera.

Poi, accorgendosi della mancanza della terza presenza, curiosa chiese al nipote: "Ma quel ragazzo?"

"Lui è il figlio della prima moglie del marito della zia, la sorella di mamma..." spiegò, arrossendo un po', sperando di non dare a vedere quello che realmente ci fosse tra loro.

Ma l'anziana Sakuragi lo sorprese: "E tu e quel giovane...?" domandò quasi con infantile curiosità.

Hanamichi, impreparato a un risvolto così insolito da parte della donna, soprattutto vista l'aura di malinconica serietà che li aveva avvolti fino a qualche momento prima, immediatamente arrossì, balbettando qualcosa di incomprensibile: non se lo sarebbe mai aspettato un discorso del genere con la sua vecchia nonna.

"Doaho..." la voce bassa di Kaede, rientrato proprio in quel momento per assistere a quell'ultimo scambio di battute, lo tolse d'impiccio.

"Baka kitsune!" rispose di rimando e la nonna lo osservò divertita e fintamente sconvolta.

"Hanamichi Sakuragi, un po' di educazione!" lo riprese seria e l'interpellato si sentì anche in dovere di giustificarsi.

"Scusa, ma ha cominciato lui!"

La donna rise leggermente, mentre Kaede si presentava, tendendole una mano: "Kaede Rukawa, signora, sono il fidanzato di suo nipote" disse, senza scomporsi.

La donna fece un cenno del capo e lo abbracciò come fosse con un membro della famiglia: "Ne sono lieta, abbi cura di lui!" si raccomandò.

"Lo farò..." rispose solo il moretto, sciogliendo l'abbraccio e, dopo aver fatto ancora un po' di compagnia alla donna, si diressero verso l'uscita della villa.

"Se i tuoi familiari dovessero fare ancora dei viaggi di lavoro lunghi, sai dove trovarmi, nonna, e verrò a trovarti, magari anche con la mamma... ci farebbe piacere" le disse e lei annuì, assicurando che, adesso, per quanto le fosse stato possibile avrebbe mantenuto i contatti.

***

Una volta usciti da villa Sakuragi, Hanamichi e Kaede avevano fatto un giro per il centro, per cercare di svagarsi e lasciarsi alle spalle la tensione e le sensazioni forti che avevano impregnato i loro cuori nel pomeriggio e avevano preso qualcosa da mangiare una volta tornati alla pensione.
Si erano dati una rinfrescata e poi avevano cenato seduti sul letto, chiacchierando e, cambiandosi per la notte, avevano anche scambiato qualche parola su quanto avvenuto a casa della donna.

"Sono contento di sapere che lei è diversa: li ho veramente disprezzati tutti quanti e pensavo che non me ne importasse nulla, ma sapere che, tra loro, c'è lei così diversa mi rassicura un po'... ti sembra un discorso contorto?" chiese.

"No, ho capito cosa vuoi dire" rispose Rukawa, alzandosi dal letto e raggiungendo il compagno, in piedi vicino alla valigia che si infilava la maglia del pigiama, gli cinse la vita, abbracciandolo.

"Sono contento che finalmente tu sia così tranquillo, Hana, mi hai fatto davvero preoccupare" confessò, parlando contro il suo collo.

Hanamichi gli circondò a sua volta le braccia, racchiudendolo in quella stretta, posando la testa indietro sulla sua spalla per guardarlo: "Lo so, mi dispiace, Kaede" gli sorrise e Rukawa intrappolò le labbra del compagno con le sue.

Restarono in piedi a baciarsi per un tempo infinito: Kaede si dondolava leggermente, cullando Hanamichi che chiuse gli occhi e sorrise. Il moro si mosse, conducendolo sul letto, facendo cadere entrambi sul morbido materasso, senza lasciarlo libero.

"Mmmh, Kaede sono stanco, scusa..." gli disse, aprendo gli occhi un po' assonnati, adesso che la tensione lo stava abbandonando definitivamente.

