[Hikanoo] You can leave your hat on

Nov 28, 2012 11:47

Titolo: You can leave your hat on
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Yaotome Hikaru, Hinoo Kei
Pairing: Hikanoo
Rating: nc-17
Genere: AU, erotico
Wordcount: 2.694 fiumidiparole
Note: la storia è scritta per la community diecielode per la tabella Humanity Strip con il prompt ‘cappello’ e per la 500themes_ita con il prompt ‘lasciare andare’.
Spin off di questa storia.
Warning: slash
Disclaimer: I personaggi non sono miei, non li conosco personalmente e quanto di seguito accaduto non vuole avere fondamento di verità. La storia è scritta senza alcuno scopo di lucro.
Tabella: Humanity Strip
Tabella: 500themes

Una volta sceso dal treno, Kei si sistemò il cappello sulla testa, premendolo bene e guardandosi attorno spaesato in quella nuova stazione.
Prese il foglio che Daiki gli aveva scritto, con il disegno fatto alla bene e meglio del percorso che avrebbe dovuto fare per trovare la facoltà di Hikaru, cercando di orientarsi.
Strinse il manico del trolley tirandoselo dietro e iniziò a camminare, sentendosi leggermente nervoso ora che era arrivato: era in ansia, emozionato alla prospettiva di rivedere il suo ragazzo dopo quattro settimane di lontananza.
Si erano sentiti quasi tutti i giorni da quando il più piccolo era partito e ogni giorno dopo aver chiuso con lui la telefonata, Kei si sentiva svuotato, provava un misto di serenità e panico perché era felice di averlo sentito ma al contempo triste perché sapeva che avrebbe dovuto aspettare il giorno dopo o quello dopo ancora per parlargli di nuovo.
E gli mancava, gli mancava davvero tanto: era andato via troppo presto e Kei non era riuscito ad assaporare che quei pochi momenti insieme, si crogiolava nei ricordi e nelle sensazioni che aveva provato con i suoi baci e il suo tocco gentile su di sé.

“Kei-chan!” l’aveva scosso Yamada due giorni prima. “Hai intenzione di continuare a stare qui senza far niente?”
“In che senso?” aveva chiesto il più grande, guardando Daiki, quella sera ospite a cena a casa loro.
“Sembri un’anima in pena, perché non vai a trovarlo?” gli aveva chiesto diretto Yamada.
“Ma Ryo! Non posso!”
“E perché mai?”
“Perché dovrebbe essere lui a invitarmi, no? Cioè, è passato solo un mese, non mi sembra il caso di…”
Yamada aveva mosso per aria una mano, fermandolo.
“Ma che fesserie!”
“Scusa?” Kei era oltremodo sconvolto dall’atteggiamento poco carino che Ryosuke stava avendo nei suoi confronti.
“Sapevo che l’avresti detto, per cui ecco!” si era alzato per prendere qualcosa dalla credenza e gli aveva dato una busta bianca.
“Che è?”
Kei l’aprì, trovandosi in mano quattro biglietti del treno, spalancando gli occhi.
“Ryo!”
“Consideralo un regalo di compleanno anticipato da parte nostra!” aveva detto indicando sé e Daiki.
“Ma al mio compleanno mancano ancora tre mesi!”
“Eh, infatti, è un gran bel regalo. Hikaru non abita dietro l’angolo dopotutto, devi fare due cambi. Stai attento!” si raccomandò, come se dovesse partire a momenti.
“Ma… ma io…”
“Non devi dire niente” lo tolse d’impiccio Daiki, guardandolo dolcemente, dando una spinta al braccio del fidanzato che era stato brusco sebbene, Arioka lo sapeva, l’aveva fatto perché voleva vedere Kei felice. “E non dire niente a Hikka, gli farai una sorpresa e sono sicuro che sarà contentissimo!” gli aveva assicurato.
Kei aveva guardato i biglietti ancora una volta ed emozionato li aveva ringraziati, abbracciando prima l’uno poi l’altro.

