[Inoobu] Kimi wa sono mama ga ichiban; Tada boku wa kimi to mirai tsukuritakka dake sa

Jun 02, 2013 12:11

Titolo: Kimi wa sono mama ga ichiban (You are best just the way you are) [Hey! Say! - Hey! Say! Seven]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Yabu Kota, Inoo Kei
Pairing: Inoobu
Rating/Genere: PG/AU, romantico, fluff
Warning: slash
Wordcount 1.245 fiumidiparole
Note: la storia è scritta per la diecielode per la tabella wTunes - Playlist con il prompt ‘All you are is all I need to know’ e per la 500themes_ita con il prompt ‘Un domani solitario’.
Della serie: au
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella: 500themes_ita
Tabella: wTunes - Playlist

Era inquieto Kei e per la prima volta nella sua vita gli succedeva di sentirsi così agitato e di non riuscire a prendere sonno per la troppa felicità: non riusciva ancora a credere che finalmente quei giorni di prigionia erano finiti e poteva essere finalmente libero.
Non solo, aveva sempre visto il proprio futuro come qualcosa di inesistente, costretto a consumare un domani solitario, a ritrovarsi giorno dopo giorno privato sempre più di un pezzetto di sé, mentre invece, adesso quello che gli si prospettava davanti era un nuovo giorno sereno e luminoso e, soprattutto, sarebbero stati giorni che avrebbe condiviso con qualcuno, qualcuno che lui sentiva di amare profondamente e che, sperava di non essersi illuso da solo, teneva sinceramente a lui.
Conosceva Yabu da poco più di un mese, si erano incontrati per caso e Kei sapeva che non si sarebbe mai dovuto innamorare di lui. Ci aveva pensato a lungo, non voleva scambiare i sentimenti che sentiva di provare per Kota per qualcosa di artefatto, dovuto semplicemente al fatto che l’ispettore l’avesse salvato restituendogli la libertà.
Ci aveva pensato tanto e di certo quello che provava per l’uomo era sincero, il suo cuore batteva troppo in fretta, erano troppo forti le sensazioni che provava anche se solo la sua mente correva a lui con il pensiero: doveva essere amore, di questo Kei ne era assolutamente convinto.
E adesso si trovava lì in quella casa, che da quel momento in avanti sarebbe stata anche sua, e provava un’incredibile e incontrollabile felicità: non poteva dormire, non ce la faceva.
Si alzò allora dal letto e a piedi scalzi, sentendo il tepore del parquet, si recò in salotto per respirare quella familiare sensazione di casa che aveva provato dal primo momento che era entrato nell’appartamento di Kota e l’altro gliel’aveva presentato anche come proprio.
Scostò la porta scorrevole e con sua somma sorpresa vide che anche Kota era sveglio, seduto sul divano, le gambe al petto che faceva zapping senza troppo interesse e sorseggiava qualcosa da una tazza
“Kei…” lo chiamò Yabu accorgendosi della sua presenza e Inoo sobbalzò.
“Ciao…” gli disse l’altro avvicinandosi a lui.
“Ti serve qualcosa?” domandò l’ispettore.
“Ecco, io… a dire il vero non riuscivo a dormire e ho pensato di fare una passeggiata in casa” spiegò, sorridendo lievemente.
“Neanche io” ricambiò Yabu, facendogli cenno di sedersi accanto a lui e alzandosi poi per tornare con una seconda tazza e del latte caldo.
“Magari ti aiuta a rilassarti” gli disse porgendogliela e Kei la prese con entrambe le mani.
“Oh, grazie…” mormorò, prendendo un lungo sorso, sentendo il dolce del latte unito a un retrogusto di miele.
“È buono!”
“È un vecchio rimedio della nonna!” ammise Yabu, tornando a bere e spegnendo lo schermo.
“Non c’era niente eh?”
“No” Kota scosse il capo. “A quest’ora non c’è mai niente. Spesso mi è capitato di dover lavorare fino a tardi e di tenerla accesa per farmi compagnia, ma non serviva a molto” ammise, voltandosi a guardarlo. “D’ora in poi, invece, ci sarai tu con me…” sussurrò, sorridendo, accarezzandogli i capelli con una mano, scendendo sulla guancia.
Kei arrossì, non riuscendo a farne a meno, si sentiva strano quando stava con Kota, privo di difese come non si era mai sentito e tutta la spavalderia che aveva dimostrato i primi tempi che si conoscevano, atteggiamento dovuto al lavoro che conduceva, spariva per lasciare il posto al semplice ragazzo quale Kei era.