"Nh? E io che ti sto facendo?" chiese il moro, sistemandosi meglio vicino a lui.

Hanamichi nascose il viso contro il suo petto, inspirando il suo buon profumo: "Non vuoi fare l'amore con me?" domandò.

"Doaho... non penso di certo solo a quello, volevo solo tenerti così e coccolarti, ma se ti disturba..." e accompagnò quelle parole allentando la presa su di lui, spingendolo via da sé.

Hanamichi ridacchiò e si riavvicinò, riprendendo la posizione, alzando le braccia per cingergli il collo, i loro toraci aderivano in un incastro perfetto e Rukawa non resistette, tornando a stringerlo.

"Bugiardo" lo prese in giro Hanamichi, baciandogli le labbra, giocando prima con l'uno poi con l'altro, stringendo tra le sue la fossetta morbida, sfregando poi i loro nasi insieme.

"E, comunque, abbracci e coccole... è questo che fanno i fidanzati?" domandò, avvicinando la testa sullo stesso cuscino sul quale posava quella del moro, il quale lo guardava confuso.

"A mia nonna hai detto che sono il tuo fidanzato" spiegò, arrossendo appena.

"E allora? Non dovevo? Tanto l'aveva capito!"

Hanamichi gli tirò un po' i capelli dietro la testa, imbronciandosi: "Non ti sto accusando, baka kitsune... era una constatazione, perché non hai detto che sei il mio ragazzo" continuò imperterrito seguendo il filo di quel suo strampalato discorso.

"Fidanzato, ragazzo, tanto il concetto è lo stesso" fece vago Rukawa, come se usare una parola anziché un'altra non facesse alcuna differenza, mentre aveva capito dove il suo ragazzo volesse andare a parare.

"Bugiardo" ripeté Hanamichi con la stessa intonazione divertita di prima. "Lo sai che non è la stessa cosa, fidanzato si usa quando la relazione è qualcosa di definito e profondo e la famiglia ne è a conoscenza e accetta che due persone..."

Kaede lo interruppe con un bacio: "E non è così? I miei lo sanno e gli sta bene, tua madre stravede per me e adesso lo sa anche tua nonna, non sei contento?"

"Sì... è vero e sono felicissimo di questo” sorrise. “Fidanzato" provò, guardando nel vuoto e stringendo sempre tra le braccia Kaede, sentendo le mani di questi carezzargli dolcemente il corpo, mentre si perdeva a osservare i lineamenti del suo viso pensieroso. "Hanamichi Sakuragi ha un fidanzato... sono fidanzato con Kaede Rukawa... Kaede, il mio fidanzato... mmh sì suona proprio bene, mi piace, fidanzato!" usò stavolta quella parola per chiamare l'altro.

"Sì, ho capito, doaho, adesso smetti di ripeterlo e dormiamo" lo ammonì, mentre si sporgeva a spegnere la luce.

"Perché?" continuò Hanamichi nel buio. "Mi piace tanto..." sghignazzò, ripetendo quella parola un'ultima volta, prima di spingersi ancora contro il corpo del compagno e sfregare il viso sul suo petto.

Poi, nel silenzio della notte, ancora una voce: "Ehi, fidanzato?"

"Nh?" rispose assonnato l'altro che stava pian piano scivolando finalmente nel mondo dei sogni.

"Ti amo..."

"Anche io ti amo, Kaede..."

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Rukawa era sveglio da diverso tempo e, accoccolato vicino al compagno, lo osservava riposare. Hanamichi era voltato verso di lui e il suo viso rilassato infondeva al moro un senso di pace assoluta: il suo ragazzo aveva sofferto moltissimo in quell'ultimo anno e adesso finalmente tutto sembrava sistemato. Gli accarezzò delicatamente il viso con una mano, spostando i ciuffi carmini che ricadevano sulla fronte, prendendoli tra le dita per constatarne la morbidezza: erano cresciuti molto da quando era arrivato a Tokyo e a Kaede piaceva veramente tanto passarvi le mani.
Hanamichi si mosse nel sonno, mugolando soddisfatto per quelle attenzioni e sorrise, risvegliandosi a poco a poco.

