Titolo: Monotonia
Fandom: RPS -Arashi
Coppia: Ohno Satoshi/Ninomiya Kazunari
Set: 3
Prompt: 13:00 - Monotonia
Rating: PG
Genere: malinconico
Conteggio parole: 310
fiumidiparoleAvvertimenti: slash
Disclaimer: gli Arashi non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
qui “Grazie per il lavoro svolto!”
Ohno salutò lo staff con cui aveva lavorato, spostandosi nei camerini per cambiarsi.
“Ohno-kun?” lo chiamò Matsuoka, affiancandolo. “Con gli altri abbiamo deciso di andare a mangiare fuori tutti insieme per festeggiare la fine delle riprese. Ti unisci a noi?” gli domandò impaziente e Ohno sorrise appena.
“Volentieri, mi cambio e arrivo!” si congedò, chiudendosi la porta alle spalle.
Si sentiva un ipocrita, non avrebbe dovuto accettare così facilmente l’invito dei colleghi, lo sapeva, se una situazione del genere fosse accaduta solo pochi mesi addietro avrebbe rifiutato gentilmente, spostando i festeggiamenti, preferendo tornare a casa dove Nino lo aspettava.
Il più piccolo aveva la giornata libera e Ohno conosceva bene le sue abitudini, la stava sicuramente usando per riposarsi, dormire un po’ di più e poi dedicarsi ai suoi videogiochi; se avesse trovato qualcosa di pronto nella dispensa, veloce da preparare, magari avrebbe anche mangiato.
Solo pochi mesi addietro, Ohno non si sarebbe neanche attardato nei camerini per cambiarsi, come invece aveva preso a fare negli ultimi tempi, per tornare a casa e passare con Nino ogni minuto che aveva a disposizione.
Cosa era cambiato? Cosa era successo tra loro che aveva fatto mutare in quel modo i suoi sentimenti?
Molto probabilmente niente ed era proprio quello il punto, erano sempre rimasti gli stessi, fermi, immobili ai loro stessi di dieci anni prima, quando si erano conosciuti e quella quotidiana monotonia ormai gravava sulle loro spalle rendendogli quasi schiavi.
Ohno non riusciva a capire come mai fossero arrivati a quel punto, eppure era successo e nessuno dei due ancora riusciva a mettere la parola fine a quella storia.
Un bussare leggero lo riportò al presente e ancora la voce di Masahiro a richiamarlo.
“Sei pronto?” gli chiese.
“Eccomi, arrivo!” rispose il Riida degli Arashi, infilandosi il giubbotto.
Con un sospiro, prese la borsa e non volle pensare più a niente.
*
Titolo: Boring life
Fandom: RPS -Arashi
Coppia: Ohno Satoshi/Ninomiya Kazunari
Set: 3
Prompt: 19:00 - Vita noiosa
Rating: PG
Genere: malinconico
Conteggio parole: 251
fiumidiparoleAvvertimenti: slash
Disclaimer: gli Arashi non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
qui Quando Nino guardò l’orologio vide che erano passati solo dieci minuti dall’ultima volta che aveva controllato. Quella serata pareva non volesse terminare.
Per quanto fosse sempre pieno di impegni e spesso non avesse neanche un numero di ore sufficienti per dormire, Ninomiya aveva iniziato a considerare la propria vita noiosa.
Il lavoro andava alla grande, come gruppo stavano avendo sempre più successo, venivano chiamati come ospiti nei programmi più conosciuti, ma c’era qualcosa che lo lasciava tremendamente insoddisfatto.
Aveva cercato di non pensarci, aveva cercato di non dare troppo peso alla cosa, ma era giunto alla conclusione che così non poteva continuare, né lui, né tantomeno Ohno.
Anche il suo ragazzo doveva aver avvertito le medesime sensazioni, perché tornava a casa sempre più tardi la sera ed entrambi cercavano di trascorrere insieme il minor tempo possibile, quando Nino si ritrovava a casa da solo tirava quasi un sospiro di sollievo per non doverlo incontrare in cucina o in salotto e se per caso succedeva che nessuno dei due voleva uscire, stare insieme nello stesso posto diventava pesante. Anche a lavoro non c’era più quella complicità che li aveva sempre contraddistinti e uniti: dove c’era l’uno, c’era l’altro, era sempre stato così e, forse, era stato proprio questo ad averli fatti arrivare a quel punto; piano piano entrambi si erano arresi a quel rapporto che durava ormai da anni ma per il quale non provavano più nulla. Stavano insieme solo perché dovevano e non perché lo volessero realmente. E questo era sbagliato.
