L'appuntamento era stato fissato l'indomani mattina alle dieci in punto, un orario abbordabile per qualsiasi essere umano, ma non per uno come Kaede Rukawa. E questo, ovviamente, Ayako lo sapeva bene, ma non altrettanto Hanamichi che non era stato messo al corrente di quel piccolo problemino che il cugino aveva nel momento in cui si svegliava o, meglio, veniva svegliato.
Un'ora prima dell'orario stabilito, Hanamichi ed Ayako stavano facendo colazione in cucina, quando la riccia aveva mandato il rosso a dare una svegliata al bell'addormentato.
"Perché dovrei andare io? Sa benissimo a che ora dobbiamo uscire di casa, si starà preparando" disse, mandando giù l'ultimo boccone di pane tostato.
"Non lo conosci abbastanza bene, Kaede ha bisogno di incentivi" disse la ragazza, che stava soffiando sulla tazza, per far freddare il proprio tè.
"Non scherzare, so che tuo fratello è una volpe addormentata, ma ha preso un impegno e poi in qualche modo quest'uscita è legata al suo adorato basket" commentò, non capiva perché Ayako volesse che fosse proprio lui ad andare a chiamarlo, non voleva farlo alterare di prima mattina. Rukawa non perdeva occasione di insultarlo e lui certo non era da meno, ma perché provocarlo quando sapeva che, se solo Kaede avesse deciso, avrebbe smesso di aiutarlo nel basket?
Lui voleva imparare sul serio, doveva dimostrare a quella stupida volpe il suo valore in quello sport che lui tanto amava e poi, magari avrebbe anche fatto colpo su Haruko, perché no? Era da un po' che non gli succedeva di innamorarsi, dopo tanti e tanti rifiuti, si sentiva un po' demoralizzato. La Akagi, invece, non aveva urlato nel vederlo per la prima volta, gli aveva sorriso e parlato tranquillamente trovandolo simpatico e ridendo delle sue battute.
"Hanamichi, sei tu che lo devi fare, perché è per te che stiamo andando e poi cosa ti costa andare semplicemente a controllare a che punto è?" gli disse, sembrando addirittura offesa per il modo in cui se ne stava sulle sue guardandola di traverso, mentre lei si nascondeva dietro la tazza da colazione, facendo finta di bere, mossa che la ragazza aveva fatto per evitare di farsi scappare un sorriso.
Sbuffando, però, Hanamichi si decise ad andare a chiamare il cugino. Arrivato davanti alla sua camera, bussò contro la porta chiusa: nessuna risposta. Tentò nuovamente, ma dall'altra parte non si sentiva rumore alcuno che lasciasse intendere che Rukawa fosse sveglio.
Con cautela, aprì leggermente la porta, chiedendo sottovoce il permesso di entrare, ma vide che la stanza era ancora avvolta nell'oscurità. Perplesso, si decise ad entrare definitivamente e, individuato il letto, proprio sotto la finestra alla sua destra, vide Rukawa steso su di esso, ancora coperto da un lenzuolo leggero.
Avanzò di qualche passo e si pose proprio di fianco al letto: era anche più spazioso di quello che avevano dato a lui. Nonostante quella nuova presenza accanto a sé, il ragazzo era steso sulla parte sinistra del letto e respirava piano, dormendo tranquillamente. Hanamichi mise le mani sui fianchi, imbronciandosi: 'ma guarda un po' questo stupido volpino!' pensò tra sé.
Allungò una mano toccandogli la spalla, scuotendolo piano e l'unica reazione che ricevette fu che il ragazzo ne approfittò per voltarsi dall'altra parte.
Sbuffando ancora, posò entrambe le mani sul materasso chinandosi appena:
"Rukawa..." chiamò. Nessuna risposta.
"Ehi, Kaede!" tentò con il suo nome proprio, trovandolo alquanto strano, era forse la prima volta che lo pronunciava per chiamare il diretto interessato, ma il moretto ancora dormiva della grossa. Sakuragi tentò ancora di svegliarlo, ma sembrava in coma, non lo sentiva e non lo smuovevano neanche i colpetti leggeri sulla spalla o il movimento del materasso che Hanamichi aveva provocato per infastidire il suo sonno.
Si chinò allora completamente su di lui, accostando il viso al suo orecchio, prima di scandire bene: "insomma, stupida volpe, ti vuoi svegliare?!"