E se quando aveva pensato alla prospettiva di passare il week-end con il proprio ragazzo era stato felice, adesso che si ritrovava davanti all’ingresso della, sperava lo fosse, facoltà di Hikaru stava avendo dei ripensamenti.
“Forse avrei dovuto avvisarlo che sarei venuto. Magari oggi non ha lezione. Magari ha un esame e questo week-end voleva stare a studiare. Aaah, ma perché ho dato retta a quei due! Ryo-chan l’ha fatto sicuramente perché voleva starsene a casa da solo ad amoreggiare con Daiki!” parlò a voce alta decidendo di chiamare Hikaru fingendo di non trovarsi lì per sapere se fosse o meno opportuno disturbarlo, ma voltandosi di scatto per andarsene finì per andare a sbattere contro qualcuno.
“Oddio, scusa!” disse precipitoso, sbilanciandosi all’indietro, tenuto fermo da una mano che lo prese repentino per un gomito.
“Scusa tu!” sentì dirgli dalla controparte. “Tutto apposto?”
“Sì, perdonami, non guardavo dove stavo andando” si scusò, vedendo il ragazzo sorridergli.
“Anche io… sono in ritardo e quindi non sono stato attento!”
Kei abbozzò un sorriso, levandosi il cappello con fare imbarazzato, guardandosi attorno.
“Ti sei perso per caso? Non ti ho mai visto in facoltà” gli chiese lo sconosciuto.
“Ah, no… infatti, io sono qui perché cercavo una persona, ma…”
“Koootaaa!” una terza voce fece voltare il ragazzo che parlava con Kei.
“Oh, non ero in ritardo allora!” lo sentì commentare divertito e Inoo sbirciò oltre la sua spalla, vedendo un ragazzo camminare a passo svelto verso di loro.
“Hikaru” mormorò, sentendo il proprio cuore perdere un battito e poi accelerare veloce.
Il ragazzo di nome Kota si volse verso Kei sorpreso e Hikaru moderò l’andatura.
“Kei-chan!” si stupì a sua volta Hikaru quando lo riconobbe; nel sentirsi chiamare dal fidanzato Inoo non capì più niente: lasciò andare il cappello e fece di corsa i pochi metri che lo separavano da Hikaru saltando in braccio al più piccolo, abbracciandolo in collo, lasciandosi stringere e sollevare da terra.
“Hikka, ti ho trovato” mormorò quasi senza fiato, stringendoselo contro.
“Kei-chan, che ci fai qui? Che bella sorpresa!” gli chiese Hikaru, rimettendolo a terra e scostandolo un poco da sé, sorridendogli.
“Io… mi mancavi e Ryo-chan e tuo fratello mi hanno regalato i biglietti del treno” spiegò, guardandolo in viso, mordendosi un labbro. Non gli sembrava vero di essere lì con lui finalmente e ripeté: “Mi sei mancato tanto e io volevo vederti” ammise, abbassando lo sguardo.
“Hai fatto benissimo!” lo tranquillizzò Hikaru, sfiorandogli i capelli e vedendo Kota avvicinarsi a loro con la valigia di Kei e il suo capello.
“Tieni!” lo tese all’amico che lo infilò sulla testa di Kei, guardandolo affascinato.
“Ma che carino!” gli disse, passandogli una mano sulla guancia. “Grazie, Kota!” si rivolse poi al compagno di corso.
“Ah, grazie!” rispose a sua volta Inoo prendendo la valigia e stringendo il manico. “Mi spiace essermi scontrato con te!” ripeté chinando leggermente il capo.
“Non ci pensare!” lo tranquillizzò, guardando poi Hikaru che fece le presentazioni.
“Kota, lui è Kei, il mio ragazzo. Kei-chan, lui è Yabu Kota, è il mio migliore amico e compagno di corso” gli spiegò.
Kei accennò un inchino verso Kota, il quale lo imitò e gli sorrise.
“Hikaru mi ha parlato molto di te e molto bene!” lo rassicurò e Inoo annuì. “Ti ha fatto proprio una sorpresa, eh Hikka?” lo stuzzicò Yabu.
“Sì, bellissima. Non me l’aspettavo, ci siamo sentiti l’altro giorno e non mi hai detto niente. Poi poco fa ho chiamato Daiki, ma neanche lui me ne ha parlato.”
“Aah, vero, ho dimenticato di chiamarli per dirgli che sono arrivato!” si ricordò Kei, cercando il cellulare, fermato da Hikaru che gli posò una mano sulla spalla.
“Ehm, Kei-chan, avvisiamoli dopo!”
“Eh, perché? Magari si preoccupano se non mi sentono!”
Hikaru scosse il capo. “Fidati, fidati Kei, adesso non è il momento!” ripeté e Kota si mise a ridere, facendo voltare Kei che realizzò dopo qualche istante spalancando la bocca.
“Ah, oh! Lo sapevo io che mi volevano fuori casa solo per starsene da soli! Altro che lo faccio per te, quello scemo di Yamada!” borbottò tra sé.
“Hikaru” si rivolse poi Kota al più piccolo. “Senti, visto che Kei è qui perché non andate a casa, sarà stanco dal viaggio, ci penso io a prendere le dispense anche per te” gli disse, guardando l’ora. “Purtroppo io ho un impegno nel primo pomeriggio e non posso stare molto, come ti ho detto!” gli ricordò.
“Oh, se dovete fare qualcosa per l’università non preoccupatevi, io posso aspettare!” si intromise Kei, dispiaciuto di aver sconvolto i loro piani.
“No, no, nessun problema, Kei-chan” si affrettò a chiarire Hikaru. “Senti, sei molto stanco? Devo solo prendere delle copie per il prossimo esame e parlare con un professore, poi possiamo tornare a casa o farci un giro” propose, grattandosi la testa riordinando le idee, decidendo cosa fosse opportuno fare dal momento che Kei aveva con sé la valigia.
Il più grande sollevò le mani e scosse il capo.
“Per me non ci sono problemi, non sono stanco. Voi potete andare, io…” si guardò intorno individuando un bar vicino e indicandolo. “Guarda, io mi siedo lì e prendo qualcosa da mangiare. Non voglio sconvolgere i vostri impegni, davvero!” li spronò a fare come si erano organizzati prendendo il trolley e allontanandosi prima che i due potessero ribattere.
“È carino!” commentò Kota osservando Kei camminare e guardare a destra e a sinistra prima di attraversare la strada per raggiungere il bar.
“Sì molto ed è mio! Andiamo! Non lo guardare!” gli disse divertito Hikaru, spingendolo per le spalle, facendo ridere l’amico.