“Spero che riusciremo a convivere pacificamente!” rise Kei, poggiando la tazza sul tavolo. “Dovrai cambiare i tuoi ritmi di vita, dividere gli spazi con qualcun altro così all’improvviso… io dovrò ricominciare da capo… sei certo che vada bene questo?” domandò il più piccolo ancora una volta.
“Ma certo che sì!” annuì Kota guardandolo, sedendosi meglio sul divano, rivolgendosi verso di lui.
“Okey, però se ti dovessi stufare in qualsiasi momento o altro… ah!” si corresse, seguendo il filo dei propri ragionamenti, “se riuscissi a diventare indipendente e trovare un lavoro stabile, potrei anche trasferirmi, insomma magari sarebbe meglio e…”
“Kei!” Yabu lo interruppe, prendendogli una mano ed evitando che continuasse a giocare nervosamente con le proprie dita. “Kei, cosa stai dicendo così all’improvviso? Ti sei pentito di essere venuto qui?” gli chiese.
“No, no, io” Inoo scosse il capo, sospirando, portandosi le ginocchia al petto e abbassando lo sguardo. “Ecco, io ti sono molto grato e… mi piaci Kota, tu mi hai salvato e hai cambiato la mia vita e non voglio dire che mi piaci per questo, perché sento che c’è dell’altro, ma io… mi chiedo cosa ti possa dare io. Sono un ex accompagnatore, io non sono… il mio corpo non è più puro, non voglio che un giorno tu possa accorgerti di aver sbagliato a prendermi con te e pentirti di avermi offerto tutto questo. Se quel giorno dovesse mai arrivare, vorrei che me lo dicessi e io me ne andrò, ma ti prego sii sincero” gli chiese, senza riuscire a guardarlo, facendo poi un profondo respiro.
Yabu stette in silenzio, poi sorrise, gli circondò le spalle con un braccio in modo da attirarlo contro di sé, sollevandogli poi il mento con le dita per sfiorargli le labbra con le sue, dolcemente, come una rassicurazione.
Kei schiuse le proprie andando incontro a quelle di Kota: era da quando erano andati via dalla centrale che aveva voglia di baciarlo, ma si era trattenuto e adesso il fatto che fosse Yabu a cercarlo per primo lo faceva stare bene.
“Kei…” parlò il più grande quando si separarono. “Tutto ciò che sei è tutto quello che ho bisogno di sapere e tu sei una persona bellissima Kei. Non potrei mai lasciarti andare, non vorrei mai perderti e quello che è stato a me non importa, perché ora sei qui, sei con me e io non intendo cambiare idea” disse, guardandolo dritto negli occhi, seriamente, in modo da scacciare tutti i suoi dubbi.
Kei sentì il proprio cuore perdere un battito e sorrise, circondandogli il collo con le braccia, nascondendovi il volto.
“Grazie, Kota!” mormorò, scostandosi poi da lui e sorridendo. “Ora mi sento meglio. Mi dispiace essere stato disfattista, ma io…”
“Lo so, lo capisco, penso che anche tu abbia bisogno di tempo, non è facile fidarsi delle persone dopo quello che hai passato, ma io sarò pronto a confutare ogni tuo dubbio ogni volta che lo vorrai!”
“Lo so e io dubbi non ne ho Kota, non su di te, perché lo sento qui” disse indicandosi il cuore “che sei la persona giusta per me.”
Yabu annuì e lo strinse contro di sé, baciandolo di nuovo piano: “Andiamo a letto adesso?” propose.
Kei annuì alzandosi dal divano e aspettando che Kota lo imitasse, tornando insieme verso la zona notte.
Kei gli augurò un buon riposo prima di tornare nella propria stanza, ma non riuscì a muoversi quando l’altro gli prese la mano.
“Dove vai?” chiese l’ispettore.
“In stanza, a dormire” gli disse Inoo, ridacchiando.
Yabu si avvicinò a lui, cingendolo per la vita, stringendolo a sé: “Nella stanza degli ospiti?”
“Hai detto che potevo usarla” gli ricordò Kei, chinando leggermente il capo, senza comprendere quell’osservazione, ma senza preoccuparsi quando vide Yabu sorridere e scuotere il capo.
Il più grande lo prese per mano, tirandolo con sé verso la propria camera da letto.
“No, quella è la stanza degli ospiti, la tua è questa” spiegò, aprendo la porta, facendolo entrare.
“Ma è la tua” Kei si volse a guardarlo e Kota sorrise.
“No, è la nostra” lo corresse, baciandolo di nuovo.