Poi tutto accadde velocemente: vide il corpo di Kaede voltarsi di scatto, così come il pugno che gli arrivò in pieno viso ed Hanamichi si ritrovò seduto per terra, accanto al letto e una mano sulla guancia accaldata. Con espressione basita, osservava il volpino emergere dal sonno e sedersi piano sul letto: i capelli arruffati, le labbra incurvate nel solito broncio, si guardava attorno spaesato, come se non sapesse dove si trovasse.
Poi, parve accorgersi di lui, si portò una mano alla fronte scostando la frangia dal viso e: "doaho, che diavolo ci fai seduto per terra in camera mia?" chiese, guardandolo con gli occhi ridotti a due fessure.
Ma Hanamichi non poté rispondere che Ayako, fatto capolino nella stanza, aveva detto: "oh bene, sei riuscito a svegliarlo, bravo! Kaede hai mezz'ora poi dobbiamo assolutamente uscire!" disse, sparendo di nuovo dalla loro vista.
Hanamichi guardò prima l'una, poi l'altro confuso, la bocca aperta che non riusciva a proferire parola.
"Allora?!" domandò il moro.
"Mi hai tirato un pugno!" osservò sconvolto.
"Tze... io non perdono chi disturba il mio sonno, doaho!" fu la risposta, pronunciata in tono asciutto.
Hanamichi, in un baleno, si rimise in piedi: "ma io ti disfo, maledetto, che diavolo di spiegazione è?" sbraitò offeso, prima di saltare sul letto sfatto del moretto e cominciare a picchiarlo.
Il risultato dello scontro mattutino dei due ragazzi, comportò un notevole ritardo sulla loro tabella di marcia.
Ayako era dovuta accorrere per separare i due litiganti a colpi di harisen (il ventaglio di carta da lei usato per farsi rispettare dal rossino durante lo svolgimento degli esercizi in palestra) e un'ora dopo erano tutti fuori casa: la ragazza camminava in mezzo ai due con un Kaede imbronciato, con gli occhiali da sole a mascherare la sua espressione, mentre in silenzio fissava dritto davanti a sé ed Hanamichi, dall'altra parte, aveva messo su anche lui un broncio offeso e camminava con le mani affondate nelle tasche, evitando accuratamente di voltarsi, anche solo per sbaglio, e vedere la faccia di Rukawa.
"Ragazzi, non vi sembra di stare esagerando? Vi state comportando come due bambini piccoli!" li rimproverò.
Hanamichi si voltò a guardarla: "io ho tutte le ragioni per essere offeso, mi ha tirato un pugno! E tu lo sapevi, ma mi hai mandato lo stesso, senza avvisarmi... sei stata molto scorretta. E poi, spiegami, cosa ci fa la volpe con noi? Posso benissimo scegliermi da solo un paio di scarpe nuove, non sono un impedito" specificò.
"Non essere drammatico, Hana. Kaede ti può consigliare la scarpa più adatta sia come qualità che comodità, ci sarà utile un suo consiglio!" spiegò la riccia e non aveva tutti i torti, inoltre aveva usato quel piccolo pretesto anche per fare in modo che i due potessero ulteriormente socializzare.
Avevano cominciato a giocare insieme e questo andava bene, ma i due non riuscivano ancora a rapportarsi l'uno all'altro come si conveniva, credeva che questa uscita tutti insieme, da bravi cugini potesse fargli bene.
Dopo un breve viaggio in metro, erano finalmente arrivati a destinazione, nel quartiere dello shopping più famoso di Tokyo: Shinjuku.
Hanamichi ancora non vi era stato e quindi era anche un modo per fargli conoscere posti nuovi, vedere gente e farlo abituare all'ambiente caotico della città. Le dispiaceva solo un po' per il fratello che, sapeva bene, non amava affatto quei posti affollati.
"Allora, Hanamichi, come prima cosa direi di trovare un negozio di scarpe che sono la cosa più importante e che ti servono urgenti" decise la manager, dirigendosi svelta verso uno dei negozi di abbigliamento sportivo più forniti della zona, sapeva bene dove andare a parare, spesse volte aveva accompagnato Kaede per le proprie, appunto in quel negozio.
La struttura era piuttosto grande e sviluppata in più piani, organizzato secondo il tipo di sport scelto. Si diressero subito al quarto piano, prendendo l'ascensore. Hanamichi rimase stupito dell'immensità di quel negozio, dando una veloce occhiata anche agli altri piani che passavano velocemente davanti ai suoi occhi uno dopo l'altro, approfittando delle porte trasparenti della cabina mobile.
Il plin acustico nell'ascensore ed il successivo aprirsi automatico delle porte, indicò loro che erano arrivati al piano dedicato al basket.
