[Taijuri] Fratelli... serpenti

Oct 04, 2013 15:58

Titolo: Fratelli… serpenti
Fandom: RPF - Bakaleya6
Personaggi: Kyomoto Taiga, Tanaka Juri, Tanaka Koki
Pairing: Taijuri
Rating/Genere: PG/ romantico, fluff
Warning: slash
Wordcount 2.935 fiumidiparole
Note: la storia è scritta per la 500themes_ita con il prompt ‘la quiete prima della tempesta’.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella: 500themes_ita

Per vogue91 è dedicata a un papero che me l’ha esplicitamente chiesta e ci teneva molto e una fragola esaudisce sempre, quando può, i desideri di un papero.

Non appena il campanello di casa suonò, Juri si precipitò a rotta di collo giù per le scale, intercettando Koki all’ingresso che correva nella medesima direzione, riuscendo per un pelo a frapporsi tra la mano del fratello e la maniglia della porta, spalancando le braccia.
“No!” gli urlò in faccia, guardandolo seriamente.
“Juri!” lo richiamò il più grande. “Non vorrai fare aspettare il tuo ospite, non essere maleducato” lo riprese il fratello, in tono fintamente cordiale, posandogli una mano sulla spalla per farlo scostare, ma l’altro fu irremovibile.
“Vattene, Oniichan, per favore!” gli chiese. “Lo so cosa hai intenzione di fare e te lo chiedo per favore, non essere testardo!”
“Ma io non voglio fare proprio niente, Juri, voglio solo aprire la porta e vedere chi è!”
“Lo sai benissimo, chi è!”
“Perché ti preoccupi tanto? Mi voglio solo accertare che sia una persona degna di uscire con il mio fratellino!” spiegò Koki, mentre sentivano il campanello suonare di nuovo.
“Dai, non farlo aspettare fuori! E poi lo decido io chi è degno di me. E questi comunque non sono affari tuoi!” si impuntò Juri, cercando di spingere via Koki.
“Sono affari miei perché io sono il più grande!” replicò alla sua obbiezione, quella carta funzionava sempre.
Juri sollevò gli occhi al cielo, guardando verso la porta.
“Dai, Oniichan! Ma perché non te ne esci per qualche ora?” gli chiese, lottando con lui mentre ancora il maggiore cercava di crearsi un varco e raggiungere la porta. “Non devi uscire… che so… non devi andare con Junno a rimorchiare?”
Koki lo guardò con espressione fintamente sconvolta, chinandosi appena per guardarlo negli occhi.
“Un bambino della tua età non dovrebbe dire certe cose e soprattutto cose che non sono vere!” lo riprese, allungando le braccia per afferrarlo in vita.
“Io non sono un bambino e mettimi giù, Koki!” urlò, colpendogli la schiena e inorridendo quando sentì la porta aprirsi e il fratello scostarsi e salutare il suo ospite.
“Buon pomeriggio” Taiga salutò educatamente, chinando il capo, forse un po’ troppo formale nonostante non fosse la prima volta che vedeva Koki e ricevendo dall’altro un saluto appena accennato.
“Dovrei vedere Juri” spiegò Taiga, motivando la sua presenza lì.
“Koki!” Juri richiamò il fratello, dandogli una manata su un fianco e questi lo mise di nuovo a terra, massaggiandosi la parte dolente, vedendo il fratello rassettarsi la maglietta e prendendo per un polso il suo amico facendolo entrare in casa.
“Noi andiamo in camera a studiare!” annunciò il più piccolo, volendo mettere una certa distanza tra il fratello e Taiga.
“Perché non studiate in cucina?” li fermò Koki, guardando il ragazzo più grande negli occhi, come se la scelta del luogo in cui studiare spettasse a lui, ma Juri rispose veloce.
“In cucina c’è la mamma che deve sbrigare delle faccende e poi anche Subaru deve fare i suoi compiti, per cui ci disturberemo a vicenda” spiegò frettoloso. “Avvisa tu la mamma che noi siamo di sopra!” chiese, guardando Koki, mentre spingeva l’altro per le spalle indirizzandolo verso le scale, ma il sorriso che il fratello più grande gli rivolse non lo tranquillizzò affatto: Juri lo sapeva, Koki non aveva deciso di dargliela vinta e fare quello che gli aveva chiesto, anzi il peggio doveva ancora arrivare, perché quella era solo la quiete prima della tempesta.