"Buongiorno..." disse, mentre stirava i muscoli, circondando Kaede in un abbraccio, prima di appiccicarsi a lui e sfregare compiaciuto una guancia sul morbido tessuto del pigiama.

"Buongiorno..." ripeté Kaede, sussurrando quell'augurio direttamente nel suo orecchio, prima di depositare sul padiglione piccoli morbidi baci.

Hanamichi rabbrividì nel sentire il fiato caldo contro la pelle e sorrise. Sollevò il volto per specchiarsi nei suoi occhi profondi e si sporse per ricevere un bacio, mentre con la mano gli accarezzava una guancia e ridiscendeva sul collo.
Kaede esplorava con minuzia devota la bocca del compagno, gustando il suo sapore buono, perdendosi in quel calore zuccherino e Hanamichi mugolava di piacere e soddisfazione per quel contatto che ogni volta, come fosse la prima, riusciva a sconvolgerlo.
Quando si separarono, entrambi avevano gli occhi lucidi e carichi di aspettativa, Hanamichi sentiva il cuore di Kaede battere veloce contro il palmo della mano, seguendo il ritmo del proprio. Si stese sulla schiena, chiedendo a Kaede di salire su di lui e, dopo un pesante sospiro, sussurrò con voce arrochita: "Vuoi fare l'amore con me?" la stessa domanda che aveva posto la notte precedente, ma la risposta, quella mattina, fu diversa.

"Sì..." sussurrò il cugino sulle sue labbra, spostandosi a baciare lo zigomo e la mascella, mentre le mani scendevano sul petto, infilandosi sotto la camicia per cercare quella pelle calda.

"Anche io..." rispose il rosso, intrufolando a sua volta le mani sotto la stoffa morbida, sulla schiena di Kaede.

Si baciarono ancora sulle labbra, accarezzandosi dolcemente, ma Kaede si spostò troppo in fretta, scendendo con il viso a seviziare di baci e lappatine umide il collo che Hanamichi reclinava per lui, mentre con le mani faceva salire verso l'alto la maglia del pigiama e Rukawa fu costretto a interrompersi per sfilarsela.
Adesso Hanamichi poteva sentire senza ostacoli la morbidezza della pelle del suo ragazzo, accarezzandolo a pieni palmi, aggrappandosi alle sue spalle, segnando con le dita le clavicole sporgenti.
Rukawa aveva cominciato ad aprire la camicia del rosso, bottone dopo bottone, discendendo con la bocca a salutare con infiniti baci il suo petto ampio, i capezzoli bruniti e inturgiditi per il cambio di temperatura della stanza e quello bollente della sua pelle.

Una volta terminata quella minuziosissima, e fatta con assoluta lentezza, operazione, Rukawa si fermò sulla pancia profumata del compagno, coprendo l'addome di baci e arrossandola di succhiotti, sentendo Hanamichi inarcarsi e sollevare la schiena dal materasso per non far esaurire quel contatto.
Sakuragi, con occhi socchiusi, osservava il compagno e gli accarezzava i capelli, gli prendeva le mani e con piccoli mugolii gli chiedeva di più.
Rukawa si sollevò dal suo corpo, sistemandosi su di lui, facendo aderire i loro petti e sfregando sensualmente pelle contro pelle facendo salire la temperatura dei loro corpi.