"Kaede, siamo arrivati!" chiamò divertita la ragazza, che aveva visto il fratello troppo comodamente adagiato in un angolo della cabina, con la testa poggiata alla parete: era certa che non si fosse addormentato per quei brevi secondi della loro ascesa, ma era comunque meglio dargli una svegliata.
Hanamichi aveva preceduto i due, andando in avanscoperta, lasciandosi attirare dai capi di vestiario dalle tinte forti, come il rosso o l'arancio, passando in rassegna i vari modelli di pantaloni e felpe sportive. Ve n'erano per tutte le tasche, da quelle di marca costosissime a quelle più abbordabili, ma di tessuto ugualmente di qualità.
"Hana, vieni qui, dopo pensiamo all'abbigliamento" lo richiamò Ayako che si sentiva molto una sorta di mamma che deve avere occhi solo per i suoi due bambini... bambini un po' troppo cresciuti in quel caso.
Il rosso raggiunse i cugini e rimase stupito nell'osservare ben due pareti contigue a formare un angolo retto piene di scarpe da ginnastica di vari modelli e colori, tutte perfettamente ordinate in mensole, disposte una sopra l'altra.
"Caspita, ma ce ne sono un'infinità!" osservò colpito, avvicinandosi.
Ayako gli andò vicino, aiutandolo nella scelta, mentre il moretto si sedette in disparte su una delle poltroncine di prova, non prima di aver indicato ai due quale sezione dovessero controllare.
Hanamichi non aveva che l'imbarazzo della scelta, ma la sua attenzione venne immediatamente catturata da una scarpa di colore rosso con dei particolari neri. La prese dallo scaffale, studiandola e rigirandosela tra le mani, innamorandosene subito.
Guardò Ayako, felice come un bambino, come a chiederle il permesso di poterle provare e la ragazza gli sorrise richiamando a sé la commessa, affinché li aiutasse.
"Salve ragazzi, oh bene, vedo che hai fatto la tua scelta. Ottima, direi, sei un vero intenditore" gli fece i complimenti ed Hanamichi arrossì appena, portandosi una mano dietro la nuca.
"Eh eh, io sono un vero basketman!" si auto elogiò, porgendo poi alla ragazza la scarpa affinché gli portasse anche l'altra: per motivi di sicurezza, infatti, in esposizione, vi era una sola scarpa, non il paio completo.
"Che numero?" s'informò lei.
"45!" disse Hanamichi con un sorriso tutto gongolante, sperando vivamente che ci fosse il suo numero in magazzino.
La commessa tornò poco dopo con in mano una scatola e le scarpe scelte da Hanamichi. Sakuragi le prese entrambe e si andò a sedere vicino a Rukawa per misurarle.
"Così saresti un vero basketman?" sussurrò il moretto, guardandolo con la coda dell'occhio. Hanamichi, chino ad allacciarsi le scarpe, rispose senza scomporsi: "tu sei solo geloso perché io ho le scarpe più belle delle tue, guarda!" gli disse, alzandosi e sfoggiandole, facendo qualche passo sul tappeto morbido, andando a specchiarsi per vedere l'effetto.
Rukawa lo osservò gongolare felice e prestò particolare attenzione al modello che riconobbe come le famose: Nike Air Jordan 6, cosa di cui, sicuramente, il doaho non era a conoscenza. Spostò poi la sua attenzione al suo viso, mentre si rimirava i piedi calzati a nuovo: aveva un sorriso felice, gli occhi luminosi.
Quelle scarpe non solo facevano proprio al caso suo, ma gli stavano anche molto bene e Rukawa, dovette ammettere, che aveva fatto proprio una buona scelta.
"Ho deciso, le prendo!" disse convinto, mentre tornava a sedersi per riporre il suo nuovo acquisto nella scatola e si ripromise che le avrebbe tenute con riguardo.
"Allora, ti piacciono?" domandò di nuovo a Rukawa, mentre la commessa gli metteva da parte le scarpe ed Ayako li raggiungeva per spostarsi nel reparto di abbigliamento sportivo.
"Nh... sono delle buone scarpe, resistenti, ti sosterranno bene" disse, senza alcuna inclinazione nella voce, descrivendo il lato pratico dell'oggetto, non dando soddisfazione ad Hanamichi. Questi, infatti, se ne accorse, rimanendo un po' deluso dalla cosa ed evitando di insistere per ottenere una risposta diversa dal ragazzo, conoscendolo avrebbero finito per litigare e non ne aveva assolutamente alcuna voglia.
