Titolo: Kono hoshi umare kimi ni deatta (Quella stella è nata e io ho incontrato te) [Star Rider - KATTUN-]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Yabu Kota, Inoo Kei, Arioka Daiki, Yamada Ryosuke
Pairing: Ariyama; Inoobu
Rating/Genere: PG/generale
Warning: slash
Wordcount 1.500
fiumidiparoleNote: la storia è scritta per la
500themes_ita con il prompt ‘Il richiamo della Natura’.
Della serie:
AU: Inoobu-AriyamaDisclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
500themes_ita Quando Kota aprì la porta di casa trovandosi davanti Daiki, gli si gettò letteralmente tra le braccia lasciando il più piccolo perplesso da quello strano slancio di affetto, anche se non era proprio sicuro di poterlo effettivamente considerare tale.
“Kota, stai bene?” gli domandò, nonostante la risposta fosse oltremodo chiara di per sé.
“Daiki, aiutami!” gli chiese il più grande con tono disperato e ad Arioka non rimase altro da fare che sollevare un braccio e battergli incoraggiante una mano sulla schiena, per lo meno, sperava che quella fosse la cosa giusta da fare.
Seguì il padrone di casa in salotto, spiegando la sua presenza lì: “Scusa se piombo qui senza aver prima avvisato, ma quando sono rientrato a casa ho trovato un messaggio di Ryo dove diceva che sarebbe venuto qui. La grafia era molto confusa, deve essere uscito di fretta, quindi…” fece per sedersi, bloccandosi con il sedere a mezz’aria e sobbalzando all’indietro, urtando contro il poggiolo del divano.
“Kei!” urlò Daiki, voltando di scatto la testa e portandosi una mano davanti agli occhi.
“Ciao, Dai-chan!” gli rispose questi con un largo sorriso. “Allora eri tu alla porta, che bella sorpresa!” si perse in convenevoli.
“Scusami, Kei, io… io non…” Daiki non finì di parlare che Inoo continuò a camminare per la stanza come se nulla fosse.
“Oh, puoi guardare, Dai-chan, non mi imbarazzi, anzi, mi sto esercitando!” gli disse, prendendo posto su una poltrona, accavallando le gambe.
“Kota!” Daiki richiamò l’amico con tono quasi isterico.
“Lo so…” affermò il più grande mesto.
“Kei… Kei… Kei è nudo!” esclamò indicandolo, cercando di non guardarlo.
“Lo so…” continuò a rispondergli Yabu, arreso.
“Lo sai? Beh!” si indignò Daiki. “Se lo sai, fa’ qualcosa!”
“E credi che non ci abbia provato?” urlò a sua volta di rimando il più grande, perdendo la calma, ci mancava solo che Daiki gli facesse la ramanzina, invece di aiutarlo. “È per questo che ho chiesto aiuto a Ryosuke, ma evidentemente neanche lui ha potuto convincerlo!”
“Che cosa? Allora era questa l’emergenza?” domandò Daiki, voltandosi verso Kota, tentando di ignorare Kei che li osservava discutere, interessato, con un sorriso rilassato sul volto.
“Ti sembra una situazione che possiamo sottovalutare?” gli rispose di rimando Kota, voltandosi poi verso il fidanzato. “Per favore, Kei, vestiti!” gli chiese per non sapeva neanche lui enumerare tutte le volte in cui gli aveva chiesto quella cortesia.
“No, Ko! Dove mai si è sentito di uno che chiede al proprio fidanzato di vestirsi?” si impuntò il più piccolo. “Quello nudo qui sono io, per cui non vedo come la cosa possa infastidire voi due! Dovrei essere io quello a essere in imbarazzo, non il contrario!” gli fece notare, rivolgendosi poi a Daiki che era il più nervoso nella stanza. “E tu, Dai-chan, non essere così pudico, non hai mai visto un uomo nudo? Anche tu sei un uomo e poi…” sorrise maliziosamente. “So delle cose su te e Ryo-chan davvero interessanti!” gli disse e Daiki lo guardò spalancando gli occhi.
“Kei, mi hai chiamato?” la voce di Yamada precedette il suo ingresso in salotto e quando il più piccolo vide il fidanzato gli corse incontro.
“Daiki!” lo chiamò, gettandogli le braccia al collo e scoccandogli un bacio a stampo sulle labbra. “Hai trovato il mio messaggio quindi?” gli chiese.
“Ryo! Ti ha dato di volta il cervello?” lo rimproverò invece Daiki, allontanandolo da sé e levandosi in fretta la giacca per poggiarla sulle spalle del fidanzato, portandosi poi davanti a lui a fare da scudo al suo corpo nudo di modo che gli altri due non lo vedessero.
“Nulla di nuovo anche lì, già visto” minimizzò Kei, sollevando in aria una mano.
“Ryosuke!” lo riprese invece Yabu sconvolto. “Tu dovevi aiutarmi a convincerlo ad abbandonare questa sua balzana idea del nudismo, non passare dalla sua parte!” gli gridò contro e Yamada si nascose impaurito dietro la schiena del fidanzato.
“Scusa, Ko-chan!” fece ammenda, circondando il collo di Daiki con le braccia, stringendolo a sé. “Ma le sue motivazioni sono molto valide, se tu lo ascoltassi, probabilmente anche tu…”
“Che cosa?” Yabu era sconvolto e si portò le mani alle orecchie: non voleva sentire più niente.