“Mi dispiace per mio fratello” si scusò il più piccolo una volta che ebbe chiuso la porta della propria camera, indicando all’altro la scrivania di modo che si potesse accomodare, fermato però dalla presa del più grande che lo trattenne vicino a sé.
Juri si volse e vide Taiga sorridergli e posargli una mano sulla guancia, avvicinandosi a lui di un passo: “Non mi hai ancora salutato da quando sono arrivato” gli fece notare, tendendo il volto verso il suo per dargli un bacio e Juri sorrise a sua volta, posandogli una mano sul fianco e stringendogli con l’altra la camicia, schiudendo le labbra.
“Ecco, così va già meglio!” gli disse Taiga quando si separarono, allungando le braccia a stringergli la vita, restando in quel modo vicini.
Juri gli circondò a sua volta il collo guardandolo in viso e Taiga chinò appena la testa di lato: “Che c’è?” domandò.
Il più piccolo scosse il capo, stringendosi nelle spalle: “Niente, sono solo contento che tu sia qui” confessò, tendendosi di nuovo per ricevere un bacio quando sentirono bussare alla porta.
“Chi è?” domandò il padrone di casa allontanandosi da Taiga di mala voglia, il quale prese posto alla scrivania, aprendo dei libri a caso che Juri aveva preparato, vedendo il fratello avvicinarsi alla porta.
“Subaru?” lo chiamò perplesso.
“Oniichan” parlò il più piccolo. “Mi servirebbe un tempera matite non è che mi presteresti il tuo?” gli domandò, sbirciando nella camera con fare curioso.
“Kyomoto-kun, ciao!” salutò il più grande che gli sorrise, muovendo la mano in sua direzione.
Juri osservò il fratellino e prese dall’astuccio il proprio tempera matite porgendolo a Subaru.
“Cosa stavate facendo?” gli chiese l’altro ringraziandolo.
“Ci stavamo mettendo a studiare, vedi?” gli disse, indicando Taiga e i libri aperti sul tavolo. “Per cui vai anche tu a fare i tuoi compiti” lo spronò, spingendolo leggermente per le spalle.
“Oh e Kyomoto-kun ti aiuta?”
“Sì.”
“Perché è più grande di te, Oniichan!”
“Sì, lui le ha già fatte queste cose… ti dispiace?” gli disse poi, mostrandogli la porta.
“Ah, sì, sì, te lo riporto subito!”
“No, non ti preoccupare, puoi tenerlo, tanto a me non serve!”
“Sei sicuro? Magari poi ti si spunta la matita e…”
“No, non mi serve ne sono certo, nel caso vengo a chiedertelo, ora vai!” lo spinse praticamente fuori dalla propria stanza, chiudendo la porta e sospirando, tornando alla scrivania, sedendosi e vedendo Taiga ridere.
“Scusa…” gli disse, aprendo il quaderno senza pensare, piegando un gomito sulla scrivania reggendosi la testa e l’altro scosse il capo.
“Non ti preoccupare. Da dove vuoi cominciare?” gli chiese, infilando un braccio sotto quello del più piccolo, prendendogli la mano, intrecciando le dita alle sue, giocherellandoci.
Juri sorrise: “Non lo so… a dire il vero non mi va molto di studiare… non sono poi così indietro” ammise, sporgendosi verso il viso dell’altro per baciarlo, sentendo il proprio cellulare squillare proprio poco prima che potesse posare le labbra sulle sue.
Juri emise un verso seccato, alzandosi a prendere il telefono che aveva dimenticato sul letto e aprì la chiamata.
“Pronto?” domandò, tornando verso il ragazzo, chiedendogli nuovamente scusa sottovoce per quell’ennesima interruzione. “Oniichan?” esclamò perplesso sentendo la voce del fratello maggiore dall’altra parte del telefono chiedergli come stesse. “Tutto bene, stavo studiando, tu?” domandò di rimando, educato e particolarmente perplesso dal fatto che il maggiore dei fratelli Tanaka avesse deciso di chiamarlo. “È successo qualcosa?” si informò poi, guardando Taiga con espressione confusa e sedendosi su di lui quando l’altro lo attirò sopra di sé. Il più grande lo abbracciò, poggiandogli il mento sulla spalla, guardandolo parlare al telefono con il fratello e sentendolo rispondere di tanto in tanto alle sue domande con brevi affermazioni, fino poi a chiudere la chiamata.
