Titolo: Kodoku na bokura wa kizutsukeatte itami kanji ikiteku (Noi che soffriamo di solitudine ci feriamo a vicenda e continuiamo a vivere provando dolore) [Naked - Jun Matsumoto]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Yaotome Hikaru, Yabu Kota, Inoo Kei
Pairing: Hikanoo
Prompt: 06. Vetro
Genere: AU, angst
Rating: NC-17
Warning: slash
Conteggio parole: 886
fiumidiparoleNote: la storia inoltre è scritta per fillare il prompt di
hikaruryu Sesso in macchina per la
notte bianca indetta da maridichallenge.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
Armi L’odore di erba e fumo riempiva il cubicolo dell’auto e a questo si mischiava quello del sesso, dei loro corpi sudati.
Aveva perso il conto ormai Kei da quanto tempo stavano fermi, in quel posto dimenticato dal mondo, chiusi nella macchina di Hikaru a fumare e fare sesso. Fare sesso e fumare.
Entrambi sembravano non averne mai abbastanza.
Il più grande posò la fronte contro il vetro del finestrino, voltando di lato il viso, premendo la guancia contro la superficie fredda, scivolando appena verso il basso, con la bocca aperta, in cerca d’aria, mentre sentiva le mani di Hikaru premere sui fianchi e la sua lingua scivolare tra le natiche. Ansimava Kei, sentendo la gola bruciare, spingendo indietro il sedere, chiedendogli di più.
Hikaru si sollevò, sostituendo alla propria lingua il sesso, spingendosi dentro di lui con violenza; si sentì aprire in due, Kei, ma non se ne curò, in fondo, gli piaceva essere preso in quel modo, essere trattato da Hikaru come se fosse un oggetto, una bambola di porcellana senza anima né sentimenti.
Perché questo era ciò che era diventato: si sentiva vuoto, da anni ormai e l’unico modo che aveva trovato per far fronte a quella situazione, per far cessare per qualche ora quel dolore che sentiva al centro del petto era il sesso.
Con il sesso riusciva a dimenticare ogni cosa, riusciva a scordare perfino chi fosse, poteva fingere di essere qualcun altro, qualcuno che non avesse il suo passato.
Aveva iniziato quella vita di disillusioni per sfuggire a quello che era stato e il caso aveva voluto che quello stesso passato dal quale cercava disperatamente di fuggire tornasse a incrociare la sua strada.
Quando aveva incontrato Hikaru, una sera in un pub, non l’aveva subito riconosciuto; complici l’alcool e il fumo che, come sempre, gli erano compagni, amici fidati per far cadere tutte le sue barriere e inibizioni, e gli anni passati, non si era reso subito contro di chi avesse di fronte.
Solo dopo, quando ormai erano finiti a fare sesso in un vicolo buio e sudicio, quando aveva sentito l’altro chiamarlo per nome, nonostante lui non si fosse premurato prima di presentarsi, qualcosa nel suo cervello era scattato e i ricordi erano riemersi dalla fossa in cui aveva avuto cura di sotterrarli e che sperava non venissero mai dissotterrati.
“È passato tanto tempo, Kei” gli aveva detto, con quel tono di voce basso che Kei si accorse di non aver mai dimenticato.
Era strano ritrovarsi così, di nuovo faccia a faccia, dopo quello che era successo, dopo il loro litigio, dopo le parole dure che si erano rivolti, dopo la morte di Yabu, dopo che la loro amicizia era stata irrimediabilmente rovinata.
Se n’era andato Kei, scappato da quella città così grande, eppure così piccola, che sentiva stargli troppo stretta. Satura di ricordi belli, satura di momenti felici, che in un attimo erano stati disgraziatamente cancellati, nel modo peggiore.
Era scappato, ma come spesso si dice, la fuga non è mai una soluzione e per questo Hikaru l’aveva trovato, sebbene non l’avesse fatto con intenzione.
Aveva cercato di mantenere le distanze Kei, di evitare di tornare in quel pub, di evitare di incontrarlo, ma non ci era riuscito, perché, secondo una logica sconosciuta a lui per primo, si era ritrovato la sera dopo di nuovo in quello stesso posto e anche Hikaru era là.
E avevano fatto di nuovo sesso.
Era andata avanti così per mesi; non parlavano mai, fingevano di incontrarsi casualmente al pub, bevevano qualcosa e poi si ritrovavano nell’auto del più piccolo a darsi reciprocamente piacere senza un perché, senza cercare di capire per quale motivo si gettavano così disperatamente l’uno nelle braccia dell’altro, in quel rapporto senza calore e senza sentimento.
Non si incontravano mai nei loro appartamenti, nonostante quello che condividevano, non avevano mai invaso i reciproci spazi, Kei non sapeva cosa Hikaru facesse nella sua vita, né gli importava saperlo e anche Hikaru non aveva mai posto domande all’altro, non si sentivano in diritto di farlo.
Kei gemette più forte, sbattendo la fronte contro il vetro, puntando le mani al finestrino, lasciando l’impronta delle dita sulla condensa.
Hikaru spinse nel suo corpo, gemendo il nome di Kei quando raggiunse l’orgasmo, mordendogli una spalla e costringendo il più grande a venire nella sua stretta.
Senza attendere che Kei riprendesse fiato o meno, Hikaru si sfilò dal suo corpo, sedendosi sul sedile, rassettandosi i pantaloni, vedendo Kei fare lo stesso.
Hikaru accese una sigaretta, inspirando due volte, prima di porgerla all’altro, senza guardarlo. Kei la prese tra le dita e fumò a sua volta, con lentezza, osservando il profilo di Hikaru, il quale stava perso in chissà quali pensieri.
Forse pensava a loro, a quello che stava succedendo, forse no. Forse come lui non si interrogava. Forse, come lo era per lui, non era necessario trovare una motivazione a quel loro comportamento.
Forse, avevano solo bisogno l’uno dell’altro, per riempire quel vuoto lasciato dalla persona che entrambi avevano amato così tanto, tanto tempo prima.
Perché fino a quel momento nessuno aveva mai compreso la solitudine di Kei, nessuno era mai riuscito a comprendere a fondo il suo dolore e paradossalmente, l’unico in grado di capirlo a fondo era colui che era stato causa del suo male e che portava sulle proprie spalle il peso di quella medesima sofferenza.