[Slam Dunk] Our life is gonna change (5)

Feb 01, 2015 16:01

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"Hanamichi?!" il rosso, che stava per uscire di casa, venne richiamato indietro dalla voce della zia.
"Dimmi!" rispose affacciandosi nel salone dove la donna stava facendo un pò di pulizie. Nel fine settimana i collaboratori domestici che aiutavano la famiglia Kuroda durante i giorni feriali, erano liberi e Miyako, che non lavorava, si dedicava un po' alle faccende di casa.
"Esci, caro?" chiese con lo spolverino in mano, sorridendo al nipote.
"Sì... volevo scendere dalla v... ehm, da Kaede... devo dirgli una cosa" fece vago. "Ti serviva qualcosa?"
"Mh, no-no, anzi sono contenta, hai deciso anche tu di giocare a basket?"
Hanamichi arrossì, annuendo: in quella casa non si poteva mantenere un minimo di privacy.
Tutti, in quei giorni, non avevano fatto altro che dirgli che sarebbe stato un peccato per lui non provare almeno ad iscriversi al club, ma l'unico che poteva realmente dargli un consiglio e qualche dritta era Kaede, il quale, invece, l'aveva ignorato per tutta la settimana.
Non che si aspettasse che diventassero come due fratelli, ma credeva che, dopo l'uscita che avevano fatto insieme, si rivolgessero almeno la parola, invece il moretto sembrava non abitare in quella casa.
Si svegliava tardi la mattina, passava la giornata in palestra o fuori al campetto, pareva vivere in funzione del pallone da basket.
L'aveva visto uscire qualche volta la sera, ma nonostante le occhiate della sorella e della madre, non gli aveva mai chiesto se volesse andare con lui. Ed Hanamichi non chiedeva, convinto che si vergognasse di lui o volesse tenere le distanze.
Quel giorno però, aveva deciso di affrontarlo: insomma non poteva ignorarlo così, gli dava fastidio! Poteva anche accettare che gli stesse antipatico, non poteva di certo stare simpatico a tutti, questo l'aveva messo in conto, ma che almeno glielo dicesse in faccia!
Non voleva litigare con lui, aveva intenzioni pacifiche, ma se fosse stato necessario, una bella rissa non se la sarebbe lasciata sfuggire. Gli mancava un po' di sano esercizio fisico alla maniera del Tensai.
"Buona fortuna!" disse sorridente la zia, tornando a spolverare una credenza in legno e canticchiando una vecchia canzoncina.
Hanamichi scese le scale, sorpassando l'ampio cortile e finendo sul retro della casa, dove sapeva esserci la palestra di Rukawa.
Alzò una mano per bussare ed evitare di mettere così Rukawa di pessimo umore, nel caso in cui lo stesse disturbando, quando sentì provenire dall'interno delle voci unite allo stridere di scarpe da ginnastica e del rimbalzare del pallone sul parquet.
Lentamente e con cautela, sospinse appena le due porte, sbirciando al suo interno: la prima cosa che vide fu Kaede, piegato leggermente in avanti, le mani tese in alto, in una sorta di attacco difensivo, lo sguardo fisso e serio davanti a sé.
Era veramente concentrato e pronto a scattare, ma... scattare verso cosa e poi... dove? Si chiese Hanamichi.
La risposta la trovò subito dopo, quando un rumore di passi veloci, provenienti dalla direzione opposta a quella di Rukawa, attirarono la sua attenzione. Senza capire né come né perché, vide Sendo, il ragazzo che aveva conosciuto qualche giorno prima, correre verso Rukawa e, dopo essersi portato vicinissimo a lui, scartarlo con una finta per saltare a canestro.
Vide la scena svolgersi sotto i suoi occhi come a rallentatore: Sendo aveva spiccato un salto deciso, sicurissimo di tirare e contemporaneamente il cugino, con una torsione del busto, aveva saltato anche lui, un braccio teso a bloccare la palla per impedirle di entrare nella retina.
Quello che avvenne poi, fu poi tutto molto veloce: con un sorriso di sfida, Akira si era sbilanciato in avanti, urtando con il busto il fianco scoperto di Kaede, costringendolo così a perdere equilibrio ed elevazione, mentre lui metteva a punto il canestro del pareggio.
Hanamichi spalancò la porta della palestra osservando preoccupato Kaede cadere seduto per terra e Sendo finirgli praticamente disteso addosso.
"E tu che ci fai qui?!" chiese brusco Kaede quando lo vide, fermo sull'uscio della porta, guardarli con espressione sconvolta.
"I... i... io... state bene?" domandò, seguendo i movimenti di Sendo che si rimetteva in piedi e si avvicinava a lui.
"Ahahahah, non ti sarai davvero spaventato?! Quello, Hanamichi..." spiegò, mettendogli il bracco attorno alle spalle "… si chiama fallo, ma se sei bravo e lo sai camuffare, l'arbitro non se ne accorgerà e ti darà punto valido" finì candidamente con un sorriso.
"Doaho" lo riprese Kaede, alzandosi a sua volta. "E tu, torna qui, la partita non è finita, siamo pari, mancano quattro punti ancora!" disse rivolto a Sendo, andando a recuperare la palla finita a bordo campo.
Hanamichi rimase sconvolto da quel comportamento che lo fece infuriare non poco: perché diavolo doveva comportarsi così con lui? Non gli aveva fatto niente, non voleva interrompere il suo importantissimo incontro, si era anche spaventato e Rukawa gli stava dicendo, neanche tanto velatamente, che era d'intralcio?