*****

Titolo: Tada boku wa kimi to mirai tsukuritakka dake sa (All I wanted was to create my future with you) [Shinku - Heyu! Say! JUMP)
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Yabu Kota, Inoo Kei, Takaki Yuya, Chinen Yuri
Pairing: Inoobu; Takachii
Rating/Genere: PG/fluff
Warning: slash
Wordcount 1.594 fiumidiparole
Note: la storia è scritta per la diecielode per la tabella wTunes - Playlist con il prompt ‘We’re not broken, so please come home’ e per la 500themes_ita con il prompt ‘Nessuna scusa offerta’.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella: 500themes_ita
Tabella: wTunes - Playlist

“Lo odio!”
Yuri sospirò, sedendosi sulla sedia, posando sul tavolo due tazze di tè, offrendone una al proprio ospite.
“Lo odio! Mi hai sentito?”
“Sì, Kei, ti ho sentito” bofonchiò il più piccolo iniziando a sorseggiare la bevanda calda.
“E allora non hai niente da dire?”
“In realtà sì, Kei, ma molto probabilmente quello che ti direi ti porterebbe a odiare anche me, per cui me lo terrò per me!”
“No, Yuri!” Inoo si sporse verso di lui prendendogli le mani nelle sue. “Ti prego! Tu mi devi dire quello che pensi, io posso contare solo su di te. Mi sei stato vicino in questi mesi, hai fatto il tifo per me, mi hai incoraggiato tanto, mi hai sostenuto, più di quanto abbia fatto qualcun altro!” aggiunse molto velocemente, continuando a guardare Yuri negli occhi, con fare serio. “Quindi per me conta molto il tuo parere!” assicurò, annuendo con la testa.
“Va bene” si arrese Yuri, ben consapevole che anche se Kei glielo chiedeva, una volta espresso il proprio parere, l’altro si sarebbe di certo offeso e a quel punto nessuna scusa offerta al più grande sarebbe valsa per ottenere la sua comprensione. “Kei, io penso che tu stia esagerando” pronunciate queste parole osservò il volto di Kei dapprima irrigidirsi, poi il ragazzo iniziare a sorridere in modo esagerato e quello era un chiaro segno di come quello che gli aveva appena detto, all’altro non fosse affatto piaciuto.
“Hai visto?” appuntò Yuri, incrociando le braccia al petto, continuando a guardarlo, per quanto volesse bene a Kei, per quanto tutto quello che il più grande aveva detto fosse reale, lui non era come Yabu, non gliel’avrebbe data vinta.
“Cosa?” chiese Kei, accentuando il sorriso.
“Guarda che non mi freghi, lo so che non ti è piaciuto che ti sia venuto contro, ma Kei, mi pare un po’ troppo…”
“No!” lo interruppe Inoo. “Voi non capite proprio niente! Io ci sono rimasto molto male. Molto” sottolineò, iniziando a camminare per la cucina e Yuri si batté una mano sulla fronte, domandandosi cosa avesse mai fatto di male per ritrovarsi in quella situazione.
“Questo l’ho capito, ma…” si interruppe, sentendo una musica di sottofondo e guardò il più grande confuso.
“Ignoralo!”
“È il tuo telefono?”
“Sì, deve essere Kota che cerca inutilmente di fare pace con me, ma stavolta tra noi è tutto finito!” affermò risoluto quando d’un tratto il telefono si zittì improvviso.
“Lo vedi?”
“Cosa?”
Yuri iniziava a essere confuso dai modi di fare dell’amico.
“Non ci prova neanche!”
“A fare cosa?”
“A tentare di riconquistarmi!”
“Prego?”
“Yuri?” Yuya entrò nella cucina proprio prima che Kei gli potesse rispondere e Chinen ringraziò mentalmente il proprio fidanzato per il suo tempismo. “Ah, Kei, ciao! Sì è qui!”
“Chi è?” chiese Yuri, vedendo Yuya parlare al telefono.
“È Kota! Vuole parlare con…”
“Io non ci voglio parlare! Come faceva a sapere che ero qui?” domandò Kei, mettendosi seduto, incrociando le braccia al petto.
“Perché lo conosco troppo bene” rispose la voce di Yabu dall’altra parte, dopo aver sentito la domanda del fidanzato.
“Ha detto che ti conosce troppe bene” riferì Yuya.
“Beh, probabilmente non abbastanza come pensa!”
“Ha detto che non lo conosci…” Yuya stava per riferire il messaggio quando Yuri si avvicinò a lui e gli prese il telefono di mano passandolo a Kei.
“Non è il tuo segretario!” appuntò, muovendo il cordless in direzione del più grande, spronandolo a prendere il ricevitore.
Kei sollevò gli occhi al cielo afferrando la cornetta.
“Cosa vuoi?” rispose burbero.
“Kei, per favore, parliamone e non per telefono, soprattutto non quando sei a casa di altre persone!” appuntò.
“Io con te non ci voglio parlare, tra noi è tutto finito, l’hai detto tu prima!”
“Io non ho detto questo. Noi non abbiamo rotto, Kei, per cui, per favore torna a casa” gli chiese con fare esasperato che al più piccolo non piacque per niente.
“No. E io ti odio!” ribadì il concetto, riattaccando e posando il telefono sul tavolo, rannicchiandosi su se stesso, abbracciandosi le ginocchia, nascondendovi il volto.
Yuya e Yuri lo guardarono senza comprendere e Takaki sorrise, alzandosi dalla sedia, facendo sollevare Yuri che si era seduto su di lui, baciandogli poi una tempia: “Torno di là che ho del lavoro da concludere, ce la fai qui?”
Yuri annuì, sorridendogli: “Sì, vai” lo tranquillizzò, avvicinandosi poi a Kei e chinandosi, accarezzandogli le mani facendo in modo che sollevasse lo sguardo verso di lui, tentando di consolarlo.