Si alzò dalla poltroncina, lasciando il moretto da solo: a quel punto era inutile chiedergli se volesse dargli qualche consiglio anche sul resto dei suoi acquisti.
"Hana, allora sei contento delle scarpe?" chiese la ragazza, vedendo come il suo sguardo si fosse adombrato.
"Ma certo, ma certo, vedrai che figurone, non vedo l'ora di poterle provare sul campo e farle vedere ad Haruko. L'altro giorno quando ti ha telefonato, ho approfittato per darle la notizia della mia decisione, era molto contenta per me. Sicuramente a lei piaceranno le mie scarpe nuove!" disse, sorridendole e alla mora non sfuggì di certo il significato celato di quella frase, ma per il momento, non indagò oltre.
"Vieni, ho visto un completo che, sono sicura, ti starà benissimo" lo esortò, cercando di riportarlo di buon umore.
Passarono gran parte della giornata con Hanamichi chiuso in camerino, mentre Ayako andava a rovistare tra gli appendini e sceglieva diversi capi da fargli provare. Si stava divertendo un mondo a monopolizzare Hanamichi in quel modo, in fondo gli aveva detto che l'avrebbe usato come modello e stava mantenendo la parola data.
Quando, però, esausto per i cambi veloci e numerosi, Hanamichi aveva implorato pietà, si accorsero entrambi che era quasi ora di mangiare.
"Cavoli, come vola il tempo quando si fa shopping!" commentò solare Ayako, mentre si dirigeva alla cassa.
La commessa li salutò con un sorriso, cominciando a battere i prezzi: "sono 40.000 yen*" disse, imbustando il tutto.
Hanamichi estrasse dalla tasca dei jeans il portafoglio, dando alla ragazza la propria carta di credito (prima di partire Minako aveva consigliato al ragazzo di aprire un conto per le emergenze e che lei, a distanza, avrebbe potuto ricaricare per mandare al figlio qualcosa da poter usare in caso di bisogno, per non gravare totalmente sull'economia della sorella).
Ayako vide Hanamichi pagare e si sentì un po' in colpa: in effetti, le due felpe ed i jeans comodi, che a tutti i costi gli aveva consigliato di prendere, perché gli stavano divinamente, potevano essere superflui.
Avrebbe voluto dire qualcosa, ma il cugino la interruppe ancor prima che potesse parlare: "non fare quella faccia, ho parlato con mia madre e se spendo i soldi che mi manda per qualcosa di utile anche lei è contenta" le sorrise ed Ayako arrossì, non voleva che potesse fraintendere i suoi pensieri.
"Hana, io non è che..."
"Lo so cosa vuoi dire, non ti preoccupare... adesso andiamo" disse, ritirando lo scontrino e prendendo le sue buste con la spesa "… o la volpe ci mangerà vivi! Penso che oggi si sia annoiato parecchio" commentò ridendo, uscendo poi dal negozio.
***
"Ma guarda, guarda chi si vede!" una voce nota, arrivò alle spalle dei ragazzi che, seduti ad un tavolino di un fast-food, avevano appena finito di pranzare e stavano mangiando il dolce.
Ayako sorrise al nuovo arrivato, salutandolo con la mano: "sempai! Cosa ci fai da queste parti?!" disse, non appena il ragazzo si avvicinò a loro.
Il giovane, un ragazzo alto, con i capelli scuri ed una vistosissima cicatrice sul mento, le sorrise di rimando, salutando a sua volta: "Ayako, Rukawa... voi piuttosto. Io mi sono incontrato stamattina con Akira per uno scontro uno contro uno e poi siamo venuti qui a mangiare, strano che non ci siamo incontrati prima".
"Mh, a quest'ora c'è parecchia gente" constatò la ragazza, prendendo in bocca una cucchiaiata di gelato alla vaniglia. "Ma dov'è Sendo?" s'informò, non vedendolo ancora.
A rispondere fu proprio il diretto interessato che, spuntando alle spalle di Kaede, si era sporto contro di lui, circondandogli le spalle con un braccio: "eccomi qui, cosa mi sono perso?!" disse con un sorriso che era tutto un programma.
Ayako mandò velocemente giù il boccone di gelato, prima di mettersi a ridere dell'espressione che comparve sul volto del fratello minore alla mossa del castano.
Hanamichi osservò silenzioso tutta la scena, studiando il nuovo arrivato e cercando di capire cosa passasse per la testa a Sendo e alla volpe: aveva una faccia! Si vedeva lontano un miglio che tutta quella confidenza non era gradita, ma perché, allora, non gli diceva niente?
