[Nakame] The truth is turned out to be a lie

Sep 22, 2012 13:01

Titolo: The truth is turned out to be a lie [The last song - McFly]
Fandom: RPF - KAT-TUN
Personaggi: Nakamaru Yuichi, Kamenashi Kazuya
Pairing: Nakame
Genere: malinconico
Rating: nc-17
Warning: slash, ooc
Wordcount: 979 fiumidiparole
Note: storia scritta per la 500themes_ita con il prompt “Colto sul fatto”
Disclaimer: I personaggi non sono miei non li conosco personalmente, niente di seguito descritto vuole avere fondamento di verità. La storia non è scritta a fini di lucro.
Tabella: 500_themes


Nakamaru era disteso sul divano e beveva una birra. Non era la prima della serata, ai suoi piedi erano abbandonate altre tre bottiglie; scolò anche l’ultima goccia, tentando di rimettersi in piedi, prima di ricadere sul divano a causa dei grandi giramenti di testa provocati dall’alcool. Si mise a sedere con cautela stavolta, passandosi le mani tra i capelli, frustrato.
Non avrebbe mai creduto possibile una cosa del genere, pensava che un simile destino non sarebbe mai potuto toccare a lui, si era illuso e adesso ne pagava le conseguenze.
Quando si era dichiarato a Kame, anzi prima di dichiararsi a lui aveva ponderato a lungo; non voleva essere un sostituto di Jin, non voleva che i sentimenti che provava per il più piccolo venissero sporcati da un legame malsano.
Quando poi si era deciso e l’altro aveva accettato di iniziare a frequentarlo era stato felice, aveva cercato di accontentarlo il più possibile, di assecondare ogni sua richiesta, credeva che stessero bene insieme, fino a che non gli era stata sbattuta in faccia la realtà e l’aveva visto: l’aveva godere, l’aveva sentito gemere, mentre faceva sesso con Koki.
Colti sul fatto: e in quel momento Yuichi aveva capito, aveva capito che a Kazuya non interessava niente di chi avesse accanto, non gli importava quanto una persona tenesse a lui, non era quanto una persona l’amasse ciò che contava; l’importante era sfogare i suoi dispiaceri, l’importante era che non si sentisse solo e abbandonato, come l’aveva invece fatto sentire Jin.
Nakamaru credeva di poter essere lui quella persona, si era illuso di poter avere un posto nel suo cuore, ma aveva fallito.
“Cosa ci fai ancora sveglio?”
Sentì una voce alle sue spalle, ma non si volse; attese che l’altro si avvicinasse e gli circondasse le spalle con le braccia in modo tenero, come se non ci fosse niente a turbarlo, come se non sentisse alcun rimorso di coscienza nel posargli le labbra dolcemente sul collo, mentre solo qualche ora prima si faceva scopare da un altro su quello stesso divano.
“Andiamo a letto” gli consigliò Kame, sollevandosi, ma Nakamaru si alzò in piedi, piegando le ginocchia sulla seduta, voltandosi verso di lui.
“Aspetta!” lo fermò, prendendogli una mano, portandosela al volto e iniziando a baciargli le dita, sostituendole poi con le proprie. Si passò il pollice sul labbro inferiore, sorridendogli in modo eloquente.
“Yuu!” lo fermò Kame, con un sorriso mesto. “Stasera non mi va, scusa sono stanco!” gli disse, scostandosi, ma sentendo il più grande iniziare a ridere piano, lasciando andare la presa.
“Immagino…” esordì Nakamaru, venendo guardato dall’altro in modo confuso. “Comprendo che lo sia, deve essere stato abbastanza sfiancante farsi scopare da Koki, eh, Kame-chan?” gli disse, volutamente cattivo: non aveva intenzione di fare la parte del bravo fidanzato, si era stancato di interpretare il ruolo di quello che comprende sempre la situazione ed è l’unico a soffrire. Kame doveva rendersi conto di quello che aveva fatto e prendersi le proprie responsabilità.