*

“Scusami per l’intrusione!”
Yabu chinò il capo entrando in casa, cambiandosi le scarpe.
“Nessun disturbo, vieni… è di là con Yuri” gli sorrise Takaki incoraggiante, aprendo la porta della cucina e facendo cenno al fidanzato quando guardò in sua direzione, chiedendogli di uscire.
Kei guardò Yuri allontanarsi e poi Kota fare il suo ingresso e tornò a raggomitolarsi su se stesso.
Yabu sorrise a Chinen quando questi gli passò di fianco e lo ringraziò silenziosamente, avvicinandosi al fidanzato, prendendo una sedia, sistemandola davanti a lui.
“Kei-chan?” lo chiamò con voce gentile e un sorriso, posandogli le mani sulle ginocchia, per creare un contatto.
“No!” gli rispose Kei, senza alzare il volto dal rifugio delle proprie braccia.
“No?”
“Sì!”
“Sì o no?” gli chiese Kota, divertito e Kei sollevò la testa di scatto per cercare di parlare, ma fermandosi e mordendosi il labbro inferiore nel vedere il più grande sorridergli.
“Uffa, non prendermi in giro!” si lamentò.
“Non lo faccio, ma tu sei davvero buffo alle volte!”
“Tante grazie! Mi fa piacere che tu trovi i nostri litigi divertenti!”
“Non li trovo divertenti, Kei, ma capirai anche tu che alle volte sono un po’…”
“Attento a quello che dici, Yabu Kota!” lo minacciò, rilassandosi però maggiormente tanto che Yabu riuscì a fargli distendere le gambe sulle proprie, in modo che stessero uno di fronte l’uno all’altro ma sempre restando seduti su due sedie differenti.
“Mh…” Yabu ponderò bene la scelta degli aggettivi da usare, ma né sciocco, né infantile, come aveva pensato di aggiungere sarebbero andati bene. “Mh” continuò a pensarci, senza trovare il modo di concludere la frase e allora lo fece Kei per lui.
“Eccessivi?” provò, consapevole che il più grande avesse ragione.
Yabu sorrise, prendendogli una mano nella sua, giocherellando con le sue dita, facendogli il solletico sul palmo.
“Un po’… ma noi dovremo imparare a parlare di più e nessuno dovrebbe saltare a conclusioni affrettato o capire fischi per fiaschi quando l’altro parla” esordì restando vago.
“Io non faccio queste cose!” precisò Kei.
“Io non l’ho detto, infatti, amore” lo prese in giro Kota, sorridendogli, impedendo che l’altro si scostasse da lui infastidito, sporgendosi per abbracciarlo in vita.
“Kei, mi dispiace non essere un fidanzato particolarmente attento e se ci sono cose che io non arrivo a capire perché sono…”
“Stupido! Sei stupido, Kota!” lo interruppe Kei, senza pensare di essere o meno inopportuno con quel suo essere così diretto.
“Sì, beh… avrei usato un qualcosa di più carino, ma il senso è quello…” concesse.
Kei tacque un istante, fissando l’intreccio delle loro mani, poi parlò piano.
“Io avevo bisogno del mio fidanzato nel giorno più importante della mia vita e tu non eri lì!”
“Kei, ma lo sai che avevo da lavorare, ho provato a liberarmi, ma non ce l’ho fatta e mi è dispiaciuto moltissimo non poter assistere alla tua cerimonia di laurea!”
