« I knew an Amell, once ... »

Nov 21, 2014 19:16

Characters: Cullen Stanton Rutherford ho appena scoperto il nome per intero; Eirynn Amell (OC - female mage)
Pairing: Cullen x Eirynn

Rating: PG-13 | Yellow non so mettere i rating
Warning: None
Genre: Angst; What if...?
Words: 2186
Prompt: Operosità | Disciplina |Fedeltà.
Note: La fic è ambientata in DAO, e parte da due presupposti: "cosa sarebbe successo, se Cullen e Amell fossero stati più o meno della stessa età?" e "cosa sarebbe successo, se fossero riusciti a conoscersi meglio?" . (il resto della nota a fine fic)
Disclaimers: i personaggi di Dragon Age appartengono alla Bioware.
Scritta per la seconda settimana di WRPG (Trial of Air) di maridichallenge



è universalmente riconosciuto, che nulla riesce più a ispirare una persona a fare qualcosa quando gli viene proibito di farlo.

E il circolo dei maghi, con la sua severa disciplina e lo stuolo di regole che sommergono i maghi e i templari in egual modo fino ad affogarli, sembrava invitare la giovane Eirynn Amell a nozze.

Non che fosse realmente sua intenzione mettere in subbuglio la torre o cacciarsi nei guai, è che si annoiava facilmente, inoltre, già ad appena tredici anni, le riusciva incredibilmente facile mettere a tacere la timida vocina della coscienza che cercava invana di farsi sentire e non venir schiacciata dal pesante macigno del suo ego.

L’ultimo passatempo che aveva trovato, stavolta, era un giovane templare biondo, poco più grande di lei. Più precisamente , l’aveva trovato in biblioteca nella parte occupata dai cadetti, dentro un’armatura ancora troppo grande per il suo esile corpicino, non ancora temprato dal duro allentamento templare, e lo sguardo coperto da ciuffi mossi che gli cadevano ribelli sul viso. Non era stato difficile notarlo; era quasi sempre l’ultimo a uscire, quando il sole era già calato da un pezzo e l’orologio stava per sfiorare la mezzanotte, e il suo passo metallico era così pesante che svegliava Eirynn di soprassalto, addormentatasi per l’ennesima volta con la faccia sepolta dentro qualche noioso libro di storia. A quel punto la bibliotecaria, una giovane maga elfa dal viso gentile e i toni pacati, ricordava alla ragazza che un cuscino di piume è mille volte più comodo di un tavolo, e si preparava a chiudere.

chissà quando si accorgerà che lo sto fissando. si soffermava a pensare annoiata, seduta ai tavoli degli apprendisti maghi più vicini alla zona dedicata ai cadetti, mentre rifletteva se fosse arrivato il momento di provare a scambiarci due parole, rischiando di scavalcare il netto confine che proibiva la comunicazione tra templari e i maghi oltre lo stretto necessario da una convivenza civile, o trovare un passatempo meno rischioso.

Era strano, ma le piaceva osservarlo studiare, quasi come se fosse affascinata dalla dedizione che riusciva a dedicare allo studio, ora dopo ora - e che lei non sarebbe mai riuscita ad eguagliare - , e dal modo disinvolto in cui riusciva a tagliar fuori qualsiasi fonte di distrazione - lei compresa.

Vediamo se riesci a non distrarti ora. Pensò, quasi stizzita, mentre strappava un foglio di carta e in poche rapide mosse lo trasformava in un areoplanino appuntito, che con un tremolio prese vita tra le sue mani e iniziò a librarsi in volo. Le bastò un movimento secco dell’indice, e quello schizzò via come una scheggia per colpire il ragazzo dritto in fronte. Chinò il capo sul libro, e cercò di spiare tra le ciocche nere dei capelli la sua reazione. Com’era stato divertente vederlo sobbalzare sulla sedia e alzarsi in piedi di scatto, allarmato! Aveva attirato l’attenzione di tutta la tavolata, che aveva iniziato a guardarlo perplessa, e uno sgargiante rossore aveva rapidamente conquistato le sue guancie - e a causa dell’urto, anche la fronte -, facendolo sprofondare subito nella sedia e nella vergogna.