Assurdo! Chi si credeva di essere? Si tolse le pantofole da casa ed entrò in campo raggiungendo il moro a grandi falcate: "ehi, Rukawa!"
Il moro si voltò con la solita espressione indifferente sul viso e si accorse troppo tardi del pugno che lo colpì in pieno viso, la palla gli cadde dalle mani e barcollò all'indietro.
Fulminò il cugino con lo sguardo, prima di rendergli il colpo, tirandogli un pungo in pieno stomaco. Hanamichi indietreggiò, barcollando leggermente ma rimanendo comunque in piedi, prima di partire nuovamente all'attacco ed ingaggiare con Rukawa una lotta estenuante, letteralmente senza esclusione di colpi.
Sendo li vide rotolarsi sul parquet della palestra tra insulti ringhiati tra i denti e qualche parolaccia volante da parte del rossino.
Sconvolto li osservava: non aveva mai visto Rukawa reagire in quel modo ad una provocazione, sapeva che non si tirava indietro se veniva provocato, ma solitamente bisognava farlo alterare veramente tanto, non era tipo da scomporsi per così poco.
Quando vide poi il rossino in netto svantaggio, con Rukawa su di lui pronto a caricare il pugno, si mosse di scatto afferrando Kaede per le braccia e tirandolo indietro verso di sé, costringendolo a sollevarsi dal corpo dell'avversario.
Kaede, che non si aspettava quella mossa, si immobilizzò rivoltandosi verso Sendo, pronto per colpire anche lui, ma il ragazzo lo ammonì portando le mani davanti al viso in segno di resa, parlandogli: "ehi campione, fermo, non voglio ricominciare da capo!"
Rukawa, a quella, parve riprendersi ed abbassò la guardia.
"Ma che ti è preso?!" domandò Sendo, il quale, però, senza aspettare risposta, gli passò dietro andando ad aiutare Hanamichi a rialzarsi, tendendogli una mano: "tutto bene? Guarda qui..." disse, sfiorandogli il mento con la mano, asciugandogli un rivolo di sangue che dal labbro stava colando sul suo viso ed Hanamichi, inspiegabilmente, arrossì.
"Dovresti medicarlo o non smetterà di sanguinare" si preoccupò il ragazzo più grande, indicando ad Hanamichi la panca a bordo campo, per farlo sedere.
"Lascia" disse, allontanando quelle mani dal proprio viso e passandosi un dito per appurare l'entità del danno. "Non è niente" mentì, nonostante a quel tocco leggero avesse storto il naso per il fastidio che aveva sentito nello sfiorarsi la parte lesa.
"Ma cosa dici! Siediti qui che vado a prendere la cassetta del pronto soccorso" lo ammonì serio ed Hanamichi, sebbene non volesse rimanere un secondo di più nello stesso posto in cui ci fosse Rukawa, dovette obbedire.
"Ehi Sendo! Dove stai andando?" domandò duro Kaede che aveva ripreso in mano la palla, intenzionato, dopo quella rissa, a giocare di nuovo, incurante dei graffi che aveva sul viso e sulle braccia, risultato dello scontro appena conclusosi.
"Non vorrai continuare a giocare? Dovresti medicarti anche tu. Vorrei capire cosa vi è preso a tutti e due!" disse confuso, mentre tornava vicino ad Hanamichi e si sedeva accanto a lui facendolo voltare verso di sé, di modo che potesse disinfettare la ferita al labbro.
Hanamichi voltò piano il capo verso di lui e lo osservò aprire la scatola del pronto intervento, prendere del cotone e disinfettante e passarlo dolcemente sul taglio.
"Ahi" mugugnò piano, prima non gli faceva così male, adesso invece cominciava anche a sentirlo pulsare: certo che il cugino ci sapeva proprio fare! Niente a che vedere con i teppisti di strada a Kanagawa, però. E lui sì che poteva avere dei differenti ed innumerevoli termini di paragone: contro ogni sua prospettiva la volpe, sebbene mingherlino ed esile, aveva il pugno pesante.
Quando Sendo finì il suo lavoro di infermiere con Hanamichi si voltò verso Rukawa, il quale era rimasto ad osservare i due dal fondo del campo, attendendo che si avvicinasse.
"Vieni qui da solo o vuoi che ti prenda di peso?" scherzò allargando il proprio sorriso.
"Nh! Non mi lascerò toccare da te... non sono un impedito e non mi fermo per così poco" disse guardando di sbieco Hanamichi, quella era una sottile allusione alla sua persona che il rosso, in effetti, colse bene. E sarebbe volentieri andato da lui a fargli rimangiare quanto appena detto se solo Akira non gli avesse posato la mano sulla gamba impedendogli qualsiasi movimento.
"Sto solo aspettando che tu torni qui per concludere la partita e batterti!" disse serio Rukawa, cominciando a palleggiare.
Sendo, però, senza scomporsi rispose: "io non gioco più, quindi rilassati!"
Indispettito, Rukawa decise di adottare, allora, la sua tecnica preferita, ovvero, quella di ignorare il mondo circostante e riprese da solo il suo allenamento. Se Sendo non voleva più giocare, questo non gli impediva di certo di proseguire da solo.
Akira scosse il capo e sorrise, immaginando da parte del ragazzo una reazione di quel tipo, rivolgendosi poi ad Hanamichi: "come va? Ti fa ancora male?"
"Un po', ma questo è niente, sono abituato a molto peggio, non mi faccio spaventare da una stupida volpe io!" ringhiò, osservando con la coda dell'occhio Kaede continuare a tirare imperterrito a canestro.