“Lo so… e non sto contestando questo, ma avresti anche potuto organizzare qualcosa per il mio rientro a casa, invece non hai fatto niente, dopo tutto il lavoro che avevo fatto!” recriminò.
“Ma Kei, ti ho fatto le mie congratulazioni, siamo andati a cena fuori il giorno dopo, era per festeggiare la tua laurea e tu avevi detto che andava bene…”
“Sì, ma cosa vuol dire? Insomma!” sbottò, frustrato dal fatto che il fidanzato non cogliesse cosa ci fosse che lo infastidiva. “Quando mai quello che dico corrisponde al vero? Tu devi leggere tra le righe!”
“Ma se hai appena detto che sono stupido! Dovresti sapere che con me devi essere chiaro.”
“Ma devo fare sempre tutto io così!” Kei si scostò dalla presa di Kota, abbassando esausto le braccia, mettendo un piccolo broncio.
“Dai, Kei… scusami, davvero. Io non pensavo di creare tutti questi problemi. Hai ragione tu ti sei impegnato tanto e io non ho valorizzato i tuoi sforzi!” disse, sporgendosi per cercare di baciare il fidanzato, ma Kei si scostò.
“Non dire più cose come quelle di prima!”
“Quali cose?” domandò Yabu, accarezzandogli la schiena con le mani, cercando di attirarlo sempre di più contro di sé.
“Se non sono un bravo fidanzato allora forse dovresti lasciarmi” lo citò Kei. “L’hai detto quando stavamo litigando. Io non ti voglio lasciare, anche se a volte fai degli errori io ti amo così come sei e non ti lascerei mai!” assicurò, guardandolo da sotto in su e Kota gli sorrise.
“Anche se decidessi di farlo io non te lo permetterei, Kei. Ero arrabbiato, mi sono sentito attaccato e ho reagito d’istinto, senza pensare a quello che dicevo” si giustificò. “Non voglio che mi lasci, Kei” parlò piano, avvicinandosi a lui e aspettando di vedere Kei sorridere prima di baciarlo sulle labbra.
“Tutto è bene quel che finisce bene, no?” commentò Yuri rivolto a Yuya, socchiudendo la porta.
“Yuri, non sta bene origliare!” lo criticò Yuya, lasciando però che un sorriso comparisse sul suo volto.
“Beh, allora perché sei rimasto anche tu?” precisò il più piccolo, abbracciando Yuya e spostandosi con lui di nuovo nello studio del più grande.
“Senti, ma non faranno niente di sconveniente nella nostra cucina, vero? Insomma, finiranno di fare pace a casa loro, vero?” domandò Takaki e Yuri inclinò il capo pensieroso.
“Spero di no, ma nel caso tra dieci minuti torniamo a controllare, Yuuyan!” gli disse, scoppiando a ridere nel vedere l’espressione di puro sconcerto sul volto del fidanzato.

comm: 500themes_ita, genere: oneshot, hey! say! jump: inoo kei, comm: diecielode, hey! say! jump: takaki yuya, tabella: wtunes - playlist, hey! say! jump: chinen yuri, genere: romantico, pairing: inoobu, pairing: takachii, fanfiction: hey! say! jump, hey! say! jump: yabu kota, genere: fluff, tabella: 500themes, series au: ariyama-inoobu, rpf, genere: au, warning: slash

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