“Cosa voleva?” domandò Taiga, quando Juri poggiò il telefono sulla scrivania.
“Non ne ho idea, dice che era da molto che non mi sentiva e voleva sapere come mi andavano le cose. Inoltre pare passerà a casa questo fine settimana. Non lo so… sono sempre più convinto che questa famiglia sia un po’ fuori di testa. Animali compresi” scherzò, voltandosi a guardarlo e baciandolo per riprendere da dove erano stati interrotti, riuscendo a voltarsi per sedersi meglio su di lui, stringendolo contro di sé.
Taiga lasciò scorrere le mani sulla sua schiena, sentendo quelle del più piccolo tra i capelli.
“Questo è molto meglio dello studio” mormorò Taiga divertito.
“È costruttivo anche questo e stiamo comunque facendo esercizio” continuò sullo stesso tono il più piccolo.
“Allora, fammi vedere cosa hai imparato” gli chiese Taiga con fare malizioso, lasciando scivolare le mani lungo le cosce, solleticandolo attraverso la stoffa, sobbalzando poi quando sentirono rimbombare per tutta la casa musica alta che proveniva dalla stanza adiacente a quella in cui si trovavano.
“Io giuro che adesso lo ammazzo!” saltò su, uscendo come un fulmine dalla propria stanza e fiondarsi in quella del fratello.
“Koki!” urlò, battendo i pugni sulla porta, spalancandola e facendo irruzione. “Cosa diavolo stai combinando?” chiese a voce alta per sovrastare il suono della musica.
“Oh, Juri!” l’altro finse sorpresa. “Hai bisogno di qualcosa?”
“Ho bisogno che tu la smetta di infastidirmi e abbassi il volume! Di là stiamo cercando di studiare!”
“Ma veramente prima ti ho sentito parlare!”
“Certo!” esplose il più piccolo. “Perché tu hai ideato uno stupidissimo piano per distrarmi ogni secondo per controllare cosa stiamo facendo!” lo smascherò.
“Io?” Koki finse sorpresa. “Juri, ma cosa dici?”
“Prima mi hai mandato Subaru, poi mi hai fatto chiamare da Oniichan e adesso ti ci metti tu con la tua stupidissima canzone!” si sfogò, stringendo i pugni, frustrato. “Ti prego” gli chiese con occhi supplici, decisamente stanco di quei dispetti.
“Te l’ho detto, chibi, vi tengo d’occhio!” rimarcò il più grande, abbassando appena il volume e facendogli cenno di tornare in camera. “Se stai qui rubi tempo allo studio, let’s go!” gli disse Koki con un sorriso disarmante e Juri obbedì, ma solo perché altrimenti l’avrebbe picchiato e non gli importava se il fratello era più forte di lui, l’avrebbe fatto senza pensarci.
“Lo odio!” esclamò una volta tornato in camera, con ancora il sottofondo musicale nelle orecchie, portandosi le mani i lati della testa sperando che il suono scomparisse e Taiga gli andò vicino, prendendogli i polsi, lasciando scivolare le mani nella sue.
“Ju, calmati! Non dargli soddisfazione” cercò di farlo ragionare. “Se te la prendi con lui è peggio, farai il suo gioco!”
Juri sospirò, cercando di calmarsi, poggiando la fronte sulla spalla di Taiga mugolando infastidito.
“Mi dispiace, Tai…” gli disse, mentre l’altro gli passava una mano sulla schiena, cullandolo.
“Non devi preoccuparti per me, avanti, su, guardami” gli disse, mostrandogli un sorriso tranquillo, portandolo di nuovo a sedersi sulla sedia, passandogli una mano sulla gamba.
“Che c’è ancora?” sbottò Juri, quando qualcuno bussò di nuovo alla porta e poi vide la madre entrare e reggere tra le mani un vassoio.
“Mamma…” cambiò subito espressione quando vide la donna sorridergli.
“Ragazzi ho pensato che aveste fame e vi ho portato la merenda!” spiegò, posando sulla scrivania del figlio un piatto con degli onigiri.
