Titolo: Hai paura del buio?
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Yaotome Hikaru, Inoo Kei
Pairing: Hikanoo
Rating/Genere: PG/ AU, romantico, fluff
Warning: slash
Wordcount 1.948
fiumidiparoleNote: la storia è scritta per la
think_fluff per la tabella Halloween con il prompt ‘Film Horror’ e per la
500themes_ita con il prompt ‘lo spazio in mezzo’.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
500themes_itaTabella:
Halloween Kei era agitato e sapeva benissimo che non avrebbe dovuto esserlo. Era stupido, infondo!
Non era di certo la prima volta che andava a trovare l’amico d’infanzia e non era di certo la prima volta che avrebbero visto insieme un film anziché uscire e andare al cinema.
E, assolutamente, non era di certo la prima volta che restava da lui a dormire.
Sospirò, schiaffeggiandosi le guance, realizzando che tutto quel suo discorso per tranquillizzarsi avrebbe avuto un senso se solo non avesse avuto coscienza del fatto che lui di Hikaru, del suo migliore amico, del suo amico d’infanzia, si era innamorato.
Fu in quel momento in cui Kei faceva training autogeno per riuscire a calmarsi che Hikaru aprì la porta di casa e ridacchiò.
“Che stai facendo?” gli chiese divertito, poggiandosi con la spalla allo stipite della porta.
“Niente!” Kei portò le mani dietro la schiena, imbarazzato e Hikaru rise.
“Andiamo, avanti entra!” lo accolse il più piccolo facendolo passare. “Mamma ti saluta ha detto che si fidava a lasciarmi la casa solo perché sapeva che saresti stato con me, ma ti pare?” si finse scandalizzato, facendo accomodare l’altro nel salotto. “Ah, dammi pure le tue cose, le mettiamo in camera!”
“Hikka ho portato questo per dopo cena, possiamo mangiarlo mentre guardiamo il film!” gli disse, parlando con tono di voce un po’ più alto per fare in modo che l’altro lo sentisse dalla stanza adiacente, sistemando sul tavolo un involto.
“Cosa è?”
Kei non si accorse che il più piccolo era tornato comparendo alle sue spalle e sobbalzò, impreparato a trovarselo così vicino.
“Hikaru!” lo riprese.
“Che c’è?” si sorprese l’altro. “Sei nervoso per caso?” gli chiese, posandogli le mani sulle spalle e accennando un lieve massaggio.
Kei rabbrividì inconsciamente, irrigidendo i muscoli e scostandosi da lui, sbattendo con il fianco al tavolo.
“No -ahia!- Non ho nulla, scusami ero sovrappensiero e…” scosse il capo, cercando di calmarsi e sorridendo all’amico per non insospettirlo. “Me li ha dati mia madre, dice che ricorda che andavi matto da piccolo per questa sua specialità!”
Hikaru spalancò gli occhi e si leccò le labbra con fare scenico: “Mi ha fatto i taiyaki?”
Kei annuì e Hikaru scartò la confezione: “Ma sono tantissimi! Oh, ringrazia moltissimo tua madre, se non fosse che è già impegnata e con figlio a carico la sposerei io!” disse, ridendo poi quando Kei gli colpì la spalla.
“Stavo scherzando! Al massimo posso sposare te per entrare in famiglia e godere ogni giorno di queste prelibatezze!” affermò con leggerezza senza accorgersi di come Kei avesse trattenuto il fiato a quella sua frase, troppo occupato a contemplare i dolci.
“Io ho un po’ di fame, cosa dici, iniziamo a preparare?” chiese Hikaru, una volta distolta l’attenzione dal dessert e Kei annuì piano, il viso rosso tanto che l’amico si preoccupò per lui.
“Ehi, Kei-chan, ma ti senti bene?” domandò, portandogli una mano alla fronte, sollevandogli la frangia e accostando il volto al suo per sentirne la temperatura.
“Ah!” Kei urlò, scostandosi da Hikaru, ponendo della distanza tra loro, aggirando il tavolo e poi ridacchiando. “Scusa… scusa Hikaru, io davvero sto bene e ho fame anche io!” disse, cercando di riempire il silenzio. “Vado un attimo al bagno!” esclamò, scappando via dalla cucina e lasciando Hikaru perplesso a osservarlo.
Una volta chiusosi la porta alle spalle, Kei fece un grande respiro: doveva calmarsi, doveva calmarsi e farlo subito o avrebbe davvero rovinato la serata oltre a farsi scoprire e rovinare la sua amicizia con Hikaru era l’ultima cosa che voleva che accadesse.
“Kei? Kei, tutto apposto?” domandò Hikaru, bussando alla porta del bagno.