Si era limitato semplicemente a fissarlo malissimo, ma senza che, per questo, Sendo si spostasse. Al contrario, aveva afferrato la posatina che Kaede ancora teneva in mano e, dopo aver tagliato un pezzetto della torta alle mele che questi stava mangiando, se la portò alle labbra, assaggiandola.
"È buona! Forse un po' troppo dolce per te*" gli disse sorridendo e sollevandosi da lui, prestando attenzione, solo dopo, al resto della compagnia.
Salutò Ayako e poi anche Hanamichi con il solito sorriso, ma quest'ultimo pareva non averlo udito, fissava stranito Rukawa, continuare a mangiare il suo dolce, ignorando tutto e tutti come suo solito.
"Hana, ehi?" lo chiamò Ayako preoccupata, scuotendolo.
"Eh?" si riscosse appena.
"Ma stai bene?" domandò ancora lei.
"Ah, io... sì certo, ahahah il tensai sta benissimo" finse la solita allegria, salutando Sendo e presentandosi a Mitsui, un compagno di squadra di Rukawa, con una stretta di mano.
In realtà, però, era rimasto assolutamente colpito dalla scena alla quale aveva appena assistito, c'era qualcosa che non lo convinceva e lo faceva sentire strano, anche se non riusciva a coglierne il significato.
Quei due erano amici, era normale che Sendo volesse assaggiare il suo dolce, se lo trovava gustoso; spesse volte lui stesso, quando andava a cena fuori con l'armata, rubava sempre qualche condimento dalla pizza di Yohei, o le fragole dalla torta con panna di Takamiya, non c'era niente di male nel farlo tra amici, anche se, in quello che aveva appena fatto Akira, gli sembrava ci fosse qualcosa di diverso.
"Quindi avete fatto shopping?" chiese l'oggetto dei suoi pensieri, osservando le buste che Hanamichi aveva poggiato per terra accanto alla sua sedia.
"Già, ho comprato qualcosa per il basket, l'altro giorno ho distrutto un paio di vecchie scarpe che era ora di cambiare" rispose Hanamichi, tornando in sé.
"Basket? Ma dai!" si stupì Mitsui, curioso e fu Ayako a spiegare: "già, Hanamichi si iscriverà al nostro club. Si è trasferito da noi momentaneamente e l'ho convinto... beh anche Haruko ha fatto la sua parte" ammiccò verso Hanamichi che arrossì appena "… a tentare, Kaede lo sta allenando!" disse contenta.
Il ragazzo con la cicatrice si voltò verso Rukawa, stupefatto: da che lo conosceva, quasi due anni ormai, non l'aveva mai visto interessarsi spontaneamente agli altri, nel basket era un tipo abbastanza individualista e solo dopo l'ultimo campionato, su consiglio di Akagi e Kogure, aveva cominciato a fare un minimo di lavoro di squadra, chi l'avrebbe mai detto che si sarebbe preso l'impegno di allenare una principiante?
"E come ti sembra questo sport? Sei bravo?" gli chiese. E Mitsui di certo non poteva sapere che con quella domanda innocente aveva scatenato l'ego smisurato del rossino che, come da copione, aveva esordito con una grassa risata prima di parlare: "ma certo, certo. Io sono un Genio, sono il migliore in assoluto..."
"Doaho!" lo interruppe, però, Rukawa che era un giudice imparziale. "Hai ancora molto da lavorare, torna con i piedi per terra".
"Tu di che ti impicci, stupida volpe! Sei solo invidioso perché miglioro a vista d'occhio, ecco perché prima non mi hai dato soddisfazione neanche di dirmi se ti piacevano o no le mie scarpe, la tua è solo gelosia, mio caro!" disse, impettito, accorgendosi solo dopo di quanto aveva appena pronunciato.
Ma come gli era venuto in mente di tornare sulla questione delle sue scarpe? In fondo non gliene importava proprio niente dell'opinione della volpe!
Ayako lo guardò nascondendo un sorriso e non disse niente così come fecero gli altri due, poi, nuovamente Mitsui si rivolse al rosso: "allora se entrerai a far parte della nostra squadra dovresti conoscere i tuoi futuri compagni di gioco! Domani ci sarà una festa, potresti venire con noi" propose.
"Già, è vero, stavo per dimenticarmi di avvisarti Kaede... è il compleanno del sempai Kogure e questa sarà una scusa per vedere nuovamente il capitano ed il vice per festeggiare tutti insieme, so che ci saranno anche ragazzi delle altre scuole" disse la riccia guardando Sendo, come per avere conferma.