A quel punto aveva alzato anche lei lo sguardo, e tradita dal sorriso soddisfatto che le si era aperto in volto,  aveva attirato l’attenzione del templare, alla ricerca del colpevole. Gli occhi nocciola del ragazzo avevano iniziato a squadrarla, sospettosi, e lei era bastato un occhiolino beffardo e prepotente per rispondere ad ogni suo dubbio.

Cosa farai, ora, signor templare?

Era buono il sapore della beffa; se lo rigirava sulla lingua, aspettando il momento in cui avrebbe cercato di attaccar briga, e lei lo avrebbe spaventato con un po’ di fuoco e qualche scintilla, gustandosi la paura e la implicita reverenza che avrebbero invaso i suoi occhi alla vista dei poteri arcani.

Ma il ragazzo aveva riabbassato velocemente lo sguardo sul libro, quasi fingendo di non averla vista. (Bastardo!)

Le lancette dell’orologio proseguivano pigramente il loro percorso, così vicine a toccare la mezzanotte eppure così lente, ed Eirynn era stufa di aspettare. La stanchezza la chiamava, invitandola subdolamente a poggiare la testa sui libri , ma venne subito rimpiazzata da vigore e adrenalina non appena aveva visto il ragazzo accingersi a uscire. Lei fece lo stesso, e subito gli fu dietro, attendendo che fossero fuori dalla sala per chiudere la distanza tra di loro, come un cacciatore che attende il momento giusto per balzare sulla preda.

« ciao! ~ »

Cinguettò, innocente, aspettando che si girasse verso di lei. Quando lo fece, i suoi occhi, stanchi ma al contempo attenti, si posarono su di lei, riempiendosi di ogni dettaglio; dalla cascata di capelli color ebano che le sfioravano i fianchi, alla tunica da apprendista che scendeva in una gonna lunga fino ai piedi, e non appena li rialzò sul suo viso vennero risucchiati dentro due occhi chiari come una tempesta di neve.

Si guardò intorno, come a volersi assicurare che stesse salutando proprio lui ( e chi altro? Ci sei solo tu! avrebbe pensato Eirynn) e al contempo che non ci fosse nessun sorvegliante che potesse sorprenderlo a parlare con un’apprendista, prima di lasciar finalmente uscire il pacato “ciao” che stava tentennando da prima sulla lingua. Poi, inaspettatamente, la sua mano corse a cercare qualcosa nella borsa, ritornando con in mano l’aeroplanino la cui punta accartocciata faceva sfoggio della potenza con cui era stato lanciato.

« questo è tuo, credo. » se lo rigirò sul palmo, aspettando una risposta dalla ragazza. Ma non era l’unico che stava attendendo una reazione. Eirynn lo squadrò da capo a piedi, osservando incredula il silenzio che aveva chiuso quella frase.

« tutto qui? Ti ho perforato la fronte di proposito con quel coso e tu me lo stai ridando come se ti avessi fatto un favore? » rispose alterata, trovando sempre più difficile sopportare la remissività del ragazzo.  Non aveva mai conosciuto qualcuno di così mite.

Mi hai fatto un favore a non c’entrarmi un occhio, in effetti. Aveva pensato il ragazzo, ma quella considerazione, non riuscendo a farsi strada tra le sue insicurezze e a prender voce, ricadde nel suo pensiero solleticandogli un accenno di sorriso.

Mi prende in giro?  La rabbia si stava facendo strada in Eirynn, con la stessa lentezza dell’acqua che erode la roccia, ma con la stessa forza e prepotenza del fuoco, che si condensava in lingue incandescenti tra le dita e sfrigolavano nell’aria.  E, come belve, graffiavano le sbarre che la sua esitazione aveva eretto, prima di sfondarle e accorrere ad aggredire il pezzo di carta che il ragazzo reggeva ancora tra le mani.

Ma qualcosa, fatta di impalpabile energia, le fermò, stritolandole tra spire invisibili di serpente che sembravano dipanarsi dalle dita tese del ragazzo.