"Kaede..." sussurrò Hanamichi, prendendogli il viso tra le mani e tirandolo verso di sé per poterlo baciare, mentre con il corpo si muoveva contro di lui, spostando il bacino, incastrando le loro gambe insieme e portando gli inguini a sfiorarsi.
Rukawa gli morse il labbro inferiore, sentendolo eccitato contro di sé e lasciò scivolare le mani sui fianchi, infilandone una oltre il pigiama e la biancheria, cominciando ad accarezzare l'intimità del compagno.
Hanamichi schiuse di più le gambe e intrecciò una mano con quella del moro, mentre con l'altra si aiutava a far scendere i pantaloni e liberarsi dalla costrizione insopportabile della stoffa.

Rukawa sorrise e lo lasciò fare, mentre lo stringeva e lo accarezzava a volte lento, per farlo impazzire, a volte più veloce solo per sentirlo sospirare di soddisfazione.
Quando Hanamichi riuscì finalmente a calciare via i pantaloni del pigiama e liberarsi anche della camicia, Rukawa si perse a osservare il suo corpo, imperlato di sudore, magnificamente nudo solo per lui.

Leccandosi sensualmente le labbra e mandando giù un groppo di saliva, guardò il compagno con occhi famelici: semi disteso con la schiena posata contro la spalliera del letto, le gambe divaricate, Hanamichi respirava affannosamente a bocca socchiusa e lo osservava a sua volta con occhi languidi e vogliosi. Il moro sorrise sinistramente, lasciando la presa sul suo corpo, spogliandosi per lanciare alla rinfusa i propri vestiti, prima di gettarsi su di lui e divorargli le labbra in un bacio urgente e violento.
Con una mano sulla nuca, gli strinse i capelli, tirandogli la testa all'indietro, per avere maggiore libertà sulla sua bocca e contro di essa; Hanamichi a sua volta gli circondò un fianco con un braccio, graffiando la pelle delicata e chiara, aggrappandosi con una gamba alla sua schiena, costringendolo a posarsi completamente su di lui. Le loro nude eccitazioni si toccarono in un doloroso contatto, costringendo i due ragazzi a gemere, mentre schiudevano gli occhi e si guardavano senza smettere di divorarsi a vicenda.

Hanamichi fu il primo a chiedere tregua per poter respirare e Rukawa, non sazio, si sporse verso di lui, passando la lingua sul petto abbronzato raccogliendo tracce del suo sudore: con una mano lo accarezzava a palmo aperto, graffiando e intrappolando i capezzoli tra le dita, mentre inesorabilmente scendeva su di lui. Si stava divertendo a torturare il compagno, giocando con il suo ombelico, sentendo premere contro la gola la punta del suo sesso: Hanamichi, impossibilitato a stare fermo, si muoveva su e giù con il bacino contro il materasso, nella speranza che Rukawa si decidesse ad accontentarlo.

E così fu: il rosso lo osservò lussurioso discendere sul suo corpo fino al sesso teso e, in quel momento, gli afferrò i capelli con una mano, spingendolo su di sé, affrettandolo per dargli soddisfazione.
Rukawa prese in mano la sua asta e con l'altra i testicoli, aiutandosi a prenderlo in bocca, piano, sfidandolo con lo sguardo a resistere e a cedere per primo, a implorarlo di accontentarlo.
Hanamichi si mordeva un labbro, stringendolo tra i denti e una striscia bianca decorava quella bocca rossa.

Rukawa se ne accorse e, con lentezza, camminando con due dita sul suo corpo, mentre piano lo inglobava più a fondo, raggiunse la sua bocca, liberando dalla prigionia il labbro e costringendolo a sostituirlo con le sue dita.
Immediatamente, Hanamichi gli afferrò il polso e, giocando con lui, senza interrompere il legame di sguardi tra di loro, cominciò a leccargli sensualmente le falangi, una per una, spingendole nella sua bocca insieme: passava la lingua tra esse e Rukawa ripeteva gli stessi movimenti su di lui.
Hanamichi gemette, ma decise che non voleva dargliela vinta: non si sarebbe arreso, avrebbe portato Kaede alla pazzia anche a costo di esaurire tutte le sue energie. Quel gioco era uno scontro ad armi pari, non ci sarebbe stato né un vincitore, né un perdente, perché loro erano una cosa sola.