Il ragazzo annuì: "sì, io sono stato invitato da Uozumi che è stato avvertito da Akagi, ho saputo che frequentano alcuni corsi insieme e sono rimasti in contatto, poi ci sarà la coppia d'oro dello Shoyo e credo anche Maki del Kainan, poi figurati se non si porterà dietro anche quello scalmanato di Nobunaga, gli sta sempre appiccicato" disse Sendo con un sorriso che era tutto un programma, ma senza cattiveria.
"Hanamichi potrà venire con noi, così lo presenteremo ai ragazzi. Era da un sacco di tempo che dicevo a Kaede di portarlo con voi a fare un giro, ma non mi ha mai dato retta!" concluse poi Ayako, non risparmiandosi quella piccola frecciatina nei confronti del fratello.
Il rosso ascoltò quei tre decidere per lui e non gli rimase altro da fare che annuire.
Osservò di sottecchi Kaede, per scorgere una sua reazione per quanto riguardava il discorso appena fatto, ma il moretto sembrava assolutamente estraneo a quanto lo circondava, aveva finito di mangiare il suo dolce in silenzio, senza intervenire mai una volta.
D'un tratto, però, mentre stavano chiacchierando tutti insieme, si sentì la sua voce domandare: "chi ha vinto l'incontro?"
Tutti si voltarono verso Rukawa, guardandolo in un primo momento confusi, mettendoci diversi secondi per capire di cosa stesse parlando, poi compresero: "io ovviamente!" disse Akira con un sorriso.
"Ah, grazie tante, ma se non mi avessi fatto quel fallo..." gli disse, guardandolo negli occhi di modo che capisse a cosa si riferiva "… avrei intascato un altro punto, sei sempre il solito!" si lamentò Mitsui, dandogli un piccolo pungo sulla spalla.
"Perché avevi qualche dubbio?!" domandò Akira guardando Kaede con il suo solito sorriso amichevole, per poi aggiungere con un tono di voce furbo: "non dirmi che saresti stato geloso, era solo una partitina d'allenamento, niente di serio!"
"Nh" si limitò a dire Kaede, soddisfatto della risposta. Ayako osservò il fratello e scosse la testa, prendendo la parola: "sei un libro aperto per me Kaede, non hai smesso di pensarci un solo attimo, vero? Ti avrebbe dato fastidio se lui fosse riuscito a batterlo, prima di te, eh?" gli disse, smascherandolo, posando i gomiti sul tavolo e incrociando le mani per posarci sopra il mento.
"Ovvio, quella è una mia prerogativa!" ribatté il moro senza scomporsi tanto per non dargliela vinta.
Hanamichi, ancora una volta, rimase stupefatto dall'ossessione che dimostrava Rukawa nei confronti del basket: era proprio tanto importante chi avesse vinto o meno l'incontro? Non sarebbe mai riuscito a capirlo e, dopotutto, come avrebbe potuto farlo se non lo rendeva partecipe di niente?
Anche quel primo giorno, in cui avevano cominciato ad allenarsi, ci era rimasto male quando Kaede gli aveva detto quelle parole: 'niente e nessuno si deve intromettere tra me e il basket. Soprattutto se sto disputando un incontro con Sendo.'
'Soprattutto se sto disputando un incontro con Sendo'.
Quell'affermazione gli rimbombava nella testa da quel giorno, ogni volta che li vedeva giocare, ogni volta che parlava con Sendo e li vedeva insieme.
Perché per lui era tanto importante scontrarsi e battere Sendo? Perché aveva come la sensazione che se ci fosse stato lui al posto del sempai non avrebbe sortito lo stesso interesse? Era una cosa insopportabile e non si capiva, accidenti!
Guardò i due giocatori e la cugina continuare a prendere un po' in giro Rukawa e si sentì un tantino fuori luogo, nonostante tutto.
Akira e Mitsui gli stavano simpatici, sarebbero potuti diventare amici, ma c'era qualcosa che lo faceva stare a disagio e non riusciva a capirsi, eppure lui era un ragazzo che faceva amicizia facilmente e trovava sempre il buono nelle persone, cercando di dare a chiunque una possibilità, prima di giudicare.
Allora perché provava quella sensazione di disagio in quel momento?
Tornò a guardare Rukawa, che aveva cominciato a prendere parte alla conversazione, trascinato dagli altri che discutevano sul regalo da comprare tutti insieme al loro sempai e sentì ancora più forte quel senso di distacco e vuoto nel suo cuore.