*
Titolo: Il suono del silenzio
Fandom: RPS -Arashi
Coppia: Ohno Satoshi/Ninomiya Kazunari
Set: 3
Prompt: 22:00 - Silenzio intatto
Rating: PG
Genere: malinconico
Conteggio parole: 271
fiumidiparoleAvvertimenti: slash
Disclaimer: gli Arashi non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
qui Ohno aprì piano la porta di casa, senza fare rumore e il buio lo avvolse. Nell’appartamento non si udiva alcun suono, come se nessuno vi avesse mai abitato. Si tolse le scarpe e si spostò nella cucina, guardandosi intorno: ogni cosa era al proprio posto, anche la console e i videogiochi di Nino era accuratamente ben riposti nel mobile, cosa davvero molto strana.
Con una sorta di inspiegabile ansia nel cuore, Satoshi si diresse nella camera da letto, dove, ancora una volta, non si udiva alcun rumore e quel silenzio intatto gli fece paura.
Kazunari riposava nel letto, rannicchiato dalla sua parte; Satoshi si avvicinò, osservando il ragazzo dormiente, domandandosi se fosse rimasto tutto il giorno in casa o fosse uscito a fare due passi.
Non l’aveva neanche aspettato in piedi, come spesse volte era successo, fosse solo per rimproverarlo di aver fatto tardi, anche se sapeva che era per lavoro. Ma, Ohno lo sapeva, quel suo attaccarlo era solo una scusa poi per far sì che dovessero fare pace, perché così era più bello, perché quel piccolo gioco a cui Nino aveva dato vita quasi per caso, era divertente per entrambi, perché anche se non si dicevano spesso che si amavano, ne erano entrambi consapevoli.
Che cosa fosse successo poi, che cosa avesse trasformato quelle certezze in perplessità non lo capiva. Si sdraiò accanto al compagno, osservando la sua schiena; era così vicino, se avesse allungato una mano avrebbe potuto tranquillamente sfiorarlo, ma non lo fece. Lo sentiva distante.
L’unica cosa di cui aveva consapevolezza era che dovevano fare qualcosa e prendere una decisione definitiva per quell’incerto rapporto che stava diventando ormai insostenibile.
*
Titolo: Spirito maligno
Fandom: RPS -Arashi
Coppia: Ohno Satoshi/Ninomiya Kazunari
Set: 3
Prompt: 23:00 - Spirito maligno
Rating: NC-17 (per i contenuti)
Genere: angst
Conteggio parole: 1.137
fiumidiparoleAvvertimenti: slash, !deathfic
Disclaimer: gli Arashi non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
qui C’era qualcosa di sbagliato in tutto quello, Nino lo sapeva bene, ma nonostante tutto non era riuscito a fermarsi. Era inquieto, da diversi giorni ormai.
A lavoro stava sempre sulle sue, era stranamente molto professionale, riuscendo a lasciare fuori i propri problemi personali senza far intendere ai colleghi cosa gli passasse per la testa. Senza destare in loro alcun tipo di sospetto.
Però, una volta rientrato a casa, quel senso di inadeguatezza e vuoto lo coglieva ancora.
Passava le notti a vegliare il sonno del compagno, il quale non pareva essersi accorto di niente, neppure lui, neanche lui che lo conosceva da tanto e che divideva con lui la sua vita. Non sembrava aver notato alcun mutamento nel suo modo di comportarsi e Nino non seppe dire se la cosa fosse un vantaggio o meno.
Si chiese, se Ohno avesse dato modo di aver notato qualcosa di diverso in lui, se avesse fatto delle domande, se sarebbe cambiato qualcosa.
Nino non sapeva se un suo interessamento o meno a quello che gli era accaduto avrebbe portato a un diverso epilogo.
Cercò di tornare con la mente alla causa principale di tutto, senza trovarne ragione.
Paradossalmente, Nino si sentiva abbastanza lucido da comprendere che la sua era pura e semplice follia. Cosa l’avesse portato a quel punto non era dato sapere neanche a lui. Sapeva solo che era stanco di sentirsi così insicuro ogni volta che stava con lui. Che stare insieme non aveva più lo stesso significato di quando si erano confessati. E quella quotidiana routine l’aveva fatto uscire fuori di testa.
Disteso, accanto al corpo addormentato di Ohno, sorrise.
Allungò una mano ad accarezzargli la spalla nuda, sentendo piccoli brividi formarsi sotto i polpastrelli, e se ne compiacque. Amava vedere l’effetto che aveva su di lui, amava vedere come l’altro reagisse alla sua presenza anche senza essere vigile.
Quel senso di potere che sentiva in quei momenti lo appagavano e gli stordivano i sensi.
Scostò il lenzuolo, osservando quella pelle scura e calda, ripensando a come, solo qualche istante prima, l’avesse sentita bollente contro la propria, come quel corpo perfetto si era unito e adattato al suo, come l’avesse fatto godere, stringendoselo addosso.
Nino ebbe un fremito.
Si chinò su quel corpo addormentato, posando le labbra sulla spalla, discendendo lentamente lungo il muscolo del braccio, grattando con i denti.
Ohno non si svegliò, si sistemò meglio sul materasso, piegando il braccio sopra le lenzuola, accanto al viso, sul cuscino.