Quanto lo infastidisse quel comportamento non riusciva neanche lui a quantificarlo.
"Stupida volpe?" chiese Sendo, confuso.
Hanamichi mosse una mano per aria come segno di indifferenza: "oh, lascia perdere è una lunga storia... mi dispiace per la partita!" gli disse poi, se anche non poteva dirsi dispiaciuto per Rukawa, non avrebbe voluto far conoscere quel lato di sé al ragazzo, adesso avrebbe pensato male di lui.
"Non c'è problema, ci rifaremo la prossima volta. Come mai eri qui?" chiese.
"Mpf... un motivo molto stupido... ed io lo sono ancora di più, perché ero sceso per parlare seriamente con quel ghiacciolo su una questione di basket e guarda un po' come è andata a finire".
Sendo sorrise per il modo in cui Sakuragi non perdeva occasione per apostrofare il cugino e, curioso come al solito domandò: "oh ma se si tratta d quello, puoi chiedere anche a me... io me ne intendo sai?! Quest'anno diventerò il capitano della squadra della mia scuola!" disse orgoglioso.
Hanamichi parve subito interessato: "oh, giochi anche tu? Voglio dire, in una squadra... a.... a scuola voglio dire... uff!" incespicò con le parole.
Sendo rise: "ahahah ho capito cosa vuoi dire, sì faccio parte di un club come Kaede, ma appartengo ad un'altra scuola... ehi, perché non ti iscrivi anche tu? Potresti essere bravo, hai l'altezza ed il fisico giusto, perché non provi?" lo spronò.
Hanamichi tornò a guardare davanti a sé, puntando gli occhi sul pavimento e le mani intrecciate tra le ginocchia: "era appunto questo che volevo sapere. Tutti quelli che mi vedono presuppongono che io giochi a basket o che sia portato e volevo sapere se quello là poteva darmi qualche dritta, che ne so. Ma a quanto pare forse è meglio lasciar perdere, non resisteremo cinque minuti insieme nella stessa squadra".
"Tze!" fu la voce di Kaede a far alzare di scatto la testa del rosso, il quale lo vide a pochi passi da loro.
"Che diavolo vuoi?!" accusò subito.
"Tu vorresti giocare a basket?" domandò scettico, la palla tenuta mollemente tra il fianco ed il braccio.
"Kaede..." cercò di intervenire Sendo, ma allora voleva proprio ricominciare con la rissa?
"Non dico che non potrebbe essere, ma per questo sport ci vuole disciplina, impegno e costanza. Non è una cosa da prendere alla leggera, solo perché qualcuno decide per te. Se non si è convinti e non ci si impegna, allora, si diventa solo di ostacolo alla squadra e, nel caso specifico, tu saresti un ostacolo per me!"
Sendo osservò l'ex matricola d'oro, sconvolto: punto primo, non l'aveva mai sentito fare un discorso così lungo e, punto secondo, da quando in qua Kaede Rukawa parlava di squadra, lui che sempre solito fare tutto da solo, che non passava quasi mai la palla ai compagni e che preferiva azioni individuali e precise a schemi d'attacco studiati a tavolino?
"Come ti permetti? Cosa vorresti insinuare? Che se decido di iscrivermi al tuo stesso club lascerò per un po' di difficoltà iniziali? Chi ti credi di essere? Io potrei anche diventare migliore di te, anzi, sarò sicuramente migliore di te e lo diventerò in pochissimo tempo!" disse alzandosi dalla panchina ed avvicinandosi a lui di qualche passo.
Gli posò il dito indice sul petto, prima di puntare il pollice verso se stesso. "Io sono un genio, non dimenticarlo e i geni come me sono portati per fare qualsiasi cosa, basket compreso. E non dimenticare queste parole: quando ti avrò miseramente sconfitto, dovrai rimangiarti tutte le cattiverie che mi stai dicendo!" gli urlò praticamente in faccia.
Kaede non si scompose minimamente, limitandosi ad alzare un sopracciglio ed allontanandosi di un passo all'indietro, tendendogli la palla, gli disse: "accomodati genio, fammi vedere questo tuo talento naturale!" lo sfotté, affatto convinto.
"Va bene!" disse deciso il rosso, guardandolo fisso negli occhi, mentre gli strappava in malo modo il pallone dalle mani e si dirigeva al centro del campo, posizionandosi davanti al canestro, sulla linea dei tre punti. E Kaede, nell'osservarlo, pensò che fosse stato solo per puro caso che avesse deciso di tirare da quella postazione piuttosto che in qualsiasi altro punto del campo.
Sendo, avvicinatosi a bordo capo, scosse la testa, posandosi una mano sulla fronte, sconsolato per il comportamento infantile che i due stavano dimostrando.
Non capiva assolutamente cosa passasse per la testa di Kaede, non l'aveva mai visto così: Hanamichi, anche se non poteva certo dire di conoscerlo, gli era sembrato un po' pazzo ed in fondo gli stava molto simpatico ed un comportamento del genere pareva gli si addicesse molto, ma Kaede che si lasciava così spudoratamente provocare e, soprattutto, reagiva alle provocazioni, era una novità interessante per il giocatore.
'Sta a vedere adesso' pensò Hanamichi, lanciando verso la volpe uno sguardo di sfida, prima di riportare la sua attenzione al canestro, tendere le braccia verso l'alto e lanciare la palla verso il centro. La sfera fece una parabola quasi perfetta, ma questo non servì a far sì che entrasse nella retina, andando a rimbalzare invece sul cerchio di ferro.