Improvvisamente gli venne l'incredibile desiderio di essere a casa, nella sua dependance lontano da tutto, voleva pensare e stare solo con i propri sentimenti... ed era da parecchio tempo che non si sentiva così.
E, come se qualcuno avesse percepito quella sorta di richiesta di aiuto, nell'aria si sentì risuonare, forte ed allegra, la musichetta del suo cellulare e che fece voltare verso la loro direzione parecchie teste perplesse.
La riconobbe subito: la canzoncina del Tensai, quella che i ragazzi dell'armata avevano composto per lui in midi, così da ricordargli sempre in ogni momento (specie in quelli meno opportuni come in quel caso) chi fosse.
Arrossendo improvvisamente, si alzò di scatto dalla sedia e cercò ti tirar fuori velocemente dalla tasca il cellulare, per far tacere il prima possibile tutto quel trillare continuo.
Senza neanche controllare chi fosse sul display, premette velocemente il tasto di risposta, sbraitando un contrariatissimo e poco educato: "chi accidenti è?"
Dall'altra parte del filo una risata: "deduco che non è un buon momento, eh?" la voce familiare di Yohei ebbe il potere di far calmare immediatamente il rosso che si voltò verso i ragazzi al suo tavolo, i quali lo guardavano curiosi dopo la sua scenetta in attesa di capire cosa stesse succedendo.
"Scusatemi un momento" e si alzò allontanandosi, per andare a parlare con l'amico fuori, in tutta tranquillità.
Non appena il rosso fu fuori dal locale, Ayako si voltò verso il fratello e gli diede una piccola pacca sul braccio, il moretto lo guardò male.
"Sei sempre il solito, ce lo fai rimanere male ogni volta, ma si può sapere cos'hai contro di lui?"
"Non ricominciare..." si limitò a dire come ammonizione: era stufo di ripetere sempre le stesse cose e se il doaho poi se la prendeva per così poco era veramente un idiota.
Ayako stava per ribattere qualcosa, quando, in soccorso della volpe, intervenne Sendo: "dai ragazzi, non è successo niente, non fatevi vedere così quando torna Hanamichi o si insospettirà. Inoltre, lo sai come è fatto tuo fratello, non pretendere di volerlo cambiare, imparerà con il tempo a convivere con Sakuragi e domani usciremo tutti insieme, dobbiamo pensare solo a divertirci, non vi voglio con quei musi lunghi!" ammonì entrambi, mentre Mitsui se la rideva sotto i baffi, sembrava un padre che fa la ramanzina ai figli.
Akira se ne accorse e ne ebbe da dire anche a lui: "Hisashi, per questo faremo i conti... dopo" sottolineò con un sorriso affatto rassicurante.
"Hai ragione, sarà meglio andare adesso!" disse Ayako, mentre si alzava per buttare i resti del loro pranzo nell'apposito cestino ed uscirono poi tutti insieme dal fast food.
Nello stesso momento, anche Hanamichi aveva finito la telefonata e stava per ricongiungersi al gruppetto, ma si fermò, vedendo che stavano uscendo a loro volta.
"Scusatemi... eheh" disse imbarazzato, portandosi una mano a grattarsi la nuca, adesso si sentiva nuovamente carico e pieno di energie.
"Oooh figurati, doveva essere importante, chi era?" chiese Sendo, allegro.
"Oh... mh... un mio amico da Kanagawa, gli ho parlato della nostra piccola vacanza e si è informato per cercarci un bed and breakfast... me l'ha chiesto la zia" spiegò ad Ayako e a Rukawa.
"Ne ha trovato uno piuttosto economico, ma con un servizio ottimo e vista sul mare. Per essere ancora in alta stagione è stato un vero affare, gli ho detto di prenotare, in attesa di conferma, ma dobbiamo darla entro ventiquattro ore o la cederanno, era per questo che mi chiamava" spiegò.
"Ah che bello, una vacanza, anche io voglio andare in vacanza, sono curioso di vedere la città dove sei nato, posso venire anche io Hanachan? Eh?" chiese Sendo, assumendo un tono ed un'espressione da bimbo piccolo.
Hanamichi rimase spiazzato da quell'uscita, non sapendo cosa dire: "ah, beh... i... io non lo so, mh non dipende da me" disse confuso.
"Eddaiii noi siamo amici, no? Tu mi stai molto simpatico Hanamichi, la cosa non è reciproca?" continuò Akira con la sua farsa, avvicinandosi al rosso e mettendogli le braccia attorno al collo.