« se studiassi un po’, anziché dormire, sapresti che è dovere dei templari contenere l’energia magica. »

Sbottò irritato, colto alla sprovvista quanto lei, che incredula aveva visto il proprio potere ribellarsi a lei e rischiare di ferire il ragazzo. Così sorpresa, che non aveva nemmeno fatto caso al fatto che il ragazzo si era rivolta a lei come se l’avesse notata da tempo.  Era sul punto di scusarsi, quando lo vide sgranare gli occhi incredulo , per poi aggiungere:

« S-scusa. Non era mia intenzione offenderti. » esitò, rendendosi conto della saccenza e severità delle propri parole.

e lei si rimangiò ogni scusa, senza riuscire per un attimo a smettere di essere attonita. Offendermi? Ma se ti ho quasi bruciato una mano!

« e tu, se studiassi un po’ meno, forse avresti abbastanza vita sociale da saper parlare alle persone senza bofonchiare. » assaporò il veleno sulla lingua, dopo aver sputato quella frase con irriverenza e pensato “si, questo, è offendere, impara come si fa”. La frecciata sembrò ferirlo di striscio, lasciando al suo passaggio un sorriso tirato che lo invecchiava, facendo a pugni con il viso ancora così giovane e acerbo.

« forse hai ragione. » era tutto ciò che riuscì a dire, prima di richiudersi nuovamente a riccio nella sua timidezza, senza fare alcun cenno al fatto che nemmeno lei l’aveva mai vista con qualcuno. Perché si, l’aveva notata. Prima di iniziare a sentire il suo sguardo punzecchiargli la pelle, curioso e provocatorio. Prima, quando non era altro che una presenza invisibile seduta tra la folla, e l’aveva vista indugiare tra i lunghi corridoi costellati da ripiani traboccanti di libri fino a perdere l’orientamento, e uscire dalla corsia con un’espressione confusa in viso. Allora, l’aveva quasi trovata tenera. Ma quella che aveva davanti ora, gli sembrava quasi una vipera pronta a mordergli la gola, e non sapeva come comportarsi.

« …. forse anche tu. Dovrei studiare di più, e imparare a controllare i miei poteri. » e a diventare più forte. Pensò con rabbia, cercando di non pensare alla vergogna che sempre più prendeva possesso del suo viso, spingendolo a nascondersi tra i capelli.

« come ti chiami? » domandò subito Eirynn, per cambiare argomento. Non le piaceva pensare alla propria debolezza, figuriamoci a parlarne.

Il templare esitò, e diede di nuovo una rapida occhiata attorno a sé. Sono sempre stati soli, ma il fantasma della disciplina templare non aveva smesso un secondo di bisbigliargli all’orecchio ogni punizione che avrebbe subito se l’avessero beccato a fraternizzare con un mago. Donna, per di più. Infine, si arrese, sentendosi uno stupido e al contempo stupendosi che la ragazza non lo stesse rimbeccando con qualche battuta mordace, vedendolo tentennare.

« Cullen. » rispose infine, sospirando, con la netta sensazione di star andando a cacciarsi in un guaio. « E tu? »

« Eirynn. »  e accennò un sorriso che tradì  per un attimo qualche sorta di dolcezza, prima di piegarsi in una smorfia beffarda.

« Cullen. » ripetè lei, e il ragazzo trovò strano e insieme piacevole sentire il proprio nome sulla sua lingua. « Sai una cosa? Dovresti provare ad arrabbiarti più spesso. Sei meno noioso, quando lo fai. »

Sentenziò giocosa, prima di sgusciare via dalla conversazione con leggerezza, soddisfatta della propria uscita ad effetto. Lo superò diretta ai dormitori femminili, accompagnata per tutto il tempo dallo sguardo confuso di Cullen, per poi girarsi per un attimo a salutarlo con la mano prima di sparire dietro l’angolo.

E quello era stato il primo incontro tra il futuro capo dei templari Cullen ed Amell, futura eroina del Ferelden.

[some years later …]

« Cullen. Sei stato assegnato all’Harrowing di Eirynn Amell. Giuri, in caso di fallimento della prova, di fare tutto ciò che è in tuo potere per non permettere all’Abominio di calcare questa terra? »

La voce del capo dei templari Greagoir, intrappolata in un ricordo, era poco più che un eco nella sua testa.

Ma Cullen non voleva ascoltarla. Non ora che le proprie mani bloccavano a terra le braccia  il corpo di Eirynn, caduto al suolo all’improvviso dopo che bombe impetuose di luce ed energia erano scaturite dalla sua gola ed aerano scoppiate nell’aria nel bel mezzo della prova, e che ora si contorceva preda del dolore sul pavimento della sala dell’Harrowing.