"Tzè!" fu il commento di Rukawa e la cosa non piacque ad Hanamichi il quale, accortosi di quell'appunto, sebbene il suo fosse stato solo un sussurro tra i denti, recuperò il pallone prima che toccasse terra e tentò un lancio in elevazione.
Stavolta la palla colpì il rettangolo più piccolo del tabellone, ma non andò comunque a segno. Hanamichi ed il pallone, caddero nuovamente a terra in simultanea sotto lo sguardo attento dei due giocatori più bravi.
"Però..." fu il commento di Sendo, il quale, in quell'azione fatta sicuramente più per istinto che per altro, vide qualcosa e lo stesso doveva aver visto Kaede, pur non dandolo assolutamente a vedere.
Sakuragi, demoralizzato per la figura misera appena fatta, prese il pallone tra le mani, rigirandolo più volte tra le dita, senza riuscire a guardare il cugino.
Fu Kaede ad avvicinarsi per primo a lui, gli prese di viva forza il pallone dalle mani e commentò secco: "era questo che intendevo, doaho!" prima di voltargli le spalle ed allontanarsi.
Hanamichi non aveva alcuna intenzione di ribattere, con i pugni stretti lungo i fianchi, si sentiva veramente uno scemo in quel momento.
Era sicuro, come suo solito, di poter spaccare il mondo, voleva che Rukawa capisse che stava veramente prendendo in considerazione l'idea di impegnarsi in quello sport, invece il moro, se possibile, adesso lo considerava sicuramente un bambino capriccioso: la cosa lo mandava in bestia!
Uscì dal campo a grandi passi e, stavolta, neanche il richiamo di Sendo riuscì a fermarlo, si limitò ad alzare una mano verso il ragazzo che l'aveva chiamato per nome ed uscire in silenzio dalla palestra, sbattendo la porta.
Rimasti soli nella grande area d gioco, Sendo si voltò un po' arrabbiato verso Rukawa che, imperterrito, aveva ripreso a tirare.
Accidenti a lui e a quel suo caratteraccio che si ritrovava!
"Non ti sembra di aver esagerato? In fondo era venuto fin qui per parlare con te, potresti fare uno sforzo per trattarlo con un po' più di riguardo" lo sgridò mettendosi sotto canestro, le braccia incrociate sui fianchi.
"Questi non sono affari tuoi, chi sei il suo avvocato?" disse Rukawa, lanciando il pallone, che fece, ovviamente, centro e che ricadde leggero verso il basso dove Sendo lo prese al volo.
Kaede tese le braccia aspettando che gli rilanciasse la palla, Akira lo fece, riprendendo a parlare, ignorando il commento acido.
"Con me non attacca questo comportamento, Kaede. Che fastidio ti dà se impara a giocare, il talento naturale, come tu l'hai chiamato ce l'ha eccome. L'hai visto, magari non sa ancora come sfruttare il potenziale, ma questo glielo si può insegnare. Pensaci bene, adesso che Akagi va via, vi servirà uno come lui in squadra e se ha già delle basi una volta iscritto al club, dovrete lavorarci di meno. Potresti aiutarlo a...."
Kaede prese la rincorsa, saltando a canestro e schiacciando forte la palla nel ferro, creando un rumore sordo e facendo tremare il tabellone: vi era tanta rabbia in quel tiro che Sendo dovette per forza interrompersi.
"Smettila di dirmi anche tu cosa devo o non devo fare, come comportarmi con lui e come trattarlo! Mi avete stufato e se adesso hai finito di fare il grillo parlante te ne puoi anche andare" gli disse, smettendo di giocare e guardandolo fisso.
Aveva deciso che la sua presenza lì era di troppo ed Akira lo capì . Come al solito non si offese, ma, raccogliendo le sue cose, non si risparmiò un'ultima battuta, proprio quando stava per attraversare l'uscio della porta: "fai come vuoi, ma sappi che questo atteggiamento non ti porterà da nessuna parte e ricordati che le tue azioni, anche verso coloro che sembrano forti o che tu pensi non siano degne della tua attenzione hanno un peso. Le parole più dei gesti".
Kaede sbuffò, vedendolo andare via dalla palestra e tentò un altro tiro che, però, non andò a segno. Lasciò la palla rimbalzare lontano e si lasciò cadere sul parquet duro, le gambe incrociate e le mani rilasciate all'indietro caricando su di esse il peso del busto.
"Nh" si lamentò, tornando seduto dritto. Il fianco gli faceva male, si alzò un poco la canotta, scoprendo quello destro e lo vide arrossato: 'quel doaho' pensò.
Doveva averlo colpito piuttosto forte, gli sarebbe venuto un bel livido. Si stese di schiena aprendo le braccia a croce e divaricando le gambe, fissando il soffitto.
Si prese qualche minuto per pensare chiudendo gli occhi, poco dopo li riaprì mettendo su un piccolo broncio: per colpa di Sendo e delle sue assurde teorie si sentiva in colpa per come aveva trattato Hanamichi e lui non si era mai sentito in colpa per nessuno.... nessuno!

***

Hanamichi era tornato nella casa principale e subito la zia, che adesso stava seduta sul divano a guardare un quiz in televisione, gli chiese come fosse andata con il figlio.
Lo sguardo di Hanamichi fu molto più eloquente di qualsiasi commento e la donna sorrise comprensiva, facendogli cenno di sedersi accanto a lei. Voleva coccolare un po' suo nipote, in quella settimana non aveva avuto molto tempo e si voleva rifare.
"Mi spiace, Hana" disse guardandolo e passandogli una mano tra i capelli.