Non voleva la solitudine, ma a quello aveva portato il suo comportamento sconsiderato ed egoista.
Lo sguardo che il più piccolo gli rivolse, fu per Nakamaru peggio di una confessione, ma non se ne stupì e non provò inspiegabilmente nulla, non si aspettò neanche che cercasse di discolparsi.
“Vi ho visti!” gli disse, aggirando il divano velocemente e fronteggiando il più piccolo, per impedirgli di fuggire.
“Yuichi…” cercò d parlare Kame, venendo spinto dall’altro, che lo costrinse a voltarsi, sentendo Nakamaru aderire con il proprio corpo alla sua schiena.
“Non mi interessano le tue scuse, non mi interessa sapere perché l’hai fatto, voglio solo prendermi quello che è mio e fino a prova contraria tu stai con me!”
“Yuichi, fermati, per favore. Ho sbagliato, ma parliamone” gli chiese, cercando di farlo ragionare. “Sei ubriaco?”
“Forse…” mormorò l’altro contro il suo orecchio, accarezzandogli il sedere, abbassandogli i pantaloni del pigiama, iniziando a prepararlo, infilando due dita in lui, sentendo Kame gridare.
Gli posò una mano sulla schiena, costringendolo a piegarsi sul divano, sordo alle sue proteste, riuscendo a strappargli gradualmente degli ansimi di piacere; in fondo, sapeva cosa piaceva al più piccolo e avrebbe sfruttato la cosa a suo vantaggio.
Nonostante la mente annebbiata dall’alcool e dalla delusione di quel tradimento, Nakamaru non voleva fare al ragazzo del male, non sapeva neanche se volesse considerare quel suo desiderio di fare suo Kame così come qualcun altro lo aveva avuto una punizione, per questo perse del tempo per prendersi cura del suo corpo: si leccò le dita con fare sensuale, inumidendole, prima di infilarne due dentro il corpo di Kame, iniziando a muoverle. Indugiò appena, prima di sostituirle con il proprio sesso e rubargli ansimi di piacere, stringendogli i fianchi, muovendosi in modo aritmico, lasciandosi guidare dall’istinto, dalla sensazione di sentire la voce di Kame chiedergli di più e ansimare senza ritegno.
Era così che gli piaceva dopotutto, era così che Koki l’aveva avuto e Nakamaru non voleva essere da meno: lo tenne fermo, artigliandogli i fianchi e spingendosi dentro di lui con forza, chinandosi poi per raggiungere la sua erezione e iniziare a stimolarlo, costringendolo a venire nella sua stretta, raggiungendo l’orgasmo dentro di lui.
Lo abbandonò subito dopo, uscendo dal suo corpo e accasciandosi sul pavimento, sentendo Kame sedersi accanto a lui per riprendere fiato, cercandolo inconsciamente.
Lo lasciò fare, lo sentì poggiare la testa contro la sua spalla e respirare a lungo.
“Mi dispiace” si sentì dire dal più piccolo, senza che si allontanasse da lui.
“Ormai non ha più importanza.”
“Certo che ne ha!” rispose Kame, sollevando la testa dalla sua spalla, guardandolo.
“Perché?”
“Non lo so” ammise, non riuscendo a trovare un motivo giustificabile per il proprio modo di agire.
“Mi ami?” chiese Nakamaru all’improvviso.
Kame tacque, distogliendo lo sguardo e fissandosi la punta dei piedi, tirando le ginocchia al petto, Nakamaru sorrise debolmente, non aveva bisogno di altro, qualsiasi altra parola avrebbe fatto del male a entrambi.

comm: 500themes_ita, genere: oneshot, pairing: nakame, kat-tun: nakamaru yuichi, genere: malinconico, fanfiction: kat-tun, kat-tun: kamenashi kazuya, warning: ooc, rpf, warning: slash

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