*

“Yabu-kun?” chiese Kei vedendo Hikaru raggiungerlo al bar da solo.
“Aveva da fare, ha detto di salutarti e ha chiesto, se ti trattieni un po’, di farci sentire anche domani sera per uscire insieme, gli farebbe piacere” gli spiegò, sedendosi e guardando la seconda lattina di tè e il bicchiere vuoto.
“Molto volentieri, ah ho preso questo per te” gli disse Kei “Ho pensato che potessi avere sete!” sorrise Inoo, guardandolo.
“Sankyu” rispose Hikaru, aprendo la lattina e versandosi da bere. “Ci voleva proprio!” sospirò soddisfatto, guardando Kei e accostandosi poi maggiormente verso di lui. “E sai cos’altro ci starebbe bene adesso?” domandò piano.
Kei chinò il capo interrogativo e il più piccolo gli tolse il cappello dalla testa, accostandolo contro la sua guancia sporgendosi verso di lui per sfiorargli le labbra con le sue, nascosto a sua volta dietro la tesa.
Inoo spalancò gli occhi e poi sorrise, tendendosi di nuovo verso di lui schiudendo appena le labbra poggiandole su quelle di Hikaru, separandosi però troppo velocemente.
“Sì, ci voleva!” concordò con lui, mentre Hikaru gli sistemava di nuovo il cappello sulla testa.
“Sono proprio contento che tu sia qui, Kei” gli confidò, avvicinando discretamente una mano a quella del più grande e prendendo a giocherellare con due dita.
“Quando mi hanno regalato i biglietti non ci volevo credere. Non vedevo l’ora di essere qui, poi però ho pensato che avrei potuto disturbarti e…”
“Ma non mi disturbi affatto!”
“Beh, potevi avere un esame e dover studiare” cercò di farlo ragionare.
“E allora, avrei fatto entrambe le cose, studiare e stare con te” gli spiegò a sua volta Hikaru e Kei annuì.
“Cosa voi fare adesso, Kei-chan?” domandò Hikaru al più grande, il quale si strinse nelle spalle.
“Potremo fare un giro, ma non so se con la valigia sia pratico” domandò dubbioso.
Hikaru finì il suo tè e si alzò dal tavolino, prendendo il trolley dell’altro, invitandolo a imitarlo.
“Andiamo a casa, non abito molto lontano. Depositiamo questo e poi usciamo!” propose, ricevendo in cambio da Kei un cenno affermativo.