“Grazie, signora” le rispose educatamente Taiga. “Non doveva disturbarsi!”
“Oh, via, lo so che studiando tanto il cervello consuma molte energie, dovete mangiare adeguatamente!” disse loro, poi sorrise al più grande. “Ti ringrazio molto per aiutare Juri con lo studio, ti andrebbe di restare a cena? Se ci dovessero essere problemi può riaccompagnarti a casa mio figlio!” gli disse.
“Sono venuto un bici, per quello non è un problema, ma non vorrei darle disturbo.”
“Oh che sciocchezze, dove c’è da mangiare per sei c’è anche per sette e poi mi farebbe molto piacere” affermò di nuovo. “Juri per te va bene?” chiese poi al figlio il quale annuì.
“A me sì, ma mamma, tieni Koki lontano da noi. Non siamo riusciti a combinare nulla ancora perché lui continua a infastidirmi. Non voglio che Taiga si senta in imbarazzo perché ho un fratello inopportuno!” le disse, sperando che almeno lei lo aiutasse, visto che tutta la famiglia sembrava essersi coalizzata contro di lui e la donna gli passò una mano tra i capelli con fare rassicurante.
“Parlerò con lui. Allora vi chiamo appena siamo pronti!” disse loro, lasciandoli poi di nuovo soli.
“Mettiamoci a studiare” si arrese poi Juri, aprendo il libro e il quaderno indicando a Taiga quali fossero i paragrafi che doveva preparare.
L’altro restò a osservarlo qualche istante, intenerito, avvicinandosi a lui con la sedia e posandogli una mano sulla guancia per farlo voltare verso di sé.
Juri lo guardò e sospirò, non aveva affatto voglia di studiare, aveva perso la concentrazione anche minima di fare qualsiasi cosa, allungò le braccia, lasciando scivolare le mani sul colletto della camicia scura del proprio ragazzo, pensieroso.
“Ju, che c’è?” gli chiese Taiga vedendolo così abbattuto. “Non ci pensare, dai” lo spronò a non prendersela.
“Mh, questa casa è troppo affollata per i miei gusti” constatò.
“Aaah, ora capisco” fece l’altro con espressione di chi aveva appena fatto una delle più grandi scoperte dell’ultimo secolo. “Quindi mi hai invitato qui con l’inganno… e io che credevo che avessi davvero bisogno del mio aiuto” scherzò, cercando di far ridere Juri.
“Ma io ho bisogno di te” sottolineò Juri, abbracciandolo. “È solo che sono un po’ stanco di accontentarmi di momenti rubati nei camerini. Vorrei essere già grande per poter vivere da solo e vedermi con te quando mi pare e stare insieme senza che ci sia nessuno a controllarmi” ammise con una leggera frustrazione nella voce, guardandolo. “Pensi che sia stupido?”
Kyomoto scosse il capo.
“No, affatto, anche io lo vorrei, però vedila dal lato positivo, adesso siamo insieme, no? Stasera ceneremo insieme e sarà un po’ come ufficializzare le cose, no?” cercò di spiegargli.
“Forse è meglio se rimane tutto nascosto, guarda cosa ha combinato mio fratello che sa di noi. Non sono certo di riuscire a reggere tutta la famiglia” disse.
Taiga rise: “Ma io sono forte… un po’ comprendo Koki, lui vuole solo proteggerti e vuole sapere se io sogno degno di te.”
“Ma io lo so che lo sei, a lui non deve interessare!” ribadì lo stesso concetto espresso anche al fratello. “Non voglio che tu rimanga traumatizzato” disse poi, vergognoso.
Taiga esplose in una risata e lo rassicurò.
“Di questo non ti devi preoccupare, niente potrà farmi cambiare i sentimenti che provo per te, tantomeno i dispetti che ti può fare tuo fratello” affermò sicuro.
“Davvero?”
“Sì… io” fece una pausa, indeciso o meno se fosse il momento opportuno per confessarglielo, poi prese coraggio e parlò. “Io ti amo, Juri.”
Il più piccolo spalancò gli occhi: era la prima volta che Taiga gli parlava in modo così chiaro di quello che provava e se la pensava ancora così dopo quello che era successo in quelle ore, allora doveva proprio essere vero.
Juri sorrise e lo abbracciò, baciandolo con trasporto, separandosi poi da lui con il fiato corto.