"Lascia stare, non è colpa tua se hai come figlio una stupida volpe egocentrica. Io sono il tensai e se spera di spaventarmi con i suoi 'nh' e i suoi 'doaho', si sbaglia di grosso. Io mi iscriverò a quel club, adesso è una questione di principio!" disse risoluto, mettendosi comodo contro lo schienale morbido del divano.
La zia rise: "bravo, così ti voglio! Ma sei sicuro che più per principio non sia un dispetto il tuo?" insinuò divertita.
Hanamichi si voltò verso di lei fintamente sconvolto: "io... io... sì, può darsi!" capitolò, per poi aggiungere "e gli fregherò anche la ragazza vedrai!"
Fu ora il turno della donna di essere perplessa ed Hanamichi dovette spiegare: "Haruko, l'amica di Ayako, è innamorata della volpaccia ed io ho tutta l'intenzione di farla innamorare di me. Kaede non si merita una ragazza dolce e carina come la piccola Haruko. Vedrai, lo batterò nello sport e gli ruberò la ragazza!" disse sempre più convinto.
Adesso le risa che sentì forti furono due: quella della donna accanto a sé e poi, voltandosi sorpreso, vide Ayako ferma sulla soglia della porta, in tenuta da casa ed i capelli bagnati, probabilmente era appena uscita dalla doccia, ridere ferma poggiata contro lo stipite.
"Che avete da ridere?" chiese imbronciandosi, ci mancavano solo loro due.
"Scusa Hana, non ridiamo di te, ma di Haruko e Kaede... la cosa è assolutamente impossibile... Kaede, vedi lui... ehm... no, proprio non ci siamo. Sai una cosa?" disse Miyako asciugandosi una lacrima che gli era sfuggita dalle troppe risa. "Potrebbe essere che Kaede ti ringrazi anche se gli levi di torno Haruko" concluse la donna, riacquistando fiato.
Hanamichi guardò perplesse entrambe, prima di dirigersi in cucina per cercare qualcosa da mangiare, meglio darsi al cibo per affogare i dispiaceri.

***

Quel giorno, la famiglia Kuroda era finalmente riunita per il pranzo, ma l'atmosfera non poteva di certo dirsi delle più tranquille, anzi, la tensione nell'aria era palpabile: Kaede era più silenzioso del solito ed Hanamichi non alzava gli occhi dal proprio piatto, rimanendo praticamente immobile, evitando qualsiasi tipo di movimento che potesse inavvertitamente fargli avere un contatto con Rukawa. I due a tavola erano seduti vicini e di certo Sakuragi non avrebbe chiesto ad Ayako di fare a cambio con lui, solo per un piccolo malinteso con la volpe, né gli avrebbe rivolto la parola per primo, s'impuntò.
Lui era dalla parte del giusto, era andato da lui con intenzioni pacifiche e la volpe aveva cominciato ad insultarlo senza ragione, ma chi si credeva di essere con quella sua aria da super uomo? Proprio la cosa non gli andava a genio.
Ad ogni modo, si era accorto anche lui che la situazione a tavola non era delle migliori, quindi decise di provare a comportarsi come al solito con il resto della famiglia.
Parlando con Ayako e con la zia, alla fine si sciolse un po' riacquistando il suo classico buon umore: chiacchierarono di tante cose, raccontò un po' di sua madre e di come se la passasse e parlò loro anche della vecchia vita a Kanagawa, i suoi amici di sempre, le feste di paese e dell'ambiente così diverso da quello che stava imparando a conoscere nella grande metropoli.
"Oh Hanamichi, ricordo che è proprio una bella cittadina Kanagawa e se non sbaglio c'è anche una bellissima spiaggia. Mi pare un po' prematuro parlarne adesso, ma con Haruiko solitamente prendiamo le ferie a fine agosto, circa una settimana prima che riprendano le lezioni, di solito andiamo da qualche parte tutti insieme e stavamo pensando di andare in quella zona, quest'anno" lo informò.
Ad Hanamichi quella proposta non sembrava essere neanche vera, il suo sguardo si illuminò e per un attimo smise di mangiare, guardando prima la zia, poi lo zio, alternativamente: "oh sarebbe bellissimo! Potrei rivedere la mia armata e Yohei!" disse contento, proiettato verso quella prossima vacanza.
La zia guardò il marito che le sorrise appena, felici di vedere Hanamichi tornato di buon umore. Ayako poi si rivolse direttamente al cugino domandando: "ti mancano molto, eh?" non voleva essere una critica la sua, tutto il contrario, denotava quanto tenesse a loro e ne fu contenta.
Hanamichi arrossì un momento, non era abituato a parlare dei suoi sentimenti ed in quel momento, felice come un bambino, non era riuscito a trattenersi. "Mh, si u... un po'.... siamo praticamente cresciuti insieme, è logico che mi manchino" si schernì, riprendendo a mangiare.
Ayako rise e poi disse: "beh, ma puoi avere dei buoni amici anche qui, dovresti uscire qualche volta con Kaede" disse senza aspettare che l'altro potesse ribattere, cosa di cui comunque non aveva intenzione. Il fratello sembrava si fosse assolutamente estraniato dalla conversazione.
"Alle mie amiche hai fatto una buona impressione, Miki mi chiede sempre quando uscirai di nuovo con noi".
"Sì, certo, per farvi da fattorino" scherzò e Ayako rise. "L'hai scoperta... ma a parte questo, anche ad Haruko stai molto simpatico e poi, prima come sono passata davanti alla palestra ti ho visto parlare con Sendo, mi sembra andiate molto d'accordo e vi siete visti solo pochissime volte" constatò.