Continuavano a stuzzicarsi, accrescendo la passione e Rukawa, d'un colpo, lo liberò, prima che potesse raggiungere il completo appagamento. Si avvicinò a lui e, dopo aver preteso un bacio, schiuse le gambe e condusse la mano di Hanamichi tra esse, chiedendogli con lo sguardo di sfiorarlo, mentre ancora una volta si chinava su di lui e con la mano umida e bagnata della saliva del rosso, ricercava l'intimità nascosta di Sakuragi e infilava in lui un primo dito, facendosi spazio in quello stresso ingresso.
Hanamichi sospirò, sopraffatto dalle sensazioni forti che Kaede con quella doppia stimolazione gli donava, muovendo la mano su di lui in modo frenetico, stando attento a non fargli male, ma portandolo vicino all'apice. Muoveva la mano su e giù, giungendo ai testicoli, spingendoli con le dita, separandoli e carezzando la pelle sottile, spostandosi troppo presto verso la punta, premendo su di essa il palmo e pizzicandone la cappella.

Sentiva Rukawa ansimare e i suoi denti ogni tanto graffiarlo, reazione dovuta alle attenzioni che stava provocando sul suo corpo.
Sorrise soddisfatto, ma non poté oscillare a lungo in quello stato di semi vittoria, che Rukawa, infilando contemporaneamente due dita dentro di lui e stringendo il suo sesso, l'aveva costretto a venire, accecato di colpo dalla luce forte dell'amplesso: così inaspettato, così improvviso.
Hanamichi si accasciò contro i cuscini, rilassando le spalle, boccheggiando affannosamente dopo che il respiro per brevi istanti gli si era fermato in gola. Rukawa si sollevò su di lui, ripulendolo dal suo piacere e Hanamichi trovò il fiato per parlargli: "Ba... baka kitsune... sei slea... sleale" riuscì a formulare.

Rukawa si tese su di lui, abbracciandolo mentre l'altra mano era sempre occupata, adesso in modo discreto, a prepararlo ulteriormente. Kaede gli sfiorò le labbra in un bacio casto, una contraddizione in termini data la situazione in cui si trovavano e il modo violento in cui l'aveva costretto a riversarsi su di lui.
Dopo quell'intimo contatto, Hanamichi aveva storto il naso e Kaede aveva sorriso della sua espressione, che gli faceva ogni volta tenerezza, e l'amante spiegò: "Non mi ci abituerò mai!" sussurrò con un sorriso.

Rukawa lo aiutò a stendersi e posizionarsi comodo sul materasso, mentre gli divaricava le gambe e lo aiutava a posarne una sulla sua spalla e l'altra a circondargli il fianco: Hanamichi con la schiena, come stesse preparandosi a un riposo rilassante, scese, strusciandosi sulle coperte e con un sorriso aperto e amorevole si affidò completamente al suo ragazzo, allungando le braccia, per cingerlo e baciarlo.
Rukawa non se lo fece ripetere due volte e lo trascinò in un bacio lento e sensuale, mentre si posizionava contro la sua apertura e piano entrava in lui: Hanamichi non sentì dolore, la fiducia che aveva nel compagno e il dolce giocare con il quale fino a quel momento si erano stuzzicati erano serviti a farlo rilassare. Il corpo del rosso si aprì morbidamente accogliendo quello tanto amato del compagno che subito si mosse in lui con vigore, uscendo e prendendolo di nuovo, portando nuovamente il rosso a eccitarsi per le sue carezze e per la sua presenza dentro di sé.

