[Inoobu] Voglio vedere il tuo sorriso per sempre

Jul 01, 2012 18:46

Titolo: Voglio vedere il tuo sorriso per sempre.
Autore: ichigo_85
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Inoo Kei, Yabu Kota
Paring: Inoobu
Genere: romantico, fluff
Rating: PG
Word: 789 fiumidiparole
Tabella: Fluff
Prompt: 03. Sorriso
Warning: slash
Note: la storia è a se stante, ma se ne consiglia la lettura dopo *questa*
Il bando della challenge si trova qui
Disclaimer: I personaggi non sono miei, niente di quanto raccontato vuole avere fondamento di verità. La storia è solo frutto della mia fantasia. Il seguente scritto non è a fini di lucro.


“Perché non possiamo essere anche noi come loro?” domandò Kei, fermandosi in mezzo alla strada, distanziando Kota che fu costretto a sua volta a fermarsi.
“Come?” chiese confuso il più grande.
Kei teneva lo sguardo basso, le mani affondate nella tasche dei jeans.
Sollevò la testa e vide l’espressione perplessa sul viso del fidanzato.
“Come Dai-chan e Yama-chan” gli disse.
Yabu avanzò verso di lui.
“Ti riferisci a quello che è successo ieri mattina?” domandò Yabu e Kei annuì.
“Sì… ah!” mise subito in chiaro. “Lo so, lo so che dobbiamo essere discreti e tutto quanto, ma a volte, ecco… sono un po’ invidioso” ammise. “Piacerebbe anche a me a volte potermi sedere vicino a te e che so, prenderti per mano o, ecco, o farmi abbracciare mentre aspettiamo che ci chiamino per iniziare. A volte siamo così prudenti che a mala pena ci rivolgiamo la parola” disse, sentendosi poi un po’ scemo per quel desiderio che aveva appena espresso.
Yabu lo guardò sorridere a disagio e poi iniziare a ridacchiare.
“Aaaah!” Kei si voltò, dandogli le spalle e riprendendo a camminare. “Lascia stare, non ci pensare, Ko. Non è poi così importante. Probabilmente è quel periodo del mese che mi sconvolge tanto, mi passerà!”
Yabu strabuzzò gli occhi: “Cosa?”
Che cosa andava blaterando, Kei?
“Kei? Cosa vuol dire che è il tuo periodo del mese?” volle conferme, ma l’altro si limitò a ridere e accelerare leggermente l’andatura.
“Muoviti o ti lascio qui” si sentì dire e fu costretto a camminare più svelto per non perdere il passo, lasciando cadere così il discorso.
Per tutto il giorno, però, Yabu non era riuscito a dimenticare le parole di Kei, il tono malinconico e la sua espressione mogia.
Kei faceva sempre ciò che Yabu gli chiedeva, per lui si era adattato a nascondere quello che c’era tra loro quando stavano con i compagni, ma non era la prima volta che il più piccolo, anche se a mo’ di battuta, ci teneva a precisare che quella situazione non gli andasse poi così bene.
Fino a quel momento, però, Yabu non aveva mai preso la cosa con la dovuta serietà. In effetti, anche a lui sarebbe piaciuto coccolare Kei, spesso lo vedeva in disparte, mentre erano tutti insieme, perso con lo sguardo nel vuoto e gli sembrava così piccolo; aveva voglia di andare da lui e abbracciarlo e rubare per sé quell’espressione, solo per vederlo sorridere, per vedere quello sguardo illuminarsi; perché le vedeva le occhiate che gli rivolgeva sempre Kei e Yabu amava quegli occhi e quel sorriso speciale, solo per lui.
Ma doveva trattenersi, imporsi di restare a guardarlo in silenzio, da lontano, promettendo a se stesso che, una volta a casa, si sarebbe fatto perdonare per quella mancanza.
Però, si rendeva conto che così non potevano continuare e quella mattina aveva avuto l’ennesima conferma di quanto tutto quello dovesse cambiare.
Nel chiasso generale dei compagni, mentre rientravano in camerino, Yabu scorse lo sguardo un poco assente di Kei nonostante, apparentemente, sembrasse partecipare alla conversazione con gli altri.
Si cambiò gli abiti di scena, stando sempre attento al suo fidanzato; avevano un’ora di pausa, prima del prossimo step e lo staff aveva dato loro il permesso di rilassarsi come meglio credevano.
Yabu vide Kei sedersi sul divano a leggere uno dei suoi libri di scuola, ma sapeva che la sua era solo una scusa per non venire disturbato da nessuno e che, in realtà, non stava affatto leggendo le pagine che, fin troppo velocemente, sfogliava.
Si cambiò, osservando la situazione e decise, per una volta, di seguire quello che l’istinto e il suo cuore gli dicevano di fare: si avvicinò al più piccolo, sedendosi accanto a lui. Kei, immerso nei propri pensieri, non diede modo di essersi accorto del compagno e Yabu sorrise appena, mentre, stendendosi, sollevava le gambe sul bracciolo, spingendo quelle accavallate di Kei verso il basso, in modo da usarle come cuscino.
Quando il più piccolo se ne accorse, non ebbe il tempo di stupirsi, ritrovandosi a specchiarsi negli occhi ridenti di Yabu.
“Ti disturbo se sto un po’ qui?”
Kei scosse lentamente il capo, un po’ inebetito, confuso ma incredibilmente felice. Non sapeva neanche lui come reagire.
“Mi svegli quando dobbiamo prepararci?” gli chiese dolcemente Yabu e Kei annuì di nuovo, senza proferire parola.
“Grazie, Kei-chan!” esclamò Yabu, voltando il capo verso di lui per meglio sistemarsi e circondandogli la vita con un braccio, chiudendo gli occhi.
Yabu lo sentì rilassarsi sotto di sé e la sua mano posarsi appena tra i capelli, carezzandolo quasi titubante, prima di lasciarla scivolare dolcemente sulla nuca e il collo, tornando a intrecciare le dita ai suoi capelli.
E anche se non poteva vederlo, sentiva che Kei sorrideva e per quel sorriso Yabu avrebbe fatto qualsiasi cosa.

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