"Mh, si è in gamba, ma io..." non finì di parlare che Kaede, in perfetto silenzio, come nel suo stile, posando le bacchette sul tavolo, si alzò chiedendo il permesso di ritirarsi.
Hanamichi lo guardò scioccato, mentre Ayako se la rideva in silenzio.
"Cosa ho detto?" chiese confuso, si era alzato dal tavolo con un'aria veramente incavolata, ma lui non aveva fatto nulla.
"Niente, è per quello che ho detto io molto probabilmente" disse la riccia.
"Io non lo capisco tuo fratello, mi era già venuto il sospetto, ma credo che gli dia fastidio se frequento i suoi amici" si strinse nelle spalle. Anche in palestra, mentre Sendo aveva preferito parlare con lui piuttosto che continuare a giocare, Rukawa l'aveva guardato malissimo.
"Mmh, si credo sia qualcosa del genere, ma tu non prendertela, Kaede è strano" affermò vaga Ayako, finendo di mangiare.

***

Quello stesso pomeriggio, Hanamichi, dopo la solita telefonata fatta alla madre, raccontandole i dettagli della sua giornata (rissa a parte con la volpe, non voleva farla preoccupare più del dovuto) aveva telefonato a Yohei per informarlo circa la decisione presa dalla zia.
L'amico era stato assolutamente entusiasta della notizia, in quel momento si trovava in giro con il Guntai, quindi aveva reso partecipi anche loro della novità. Dall'altra parte del filo, Hanamichi aveva sentito le grida e gli schiamazzi di quei tre pazzi dei suoi amici, contenti anche loro di poterlo rivedere alla fine dell'estate.
Hanamichi, a petto nudo per via del caldo del primo pomeriggio, se ne stava steso sul divano, le gambe posate sullo schienale e la testa di traverso sui cuscini, raccontando all'amico la sua decisione di iscriversi ad un club nella nuova scuola, quando, inaspettatamente, sentì un leggero bussare alla porta della sua camera.
Chiese a Yohei di rimanere in attesa e, tornando a sedersi composto, andò ad aprire alla porta: molto probabilmente era Ayako che gli chiedeva di vedere qualche film insieme: prima di scendere, l'aveva vista passare in rassegna la collezione di dvd del padre.
Con sua grande sorpresa, però, non fu Ayako quella che vide davanti a sé fuori dalla porta, bensì Rukawa.
Perplesso, rimase a guardarlo con ancora il telefono all'orecchio sentendo la voce di Yohei lontana chiedergli se ci fossero problemi: il ragazzo, infatti, aveva avvertito il sospiro di stupore avuto da Hanamichi, dopo che aveva aperto la porta.
"Scusa, Yo, ti richiamo più tardi, ora devo andare" disse chiudendo la telefonata ed abbassando il braccio.
Siccome non si spostava e rimaneva fermo impalato, fu Rukawa a parlare per primo: "posso entrare?" chiese.
Hanamichi si riscosse e si fece da parte facendolo passare: "sì, certo, prego..." chiuse la porta e, recuperata dal tavolino, la maglia se la infilò nuovamente. Vide Rukawa sedersi sul divano e lo imitò, se la volpe era andata a cercarlo significava che aveva qualcosa di importante da dirgli e doveva essere sicuramente così visto che il ragazzo che aveva di fronte, non si sprecava certo a parlare per qualcosa che non reputasse tale.
Rimasero per attimi interminabili entrambi in silenzio fino a che fu Rukawa a parlare: "verrò subito al punto: mi dispiace!" disse guardandolo serio e con espressione impassibile.
Hanamichi strabuzzò comicamente gli occhi nell'udire un esordio di quel tipo. Rukawa lo guardò incrociando le braccia al petto e posando la schiena sullo schienale, rilassandosi. Era riuscito a buttare fuori la parte più difficile ed antipatica del motivo per cui era andato da lui e la faccia che questi faceva non gli piaceva per niente: "smettila di essere così sconvolto, doaho!"
"Sì, scusa... io... però Ayako deve avere un discreto ascendente su di te" commentò ed ora Rukawa alzò confuso un sopracciglio: "cosa c'entra adesso mia sorella?"
"B... bhe immagino ti abbia convinto lei a venire a..."
"Tzè.... assolutamente no, se così fosse stato non sarei mai venuto, sappilo. L'ho fatto perché così ho deciso!" disse serio, guardandolo fisso negli occhi ed Hanamichi annuì soltanto.
"Mi sono arrabbiato stamattina perché hai interrotto la partita. Per il futuro è bene che tu sappia che niente e nessuno si deve intromettere tra me e il basket. Soprattutto se sto disputando un incontro con Sendo".
Hanamichi assentì con un piccolo "mh" per fargli intendere che aveva capito, ma restò ugualmente un po' deluso da quella rivelazione, senza però comprenderne il motivo.
"Poi... per quanto riguarda stamattina non ti ho dato una possibilità e avrei almeno dovuto ascoltarti, ma ero arrabbiato e quando sono di cattivo umore divento... dispettoso" gli disse, per nulla preoccupato dell'opinione che adesso poteva avere di lui Hanamichi, quello era il suo carattere e non ci poteva far niente. Kaede era un fermo sostenitore della teoria per la quale, tutto può essere superato, l'importante è essere consapevoli dei propri difetti.
"Quindi... quindi mi stai dicendo che anche tu pensi che ce la possa fare?" chiese speranzoso e, quando il ragazzo annuì Hanamichi non poté trattenere un sorriso felice.