“È il richiamo della Natura, Ko. È un istinto antico e potente, tu non lo senti solo perché sei troppo concentrato su te stesso!” gli fece presente Inoo, alzandosi dal divano e avvicinandosi a lui.
“Io?” Yabu fu sconcertato per quella affermazione. “Io sono troppo concentrato su me stesso, Kei?”
Il più piccolo però non raccolse la provocazione: “Ma te l’ho detto, se tu non intendi accompagnarmi in quella bellissima spiaggia dove potremo rilassarci insieme sotto il sole e a giocare nell’acqua, posso andare da solo. Ryo-chan ha detto che mi accompagna volentieri!” gli disse, posando una mano sulla spalla di Yabu, guardando il più piccolo che annuì al suo indirizzo.
“Ryo!” Daiki si voltò verso il fidanzato facendolo sobbalzare, portandogli inconsciamente le mani ai fianchi. “Tu non andrai da nessuna parte! E, soprattutto, non andrai in giro nudo!” lo rimproverò.
“E neanche tu!” gli fece eco Yabu rivolto a Inoo, il quale incrociò le braccia al petto con fare offeso.
“Ma non andremo in giro nudi a caso, è una spiaggia fatta apposta, lì nessuno farà caso a noi!” cercò di spiegare Yamada. “Saremo tutti nudi!” sottolineò quella ovvietà e Daiki lo guardò sconvolto, sospirando un paio di volte per calmarsi.
“Ryo, ascoltami…” esordì, prendendolo per le mani e poggiandosi al bracciolo, facendo in modo che il più piccolo restasse in piedi tra le sue gambe.
“No, Ryo-chan, non lo ascoltare!” gli urlò Kei che sapeva bene che qualsiasi sforzo lui avesse fatto per portarlo dalla propria parte, sarebbe stato reso nullo dalle parole di Daiki, quei due dipendevano troppo l’uno dall’altro e Ryosuke era un debole quando si trattava di Daiki.
“Ohi, chibi?” lo richiamò Arioka, vedendo che il più piccolo si era lasciato distrarre dall’amico. “Perché vuoi fare questa cosa?” gli chiese, portandolo a ragionare, senza che quella sua richiesta risultasse un’imposizione.
Yamada si strinse nelle spalle e chinò appena la testa di lato: “Kei ha detto che è divertente!”
“Ok, ma Ryo ci sono altri posti divertenti in città e se proprio vuoi andare al mare, ti ci posso portare la prossima volta che ho il giorno libero, possiamo andare tu e io a passeggiare sulla spiaggia, o se è bella giornata possiamo anche metterci il costume e farci un bagno, ma con il costume e poi…” Daiki parlò abbassando il tono di voce in modo da stuzzicare l’interesse del più piccolo che si sporse verso di lui in curiosa attesa.
“E poi…?”
Arioka sorrise, stringendolo contro di sé, parlando piano: “Lo sai che ti amo e che non voglio dividerti con nessuno e anche se su quella spiaggia nessuno farebbe caso a un corpo nudo in più, io sarei geloso, molto geloso” calcò su quel concetto e vide Ryosuke pensarci su un attimo, poi cedere e annuire, stringendosi contro di lui.
“Oh no…” Kei si sbatté una mano contro la fronte per la battaglia che aveva appena perso.
“Scusami, Dai-chan” mormorò Ryosuke contro il collo di Arioka, tornando poi a guardandolo di nuovo in viso. “A pensarci bene anche io sarei geloso se tu te ne andassi in giro nudo e altra gente ti vedesse” ponderò, baciandolo sulle labbra e posando la fronte con la sua. “Io sono solo tuo” affermò, come se volesse tranquillizzarlo e che anche se aveva avuto solo per qualche attimo quel pensiero sul fatto di diventare un nudista, le cose tra loro non erano di certo cambiate.
“Lo so, chibi, non ne ho mai dubitato e io ti amo!” confessò, baciandogli le labbra, abbottonandogli la giacca per coprirlo, prima di prenderlo per mano e sorridere a Kota, lasciando a lui il compito di dissuadere Kei, mentre accompagnava il fidanzato a rivestirsi.
Rimasti da soli, Yabu si avvicinò al compagno che sollevò gli occhi al cielo, abbandonandosi seduto sul divano, guardandolo in modo eloquente.
“Oh e va bene!” si dovette arrendere Kei, in netta minoranza in quel suo progetto. “Ma io volevo fare il nudista!” si lamentò, guardando Kota con la coda dell’occhio in un ultimo tentativo di convincerlo, ma senza che l’altro cascasse nella sua trappola.
“Kei, tesoro” lo rabbonì il più grande. “Senti, facciamo una cosa… puoi fare il nudista solo per me, cosa ne dici?” gli chiese, sedendosi al suo fianco e prendendolo per un braccio in modo che si spostasse a sedere su di lui.
“Non credo sia così divertente!”
“Perché no? Io non ti vado bene?” gli chiese con tono di voce basso, lasciandogli scorrere una mano sulla schiena, scivolando sensualmente verso il basso.
“Ovvio che sì, io ti amo Kota, ma non è la stessa…” si interruppe, inarcando involontariamente la schiena, sorridendo al fidanzato maliziosamente. “Kota” lo rimproverò, “questo genere di cose, non sarebbero ammesse al campo, lo sai?” lo rimbeccò e Yabu sorrise, portando l’altra mano tra i suoi capelli, spingendogli la testa verso di sé.
“Vedi? Questo è già un punto a mio favore allora, no?” mormorò sorridendogli, prima di baciarlo.