“Sì! Sì, Hikka, arrivo subito!” rispose il più grande, tirando lo sciacquone e lavandosi poi la faccia con l’acqua fredda.
“Eccomi!” disse entrando in cucina e osservando Hikaru muoversi per prendere le stoviglie, mentre la pentola con l’acqua già scaldava sul fuoco.
Sorrise nell’assaporare quella sensazione di familiarità che lo coglieva ogni volta quando si trovava insieme al più piccolo sentendo il proprio cuore riempirsi di un dolce calore che sembrava abbracciarlo e cullarlo, non sapeva esattamente quando avesse iniziato a sentirsi così, ma tutto ciò che sapeva era che stava bene ed era Hikaru a farlo sentire in quel modo.
“Hikka, scusami per prima io non so cosa mi sia preso, lo sai, la festa di Halloween mi ha sempre scombussolato un po’” cercò di trovare una scusa a quel suo comportamento e l’altro parve accettare quella giustificazione.
“Sì, lo so, ma non sei un po’ cresciutello per queste cose?” lo prese in giro, spingendogli la fronte con un dito e ridacchiando. “Anche perché io avevo pensato che proprio oggi potevamo vedere quel dvd che mi ha prestato un amico, ma è un horror!”
“Cosa? Lo sai che non mi piacciono gli horror, mi fanno paura!”
Hikaru ridacchiò, spostandosi per la sala e Kei gli andò dietro con insistenza: “Yaotome Hikaru, ti prego non dirmi che ti sei fatto prestare proprio quel film!”
Il più piccolo lo guardò e sporse la lingua tra le labbra, colpevole: “Forse!”
“Come forse? Oh, Hikka, ti prego, guardiamo qualcos’altro, ma non quello!”
“Ma The Ring è un classico e non è possibile che tu non l’abbia mai visto tutto. E poi non fa così paura!”
“Invece sì, invece sì e poi lo sai che odio Sadako!” specificò, rabbrividendo e stringendosi le mani alle braccia come a volersi proteggere. “Quei capelli poi!”
Hikaru rise, sentendo il timer suonare e dividendo il ramen nelle ciotole, porgendo a Kei le loro porzioni, spostandosi con lui nel salotto che aveva allestito per la cena.
“Adesso mangiamo, poi si vedrà!” lasciò correre Hikaru, divertito dallo sbuffare continuò di Inoo che continuava a protestare, sedendosi accanto al più grande, uno di fronte all’altro a chiacchierare mentre finivano il ramen.
“Era veramente buono!” disse soddisfatto Kei, passandosi una mano sullo stomaco e guardando Hikaru, allungando le gambe sulle sue, porgendogli la propria ciotola. “Grazie!” gli disse con espressione furba volendo che fosse lui a rialzarsi per ordinare.
Hikaru scosse il capo, colpendogli una coscia e alzandosi, sistemando le cose che avevano usato nel lavello e tornando con il vassoio con il loro dolce.
“Evviva!”
Kei esultò rimettendosi a sedere composto, in attesa che l’altro gli desse un taiyaki a forma di pesce e il più piccolo ne prese uno allungando il braccio verso Kei, ma tirandolo indietro quando l’altro fece per prenderlo. Inoo riprovò diverse volte, prima di indispettirsi.
“Oh, Hikka!” incrociò le braccia al petto, sbuffando.
“Allora non sono solo io l’unico goloso qui!”
“E chi ti ha detto niente!” gli rispose piccato Inoo, mettendo il broncio.
Hikaru si sedette meglio sul divano, allungando le gambe davanti a sé e accendendo il televisore.
“Faccio partire il film, allora!” decise, porgendo finalmente il dolce e Kei, il quale lo guardò di traverso, prima di fidarsi e accettare il dessert.
Hikaru rise, prendendone uno per sé e tirando Kei per una spalla, circondandolo con un braccio di modo che si distendesse contro di lui: “Così non avrai paura!” disse e Kei era stato talmente sorpreso da quel gesto che Hikaru aveva fatto in modo assolutamente tanto naturale che non si scostò. Guardò l’amico da sotto in su, vedendo che pareva non aver dato molta importanza al proprio agire, concentrato invece sulle prime scene del film.
“Posso spegnere la luce?” domandò Yaotome dopo un po’, guardandolo.
“No!”
“Eddai! Così è ancora meno realistico!”
“Appunto! Io ti ho detto che ho paura! Stanotte poi avrò gli incubi!”