"Adesso però non montarti la testa" gli disse, alzando una mano davanti al suo viso in segno di ammonimento.
"Questo non vuol dire che tu possa fare tutto e subito, come ho già detto, ci vuole determinazione, costanza ed impegno. Io non posso sprecare il mio tempo inutilmente, se hai voglia di imparare bene, altrimenti..." lasciò la frase in sospeso ed Hanamichi lo rassicurò: "non ti preoccupare, mi impegnerò, farò tutto quello che mi dirai, vedrai... whawhawha sono un genio e ce la farò vedrai, non ti deluderò Rukawa" gli disse convinto e Kaede lo guardò un po' perplesso per quella sparata finale; immaginava, però, che avere a che fare con il doaho non sarebbe stata una cosa tanto facile.
"Nh, speriamo..." disse alzandosi e tornando a guardarlo "allora direi che possiamo cominciare da subito ad organizzarci".
Hanamichi si alzò a sua volta: "eh, di già?!" era sconvolto dall'intraprendenza della volpe, quando si trattava di basket non era poi così addormentato.
"Doaho, cosa ti ho appena detto?" lo riprese.
Hanamichi arrossì appena, in effetti aveva ragione e dopo la sua genialata di prima non poteva certo tirarsi indietro.
Aveva dato il suo ok, pronto ad uscire dalla stanza, quando Kaede l'aveva fermato: "ehi, non puoi giocare vestito così, non hai niente di più comodo, lavoreremo parecchio e ti farò sudare altrettanto" lo avvertì.
Hanamichi filò allora in camera a cambiarsi, indossando un paio di pantaloncini corti al ginocchio ed una canotta di cotone, in effetti il tessuto era leggermente sbiadito ed un po' vecchiotto, ma per quel che gli serviva sarebbe andato bene. Come tornò nel piccolo soggiorno-cucina, Kaede lo osservò un attimo prima di dare il suo assenso ma aggiungere poi: "dovremo anche andare a prendere qualcosa di più adatto".
Lui non era avvezzo allo shopping, per cui si sarebbero fatti aiutare da Ayako la quale immaginava sarebbe stata più che felice di accompagnarli in giro per negozi.
"Ok capo!" scherzò Hanamichi, che si meritò per quell'uscita un'occhiata di traverso da parte del moro.
Quando Kaede aprì poi la porta della dependance, si trovò di fronte, proprio la persona a cui aveva appena pensato che lo osservava con un sorriso: "e tu che ci fai qui?!" chiese sorpresa, Kaede, però, che aveva già parlato abbastanza, la ignorò sorpassandola e lasciò ad Hanamichi il compito di spiegare.
"Ah Hana, senti ti va di vedere un film con me? Ho trovato..." si interruppe vedendo l'abbigliamento fin troppo sportivo del cugino e Sakuragi spiegò: "mi spiace Ayako ma devo andare con la volpe a giocare a basket... magari dopo cena. Scusa, vado o mi lascia qui ancora prima di cominciare" disse salendo di corsa le scale per raggiungere il cugino.
"Ehi volpe aspettami!"
Ayako, rimasta da sola, seguì i due ragazzi con lo sguardo, sorridendo tra sé, prima di mettersi a ridere di gusto: l'avvenuta di Hanamichi avrebbe dato alle loro vite dei risvolti interessanti e sarebbe stato per lei fonte di grande svago, ne era sicura.

09_

"Ayako... è quasi ora di cena e quei due ancora non si vedono... mi fa piacere che abbiano cominciato ad andare d'accordo, ma Kaede ha una brutta influenza su Hanamichi. Per favore, va a chiamarli così possiamo cenare tutti insieme e sarà sicuramente il caso che si facciano una doccia prima di sedersi a tavola!"
Miyako, in quei giorni in cui i due ragazzi avevano cominciato ad allenarsi insieme a basket, passava pochissimo tempo in loro compagnia.
Da una parte era anche gelosa di Kaede che, a suo dire, monopolizzava la vita del rosso in funzione del basket. Ovviamente Sakuragi non era ai livelli del figlio, riusciva ad apprezzare anche altre cose oltre al gioco, ma per Kaede ogni scusa era buona per allenarsi: aveva preso un impegno e doveva portarlo a termine. Dapprima non aveva intenzione di dividere il proprio tempo di allenamento con Sakuragi, ma se stava così tanto con lui, doveva aver visto del potenziale di gioco nel ragazzo, altrimenti non avrebbe sprecato un solo istante di più a fargli da maestro.
Alcune volte, Miyako passava in palestra ad osservarli, divertendosi dei metodi di insegnamento del figlio e del modo in cui Hanamichi, pur lamentandosi, obbediva e faceva come gli veniva detto.
Spesso, anche Ayako raggiungeva i due ragazzi e mentre Kaede si esercitava nei suoi tiri o disputava un incontro con Sendo, lei aiutava Hanamichi nei fondamentali.
Neanche a dirlo, il rosso avrebbe voluto fare tutto e subito: dopo aver finito i suoi esercizi, non perdeva occasione di sfidare Rukawa in un uno contro uno. Il moretto, però, si rifiutava sempre, ma non perché non ci tenesse, tutt'altro aveva deciso di aiutarlo perché aveva visto qualcosa in Hanamichi, ma per il livello, molto basso, al quale si trovava il cugino, uno scontro tra loro sarebbe stato ai limiti del disastroso.
Ed Hanamichi si alterava ancora di più quando, invece, lo vedeva giocare con Akira.