Nino lo ricoprì, passandogli una mano tra i capelli; non voleva svegliarlo, voleva ricordarlo così, pacificamente addormentato, sfatto dall’amplesso, reso esausto da quel piacere che solo lui era in grado di dargli, lui e nessun altro.
Fu questo ciò che lo portò a prendere quella decisione.
Lentamente, scivolò giù dal letto, spostandosi verso il bagno.
Accese la luce, avvicinandosi al lavandino e aprendo lo sportello del mobile dove tenevano l’occorrente per la rasatura. Prese una lametta nuova e, senza fare rumore, richiuse l’anta celeste. Incontrò il proprio sguardo riflesso rimanendo a fissarlo.
Non seppe dire per quanto rimase fermo, immobile con il rasoio in mano a contemplare la propria immagine, tentando di dissuadersi dal compiere quel gesto folle che da troppe notti ormai andava progettando e migliorando sera dopo sera, fino a che il mattino non lo coglieva ancora desto e un nuovo giorno richiedeva il proprio pegno.
Uscendo dal bagno spense di nuovo la luce, tornando in camera da letto. Passi brevi, calcolati, mentre il cuore aveva iniziato a battere aritmico nel petto.
Tutto in lui urlava quanto tutto quello fosse sbagliato, quanto non avesse senso e quanto si sarebbe sentito solo una volta compiuto quello che aveva in mente di fare.
Eppure, non riusciva a fermarsi, quello spirito maligno chiamato follia, si era impossessato di lui, togliendogli ogni facoltà di pensiero, rendendolo schiavo.
E lui poteva solo obbedire a quell’istinto e a quel senso di potere che gli diceva che solo così sarebbe stato libero; perché la vita con Ohno non era vita, passava le sue giornate con il pensiero che qualcuno potesse portarglielo via, viveva con il terrore che Ohno un giorno lo allontanasse per cercare qualcosa di meglio, per cercare quel qualcosa che lui non era più in grado di dargli.
E per quanto il pensiero di una vita senza Ohno fosse insopportabile, si era convinto che fosse la cosa giusta da fare, perché, almeno così, sapeva a chi attribuire la colpa di quella perdita, solo a se stesso.
Lui si sarebbe privato della sua presenza, consapevolmente, per restare da solo per sempre.
Si inginocchiò sul letto, facendo abbassare il materasso, posando la mano sul polso di Ohno. Sotto le dita poteva percepire il battito della vita e ne fu affascinato. Lasciò scivolare l’indice sulla vena, segnando con l’unghia una scia, là, dove stava posando ora la lama, incidendo a fondo.
Ohno sussultò nel letto, aprendo di scatto gli occhi e Nino fu pronto a bloccargli entrambe le braccia, premendo con forza, sedendosi sul suo bacino, osservando lo sguardo disperato di Ohno quando si posò sul proprio polso. Una linea rossa scivolava su quella pelle scura, macchiando il candore di quella di Nino.
Ohno mugolava, cercando di muovere le gambe per liberarsi, svegliandosi di colpo.
“Kazu cosa…?” Ohno lo chiamò, nella sua voce, arrochita dal terrore, paura e amarezza.
Nino si chinò su di lui, baciandolo con urgenza, mentre sentiva l’altro cercare di allontanarlo da sé, muoversi in un disperato tentativo di liberarsi per salvarsi la vita.
Lottava Ohno, con tutte le sue forze, ma Nino era più forte, aveva dalla sua l’effetto sorpresa, mentre l’altro aveva i sensi ancora intorpiditi dal sonno e la confusione di trovarsi accanto uno sconosciuto ormai.
Perché questo era diventato d’un colpo Nino per il compagno.
“Mi dispiace, Satoshi” mormorò, allontanandosi da lui, osservando i suoi occhi ancora spalancati, perdere lentamente lucidità. “Ti amo, ma così non posso continuare. Non voglio soffrire più” gli disse quando ormai l’altro non avrebbe mai più potuto sentirlo. Si allontanò da lui, lasciandolo libero; si guardò le mani portandosi il palmo davanti al viso, posando le labbra sul sangue ancora caldo, assaporando quel gusto ferroso.
Ci fu un momento in cui tentennò, disgustato da quell’odore forte, da se stesso, da quello che aveva fatto.
Guardò ancora una volta Ohno, chinandosi a baciargli le labbra, stampandole su di lui per l’ultima volta come un marchio, guardandolo negli occhi, in quegli occhi vuoti, nei quali mai più si sarebbe riflesso.
Mascherando quello sguardo senza vita, gli abbassò le palpebre, il viso macchiato dal suo stesso sangue, sulle guance, sulle labbra.
Nino scese dal suo corpo e, infilandosi di nuovo sotto le coperte, fece stendere il braccio al compagno, usandolo come cuscino. Gli circondò la vita, stringendosi a lui, il calore che pian piano abbandonava quel corpo e così, nel silenzio pesante che avvolgeva la stanza, si addormentò.