*

“Prego!” Hikaru aprì il portone di casa cedendo il passo a Kei che entrò, aspettando che l’altro lo seguisse e chiudesse l’uscio prima di togliersi le scarpe.
“Non è grandissima, ma per me è sufficiente!” spiegò Hikaru facendogli fare un piccolo tour che si esaurì nel giro di pochi minuti, terminando nella camera da letto, dove sistemò la valigia del suo ospite accanto alla scrivania.
Kei si guardò intorno, osservando l’arredamento semplice e tutto sommato ordinato.
“Ci trattiamo bene!” disse Kei indicando lo spazioso letto a una piazza e mezzo.
“Mi piace stare comodo la notte quando dormo!” rispose prontamente Hikaru, avvicinandosi da dietro al ragazzo e abbracciandolo, posando il mento sopra la sua spalla, baciandogli pigramente il collo.
Kei incrociò le proprie braccia su quelle di Hikaru, accarezzandogli la manica della camicia, abbandonandosi contro di lui, sospirando piano.
“Hai ancora voglia di uscire?” mormorò Hikaru contro la sua pelle, infilando le mani oltre i vestiti, accarezzandolo, sentendolo rabbrividire.
“No” mormorò Kei con voce improvvisamente roca, voltandosi in quella stretta e cercando urgentemente le labbra del più piccolo, stringendolo in collo, baciandolo come aveva desiderato di fare da quando l’aveva incontrato.
“Finalmente” sospirò quando si separarono, guardandolo negli occhi e sollevando un braccio per levarsi il cappello, ma fermato dall’altro che gli sorrise.
“No, lascialo” gli chiese, prendendogli una mano e spostandosi insieme verso il letto, tornando a baciare Kei, posandogli le mani sui fianchi e facendolo sedere sul materasso. Il più grande lo lasciò fare quando le mani di Hikaru si spostarono a spogliarlo piano, imitandolo, cercando di non mettere troppa urgenza nei suoi gesti, anche se era troppa l’impazienza che aveva di sentirlo completamente.
Scivolò con il sedere al centro del letto, permettendo a Hikaru si raggiungerlo e stendersi tra le sue gambe, mentre con le mani gli accarezzava le cosce, risalendo verso l’inguine, senza però toccarlo dove Kei avrebbe voluto, proseguendo verso lo stomaco e il petto; sul collo che Kei espose al tocco delle sue mani, a quello delle labbra e dei denti che morsero, risalendo sul mento, giungendo alle labbra, suggendole, arrossandole, prima di allontanarsi.
“Io non so se tu sia così eccitante di natura o è per la particolare situazione, ma non riesco a resisterti” confessò Hikaru tra gli ansimi, l’erezione tra le sue gambe che implorava per essere soddisfatta, per entrare in quel calore, assaporare quel corpo da cui per troppo era stato lontano.
“Allora non ti trattenere, lasciati andare e fammi gridare” gli chiese Inoo con tono sensuale e impaziente e Hikaru non riuscì più a trattenersi: avrebbe voluto prendersi del tempo dal momento che erano stati per tanto tempo lontani, ma l’istinto non ne voleva sapere di stare dietro alla ragione e allora si lasciò andare, come gli aveva chiesto Kei.