“Vorrà dire che ti permetterò di dormire con me come quando eravamo piccoli, dicevi sempre che così nessun mostro ti avrebbe attaccato. E io sono diventato grande e forte, per cui posso proteggerti meglio!” affermò, pizzicandogli una guancia nel vedere l’espressione che fece l’altro, impensierito però dal suo improvviso mutismo.
“Ok, ok, la lascio accesa!” si arrese, convinto che Kei potesse essersela presa sul serio per il suo prenderlo in giro, ma Kei scosse il capo.
“No, puoi spegnere, non importa” gli disse annuendo e sistemandosi meglio contro di lui, finendo il proprio dolce ripieno.
Hikaru lo osservò ancora qualche momento, prima di allungare un braccio e premere l’interruttore trasformando la stanza in una specie di sala da cinema.
Rimasero in silenzio a guardare il film e Kei di tanto in tanto si copriva il volto con le mani, sbirciando il film attraverso lo spazio in mezzo alle dita, chiudendo poi di colpo gli occhi in qualche scena che secondo lui era fin troppo realistica e sentendo continue le dita di Hikaru passare sul suo braccio in una carezza come a volerlo rassicurare, ma senza mai distogliere gli occhi dallo schermo.
Quando riaprì gli occhi, Kei ebbe coscienza di essersi addormentato anche se non ricordava esattamente a che punto del film fosse successo: probabilmente in una di quelle svariate volte in cui aveva chiuso gli occhi spaventato dalle scene terrificanti di quel film horror che Hikaru l’aveva costretto a guardare.
“Ehi, ti sei svegliato…” fu proprio la voce dell’amico a riportarlo completamente al presente facendogli rendere conto che stavano ancora sul divano e lui si era rilassato così tanto da finire pressoché disteso sopra l’altro.
“Oh, scusami…” disse cercando di alzarsi, fermato però dal più piccolo.
“No, non importa, stai, non mi disturbavi” affermò Hikaru sorridendo e sollevando una mano per passarla tra i capelli scuri dell’altro.
“Non doveva essere poi così pauroso se ti sei addormentato come un bambino” lo riprese dolcemente Yaotome.
“Forse non avevo paura perché tu hai promesso di proteggermi” replicò pronto Inoo con un sorriso e Hikaru ricambiò.
“Beh, io te l’avevo detto e a proposito di questo, Kei c’è una cosa che volevo dirti” esordì, permettendo all’altro di rimettersi a sedere, ma tenendogli una mano tra le sue. “A dire il vero è da un po’ che ci penso, ma non abbiamo mai avuto occasione di stare da soli e pensavo che questa serata sarebbe stata perfetta, film di paura a parte” ridacchiò, per scacciare il nervosismo e Kei rimase ad ascoltarlo con il cuore in gola.
Forse si era accorto di qualcosa. Forse l’aveva scoperto e voleva dirgli che non poteva essere amico di uno come lui. Forse la cosa lo infastidiva. Forse…
“Kei, fin da quando eravamo piccoli ho sempre giurato di proteggerti e intendo onorare la mia promessa, ma ti ho tenuto nascosto per anni il vero motivo per cui lo faccio e adesso vorrei dirtelo, perché non voglio continuare a ingannarti e lasciare che tra noi ci siano cose non dette. Per cui voglio essere sincero e mi piaci, Kei” buttò fuori, “mi piaci e non solo come amico, mi piaci e non solo come amico di infanzia, ma mi piaci come persona, mi piaci in quanto sei tu, mi piaci in quanto ragazzo. Quello che sto cercando di dirti è che…”
“Ti piaccio nello stesso modo in cui tu piaci a me” affermò.
“Sì!” rispose Hikaru di getto per poi correggersi. “Eh?”
Kei rise e si spostò sul divano, di modo da avvicinarsi al più piccolo inginocchiandosi accanto a lui, cingendogli il collo con le braccia.
“Non ti sei chiesto come mai io fossi così strano oggi?”
“No, cioè, sì, mi sembravi diverso, ma pensavo che fosse dovuto, non lo so, al film e…”
“Al film?” Kei rise. “Oh, Hikka!”
“Scusami, lo sai che non sono poi così furbo a volte e poi io ero intento a cercare di non scoprirmi con te, per cui…”
La risata di Kei lo interruppe e Hikaru si accodò a lui, osservandolo e beandosi di quel sorriso.
“Quindi sei innamorato di me?” domandò Hikaru abbassando il tono di voce quasi fosse imbarazzato e Kei annuì, stringendosi nelle spalle.
Yaotome lo abbracciò in vita, attirandolo su di sé e sorrise, unendo le loro fronti.
“Bene, perché anche io sono innamorato di te. Moltissimo” confessò, tendendosi per baciarlo sulla bocca.