Si muovevano insieme, prendendo il loro ritmo in quella danza eterna e che li vedeva finalmente uniti, l'uno parte dell'altro.
In quel momento Hanamichi lo credeva davvero, niente e nessuno sarebbe mai riuscito a intaccare la loro felicità e il loro amore.
Le anche di Rukawa si muovevano velocemente contro il bacino di Sakuragi, i loro corpi si scontravano e si univano a un ritmo sempre maggiore, preda adesso della passione più sfrenata e sensuale. Hanamichi si aggrappava alle braccia di Kaede che gli artigliava i fianchi e faceva sbattere con frenesia crescente i loro bacini, costringendo Sakuragi e venire di nuovo in modo assoluto e prepotente tra di loro. Poco dopo anche lui lo seguì, irrigidendosi e inarcando la schiena per svuotarsi appagato nel corpo caldo che lo racchiudeva.

Distesi supini uno accanto all'altro, i due ragazzi riprendevano fiato a occhi socchiusi, riposandosi, inframezzando respiri più lunghi a lievi sospiri. Hanamichi si mosse e, voltandosi sul fianco, si avvicinò al corpo del compagno, baciandogli una spalla sudata, accarezzandogli il petto con la mano, aspettando che aprisse gli occhi per guardarlo.
Kaede non gli fece desiderare a lungo il colore delle sue iridi e volse il viso a osservare il compagno, attirandolo su di sé senza dargli neanche il tempo di pensare.
Hanamichi rise e posò il mento sulla propria mano, adagiata sul petto di Kaede: "Kitsune sei ancora pieno di energie!" disse ridacchiando, baciandogli il mento e poi le labbra in brevi e veloci tocchi. Rukawa lo abbracciò, accarezzandogli la schiena calda, coprendo entrambi con il lenzuolo.

"Io non mi stanco mai di te, Hana" gli confessò, prendendogli il mento tra due dita, attirandolo per baciarlo. Hanamichi arrossì e si lasciò coccolare da quella bocca riverente, schiudendo le labbra per ricevere la lingua birichina del compagno, assaporando lento il suo profumo. Si distese completamente sul suo corpo, posando la testa sulla spalla candida, mentre il silenzio li avvolgeva protettivo: sentiva le mani di Kaede passare sulla sua testa e gli prese la mano libera intrecciandola con la propria. Se la portò alle labbra, sfiorandone le nocche.

"Che c'è?" domandò Kaede interrompendo il silenzio.

"Mh... nulla" gli sorrise Hanamichi guardandolo da sotto in su. "Sono felice, Kaede e sto bene... tutti i nodi del mio passato sono stati sciolti e sono qui con te... sono con il ragazzo che amo e non potrei desiderare di più dalla vita" confessò.

Rukawa lo fece scostare da sé e gli mostrò il suo sorriso, Hanamichi alzò il capo per rubarlo e imprimerlo su di sé, poi disse, pensieroso: "Ah beh... questo sorriso è una delle cose che avrei potuto chiedere, in effetti, e poi..." gli baciò una guancia, prima di tornare a guardarlo in modo malizioso, lasciando Kaede piacevolmente sconvolto. "Poi, c'è, in verità, una cosa che desidero fare..."
La punta della lingua fece capolino tra le labbra, mentre gli occhi scintillavano dispettosi e Kaede arcuò un sopracciglio: "Doaho?" chiese interrogativo.

"Eheh... lascia fare al Tensai..." sussurrò, mentre scompariva tra le coperte, disseminando il corpo volpino di tanti baci, in un percorso in discesa. Kaede cercò di richiamarlo a sé, ma Hanamichi non lo ascoltava, con le mani gli accarezzava le cosce, stuzzicando la parte interna più sensibile e vicina all'inguine, accendendo il suo corpo e risvegliandone il piacere.