“Senti… visto che tanto non abbiamo combinato nulla, ti va se scendiamo?” gli propose e Taiga annuì.
“Sì, andiamo, prima che ci chiamino di nuovo!” disse scherzosamente.

*

“Tai-chan, sei sicuro di voler andare a casa da solo?” domandò la signora Tanaka che aveva ormai preso una certa confidenza con il proprio ospite, accompagnandolo alla porta insieme a Juri e a Koki che, nonostante gli sguardi intimidatori del fratello, li aveva seguiti.
“Sì, non si preoccupi, avviserò Juri appena arrivo così starete tranquilli. Grazie davvero per l’ospitalità” disse, inchinandosi, salutando la donna che annuì.
“Vieni pure a trovarci quando vuoi!” lo invitò nuovamente, tornando poi in cucina per rassettare.
Rimasti soli all’ingresso i due fratelli Tanaka e Taiga restarono qualche attimo in silenzio, prima che fosse l’ospite a spezzare quello strano mutismo.
“Io adesso vado” disse mettendo mano alla maniglia della porta, guardando Koki e chinando appena il capo in un cenno di saluto, voltandosi poi verso Juri che sembrava chiedergli nuovamente scusa con lo guardo.
“Stai attento” gli disse Koki, non accennando a spostarsi per lasciarli da soli per salutarsi.
Juri sospirò, arrendendosi ai fatti e Taiga mise un piede oltre l’uscio, voltandosi poi con espressione seria in volto.
“Senpai?” richiamò l’attenzione del più grande. “Non ho intenzione di mettermi da parte” gli disse, fissandolo dritto negli occhi, non volendo perdere quella sottile battaglia di sguardi. “Non ho idea del perché ti sia impuntato, ma tengo a Juri quanto te e sono certo che non esista al mondo persona che possa renderlo felice all’infuori di me, per cui continuerò a stare con lui” gli disse.
Juri lo guardò sorpreso da quelle parole, dal modo in cui aveva deciso di parlare in modo così diretto al proprio fratello e si sentì emozionato, il cuore che gli batteva fortissimo e provò l’istinto irrefrenabile di abbracciarlo e di baciarlo, ma si limitò semplicemente ad affiancarlo prendendolo per mano davanti a Koki, senza vergogna.
“Taiga-kun, il mio problema non sei tu. Lo sarebbe qualsiasi ragazzo ronzasse attorno al mio fratellino.”
“Io non gli ronzo intorno” lo corresse Taiga. “Io sono il suo ragazzo” specificò.
Koki accennò un sorriso e arcuò le sopraciglia, sollevando una mano e scompigliando i capelli al kohai, spingendogli poi la fronte con il palmo della mano.
“Non darti tante arie, ne hai ancora di strada da fare, chibi, ma voglio dirti una cosa, prova a farlo soffrire e te la dovrai vedere con me” lo mise in guardia, ma Taiga non si lasciò intimorire, sollevando fieramente il volto.
“Non ce ne sarà bisogno” assicurò fermo.
Juri li guardò entrambi, poi spinse Taiga per le spalle facendolo uscire, intromettendosi prima che arrivassero a proporsi un duello d’onore a vicenda.
“Lo accompagno alla strada” disse, uscendo insieme a lui raggiungendo la bici del più grande il quale si chinò sulle ginocchia per levare la catena.
“Eri veramente bello lo sai?” gli disse Juri quando Taiga si rimise in piedi. “Mi sono emozionato tantissimo!” esclamò enfatizzando di proposito il tono di voce facendo ridere il più grande.
“Almeno così abbiamo chiarito ognuno la sua posizione!”
“Oh, a me piace moltissimo la tua!” disse Juri, avvicinandosi a lui, prendendogli una mano e baciandolo a lungo, prima che una voce sconvolta lo richiamasse.
“Juri!”
Il più piccolo sollevò lo sguardo verso il cielo: “Ma cosa ho fatto di male?”
“Vai, ci vediamo domani” rise Taiga, preparandosi per salire sulla bicicletta.
“A domani, Tai-chan, buonanotte” lo salutò con una mano, guardandolo mentre l’altro iniziava a pedalare, raggiungendo poi il fratello che lo aspettava sulla porta con le braccia conserte.

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