Titolo: Sei solo tu la cosa che per me è importante
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Yamada Ryosuke, Chinen Yuri
Pairing: Yamachii
Rating: PG
Genere: fluff, romantico
Wordcount: 2.126
fiumidiparole Warning: slash
Note: la storia è scritta per la
500themes_ita con il prompt ‘Portarti con me’.
Il titolo riprende un verso di ‘Per me è importante’ dei Tiromancino.
Disclaimer: I personaggi non sono miei, non li conosco personalmente e quanto di seguito accaduto non vuole avere fondamento di verità. La storia è scritta senza alcuno scopo di lucro.
Tabella:
500themes Un piccolo pensierino sotto l’albero, per
nellieklash.
Spero ti piaccia! Buon Natale!! *-*
Ryosuke si svegliò non esattamente di buon umore quella mattina e non aveva affatto voglia di alzarsi dal letto: era tornato a casa per passare le feste natalizie con i genitori, le sorelle e tutti i parenti perché così voleva sua madre dal momento che, fino all’anno nuovo, non avrebbe dovuto lavorare e aveva quindi quasi una settimana libera da passare come meglio preferiva.
E in realtà, Ryosuke, in virtù proprio di quella particolare situazione di relax, aveva in mente davvero altri programmi per le feste, ma la donna aveva giocato la carta del più classico ‘lavori talmente tanto che non stai mai a casa’ sperando si muoverlo a compassione e Yamada non aveva avuto cuore di dirle di no.
Non che gli dispiacesse stare un po’ con la famiglia, era comodo non dover pensare a farsi da mangiare tre volte al giorno, fare la spesa o il bucato, ma quell’anno per Ryosuke era proprio speciale perché era il primo che avrebbe potuto trascorrere con il suo ragazzo.
Dopo aver passato anni a rincorrere un amore che credeva impossibile, era finalmente riuscito a confessarsi a Yuri, scoprendo di essere ricambiato: e da quel giorno era stato il ragazzo più felice di tutto il Giappone.
Aveva fatto programmi, pensato di organizzare finalmente il loro tempo senza preoccuparsi di far incastrare i loro impegni e alla fine tutto si era concluso nel niente più assoluto.
Si rigirò tra le coperte, sentendo la madre bussare alla sua porta e avvisarlo che la colazione fosse pronta e di non tardare e Ryosuke prese il cellulare dal comodino mandando una mail proprio al fidanzato.
“Buongiorno, Yuri, buona vigilia di Natale!
Mia madre mi reclama, le ho promesso di aiutarla a sistemare le ultime cose per il cenone di questa sera, ma non ho affatto voglia. Tu come stai?” osservò il cursore lampeggiare sullo schermo mordendosi un labbro, indeciso se aggiungere o meno qualcos’altro.
Quando aveva parlato con Yuri l’ultima volta, tre giorni prima, quando era appunto tornato a casa, non era riuscito a capire cosa l’altro avesse pensato riguardo quella separazione forzata; a Ryosuke non era sembrato troppo dispiaciuto, né arrabbiato con lui perché non potevano passare insieme quel loro primo Natale e il più grande un po’ se ne era rammaricato. Inoltre, sebbene avesse avuto poco tempo per chiamarlo o scrivergli, Ryosuke ci aveva provato, ma Yuri non aveva mai risposto. Solo una volta gli aveva scritto una mail in cui gli diceva che anche lui aveva approfittato della sua assenza per passare del tempo con i genitori, ma Ryosuke l’aveva sentito freddo, non voleva farsi chissà quali viaggi mentali, sapeva che Chinen odiava quando diventava paranoico, ma non ci poteva fare niente.
Sospirò, rileggendo ancora una volta il messaggio e aggiungendo quello che aveva in testa: non ne poteva fare a meno.
“Mi manchi, Yuri. Avrei voluto portarti con me. Spero ti possa divertire stasera. Ryo” firmò semplicemente, premendo il tasto di invio prima di cambiare idea: non era un messaggio estremamente sdolcinato e poi erano cose che provava davvero, ma sperava comunque che Yuri non lo intendesse nel modo sbagliato, che non lo ritenesse soffocante e non pensasse che gli scrivesse quelle cose perché si sentiva in colpa.
“Ryo!” la voce della madre che lo chiamava con insistenza, alla fine, lo costrinse a smettere di pensare e arrovellarsi il cervello, facendo in modo che si alzasse dal letto e scendesse a fare colazione per potersi così mettere a lavoro.
Durante tutto il giorno, poi, Ryosuke non si era fermato un momento, aveva accompagnato la madre al negozio a fare spesa, dove avevano trovato pressoché il mondo dal momento che tanti altri come loro avevano dimenticato chissà quale fondamentale dettaglio per la cena di quella sera e avevano affrontato una fila non indifferente alla cassa prima di riuscire a uscire dal supermercato.
Ed era ovviamente toccato a lui portare tutte le buste per conto della madre, seguendola fino a casa, lasciandola alle faccende domestiche e venendo spedito nuovamente fuori alla ricerca di un determinato tipo di filo di luci decorativo da sistemare sull’albero che era già abbastanza appariscente senza bisogno di ulteriori accorgimenti.