« lo giuro. »

A malapena aveva sentito la propria risposta rimbombargli in testa, coperta da scoppi e urla disumane, che graffiavano le pareti e i timpani di tutti i presenti, facendoli rabbrividire. Non importa a quanti Harrowing avessero presenziato; ogni apprendista affrontava un demone diverso non tanto per grado gerarchico, ma soprattutto per motivazione. E ora,  dopo aver errato nel reame al di là del Velo, Eirynn sembrava finalmente aver incontrato il suo demone.

Il capo dei maghi, Irving, e quello dei templari, si scambiavano occhiate preoccupate, trattenendo a stento in gola l’ordine di allontanarsi da lei e le mani a scattare sulle rispettive armi, e Cullen percepiva tutto questo, assieme all’insistenza dei loro sguardi dietro alla propria nuca, come se gli stessero dicendo “sai quello che devi fare.” Lo so. Ma non voglio.

« Cullen. Se non dovessi farcela, non esitare. Non permettere all’Abominio che diventerei di farti del male. »

Stavolta invece, era la voce seria di Eirynn che era intervenuta a interrompere il flusso dei suoi pensieri. E in risposta, seppur combattuto, lasciò scivolare la mano sull’elsa dello spadone, pronta solo a vedere gli occhi cerulei della ragazza tingersi di pece e inferno, e la sua coscienza venir divorata dal demone.

« Non puoi chiedermi questo. »

« Sei stato addestrato a questo, Templare. Non puoi tirarti indietro.  »

Invece, le convulsioni avevano iniziato a scemare, ma ogni scarica sembrava strappar via una parte del calore del corpo della ragazza, lasciandola sempre più pallida e fredda. La mano libera del templare si mosse per cercare di sollevarle la testa, solleticandole la nuca e i capelli corvini.

« Cullen. Promettimelo. »

La avvicinò al petto, come se ci fossero solo loro due,  ed era vano desiderare che bastasse quello a proteggerla, a trasmetterle la propria forza, il proprio calore. La stanza iniziò a riempirsi di un chiacchiericcio concitato, in cui riuscì vagamente a riconoscere il proprio nome sulla lingua di Greagoir , mentre veniva sputato fuori dai denti con rabbia e indignazione.

« te lo prometto. »

E sarebbe stato fedele alla propria promessa, a lei, anche se questo avesse significato uccidere la donna che amava.

Note Finali:

Ok, ora che avete finito di leggere, sappiate che questa fic doveva contenere un pezzo in più a metà tra la prima e la seconda parte, ma per motivi di tempo non sono riuscita a scriverla. Quindi no, non sono soddisfatta di questa fic, perché così non sembra esserci alcun collegamento tra la prima e l'ultima parte, e spero in futuro di riuscire a dare una sistemata al tutto. Sigh.

Per quanto riguarda le note iniziali: ci ho tenuto a specificarle per due motivi: primo, da Dragon Age Origins a Dragon Age II (e viene poi mantenuto in Dragon Age III) Cullen viene notevolmente ringiovanito di aspetto (il curioso caso di Benjamin Cullen, prossimamente al cinema), ma visto che non viene mai specificata chiaramente l'età ma si capisce solo che Amell era più piccola e che Cullen al tempo si ritenesse "giovane e inesperto", non mi dispiace pensare che al circolo dei maghi fossero tutti e due abbastanza giovani, sebbene con le opportune differenze di età.  Secondo, in DAO lasciano abbastanza intuire che Cullen e Amell, sebbene da parte del primo ci fosse una chiara infatuazione, non abbiano mai interagito molto. Quindi se in questa fic cercavate elementi completamente in canon con la storia originale, avete sbagliato posto. XD
E si, da ragazzo Cullen ho voluto immaginarlo con i capelli un po' più lunghi , giusto per dargli un cambio di look, ma da più grandicello non è più una specie di Lady Oscar, giuro.

........E ora lasciatemi piangere sul Dragon Age Inquisition che non ho e sul titolo della fic che fa schifo ma non riuscivo a trovarne uno decente. è__é"

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