"Ma... ma certo che mi stai simpatico, non mi hai fatto niente, però, io, te l'ho detto, non dipende... io non saprei..." farfugliò nel panico, cercando aiuto guardando entrambi i cugini, ma uno pareva assolutamente disinteressato a dargli una mano ed anche infastidito dal modo di fare dell'amico, mentre l'altra stava per mettersi a ridere, cercando senza successo di evitarlo.
"Uffa!" sbottò allora Sakuragi, rosso in viso e scostandosi da Sendo. "Mi state prendendo in giro, vero?"
Il sorriso di Sendo e l'immediata risata di Ayako furono una risposta più che eloquente ed Hanamichi si imbronciò offeso. "Non è per niente divertente!" disse voltandosi e cominciando a camminare verso la fermata della metro.
***
Era stata una giornata particolarmente stressante, si era sentito teso per la maggior parte del tempo e solo la chiacchierata con Yohei gli aveva fatto tornare il buon umore, non capiva proprio cosa fossero tutti quegli strani sentimenti che provava quando si trovava in compagnia della volpe e dei suoi amici. C'erano troppe cose che non riusciva a controllare, forse, era semplicemente geloso del fatto che Kaede avesse tutto quello che a lui era venuto a mancare all'improvviso, forse era per il fatto che si sentisse un po' inquieto quando stavano da soli, anche se mai l'avrebbe ammesso davanti ad altri, oppure perché non riusciva a capire cosa gli passasse per la testa e quindi sentiva la distanza aumentare tra loro... non era in grado di dirlo con certezza.
Quella sera a cena, parlò con gli zii della proposta di Yohei ed entrambi furono assolutamente entusiasti, Hanamichi gli aveva sorriso grato e, tramite messaggio aveva informato Mito.
Dopo cena rimase un po' a chiacchierare con i parenti, mostrando a Miyako i suoi nuovi acquisti ed informandola che la sera successiva sarebbe uscito con i figli ed i loro amici. La donna ci teneva moltissimo che Hanamichi familiarizzasse con il nuovo ambiente ed anche lui si sentisse, per quanto possibile, a casa e fu ovviamente felice di apprendere quella notizia dal nipote.
"Hana, ma sbaglio o c'è qualcosa che ti preoccupa? Non stai bene?" s'informò la zia: erano rimasti solo loro due in salotto, la tv accesa riproduceva le immagini di un film in replica, ma nessuno dei due vi prestava attenzione.
"Mh, no... è solo che, mi sembra, a volte, di essere di troppo. Non fraintendermi, mi sono ambientato bene, ma sento che non è ancora tutto come dovrebbe essere..." disse rimanendo sul vago, non poteva di certo spiegare a lei cose di cui neanche lui comprendeva il significato.
"Si tratta di Kaede? Ti ha detto qualcosa?" chiese la donna, pensando di aver capito, lasciando Hanamichi stupito per aver centrato subito il problema, eppure avrebbe dovuto sapere che la donna era molto simile alla madre, non le si poteva nascondere niente.
"Sì e no... voglio dire, non è scortese con me, ma a volte mi sembra quasi che pensi che gli voglia rubare gli amici. Per esempio, mi sono sentito così quando ho cominciato a giocare a basket, tutti mi incoraggiavano, ma non lui, perfino Sendo è stato subito entusiasta e forse anche quello gli ha dato fastidio, loro sono... molto uniti, vero?" chiese dubbioso, incontrando per un attimo i suoi occhi.
Non la guardava in viso per paura che potesse scorgere qualcosa nei propri.
"E lo stesso quando i suoi amici mi hanno invitato alla festa, magari non gli va che mi inserisca..." suppose.
Miyako gli posò una mano sulla spalla, comprensiva: "ma no, ma no, Kaede è così, rimane un po' sulle sue e non ti dà soddisfazione, è sempre stato così chiuso Hana, non sai quanto hanno dovuto faticare i ragazzi per farlo integrare nel loro gruppo... è il suo carattere, ma non ce l'ha con te, non pensarlo!" lo rassicurò su questo, era sicura che il figlio non avesse cattive intenzioni o lo facesse sentire a disagio consapevolmente, era parecchio addormentato su certe questioni ed era convinta che lo fosse anche in quel caso.
Hanamichi le sorrise grato e trattenne a stento uno sbadiglio: era tardi e aveva bisogno di riposare. Salutò la zia, regalandole un sorriso di gratitudine e poi si ritirò nella sua stanza.