Quando era riuscito a mettere di nuovo mano al cellulare, poi, aveva scoperto con suo rammarico e delusione che non vi era alcun messaggio da parte di Yuri, controllò pertanto le mail inviate e vide che non vi era alcun errore di notifica, ma semplicemente l’altro non gli aveva risposto.
Un po’ mogio si mise a sistemare le altre decorazioni, venendo poi rapito dalla sorella più piccola la quale ci teneva personalmente a scegliere la sua mise per la serata per fargli fare, testuali parole, un figurone.
Ryosuke, sebbene non avesse alcuna voglia di festeggiare, non poteva deludere in quel modo l’entusiasmo della madre e delle sorelle, rendendo anche a loro pesante quella giornata, per cui si era sforzato di sorridere, di trovarsi a proprio agio in mezzo a tutti i parenti, ma neanche il cibo gli sembrava poi così appetitoso.
Era preoccupato, continuava a pensare a Yuri al motivo per cui non si fosse fatto sentire per niente in quei giorni e a cosa stesse facendo, se si divertisse o meno come lui, se un pochino lo pensasse.
“Ryosuke, per favore, vai tu ad aprire?”
La madre, che stava servendo a tavola una torta a forma di albero di Natale chiese gentilmente al figlio di fare le sue veci alla porta.
“Chi è a quest’ora? Aspettiamo qualcuno?” le domandò Ryosuke, dal momento che la donna non si era posta alcun quesito sull’identità dell’ospite notturno, avvicinandosi all’ingresso.
“Chi è?” domandò, accostando l’orecchio alla porta per sentire la risposta.
“Sono io” si identificò una voce a lui nota e Yamada spalancò gli occhi, abbassando la maniglia aprendo la porta.
“Yuri!” esclamò vedendo il proprio fidanzato vestito in modo impeccabile, rimanendo a osservarlo incantato, stupito che si trovasse lì.
“Bene arrivato Yuri, caro. Ryo, non essere maleducato! Fallo accomodare e chiudi la porta, fa freddo e stiamo aspettando solo voi per il dolce!” la madre di Ryosuke si affacciò all’ingresso, salutando il proprio ospite e Yamada si volse a guardarla.
“L’hai invitato tu?” chiese, cedendo il passo a Yuri che si tolse il cappotto, levandosi poi le scarpe.
“Certo che sì! Ci siamo incontrati ieri e l’ho invitato, lui e i suoi erano a cena con i parenti in un ristorante qua vicino e ho pensato che potesse esser carino che mangiassimo insieme il dolce. Non te l’avevo detto?” chiese al figlio pensierosa, scuotendo poi una mano per aria, cenno che non fosse comunque rilevante, facendogli segno di seguirla in casa.
Chinen si voltò verso Yamada, ancora sorpreso da quell’inaspettata visita, ma felice che l’altro fosse lì con lui.
“Ohi, se ti sconvolge tanto me ne vado” gli disse, passandogli una mano davanti al viso e Ryosuke scosse la testa.
“No! No, anzi, mi fa piacere. Io sono solo sorpreso. Sono felice che tu sia qui Yuri!” affermò, avvicinandosi a lui e sfiorandogli il dorso della mano con le dita. “Non hai risposto ai miei messaggi in questi giorni e stamattina…”
Yuri lo interruppe, muovendo le dita e intrecciandole con quelle del più grande accennando un sorriso divertito.
“Sono stato impegnato anche io con mia madre che preparava la festa e poi dopo che ho incontrato la tua volevo farti una sorpresa. Direi che ci sono riuscito. Avevi una faccia quando mi hai aperto” lo prese in giro.
Yamada sorrise, il primo vero sorriso dopo giorni, annuendo.
“Mi stavo annoiando a morte ed ero preoccupato, non sapevo cosa pensare quando non rispondevi a i miei messaggi e credevo mi odiassi!”
Chinen scosse la testa, passandogli una mano tra i capelli, scompigliandoglieli scherzosamente.
“Lo sapevo che avresti fatto lavorare troppo il cervello, scemo!” lo prese in giro e Yamada lo strinse contro di sé abbracciandolo.
“Mi sei mancato” mormorò Yamada, poggiando la fronte contro la sua.
“Anche tu, Ryo” ammise a sua volta Chinen.
“Ma adesso siamo insieme. C’è un dolce che ci aspetta, sai d’un tratto mi è venuta fame!” rise Yamada, prendendolo per mano e tornando con lui in sala dai parenti.
Qualche ora dopo, poi, quando ormai in casa era tornata la quiete, Yamada raggiunse Chinen seduto su una poltrona vicino al fuoco e lo baciò sulle labbra, sentendo il suo viso bollente per essere stato troppo vicino a quella fonte di calore, prendendogli una mano e facendo in modo che si alzasse per prendere il suo posto, facendolo sedere di traverso sulle proprie gambe.
“È stata una bella festa!” disse Chinen, lasciando che Yamada lo stringesse in vita.