Kaede si arrese, lasciandosi andare sulle coperte, artigliando le lenzuola sotto di sé, mentre sentiva la lingua di Hanamichi percorrere la sua pelle e con le mani aiutare il proprio sesso a ergersi nuovamente desto. La bocca calda del rosso lo avvolgeva lentamente, divertendosi a farlo crescere piano, stuzzicando la punta e lasciando scivolare lungo l'asta la saliva calda, prima di scendere a raccogliere le tracce del suo piacere.
Rukawa scostò il lenzuolo: voleva guardarlo. Non si aspettava, però, di vedere Hanamichi, in attesa proprio di quel gesto, sorridergli con gli occhi, sfidandolo a interromperlo. Kaede tese le labbra in un ghigno malizioso, allungando le mani ad accarezzargli la testa, mentre vedeva il corpo di Sakuragi tendersi e il sedere sollevarsi, mentre una mano ambrata correva a darsi piacere: stringeva con forza il sesso nuovamente eretto del compagno e con una foga mal calcolata Hanamichi ricercava per sé un piacere veloce ed effimero, solitario, eccitante, ma che a Kaede non fece comunque una bella sensazione.

E questo fu troppo per l'autocontrollo di Rukawa, il quale si sollevò leggermente con la schiena, facendo spostare piano Hanamichi che, però, non smise di suggere l’eccitazione del compagno; allungando una mano, la volpe la passò sulla schiena inarcata del rosso, raggiungendo il suo sedere e separandone i glutei con la mano, lasciando scivolare l'indice nella fessura tra essi, sfiorando la sua entrata e infilando facilmente due dita. Hanamichi era di nuovo eccitato e pronto e il suo corpo da troppo poco tempo era rimasto orfano del proprio.

Sakuragi, gli occhi lucidi, scrutava il compagno: aveva diminuito il movimento di suzione per condurre dolcemente Kaede al massimo piacere.
Rukawa, con una mano, gli sfiorava i capelli, respirando affannosamente mentre dal sedere si spostava in basso, scendendo sul membro teso, sostituendo la mano del rosso con la propria, cominciando a massaggiarlo, adeguandosi alle carezze calde che Hanamichi usava su di lui. Si stese di nuovo sul materasso, posizionandosi di traverso rispetto ad Hanamichi e con un sorriso di puro erotismo, si chinò a ricoprire di baci le natiche del rosso, mordendo un gluteo e, aiutandosi con una mano, prese di nuovo il piacere del rosso tra le labbra.

Hanamichi lasciò il corpo del moro per sospirare e gemette, guardandolo da quella imbarazzatissima posizione, rosso in viso.
Rukawa carezzandogli la schiena, tornando sul sedere, cercava di tranquillizzarlo e, chiudendo gli occhi, riprendeva a dare minuziose attenzioni al suo sesso.
Hanamichi si tese contro di lui, scendendo con il bacino e oscillando, chiedendo soddisfazione, mentre, attratto irresistibilmente dal sesso del compagno lo inglobava nuovamente, cercando di sincronizzare i movimenti con quelli che Rukawa stava compiendo su di lui.

Intanto il moro, aveva ripreso ad allargarlo e quando la presenza di quelle tre dita fu ormai insostenibile, ma non ancora abbastanza, Hanamichi si sollevò di scatto e si sedette sul corpo del compagno, scendendo su di lui.
Kaede, impreparato a quell'azione, si sentì risucchiato nel calore di Hanamichi che con foga aveva cominciato a muoversi su di lui. La volpe si riprese ben presto e, sollevandosi a sua volta, abbracciò da dietro il corpo dell'amante, facendogli voltare il viso, pretendendo un bacio vorace, mentre scendeva a stringere il suo sesso per soddisfarlo ancora e ancora.

Hanamichi si irrigidì e, portando un braccio all’indietro, cingendo il collo del compagno, gli strinse i capelli, sciogliendosi nella sua presa sentendo il calore del suo ragazzo riempirlo.
Rukawa, liberando un gemito di piacere, morse il collo di Hanamichi, stringendolo forte contro di sé.
Il rosso, esausto, lasciò andare il braccio lungo il fianco, abbandonandosi contro il petto di Kaede che a sua volta non riuscì più a stare seduto e cadde sul materasso senza forze.
Sakuragi, contro la sua schiena, sentiva il cuore di Rukawa battere all'impazzata: come il proprio bussava contro il petto e il palmo della mano del moro che lo teneva legato a sé.
Rukawa lo aiutò a uscire da sé, stringendolo subito al suo fianco e baciandogli la fronte calda e sudata.