Lo preparò brevemente, infilano un primo e un secondo dito dentro di lui perché non voleva essere irruento e fargli del male, penetrandolo piano quando i sospiri di Kei gli diedero modo di capire che fosse più che pronto per lui e si spinse in quel corpo caldo e accogliente, emettendo un sospiro appagato, stringendo Inoo per le braccia, sentendo le mani di Kei ricambiare con altrettanta foga, ansimando anche lui, gemendo e piegando le ginocchia, sollevando il sedere per scivolare meglio verso di lui e sentirlo.
La sua voce inframmezzata da gemiti e sospiri chiamava il suo nome, chiedendogli di più, voglia che Hikaru non tardò a soddisfare, muovendosi veloce, uscendo da lui e affondando di nuovo con forza, senza freni né inibizioni, lasciandosi semplicemente andare all’istinto.
Fece passare un braccio sotto la schiena di Kei sollevandolo di scatto: Kei puntò i piedi sul materasso, stringendo Hikaru in collo, sentendo il suo sesso affondare ancora di più in lui e gridando tutto il suo piacere, muovendosi su di lui e con lui, stringendogli le spalle, attirandolo contro il proprio petto; una mano del più giovane gli circondava il sesso, stringendolo, portandolo verso il piacere assoluto, costringendolo a venire tra i loro stomaci e poi, dopo altre spinte, anche Hikaru si lasciò andare all’orgasmo, stringendo contro di sé il corpo di Kei.
Inoo distese le gambe senza più forze e Hikaru fece in modo che si stendesse sul letto, sfilandosi piano dal suo corpo, chinandosi accanto a lui e levandogli il cappello, lasciandolo rotolare sul pavimento, passandogli una mano tra i capelli.
Kei mugolò, raggomitolandosi contro il petto di Hikaru, intrecciando le gambe con quelle del più piccolo che rise, stringendolo a sé.
“Stai bene?” mormorò Hikaru, baciandogli la fronte e Kei schiuse gli occhi.
“Mai stato meglio in tutta la mia vita” confessò, voltandosi nel suo abbraccio e facendo aderire il petto alla schiena di Hikaru, facendo sorridere l’altro.
“Kei, posso chiederti una cosa?” domandò Hikaru dopo qualche istante.
“Mh?” Inoo intrecciò le loro mani insieme e torse un po’ il busto per riuscire a guardarlo.
“Perché non mi hai detto che volevi vedermi?”
Inoo abbassò lo sguardo, imbarazzato.
“Non volevo essere appiccicoso e pressante, insomma… è passato solo un mese” ribadì lo stesso concetto che aveva espresso con Yamada e Daiki.
“E allora?” lo contraddisse Hikaru. “Non è una questione di giorni… per me questo mese è sembrato infinito, se non fossi venuto tu questo fine settimana avevo intenzione di tornare io il prossimo. Anche tu mi manchi tanto, Kei” gli disse, passando il naso tra i morbidi capelli scuri, inspirando il suo profumo e stringendolo. “Avresti dovuto dirmelo, scemo” lo rimproverò dolcemente, scivolando con le labbra sul collo, facendogli il solletico.
Kei cercò di divincolarsi dalla sua stretta e si arrese.
“Ok, ok, non lo farò più, promesso” riuscì a dire, voltandosi verso di lui, poggiandogli una mano sulla guancia, accarezzandolo piano. “Posso chiederti io una cosa?” replicò a sua volta.
“Dimmi” Hikaru annuì piano.
“Possiamo stare un altro po’ così?” domandò.
“Certo, Kei, di sicuro non mi stancherò di abbracciarti” gli disse in modo dolce e Kei sospirò beato.
“Bene, perché vorrei che mi tenessi così per sempre!”

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