“Sì, da quando sei arrivato sì! Sono felice che resti a dormire qui, mia mamma ti sta preparando il letto!” lo informò.
“Perché, il tuo non andava bene?” lo prese in giro il più piccolo, poggiandogli le mani sulle spalle.
“Per me sì, ma lei non lo sa!” ridacchiò Ryosuke, sfiorandogli una guancia con la mano, spostandosi indietro, lasciando scivolare le dita sull’orecchio e dietro la nuca, attirandolo verso di sé per baciarlo.
Yuri rispose con dolcezza a quella richiesta, schiudendo le labbra, spingendo appena in avanti la lingua, segnando il contorno della bocca del più grande, allontanandosi poi divertito quando sentì Yamada tendersi per impedirgli di spostarsi.
Yamada mugolò di disappunto, facendo ridere il più piccolo che si accoccolò contro di lui, poggiando la testa sulla sua spalla, sospirando soddisfatto.
“Sai una cosa?” iniziò Chinen, sentendo le mani di Ryosuke scivolare sulla sua schiena e carezzargli una gamba, infilando una mano tra le cosce, muovendo le dita pigramente su di lui. “Mi sarebbe dispiaciuto passare lontani questo primo Natale… mi sono quasi autoinvitato qui perché volevo vederti” ammise e Ryosuke lo strinse a sé più forte.
“Sono felice che l’abbia fatto, Yuri, tu non sei come me, non dimostri spesso i tuoi sentimenti, poi fai cose come questa che mi sorprendono e mi fanno capire quanto invece ci tieni” gli disse, spostando il viso per guardarlo negli occhi.
“Tu invece sei troppo appiccicoso!” mormorò Chinen, tirando indietro la testa per osservare meglio la sua reazione a quell’accusa.
“Non è vero, sono romantico! Mi piace riempirti di coccole e farti sapere che per me sei importante. Ci ho messo tanto a decidermi a dirti quello che provavo, ho perso troppo tempo e voglio recuperare.”
“Beh, sì, in effetti, se non fosse stato per me…” lo provocò Yuri, divertito.
“Oh, Yuri! Io sono serio!”
“Anche io!” rincarò, scoppiando poi a ridere e posando le labbra su quelle di Ryosuke, per farsi perdonare.
“Ti prendo in giro, è troppo divertente, ci caschi sempre!”
Ryosuke sollevò gli occhi al cielo e mosse la gambe, spostandosi in modo da far scivolare Yuri seduto accanto a sé, incastrandolo tra il proprio corpo e il bracciolo della poltrona, tirandogli leggermente i capelli per punizione.
“Devi ringraziare che ti amo perché altrimenti…”
Yuri spalancò gli occhi e Ryosuke si interruppe a disagio, rendendosi conto di quello che aveva appena detto senza pensarci.
“Ryosuke...”
“Scusa!” si affrettò a spiegare il più grande. “Scusa, no- tu non farci caso. Io ecco… puoi dimenticarlo se vuoi, io non-”
Yuri gli poggiò le mani sulle guancie, tenendogli ferma la testa in modo che anche gli occhi si posassero su di lui e la smettessero di sfuggire i propri.
“Lo pensi davvero?” chiese Yuri.
Yamada smise quasi di respirare per un istante, prima di annuire piano.
“Non l’hai detto così per dire?”
“Yuri, queste non sono cose che si dicono tanto per… insomma, cioè io ti amo, ma se…”
Chinen lasciò scivolare le mani sulle sue spalle, stringendolo a sé e parlando piano contro il suo orecchio.
“Grazie” mormorò, prima di nascondere il volto contro il suo collo e parlare piano, un sussurro quasi impercettibile. “Anche io.”
Fu adesso Yamada a spalancare gli occhi e scostarsi dal più piccolo per guardarlo.
“Eh?”
“Non ho intenzione di ripeterlo” mise in chiaro Chinen arrossendo.
“Eh? No, Yuri, ti prego, ho sentito bene?”
“Dipende. Cosa pensi che abbia detto?” chiese, accennando un sorriso, spostandosi per rimettersi dritto, sedendosi per quanto poté insieme a lui sulla poltrona, infilando i piedi tra le gambe di Yamada.
“Insomma, io ti ho detto… e tu mi hai detto…” lasciò in sospeso Ryosuke, troppo emozionato, troppo felice per il fatto di sapere che non era l’unico ma che anche Chinen lo amasse allo stesso modo.
Il più piccolo scosse il capo, ridacchiando: “Non ho capito niente” lo prese in giro e Ryosuke sorrise, gli fece passare le braccia attorno al torace, stringendolo a sé, poggiando la fronte contro la sua.
Chinen fece scivolare le mani sulle spalle del più grande, scendendo verso il basso e Yamada chiuse gli occhi, baciò piano le sue labbra morbide e stavolta non ebbe bisogno di ulteriori conferme, perché nel silenzio di quell’intimo momento, aveva percepito modellarsi sulle proprie labbra quelle di Yuri che confessarono: “Ti amo.”