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"Questo non è giusto kitsune... perché con me non vuoi giocare, eh? Non mi ritieni alla tua altezza, stupida volpe spocchiosa? Oppure hai tanta paura di venire battuto dal sottoscritto?" gli urlava da bordo campo, continuando imperterrito a palleggiare ed eseguire i suoi fondamentali, sotto lo sguardo severo di Ayako.
Aveva imparato che la ragazza poteva essere addirittura peggio della volpe: quando si trattava di lavorare insieme a lui sulle basi, non ammetteva distrazioni o recriminazioni di sorta.
"Doaho" gli rispondeva allora Kaede, anche lui senza fermare il gioco, ma concentrandosi il doppio sulla partita. "Ti stai allenando solo da due settimane come puoi pretendere di essere ai miei livelli? Anzi..." si fermò palleggiando, sfruttando il modo per abbattere la difesa dell'avversario "… sai a mala pena giocare da solo e non riesci ancora ad eseguire come si deve un terzo tempo o una schiacciata senza sbattere contro il tabellone..." sottolineò poco gentilmente "… e adesso chiudi la bocca, non posso perdere del tempo con te, ora!" scattò verso destra ed insaccò un tiro da tre punti.
Canestro.
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Ayako stava ricordando il loro ultimo battibecco quando, giunta vicino alla palestra, sentì la voce del rosso inveire, tanto per cambiare, contro il volpino. Si avvicinò, saltellando allegra, giusto in tempo per assistere alla scena: stranamente, i due ragazzi stavano disputando una sorta di partitella in cui Kaede tentava di far capire sul campo ad Hanamichi quali fossero i suoi sbagli nei lanci e nella posizione di tiro, testando al contempo la sua capacità di ragionare sotto pressione.
Vide il rosso tenere la palla tra le mani e fare più di tre passi, prima di venir fermato da Rukawa che lo costrinse a riprendere il palleggio, sfidandolo per fargli fare centro.
Hanamichi era leggermente alterato, non riusciva ad oltrepassare la difesa della volpe che sembrava conoscere a memoria ed in anticipo tutte le sue mosse: era una cosa che non sopportava ed Ayako riusciva a percepire il suo nervosismo.
Sorrise compiaciuta, Hanamichi, non si sapeva come, probabilmente per un caso fortuito, era riuscito ad oltrepassare il volpino e, con un salto, tentò di fare canestro. Ma Rukawa, che non era uno sprovveduto, intuite le sue mosse, saltò contemporaneamente a lui e con un gesto secco della mano gli tolse via la palla, slanciandosi verso di lui, aggiudicandosi un fallo, di cui Hanamichi, però, si accorse troppo tardi.
Ruzzolarono entrambi a terra ed Hanamichi batté appena la testa sul legno lucido sentendo un peso caldo sopra di sé. Aprì gli occhi che aveva chiuso per la botta presa, specchiandosi in quelli blu di Rukawa che lo osservava serio, mentre si sollevava sulle braccia per non gravare ulteriormente sul corpo del cugino.
Hanamichi era confuso e si sentiva strano, lo sguardo di Kaede era serio ed insondabile e lo fissava in un modo che lo faceva fremere ed impediva all'ossigeno di arrivargli al cervello. Mandò giù a vuoto, respirando e socchiudendo la bocca per parlare, ma non poté dire né fare alcun ché perché la voce di Ayako, entrata in palestra proprio in quel momento, lo precedette.
"Kaede quello era fallo! Bel tentativo Hana, se hai costretto Kaede a quella mossa, la tua doveva essere davvero una bella pensata. Adesso, però, alzatevi e salite a lavarvi, la mamma vi vuole puliti, belli e profumati per cenare tutti insieme" disse.
Rukawa si sollevò piano e poi, inaspettatamente, tese ad Hanamichi una mano per far sì che si alzasse anche lui. Il rosso ne rimase sorpreso, ma la afferrò comunque grato, prima di rivolgersi ad Ayako: "sto migliorando giorno per giorno e aspetta, voglio farti vedere cosa ho imparato oggi, guarda, sono riuscito nel terzo tempo cinque volte su quindici!" disse contento, non era tantissimo, ma almeno cominciava a migliorare.
Recuperò la palla e, sotto lo sguardo di Ayako, cominciò a palleggiare e a dirigersi verso il canestro, ma non fece che pochi passi che si ritrovò nuovamente con la faccia sul pavimento.
Ayako lo guardò confusa, poi gli corse incontro, Kaede lo riprese con un basso: "doaho!"
Era caduto da solo!
Il rosso si massaggiò un ginocchio, con il quale aveva battuto per terra per cercare di rendere meno dolorosa la caduta e si accorse che le sue scarpe avevano la soletta consumata e si erano aperte sulla punta.
Se ne tolse una, osservandola, volgendo poi uno sguardo triste ad Ayako, perché proprio non capiva. La ragazza si chinò posandogli una mano sulla spalla.
"È normale, Hana, significa che stai giocando molto e ti impegni a migliorare... se si vuole diventare il top è necessario qualche sacrificio" disse, alludendo alla scarpa da ginnastica che il rosso teneva in mano.
Lo aiutò ad alzarsi e poi disse: "domani andremo a fare shopping, stavolta sarai tu il protagonista, Hana ed ovviamente..." disse rivolta al fratello, additandolo "TU verrai con noi... sei tu l'esperto in materia. Io ne approfitterò solo per farmi un giro e per dare il mio giudizio come donna su quello che Hanamichi proverà!" disse radiosa, immaginando di poter far provare al rosso tanti di quegli accessori sportivi da far invidia ad un modello di una rivista: non vedeva letteralmente l'ora.

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