***

Si risvegliarono dopo diverse ore, ancora stretti l'uno all'altro e, quando Hanamichi si accorse che mancava meno di un ora alla partenza per Tokyo, si fiondò velocemente fuori dal letto, correndo al bagno per darsi una rinfrescata. Non perse tempo ad asciugarsi che si rivestì in fretta, intimando al suo volpino, ancora mezzo addormentato, di darsi una mossa.

"Kaede! Potevi svegliarmi! Perché ti sei addormentato?"gli urlava mentre correvano a perdifiato dentro la stazione: fortuna che avevano prenotato un taxi la sera precedente e non avevano dovuto fare la strada di corsa.

"Doaho, me lo stai domandando seriamente?" rispose a sua volta Kaede, mentre lo affiancava nella corsa.

Hanamichi roteò gli occhi, rendendosi conto che quello non era il momento per mettersi a discutere e per un pelo riuscirono a prendere l'ultimo treno in partenza per Kanagawa, l'unico, tra l'altro, che aveva la coincidenza per Tokyo.

"Ce l'abbiamo fatta!" disse Hanamichi, tirando un sospiro di sollievo: erano saliti giusto in tempo, poi le porte si erano chiuse e il treno era partito.
Si guardarono male l'un l'altro dandosi a vicenda la colpa di quel ritardo, poi Rukawa lo prese per mano, tirandolo in perlustrazione dei vagoni. Hanamichi arrossì per quel gesto così istintivo e naturale, rispondendo alla stretta.

"Ecco, lì ce n'è uno!" disse Rukawa, conducendo dietro di sé il compagno e, dopo aver posato i propri bagagli in alto nell'apposito scompartimento sulle loro teste, aveva preso posto.

Hanamichi stava per apostrofarlo per domandargli di alzarsi per cercare un altro vagone dove anche lui potesse sedersi, ma non ne ebbe il tempo che Kaede lo attirò sulle ginocchia, tenendolo per la vita.

Davanti a loro c'erano due ragazzi e uno al fianco del volpino, ma erano troppo presi a leggere libri o ascoltare musica da non far caso a loro.
Hanamichi, però, si sentiva ugualmente in imbarazzo e prese ad agitarsi sulle gambe del moro: "Kitsune" sussurrò, "forse è meglio se ci spostiamo... o mi sposti solo io, ci rivedremo alla prima fermata, qui non mi sembra il caso, la gente ci potrebbe..."
Rukawa non lo lasciò concludere e gli disse serio: "Non mi interessa..." prima di prendergli le mani e, intrecciandole con le sue, volgersi a guardare il paesaggio fuori dal finestrino.

Sakuragi era senza parole: non si sarebbe mai aspettato un simile comportamento dal suo volpino, era solitamente discreto e attento, invece adesso, in mezzo a tutta quella gente estranea, non gli interessava che potessero pensar male di loro. Osservò il suo profilo perfetto e sentì il calore delle sue braccia circondarlo cosicché, anche lui poi, finalmente, si rilassò: aveva pensato bene, quelle persone erano estranee a loro e non avevano il potere di intromettersi, giudicarli o farli sentire diversi.

Sorrise tra sé e si posò meglio contro il corpo del compagno che aveva socchiuso gli occhi: i loro cuori battevano ancora una volta in sincrono, normalmente, in tranquillità con il resto del mondo.
Hanamichi si chinò leggermente e all'orecchio del suo volpino, sussurrò: "Ti amo, kitsune!" Prima di posare la testa contro quella mora e chiudere anche lui gli occhi.

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